I nostri nomi...

 

Testi di Paolo Driussi  -   Le "incursioni in corsivo" sono di Ottavio Buonomo

 

 

 

Il tutto parte una calda mattina di giugno, del primo giorno di giugno...

 

 

 

Venerdì 1° Giugno 2007

 

Sono tentato di commettere la pazzia di prendere il treno a metà della prossima settimana per andare ad Acerra a vedere lo spettacolo di Ottavio “I nostri nomi in cartellone”. E’ da gennaio che mi parla di questo suo nuovo lavoro, il cui titolo peraltro gli è stato suggerito da me. Abbiamo parlato della scelta dei brani. Avevo disapprovato la scelta de “Il carrozzone” di Renato Zero per sottolineare uno dei momenti più intensi della rappresentazione a favore di “Il mondo cambierà”, dimenticata canzone degli anni sessanta di Gianni Morandi, facendola conoscere ad Ottavio e forse alla stessa Maria Aprile, co-regista, nella cui casa nell’aprile scorso avevo assistito a prove di recitazione, copione alla mano, da parte del cast dei Cantori del Cuore quasi al completo.

So bene quanto impegno ci mette Ottavio in questa produzione. Che faccio? Lo lascio solo ancora una volta, accontentandomi di mandargli un SMS poco prima dell’inizio dello spettacolo? Rimandare ad una prossima occasione?

 

 

 

Sabato 2 Giugno 2007

 

Passano i giorni e non so prendere nessuna risoluzione. Eppure sto abbastanza bene. Non ho problemi che mi limitano. Non sarà mica vita restare a casa seduto davanti al computer o a sonnecchiare a letto?

 

 

 

Domenica 3 Giugno 2007

 

Mi sa che faccio la pazzia. Che poi, a pensarci bene, questa pazzia non è. Le oltre otto ore di treno non mi pesano. Anzi! E’ più piacevole stare seduto al finestrino d’un treno che saltabeccare da un sito all’altro, Ottavio mi ha fatto registrare di nuovo il mio annuncio come “speaker televisivo” per lo spettacolo. Di dieci una andrà bene o devo proprio andare ad Acerra e farla in diretta?

 

"Non vorrei dire che Paolo ha registrato la sua parte a distanza, perchè forse si perderebbe quella sfera affascinante che racchiude ogni secondo di uno spettacolo. Ma la registrazione del telegiornale, l'ho voluta fare io così, con mezzi che poi sono andati al di là di quello che avevo pensato. L'effetto poi, è stato quello desiderato, una voce che uscisse dalle casse di un televisore".

 

 

Ottavio Buonomo posa davanti al manifesto de "I nostri nomi in cartellone"

 

 

Lunedì 4 Giugno 2007

 

Ho deciso. Dopodomani mattina parto per Napoli. Farò esattamente i preparativi di due mesi fa. Domani informo Maria, prepariamo la valigia insieme. Ho provveduto a pagare l’I.C.I, questa mattina in posta, il corso di ginnastica è terminato a fine maggio, non ho niente che mi trattiene a Udine. Ecco, a spingermi a fare i biglietti all’agenzia di viaggio è stato il messaggino di Ottavio: Da oggi inizia il conto alla rovescia, E’ cominciata la settimana dello spettacolo, pioviggina e io attivamente lavoro a casa! Sto abbastanza bene e calmooooooo.

 

 

 

Martedì 5 giugno 2007

 

Ho provveduto a prenotare il taxi per le sei e dieci di domattina. Che dire? Per certi versi sono io stesso meravigliato e incredulo per quello che potrei definire un autentico “colpo di testa”. Ho atteso quasi sessant’anni per decidermi a prendere il treno per Napoli e adesso mi accingo a farvi ritorno a un mese e mezzo di distanza. Maria mi ha chiesto se farò capo al medesimo albergo di aprile. Le ho risposto di sì e lei ha soggiunto che è importante avere un punto d’appoggio dove si conosce e si è conosciuti. A una certa ora chiuderò la valigia e mi accerterò di avere le cose essenziali nella borsa a mano. Acqua e gas li chiudo domattina, tanto lo so che sarò in piedi prima delle cinque. Il tempo qui a Udine continua ad essere piuttosto bizzarro. Questi primi giorni di giugno sono stati caratterizzati da poco sole, pioggia, vento e temperature bassine. Quanto a Napoli per i prossimi giorni il meteo indica sole e temperature primaverili, sui ventidue gradi. Se fosse vero, sarebbe il tempo ideale per girare senza sudare e senza affaticarsi troppo.

 

 

Paolo nell'abitazione di Ottavio Buonomo

 

 

Mercoledì 6 giugno 2007

 

Alla stazione non ci si sente mai soli. C'è attesa, speranza: viaggio. Trasporto la mia valigia ed ascolto il rullio delle rotelle sul marciapiede della stazione. Non devo prendere nemmeno il sottopassaggio. Parto dal binario 1. Il tintinnio di bicchieri e tazzine al bar, il pesante rullio dei muletti per i bagagli sul selciato, il rumore dei passi degli altri viaggiatori che si dirigono alle loro carrozze. Alle sette in punto si parte. Acquistando velocità l’Eurostar diretto a Roma Termini si allontana dagli alti palazzi della città. Iniziarono a profilarsi subito dopo i monotoni condomini della periferia, verdi orti coltivati in sinuose aiuole fuggevoli, montagne azzurre sullo sfondo e qualche lontana casetta qua e là appoggiata sui prati.
Pordenone, Conegliano, Treviso, Mestre, Padova, Rovigo, Ferrara, Bologna, Firenze, Roma.

E poi il cambio a Roma Termini. Verso dove sta viaggiando il treno?
E’ l’Eurostar per Reggio Calabria. Non distante dal mio posto una italo-americana quasi ottantenne spiega alla dirimpettaia che sta portando il marito a conoscere i luoghi in cui ha trascorso la propria adolescenza, i luoghi in cui abitava con i genitori. Sono quasi sessant’anni che abita in Florida e mi piace immaginare che alla fine della seconda guerra mondiale avesse sposato un soldato americano che l’aveva condotta in America. Forse quello era il primo marito. Ora si è risposata con un americano che visita l’Italia per la prima volta e non sa una sola parola di italiano. Lei sì. Lei ricorda ancora l’italiano e canta le canzoni che amava quand’era ragazza, come “’O sole mio” e “Mamma”. Scendono a Napoli Campi Flegrei. “Sono quasi arrivato” penso. Napoli- Mergellina. Guardando dal finestrino riconosco uno scorcio del Parco Virgiliano. La prossima fermata è la mia. Raccolgo i miei bagagli e raggiungo le altre persone che stanno davanti alla porta della carrozza in attesa di scendere. Il treno si ferma nella stazione sotterranea di Napoli – Piazza Garibaldi. Ottavio non è ad attendermi, in quanto il treno da Acerra che intendeva prendere è stato soppresso e deve attendere il successivo.
Salgo alla stazione di Napoli Centrale e sono io ad attendere il suo arrivo.
Ci si ritrova. Dopo un mese e mezzo ci riabbracciamo davanti ad un’edicola di Napoli Centrale e subito raggiungiamo il Mac Donald’s della stazione per bere qualcosa di fresco. C’è il sole e fa anche piuttosto caldo.

 

Ottavio Buonomo nel suo camerino

 

 

Giovedì 7 Giugno 2007

 

Ieri sera con Ottavio ho concordato che avrei preso uno dei primi treni per Acerra per seguirlo nella faticosa giornata di prove in teatro prima dello spettacolo. Alle otto e venti avremmo dovuto essere in via Cilea alla sede delle Voci del Cuore per il trasporto in teatro di un mobile di scena ed altri oggetti. Fidandomi dei consigli ricevuti alla reception dell’hotel, ho fatto chiamare un taxi in via Duomo alle sette meno dieci. A quell’ora non c’era traffico ed ho raggiunto così velocemente la stazione che sono stato in grado di prendere il treno per Capua delle sette e cinque. Alle sette e venti ero ad Acerra e, chiamando Ottavio al cellulare dal parcheggio della stazione, l'ho visto affacciarsi al terrazzino della cucina della sua abitazione. Seguendo le sue indicazioni in pochi minuti mi sono ritrovato davanti la porta d’ingresso del suo palazzo. Suo padre era sceso con l’ascensore per ricevermi. Ci eravamo già visti ieri sera, quando con Enzo era venuto a Napoli al Des Artistes per prendere Ottavio in albergo e riaccompagnarlo a casa. Avevamo trascorso insieme quattro ore del pomeriggio, passeggiando per Foria e andando a cenare alla Tana dell’Arte di via Bellini. Il grande televisore in cucina era già acceso. Ottavio mi diceva che per la madre è il quinto figlio. Mentre attendevo che Ottavio fosse pronto per uscire ha telefonato Bruno da Las Vegas. La madre me l'ha passato affinché parlassi un paio di minuti con lui. Bruno a volte avverte un po' la nostalgia per l'Italia e vorrebbe venire a trovare i suoi per settembre. Con Ottavio ho raggiunto a piedi via Cilea. E' curioso come la villetta di Maria ed il giardino mi fossero familiari come li conoscessi da sempre. Andrea, Aldo e Luigi stavano caricando attrezzi di scena su un pullmino. In breve eravamo tutti in via Castaldi. Il teatro non era ancora aperto e Luigi ha dovuto andare dal proprietario per farsi dare le chiavi . Nel frattempo con Ottavio ho scattato foto accanto ad un paio di manifesti dello spettacolo. Pranzo a casa di Ottavio e di nuovo a teatro alle quattro per le prove. Sia Maria che Ottavio erano sul disperato-nevrastenico perché gli attori non rispondevano bene. Verso le cinque è arrivato pure il maestro di ballo Enzo Lenzi e le prove sono ripartite dal secondo atto, più ricco di coreografie. Avrei voluto trattenermi ancora, ma alle otto e trenta avevo il treno per Napoli. Ottavio è venuto ad accompagnarmi alla stazione e poi è ritornato in teatro. Mi diceva che la prima prova in teatro è sempre così. Domani sicuramente i ragazzi sarebbero stati più spontanei e meno tesi.

 

 

La "bombetta" di Ottavio Buonomo

Venerdì 8 Giugno 2007

 
Eravamo rimasti intesi che quest'oggi avrei raggiunto Acerra nella tarda mattinata. Per Ottavio non era il caso che mi sorbissi ore ed ore di prove. Mi sono attenuto alle indicazioni, ma devo dire che, abituato a percorrere le strade di Napoli in sua compagnia, nel muovermi da solo mi sentivo quasi perso. Mi sono incamminato per via Foria, ma di andare a visitare l'Orto Botanico non avevo alcuna voglia. Molto più interessanti la gente, le bancarelle con le magliette del Napoli. le bandiere celesti che adornavano anche le finestre dei bassi. C'è grande attesa per l'incontro calcistico di dopodomani  che dovrebbe riaprire dopo sei anni le porte della massima divisione di calcio alla squadra del Napoli.
Dalle parti di Piazza Carlo Terzo ho chiamato un taxi che mi conducesse in stazione. Ho atteso circa mezz'ora per il primo treno per Acerra. Ottavio al cellulare si accertava che ricordassi la strada da fare dalla stazione al teatro.
Al teatro fervevano le prove ed i ragazzi oggi di dimostravano molto più sciolti e pronti.
Le prove audio nelle parti cantate non si potevano effettuare in quanto il tecnico audio aveva abbandonato tutto per un'improvvisa colica renale, ma da casa aveva fatto sapere che per lo spettacolo di questa sera ci sarebbe stato anche se sofferente. 
Pranzo a casa di Ottavio a base di cozze. Non ne ho mai mangiate tante in vita mia. Alla televisione abbiamo seguito la parte finale di "Café Express" di Nanni Loy con Nino Manfredi. 
Fuori il tempo era cambiato ed aveva iniziato a piovere. Mi sono trattenuto con Ottavio a chiacchierare con lui nel suo studio. Non mostrava alcun nervosismo per l'approssimarsi dell'ora di inizio dello spettacolo. 
A teatro c'era il tutto esaurito.
Meritatissimo il successo de "I nostri nomi in cartellone". Maria Aprile al termine dello spettacolo ha rivolto a tutti parole di ringraziamento e si è espressa dicendo che il pubblico non percepisce nemmeno il dieci per cento di tutto il lavoro che c'è, a tutti i livelli, per la buona riuscita di una rappresentazione.  
Oltre che aver divertito e commosso, spero che questo spettacolo sia riuscito a comunicare almeno parte dei sentimenti, delle emozioni, delle motivazioni e, perché no, anche dei problemi organizzativi, con i quali si sono confrontati Ottavio, Maria, Enzo e tutti i ragazzi da loro diretti.
Una prima difficoltà è scegliere il lavoro da proporre, scelta che deve saper tenere conto delle capacità di ciascuno e che deve poter guidare nell'assegnazione delle parti, in modo da riuscire a coinvolgere tutti in questo lavoro, nel rispetto non solo delle possibilità, ma anche dei gusti e delle predisposizioni di ognuno. Io so che Ottavio aveva scritto il copione definitivo ancora a gennaio.
Scelto il lavoro, l'ottimo "I nostri nomi in cartellone" scritto da Ottavio, e assegnate le parti si è passati al coinvolgimento diretto dei giovani attori, che devono imparare le battute, e il momento preciso in cui intervenire. Tutto questo richiede molte ore di impegno e di lavoro che, anche se ampiamente ripagate dai risultati, mettono spesso a dura prova la pazienza dei ragazzi e dei maestri. Ogni volta bisogna riuscire a conciliare le prove con le altre attività che i ragazzi svolgono, che non possono essere completamente accantonate, bisogna saper superare le piccole crisi di qualcuno che quel giorno non si sente assolutamente di recitare, non ricorda le proprie battute o non le vuole dire più o propone dei cambiamenti o protesta perché delle battute sono state tagliate. Insomma tutti i capricci tipici di gran parte dei grandi artisti.
Ma sarebbe un errore credere che tutto questo possa essere un vero deterrente o motivo di autentico scoraggiamento per chi si trova a dover affrontare una qualunque di queste difficoltà. Qualunque piccolo ostacolo si possa incontrare nel corso della preparazione di uno spettacolo diventa facilmente superabile, magari all'ultimo momento, proprio quando sembrerebbe troppo tardi per poter intervenire. 
E questo per la straordinaria capacità di adattamento, di improvvisazione e di sdrammatizzare che hanno Ottavio e Maria.

Ottavio sta sul palco come fosse il suo elemento naturale. Avere tanti sguardi su di lui lo galvanizza. Per festeggiare il successo ed i dieci anni di attività dell'Associazione "Le Voci del Cuore" la compagnia si sarebbe ritrovata in una pizzeria di Acerra. Cristina insisteva affinché anch'io fossi della partita, ma il mio problema era il rientro a Napoli. Si è fatto carico Sergio, che rientrava da una settimana di lavoro per darmi quel passaggio. Ottavio è venuto con noi e poi, ritornato ad Acerra, si è recato in pizzeria dove hanno fatto le tre.

"Paolo mi ha visto per la prima volta recitare in una commedia, e quindi non solo in sketch, pezzetti di varietà o numeri canori. Mi ha fatto molto piacere averlo nel pubblico, anche se l'ho solamente intravisto, perchè quando sto sul palco vedo solo le persone che dovrei conoscere sulla scena. Il pubblico diventa parte di me, entra nel cuore, ma non riconosco i visi, anzi, mi diverto a guardare le espressioni che fanno quando recito io... posso anche parlare dieci minuti con una persona nel pubblico, non so chi sia, a fine spettacolo poi, so con chi ho parlato. Sarà una cosa nervosa... non lo so... qualcuno ha detto che sono un fenomeno paranormale... ed anche Paolo mi ha detto una cosa del genere mentre mangiavano in una pizzeria di Via Medina il giorno prima della sua partenza. Il pubblico mi piace troppo assai! Non capisco come fanno quegli artisti che prendono le distanze... ma non c'è per me cosa più bella che andare da loro, tendere la mano, abbracciarmeli tutti... quando ho recitato nel pubblico, per una scena del tutto improvvisata, in platea mi sono sentito protetto, sotto l'ala di una grande famiglia... come stavo bene... non me ne volevo andare più. E' forte il pubblico... del resto, si va avanti finchè c'è pubblico... o no?"

 

Napule

 

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