La Napoli di ieri, la Napoli di oggi...

 

Non è vero che Napoli sta cambiando, Napoli è già cambiata, ma non si capisce se in meglio o in peggio, forse è cambiata solo tecnologicamente. Forse oggi fuori dal "Barbiere" non ci trovi due anziani signori con tanto di pipa che leggono il giornale e discutono animatamente fino a chiudere poi il discorso "Vabbuò, ma nun sò fatte nuoste, priammo sulo 'pe figlie nuoste", ma ci vedi un attempato signore da poco pensionato, con i capelli brizzolati, con un casco sotto il braccio grande quando un pallone, che scende dalla sua motocicletta esclamando "C'o traffico 'e Napule è meglio a cammenà 'ncoppo a "ddoje rote, te miette 'stu coso 'ncapa e te ne vaje addò vuò tu", prende il cellulare, lo mostra agli altri coetanei che lo aspettano seduti "Guardate qua. Chisto è 'oll'urdemo modello. Sapite 'ca 'stu cusariello fà fotografie, fà 'e filmine, e ancora aggia capì comme, ma sicuramente, 'stu cusariello riesce a fà pure 'o "ccafè, sempe trovo comme se fà". Gli altri lo guardano e lui continua "Se ponno fà pure 'e videochiamate. Cioè pozzo vedè a chi vogl'ì quanno 'o chiamme. E' 'na cosa fenomenale!" ... e uno di loro pensa, ma per tranquillità non si espone... "Secondo me chisto è scemo. Chisto fà tanto 'pe nun sta a casa 'nzieme 'a chillu cesso d'a mugliera, mò che fa? S'accatto 'o telefono 'ca quanno 'a chiamma, 'a pò pure vedè? Ma fosse scemo?".
Come potete vedere da questo simpatico quadretto, non è che poi Napoli sia tanto cambiata, come ripeto, forse sono cambiate le ambientazioni, sono cambiati gli artisti, sono cambiati i napoletani, sono cambiate le strade, e forse la stessa Napoli si è fatta troppo influenzare da ciò che non era e non sarà mai napoletano. E' vero, i tempi cambiano. Prima potevi trovare un ristorante chiamato "Zì Cuncetta", e ci trovavi un clima sereno e familiare, oggi trovi ugualmente un ristorante magari chiamato "Addò Gennaro", "Da nonna Carmela" o da "Zia Michelina", ma dentro ci trovi la solita veduta di Napoli con l'albero e con il Vesuvio azzurro, ci trovi il cameriere che ti parla napoletano perchè il dialetto napoletano è simpatico da ascoltare, ci trovi un menù di cose scritte in napoletano, tutto ci conduce a quel poetico passato, ma qualcosa però non va, qualcosa stona, che cosa? ... Non lo so, ma c'è qualcosa che ci dice che siamo a Napoli, nel capoluogo della Campania, ma solo questo. Anche se, a dire il vero (lo devo dire per forza), ci sono delle eccezioni (e meno male).
Oggi la vera Napoli non è quella dei ristoranti, delle strade larghe, la Napoli che in politica parla di novità, di unioni, di alleanze, di gemellaggi e di opere da salvare, la vera Napoli è quella abitata dai veri napoletani, è quella parte di Napoli in cui sembra che Raffaele Viviani prenda ancora spunto per scrivere nuove commedie o prende di mira alcune persone per ricavarne irresistibili macchiette, la Napoli dei panni stesi non è una Napoli che si inginocchia ai luoghi comuni e alla retorica, è una Napoli che c'è, che esiste.
Tra poco più di due mesi, io debutterò con uno spettacolo dal titolo "'O vico d'e scugnizze", scritto, diretto e interpretato da me con un gruppo di giovani ragazzi. Per meglio rappresentare l'anima di un popolo (quello napoletano), ho preso spunto da una commedia di Raffaele Viviani, ovvero "L'ultimo scugnizzo", ho ricercato quelle canzoni "vere" dove c'è una realtà raccontata in versi, la realtà dei mercatini, la realtà degli scugnizzi, la realtà delle signore che si raccontano "il fatto", la realtà dei cavalli che per salite e discese sono stanchi di portare in giro i forestieri, la realtà dei figli di guerra, la realtà di un popolo che soffre per il marchio negativo con il quale è stata ingiustamente etichettata, la realtà delle strade, del popolino e del popolone. Nel restituire i "personaggi di Napoli" nel mio atto unico, ho cercato di renderli al meglio, esasperando il carattere, i pregi e i difetti di ognuno, ho cercato nei limiti, di dare tanti aggettivi uguali allo stesso personaggio, di giustificarne i difetti mostrandoli, e di nascondere i pregi, che sono comunque evidenti negli sguardi, nelle movenze, nell'impulsività di un gesto, la delicatezza delle parole, anche di "quelle paroline" che non sono volgari in quanto volgari, ma sono volgari in quanto dette volgarmente, che è diverso.
Ma quella che rappresento è la Napoli del passato o la Napoli di oggi?... Questo mi potrà chiedere chi non è Napoletano... la risposta è una sola: rappresento Napoli.

 

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