IN GIRO PER NAPOLI...

TESTI DI OTTAVIO BUONOMO

 

“Quando sarai a Napoli ti farò vedere Marechiaro, San Martino, Mergellina… e poi andremo a Capri, l’isola dell’amore, l’isola dei faraglioni, il salotto del mondo… e poi… e poi ancora a Sorrento, anche se difficile sarà trovare ancora Donna Sofia ‘a smargiassa… e poi… e poi anche a Maiori, ad Acerra, quindi a casa mia… e così… e così potrai vedere i luoghi in cui sono nato e cresciuto, dove ho vissuto e dove vivo!”. Con questa promessa la sera del 13 aprile 2007 ho dato la buonanotte a Paolo, lui avrebbe preso il treno dalla stazione di Udine poco dopo l’alba del giorno seguente, io invece, da Acerra per Napoli, ho solo un interregionale che in massimo venti minuti percorre quei pochi chilometri che mi distanziano dalla grande città. La mia unica fermata è Casalnuovo, mentre Paolo percorre tutta l’Italia. Questo l’ho fatto anche io due anni e mezzo fa!

 

Treno interregionale delle FS

 

Paolo è arrivato a Napoli poco prima delle 16 al Binario 2 della Stazione di Napoli Piazza Garibaldi o come la definisco io “chella ‘e sotto”, cioè quella “di sotto”, non perché è “al di sotto” della stazione Centrale in quanto a qualità, ma proprio perché sta proprio sotto (come ubicazione) rispetto a quella di Napoli Centrale. Praticamente come se fossero due piani: al piano superiore Napoli Centrale, al piano sottostante Napoli Piazza Garibaldi (dove si prende anche la circumvesuviana). Paolo, sceso dal suo Eurostar, mi telefona, io non gli rispondo perché l’ho già intravisto tra la folla e tra le fiumane di passeggeri che corrono… alcuni per non perdere una coincidenza, altri verso l’uscita, altri per andare incontro a famigliari, fidanzati e fidanzate, amici e famigliole con gli occhi puntati verso le porte automatiche del treno. Paolo è fermo e cerca di contattarmi. Il mio telefono nella tasca sta squillando, io non mi fermo, e continuo a camminare perché l’ho già visto. E’ lì, è fermo vicino ad una colonna, a pochissimi metri da un distributore di bibite e merendine. Paolo ha un berretto nero in testa, si guarda intorno, e mi telefona; quando mi intravede mette il telefonino in tasca e mi spara un sorriso! Paolo immortala il momento con il suo registratore: Dopo venticinque mesi…

 

Via Duomo, facciata esterna dell' Hotel "Des Artistes"

 

Uscendo dalla stazione prendiamo un taxi e ci dirigiamo verso l’albergo, sito in Via Duomo, a pochissimi metri dalla “chiesa di San Gennaro”. Via Duomo è una delle strade più caratteristiche di Napoli. Nella lunga strada ci sfocia anche Via Dei Tribunali. La strada comincia nella parte più alta (dove eravamo noi), incastrata tra Piazza Cavour e Via Foria, finisce sul rettifilo, nel caotico Corso Umberto I, dove sorge anche l’Università Federico II. Via Duomo è meravigliosa, ricca di negozi, di edicole, di palazzoni alti. Il nostro albergo è sito in uno di questi antichi palazzi, diviso in tre scale; la nostra era quella centrale e il nostro albergo si trova al piano superiore, anche se prendendo l’ascensore (quelle a gabbia, con le porte interno di legno e le manigliette dorate) possiamo dire che l’albergo si trova al primo piano. Paolo ed io entriamo nell’albergo “Des Artistes”, ad accoglierci c’è il simpaticissimo Enzo che chiede “Com’è andato il viaggio? Tutto bene?”. Enzo, per tutto il nostro soggiorno ci ha trattato da amici, ci consigliava, si interessava ai nostri percorsi, partecipava alle nostre discussioni, così anche come l'amabile Annamaria.

 

Scrivania della stanza di Paolo

 

Appena in possesso delle nostre belle camere, io e Paolo ci siamo promessi una tappa irrinunciabile. Pompei? No… Sorrento? No… Il Maschio Angioino? No… Senza deludere nessuno, e nulla contro questi paradisiaci siti campani, la nostra tappa irrinunciabile era “Zì Teresa”, da alcuni indicato come il ristorante più famoso di Napoli. Infatti su un EP (di una serie dedicata alla canzone napoletana) collezionato da Paolo negli anni Settanta, vi era una copertina con una “Napoli by night” e con diversi particolari, uno di questi era la scritta illuminata “Ristorante Zì Teresa”. Già da prima di partire, Paolo disse “Ci voglio andare! Ci dobbiamo andare!”. Io da “museo vivente” (come gentilmente mi definiscono in tanti) ho ripescato nella mia memoria scene di film e canzoni dedicati al famoso ristorante. La sera prima che Paolo partisse per Napoli gli dissi: Sai che la “Zì Teresa” è citata nella canzone “Piccerella”… nel pezzetto in cui dice “’Nu spusalizio degno ‘e ‘na marchesa ‘dà Zì Teresa poi si festeggiò”, questa canzone l’hanno cantata in tanti… Giacomo Rondinella, Renato Carosone, Claudio Villa! … Poi c’è anche la meno nota “Nostalgia ‘e Zì Teresa”, che conosco per l’interpretazione di Claudio Villa… non so quanti oggi la ricordano! Oggi, le versioni incise da Villa per i 78 giri non brillano tutte per qualità del sonoro… se vuoi, ti farò ascoltare il brano quando verrai a casa mia! Paolo, sempre al telefono, mi diceva: Ma sai… io la “Zì Teresa” l’ho vista nel film “Una lacrima sul viso” in cui c’è Bobby Solo che canta e Nino Taranto che sbuffa… ti ricordi quella scena?... E io dissi di si… ricordavo bene quella scena… quindi è deciso, una delle tappe irrinunciabili sarà “Zì Teresa”.

 

Copertina dell' EP n. 25 della collana Fabbri dedicata alla Canzone Napoletana contenente quattro storiche canzoni

 

Paolo va nella sua stanza… io nella mia! Dopo dieci minuti ci ritroviamo nella hall: il nostro viaggio comincia qui! “Dove andiamo?” chiede Paolo… io gli rispondo “A Napoli non bisogna chiedere dove si va… basta che si esce che si è già in qualche posto!”. Infatti, usciti dall’albergo, ci siamo diretti verso Piazza Cavour, poi abbiamo percorso la affollatissima Via Toledo. Sabato 14 aprile 2007, pomeriggio di pioggia, per ogni goccia che cade dal cielo c’è una persona che cammina per Via Toledo. Paolo canticchiava “Passe scampanianno ‘pe Tuledo, comme ‘a nu guappo ‘pe te fa guardà”. E’ “Tu vuò fa l’americano”, la canzone di Renato Carosone che ha fatto e fa ballare tutto il mondo dagli anni Cinquanta, gli ultimi della Vera canzone Napoletana. Proseguendo per Toledo, da lontano si intravede una enorme statua… “E’ Dante!” dico a Paolo… ancora pochi metri di cammino e siamo a Piazza Dante!

 

Particolare del monumento a Dante Alighieri (Piazza Dante, Napoli)

 

A Piazza Dante ci fermiamo a prendere un caffè. Mi siedo su di una panchina appesantita (o forse alleggerita) dai vari “Ti amo”, “Amiche per sempre”, “Grande filone della II B” e “Ti voglio un mondo di bene”. Paolo mi “punta contro” la telecamera e mi chiede di recitare, di fronte al monumento di Dante “Tanto gentile e tanto onesta pare”. A modo mio, ho declamato metà della nota opera, mischiandola con “’A livella” e una canzone napoletana. Qualcuno potrebbe gridare al sacrilegio, altri potrebbero premiarmi per l’originalità. Io senza pensarci più di tanto, continuo imperterrito e do un saggio della mia cultura parlando del V Canto dell’Inferno! Beccatevi questa… E c’è Paolo che candidamente (mentre ricordando la situazione, mi sento nel vortice della malizia) scandisce: Galeotto fu il libro… Dopo i “dantismi” andiamo al bar: Paolo prende una limonata ed io un caffè macchiato.

 

Piazza Dante

 

Sempre camminando arriviamo a Piazza del Gesù. Paolo dice “Ma quanto mi stai facendo camminare? Ricorda che sono reduce da nove ore di viaggio!”. Poi ci sediamo in un noto bar della piazza a gustare una coppetta. Qui, Paolo, vedendo anche il ginnasio e la chiesa del Gesù, ricorda la nota canzone “Lazzarella”: Cu ‘e libbre sotto ‘o vraccio e ‘a cammesella a fiore “bblu, vuò fa ‘a signurenella “nnanzo ‘a scola ‘do Gesù… Mò vene ‘nu studente “nnanzo ‘a scola ‘do Gesù, te và sempe “cchiù astretta ‘a cammicetta a fiore “bblu… Lazzarè, mò te pripare a dì ‘stu sì ma dint’a chiesa ‘do Gesù! Paolo canticchia la canzone seduto al bar. Poi visitiamo la Chiesa del Gesù. Paolo la trova bellissima. Usciti fuori dalla chiesa, compro un cd di Renato Carosone che mancava alla mia collezione. Poi per prendere il pullmanino la conducente ci indirizza per comprare i biglietti. Fatti quelli, saliamo sul mezzo (che percorre anche la caratteristica Via Santa Chiara) diretti verso il Duomo. La fermata è a pochi passi dal nostro albergo. Per la cena scegliamo una nota pizzeria di Via Foria. E’ la prima “pizza napoletana” di Paolo, per me l’ennesima. Con una buona pizza, un bicchiere di birra ed un caffè si conclude il primo giorno del nostro viaggio.

 

Paolo nella sala bar dell' Hotel "Des Artistes"

 

E’ notte ormai. Paolo dorme nella sua stanza, io invece, tardo a prendere sonno. Il letto è confortevole, grande! Bevo un bicchiere di acqua e penso al prossimo itinerario, prendo il telecomando e faccio un giro di canali. Non c’è granché… con mia grande sorpresa, mi imbatto in un filmato del 1983 con Claudio Villa che canta “Vecchia Roma” e “Oh mia bela Madunina”, e con la meravigliosa voce del reuccio chiudo gli occhi, e comincio a pensare: Paolo che dorme stanco del lungo viaggio in treno, una dolce principessa che dorme abbracciando il cuscino, mia madre che mi ha salutato poche ore fa che dorme, Napoli che dorme… e io che mi sto addormentando!

 

Il Duomo di Napoli

 

Poco dopo le sette del mattino, Paolo mi telefona nella stanza, e mi dice “Andiamo a fare colazione”. Al tavolino, decidiamo le tappe della giornata; la prima è al Cimitero del Pianto di Napoli: c’è una manifestazione in onore di Totò a quarant’anni dalla sua scomparsa (anche se Totò non è mai volato via dai cuori di chi lo ha amato e da sempre lo ama). Parteciperanno all’evento la figlia dell’attore, Liliana De Curtis e il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino. Prima di andare al Cimitero del Pianto però... visiteremo il Duomo, ce l'abbiamo a due passi!

 

Particolare della facciata esterna del Duomo di Napoli

 

Il Duomo è in fase di restauro. Nel Duomo abbiamo visitato la Cripta di San Gennaro, dove sono conservate anche le reliquie del santo. Una signora, mentre stavamo risalendo dalla sotterranea cripta ci ha chiesto "Ma si può entrare?"... noi le abbiamo risposto di si; lei voltandosi ha detto alle amiche, forse alle sorelle o forse alle figlie "Jamme, se pò scennere abbascio".

 

Ottavio in Via Duomo

 

Per spostarci da Via Duomo al Cimitero del Pianto, prendiamo un taxi.

 

Paolo posa dinanzi al Duomo

 

Giungiamo poco dopo le nove. Domenica di sole, primavera piena. So dove è sita la cappella gentilizia del Principe De Curtis. Prendo la scorciatoia (una scalinatella) evitando così una curva che porta ad un bivio: a destra la cappella di Totò (e poi quella della famiglia Taranto), a sinistra quella del grande tenore Enrico Caruso. Porto Paolo da Totò. C’è molta gente, ma la manifestazione con Liliana De Curtis e Rosa Russo Iervolino è fissata per le dieci e mezza. Faccio visitare la cappella di Totò a Paolo, lui rimane colpito dall’affetto che la gente mostra per il grande comico. C’è qualcuno che sull’altare della cappella (dove ci sono fiori, foto e dediche) posa una sigaretta. Paolo la guarda e io spiego “E’ tutto affetto! Totò fumava 90 Turmac bianche al giorno… i napoletani ci tengono a non fargli mancare niente”. Non so cosa avrà pensato Paolo, io sono abituato a queste cose.

 

Dediche a Totò (altare della Cappella De Curtis)

 

Mettendo sotto le scarpe tante cose, compresa la razionalità ed i pensieri più vaghi, sto di fronte a Totò, vicino a gente che lo ama, e gli porta rispetto come ad un caro parente che non c’è più! Paolo si trova protagonista e spettatore di un teatro a metà tra il surreale ed il grottesco. Non manca nemmeno il capocomico per eccellenza: Totò!... Paolo commenta, pensa, scatta fotografie, mi chiede informazioni. E’ una festa, non una triste commemorazione. Lo dice anche sua figlia Liliana quando arriva.

 

Cappella dei Taranto

 

Abbiamo visitato anche un’altra cappella di un artista storico, poliedrico, un grande attore: Nino Taranto. Accanto alla cappella le parole del grande artista: 'Pe tutte 'e vvote cà fore 'e triate, 'stu nomme 'e visto scritto e sì trasuto, mo mm'ò putisse dì nu gloriapate, si t'aggia divertito e si e' rerute". Paolo ha ricordato alcuni programmi televisivi da lui presentati, alcuni film ed in particolare il ricordo è caduto nuovamente sulla scena di “Una lacrima sul viso” girata al Ristorante “Zì Teresa” con Bobby Solo che canta per la felicità di una signora che vorrebbe saltargli addosso, e con Nino Taranto che sbuffa perché piuttosto che sentire Bobby cantare, preferisce mangiare! “Una lacrima sul viso” è un film leggero, uno tra i tanti musicarelli che venivano prodotti negli anni Sessanta, però è carino… le facce di Taranto sono irresistibili, i suoi duetti con Dolores Palumbo sono eccezionali e le canzoni che canta Bobby Solo sono alcune tra le più belle che abbia mai cantato… del resto, in quel periodo, era all’apice della carriera e del successo internazionale! Io intanto citavo battute tratte da duetti di Totò e Nino Taranto…

 

Nino Taranto lascia un messaggio a tutti coloro che andranno a rendergli omaggio

 

Dopo i Taranto, abbiamo visitato anche la cappelletta di Enrico Caruso. E io dicevo a Paolo: Hai mai sentito Caruso che canta Leoncavallo? E’ qualcosa di eccezionale. Paolo scatta fotografie, poi ci incamminiamo nuovamente verso la cappella De Curtis per la manifestazione in onore di Totò! Viva Totò, per sempre!

 

Cappella di Enrico Caruso

 

Quando usciamo dal Cimitero Del Pianto prendiamo un taxi e andiamo dalle parti di “Medina”, vicino Piazza Municipio. Ci fermiamo in un bar e ordiniamo due caffè, uno macchiato (per me) e l’altro semplice, quello classico. Bella ‘a funtanella ‘da Medina…

 

Piazza Medina

 

Poi ci dirigiamo verso il Municipio. Il parchetto è curato, ci sono i fidanzati che si scambiano sguardi e baci, che si fanno promesse. Un anziano signore riempie una bottiglina sotto la fontanella e s'ode lo sbattere delle ali di uno stormo di piccioni.

 

Piazza Municipio

 

Paolo si trova di fronte al Maschio Angioino! Che bello… camminando pensavo “Quanta storia è passata per Napoli! Le mie scarpe toccano un suolo che tanta gente ha toccato prima di me, ed io stesso lo toccai tempo fa! Napoli… quanta storia, quanta gente, quanti pensieri”. L’erbetta è fresca, soffice. Paolo scatta fotografie.

 

Ottavio candidamente sdraiato sull'erba

 

Paolo dice "Questa Napoli mi piace! Ieri ho visto alcune zone che mi hanno fatto pensare e mi hanno fatto conoscere una Napoli che tutto è tranne che una cartolina..." e tra citazioni di famose canzoni napoletane ed uno starnuto causato dalle allergie di stagione, Paolo ed io scattiamo altre fotografie. Lui dirige ed io in posa, poi il contrario, io dirigo e lui in posa!

 

Paolo a Piazza Municipio con il magnifico sfondo del Maschio Angioino

 

Diversi gruppi di turisti passeggiano in cerca di un punto per fare una foto tutti insieme. La musica che nasce da un violino di un artista di strada non riesce a sovrastare la voce forte della guida che tuona “Di qua! Seguitemi”.

 

Un gruppo di turisti sostano fuori dall'ingresso del Maschio Angioino

 

Camminiamo per i prati del Maschio Angioino, poi attraversiamo la strada diretti verso la Galleria Umberto. “Guarda Paolo”, dico io “Questo è il Teatro San Carlo”. Paolo corre a leggere il cartellone, e ammira questa storica struttura. Il famosissimo Teatro San Carlo, nel vialetto esterno quanti grandi c’hanno camminato… E pensavo “Sarà normale che ogni volta che torno o vado per la prima volta in qualche posto penso sempre a chi c’è passato prima di me?”. Paolo continua a fotografare, io lo prendo in giro “Me parimme ‘e giappunese” (è risaputo che gli giapponesi in giro per il mondo scattano migliaia e migliaia di fotografie). Attraversiamo la strada e ci ritroviamo in galleria. Unanime il desiderio: Fermiamoci e prendiamo qualcosa al bar! Quel “qualcosa” preso nel noto bar della Galleria Umberto era il “babà”, forse il dolce più caratteristico di Napoli, soggetto di variazioni e sperimentazioni da parte dei più grandi pasticcieri del suolo partenopeo ma anche di tutta la Campania (Costiera Amalfitana, ad esempio). E’ il primo “babà napoletano” di Paolo. E’ buono, molto buono. Lo accompagnano ad un bicchiere di ottimo limoncello. Paolo gradisce moltissimo, cola il rhum, è ben bagnato, proprio come vuole la tradizione! I babà asciutti non sono buoni, mentre questo era uno di quelli DOC, di quelli che si fanno mangiare in due o al massimo tre morsi!

 

Paolo in Galleria mangia il suo primo "babà napoletano"

 

E’ davvero bella la Galleria! Un giovane ci faceva notare, in un discorso senza capo né coda, e arrampicandosi su specchi visibilmente rotti “Questa è la galleria! Guardate, ci sta il toro… come a Milano… anche noi a Napoli abbiamo il toro… è bella… la galleria Umberto… vi piace?”. Pretesto per vendere qualche cartolina che non abbiamo comprato…

 

Galleria Umberto I

 

Dalla Galleria siamo andati al Teatro Augusteo. Volevamo acquistare dei biglietti per “Sola me ne vo”, il nuovo spettacolo di Mariangela Melato. Il teatro era chiuso, c’era un signore (tra i responsabili) che ci ha detto di tornare il giorno seguente per poter chiedere informazioni circa i posti disponibili, l’acquisto dei biglietti e gli orari dello spettacolo. A due metri dall’entrata dell’Augusteo c’è la funicolare. Paolo non l’ha mai presa. La prendiamo insieme per andare al Vomero… dalle parti di Piazza Fuga, Piazza Vanvitelli, Via Scarlatti, Via Cimarosa (dove abitava Roberto Murolo)...

 

Galleria Umberto I

 

Domenica di sole! Bella domenica di sole! Abbiamo camminato per le larghe e belle strade del Vomero: le mamme camminavano portando in avanti il passeggino con il loro piccolo, due innamorati si tenevano per mano e si incamminavano verso la Floridiana (un parco meraviglioso dove siamo stati anche Paolo ed io prima di andare a pranzo), i manifestini annunciavano “Io l’erede” con Geppy Glejieses e Leopoldo Mastelloni, dalle edicole spuntavano “Il Mattino”, le “Cronache di Napoli” e il “Roma”, il sole batteva sui tavolini dei bar, e un bambino si è fatto scappare un palloncino. Come Icaro quel palloncino. Il bambino però non ha pianto, anzi, ha sorriso e ha chiesto al padre di mangiare una pizzetta.

 

Parco "Floridiana" (Vomero, Napoli)

 

Dopo aver girato per il Vomero, ci fermiamo in un ristorante-pizzeria! Un pranzo cominciato dall’antipasto (‘o cuoppo con pizzelle fritte, panzarotti, arancini…) e finito con il mellonello (un tipico liquore). Paolo ha gradito tutto. Dopo l’abbondante pasto, ci siamo diretti verso Piazza Dell’Immacolata (a pochi metri da Piazza Medaglie d’Oro) e abbiamo fotografato la chiesa dove una nostra amica, Piera Pasotto di Milano, ha detto il “Sì” nel settembre del 1968. Dopo abbiamo preso la metropolitana e siamo scesi a “Dante”. Siamo ritornati quindi in Piazza Dante, che non dista molto dal nostro albergo. Un po’ di “vita di piazza”, un caffè e poi un taxi per tornare al “Des Artistès” dove ci hanno chiesto della giornata. La sera, sia Paolo che io eravamo stanchi, abbiamo fatto due passi, preso un caffè e poi siamo tornati in albergo. La prossima tappa? Sorrento! … Quindi la buonanotte con una promessa di Paolo “Domani ti chiamo in stanza, ti do la sveglia”.

 

Chiesa dell'Immacolata (Vomero)

 

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