IL FIORE NASCOSTO E LA LUMACA SUL CAPPOTTO... IL TEATRO E’ LA MIA VITA!
Nelle mie opere amo parlare degli attori perché li conosco, perché li amo,
perché è il mio mestiere, perché sono pazzo di questo mestiere, perché è un
mestiere che rende pazzi. Con la mia nuova opera, che debutta il 12 novembre
2010 alla Multisala Magic Vision di Casalnuovo di Napoli (Na) voglio raccontare
la storia di un grande attore italiano che non è mai esistito. O meglio, va
ricercato nelle vite e nelle carriere di tutti i nostri grandi personaggi, di
coloro che hanno scritto pagine di cultura e hanno insegnato tanto anche alle
generazioni successive alla loro arte infinita.
Carlo Bindi, il personaggio che ho scritto principalmente per me. Per farmi un
riassunto di quanto imparato in tanti anni di scena. Sarà una fatica che non mi
costerà fatica. Un personaggio difficile perché attraversa novant’anni di vita e
tanti anni di storia. Una storia che non ho potuto vivere. Non sono nato nel
1920, anno in cui ho fatto nascere il mio personaggio.
La storia è ambientata a Roma, e quasi mai ho privilegiato il dialetto. Qualche
frase in romanesco per il mio personaggio, ma nient’altro. Si recita in
italiano. Qualcuno mi ha chiesto come mai non ho ambientato la storia a Napoli…
semplicemente perché di Napoli ho già raccontato, perché Napoli ce l’ho negli
occhi, perché la Napoli che io amo e quella che voglio rappresentare l’ho
racchiusa in una macchietta di tre minuti che unisce un gioco teatrale d’effetto
ed una pantomima che ricorda molto il cinema muto di Chaplin e Keaton. Direi che
le due figure, protagoniste di questa pantomima (Carlo Bindi impegnato
nell’avanspettacolo e il maestro polacco Arthur Shauratenn, che poi polacco non
è) si ispirano molto ai due comici. E dei comici nostri c’è il sapore… c’è il
gusto del Totò marionetta, c’è il siparietto giocato sui doppi sensi con la
“soubrette bona”, la “spalla” che di solito oltre a fare da spalla fa anche
altri mestieri, e quando non c’è il treno che trasporta la compagnia fa anche da
autista, dandosi il cambio con qualcun altro abbastanza sveglio da poter portare
su una sola auto un gruppo di persone, magari ballerine in carne con bambini in
braccio ed anche valigie con costumi assai meno splendenti di quelli usati dai
veri divi nelle grandi riviste, nei “music hall”…
Ma c’è anche la Napoli di oggi, quella che ha trasformato la “macchietta” con la
paglietta ed il bastone, ai balli di gruppo cantati in playback. C’è anche la
Napoli che sogna di essere Napoli. C’è anche la Napoli dei napoletani e dei non
napoletani. C’è una ragazza, una concorrente del reality show, che parla un
napoletano non pulito. Non c’è alcuna parola volgare per nessun personaggio. Ho
lavorato più sulla visione che sul verbo. In alcune scene, ho preferito il
silenzio, un effetto sonoro, uno scambio di sguardi, una canzone che non dice
praticamente nulla…
E’ una opera che potrà far ridere, sorridere e commuovere. Attraverso gli occhi
del protagonista ed il suo racconto, unito a ricordi sbiaditi e flashback
nitidissimi riesce a rappresentare passaggi che il nostro Paese ha subito nel
corso degli anni. Mi sono servito della spettacolarizzazione, dell’assurdo, del
nonsense, di furberie e di giochi visivi, di effetti speciali, di scenografie
curate dallo scultore Domenico Sepe che ho incontrato nel suo studio.
Ecco, potrei già dire che mi è bastato ascoltare Domenico Sepe nel suo studio,
tra una sedia che potrà essere utilizzata in scena ed una scultura in via di
realizzazione, a farmi venire la voglia di portar in scena “Il fiore nascosto e
la lumaca sul cappotto”.
E di questa preparazione che tra due mesi mostrerà i frutti, ricordo ogni cosa…
tutto è chiaro, tutto è sotto le mie mani… i diverbi, le lunghe ore di prove, lo
studio del personaggio, le registrazioni delle “voci fuori campo” e poi la
chiacchierata con Luca Sepe, le ore in studio di registrazione con Maria Aprile,
Pietro Lanza Peluso e Andrea Di Nardo per un arrangiamento che soddisfacesse
tutti, la visione di filmati dell’epoca, ore passate sui libri, gli incontri a
casa mia con Ferdinando Smaldone in compagnia di un caffè, esercizi allo
specchio alla scuola di danza "L'arte del movimento" di Napoli diretta dalla
grande e creativa Maria Rosaria Vitolo, vocalizzi, urla, pensieri, piccoli
frammenti di scena provati per l’ennesima volta...