I bilanci non li sopporto!

 

Ci sono molti uomini, che in prossimità, della fine dell'anno, di un compleanno, oppure di un anniversario, cominciano a fare dei bilanci, cominciano a fare degli schemi su cosa hanno fatto di bello e cosa di brutto nella vita. Si passa dalle battaglie vinte alle battaglie perse, comprese quelle alle quali non ha mai partecipato. Si passa dai momenti in cui sembrava che il mondo crollasse sotto i piedi, a quelli in cui, sembrava tutto meraviglioso, che persino una canzone come "La vie en rose", sembrava essere estremamente pessimista.
Non so quanto convenga fare bilanci, tirare le somme, impostarsi un punto d'arrivo ed un altro di partenza. Secondo me, il passato più che insegnare, non potrebbe fare altro. E forse, i bilanci, portano anche male. Lo dico da napoletano che parla in napoletano, e che crede in qualcosa in napoletano.
I bilanci, dovrebbero indurre l'uomo ad una riflessione, ma nella maggior parte dei casi, lasciano sempre un vuoto, un senso di amarezza, una scia di rimpianti e di "però, se allora la pensavo come adesso, forse le cose sarebbero cambiate". Ma che senso ha tutto ciò? Gli errori e gli sbagli fatti, non possono essere sostituiti. Quel che è fatto è fatto. Non si torna indietro.
Il presente non esiste, perchè nel momento in cui l'uomo compie l'azione, già la stessa appartiene al passato. Se scrivo la parola "amore", già l'ho scritta. Posso dire che in passato (certo non remoto) ho scritto la parola "amore" in un mio articolo. E che senso ha pensare se c'entrava nel contesto, se potevo evitarla di scrivere, o potevo scrivere due parole invece di una. L'ho scritta, in quel momento mi andava di scriverla. Magari in futuro, a quella parola potrò aggiungere l'aggettivo "Grande" e formare "Grande amore". Mentre pensavo che l'avrei fatto in futuro, l'ho già fatto, e quindi è un'azione passata.
Il futuro è quello che c'è dopo, il passato quello che c'è stato prima, il presente non è altro che un frammento di pensiero tra quello che c'era e quello che ci sarà.
L'uomo non dovrebbe mai fare bilanci. Non dovrebbe mai passare al setaccio gli anni di vita passati. Il ricordo è una cosa, il bilancio è un altro. Si ricorda un genitore che non c'è più, ma dire "Avrei potuto dire questo a mio padre, ma non ci sono riuscito", non ha senso. Fa stare male. Che senso ha far emergere alcune cose appartenute al passato per comodità, e nascondere (o rinnegare addirittura) cose che abbiamo fatto, perchè in quel momento, eravamo all'altezza di farle, ne sentivamo il bisogno, ci aiutavano a crescere, a maturare, a pensare, a capire prima noi stessi, e poi chi c'era intorno.
Un bilancio lo può fare un'azienda: quest'anno le vendite sono calate, bisogna progettare una grande azione di marketing per poter scalare questo muro di problemi, e tornare di nuovo in vetta. Ma l'uomo? Che può dire l'uomo? Può mai inventarsi azioni di vita, per poter cambiare qualcosa nella sua esistenza, o se ci riesce, nell'esistenza delle persone alle quali è legato? No, non può farlo.
Penso che l'uomo non debba leggere il suo passato e dividerlo in due gruppi, quindi scrivere sul nero di una lavagna "Cose buone e cose cattive, cose belle e cose brutte, cose vive e cose morte". L'uomo deve imparare dal passato, per non fare poi sempre gli stessi errori. L'uomo, commette sbagli, fino a quando il Signore lo tiene in vita... e quindi, cerchiamo di fare altri errori, non facciamo sempre gli stessi, perchè poi, annoierebbero, e non ci sarebbe nemmeno più il gusto di dire un giorno "Com'ero buffo quando ero un burattino!".
Io qualche volta ho fatto bilanci, ma non mi sono mai preso sul serio. Ho pensato alle cose realizzate, ed a quelle che vorrei realizzare con le mie forze, con le mie capacità e con l'aiuto di chi mi sta vicino. Ho pensato ai momenti brutti, che non si potevano evitare. Ho pensato ai momenti brutti, perchè poi, potevo riconoscere quelli belli, e goderne in pieno la libertà di essere, se non felice, almeno senza problemi, abbastanza difficili, da risolvere.
Nella settimana che precede il mio compleanno, ho sempre la sensazione di tornare bambino. Non penso mai che sulla torta c'è una candelina in più, l'immagine che ho in testa è quella di un bambino, che saliva sulla sedia, per spegnere quelle poche candeline azzurre. Eppure, se mi guardo nello specchio, noto che un bambino con la barba fa sorridere, sembra si sia mascherato nel giorno di Carnevale...
Comunque, prima del 23 c'è il 22, e son 21!

 

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