I miei scugnizzi
Mettere in scena Viviani non è facile. Viviani
è il poeta dell'opposizione, colui che ha descritto una Napoli "vera", una
Napoli di gente che vive una situazione in due modi. Fare la spesa può essere
un'azione di estrema drammaticità e un uomo carico di malanni può dar luogo a
dialoghi (sipari) comici. Viviani scrive testi come "Bammenella" (Sò Bammenella
'e coppe 'e Quartiere) e irresistibili macchiette, commedie che rappresentano
luoghi vissuti da gente comune al microscopio. Nel giro di un'ora il personaggio
assume un suo carattere, mette in mostra pregi e difetti. Si capisce di che
"pasta" è fatto da come è vestito, da come è pettinato, da come cammina.
"'O vico 'dè scugnizze" è ispirato a "L'ultimo scugnizzo" di Raffaele Viviani,
ma è un testo scritto da me. Ho cercato di prendere alcune parti della storia
che nell'opera originale viene raccontata, e poi il clima che si respira in
alcune commedie di Viviani. Certo non è facile per me rappresentare un'epoca che
non ho vissuto, ma mi sono impegnato, e spero che sia servito a qualcosa. Oltre
che per scrivere quest'atto unico, anche per me stesso, così ho approfondito
quella parte di storia di Napoli che tanti libri non raccontano. Viviani è stato
maestro in questo. Penso che i giovani d'oggi, dovrebbero conoscerlo. Le sue
attualissime opere (che siano in versi o in prosa) dovrebbero essere studiate a
scuola, specialmente dai giovani napoletani.
Quindi, con il mio atto unico, vorrei raccontare oggi, la Napoli di una
sessantina di anni fa, non a caso sono anche state scelte canzoni scritte tutte
nello stesso anno (1944) per chiarire bene il periodo in cui l'opera conduce, a
parte le due canzoni dello stesso Viviani, la "Rumba degli scugnizzi" del 1932 e
l'accenno solo voce di "Festa di Piedigrotta", scritta qualche anno prima.
Il mio testo, confesso, è un pretesto per presentare una carrellata di
personaggi che ho portato alla massima esasperazione. Si va dalla bella artista
che canta nelle piazze con il suo pubblico che l'accompagna nei ritornelli
celebri al proprietario di un caffè che definirlo solo balbuziente è poco... ma
la sua peggior sfortuna è quella di aver sposato una moglie fortemente dura
d'orecchio, poi abbiamo lo scugnizzo Gaetano (nell'opera originale Antonio) con
la suocera e la fidanzata, il professore giudicato da tutti la saggezza fatta
persona e così via. Per il resto, bisogna vedere e... ascoltare!