Ore 13,30: Il ragł della Domenica a Napoli

 

Alle ore 13.30, in tantissime case di Napoli e della provincia arriva sulle tavole il "Signor Ragł", famosissimo, č stato recitato, cantato, lodato, descritto in versi, prosa, musica, i grandi del teatro e della letteratura napoletana hanno donato frasi al marchio culinario della domenica di tanti partenopei. Dopo le 13 (l'una, č raro chi dice "Mangiamo alle Tredici", tanti dicono addirittura "Mangiamo a miezzighiuorno" ovvero "Mangiamo a mezzogiorno" anche se manngiano alle 2, ovvero "'e ddoje") arriva l'appuntamento fisso con il rosso della domenica, il tentatore dolce, il simbolo di una fratellanza che unisce famigliari, parenti e amici, sembra che il mondo si ferma in un piatto di ziti al ragł, sembra che tutto ciņ che il telegiornale dice, lo dice per scherzo (perchč sia ben noto, che la televisione č il sottofondo ideale per il chiasso del pranzo della domenica). E il ragł divide. Il ragł fa politica. Il ragł schiera fazioni, partiti. Il ragł attira la poltrona. Il ragł tenta. E in mezzo a tanto affetto, riconoscenza per questo tipico prodotto, c'č sempre qualcuno che si lascia scappare "Ogni dummeneca sempe 'a stessa cosa. Ce mangiammo sempe 'sta pasta c'a pummarola". Scomunicato dai napoletano colui che cosģ parlņ? No, ognuno č libero di fare quello che vuole, di mangiare ciņ che gli piace e di dire quello che gli pare. E poi come non tutte le ciambelle riescono col buco, non tutti i ragł riescono a definirsi tali. Ci sono alcuni che nel ragł hanno sempre preferito o la tracchia o l'annecchia. Ci vogliono tutte e due. Non uno si e uno no. Il ragł deve essere saporito, corposo, colorato, denso. Il ragł deve creare fumo, poesia, musica. Deve stuzzicare l'appetito anche di chi non ha fame. I bambini a Napoli, la prima cosa che mangiano dopo il latte non č l'omogeneizzato, ma il ragł di mammą. E intorno al ragł ruota una storia, una vicenda, un programma televisivo interrotTo dalla pubblicitą, la polvere sotto la tavola che č stata tolta con lo spray un'ora prima che tutti si mettessero a tavola. Il ragł sulle tavole dei napoletani ha la puntualitą di un orologio svizzero. Io sento l'odore di ragł, sento sempre pił forte l'odore di ragł ... ma ... s'č bruciato il ragł ... mi sono dimenticato di averlo sul fuoco, mi sono messo a scrivere, e s'č bruciato 'o "rrał ... Speriamo nella bontą della signora a fianco che mi offre gentilmente, per oggi, due piattini di quello che ha preparato, tanto, lo so, ha fatt'o "rrał.

 

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