PREFAZIONE

 Un pensiero in...volontariamente mirato

 

L’idea che fugge dall’inizio è quella di portare in giro queste parole, di rendere partecipi gli altri... le mie idee, le mie ideologie, i miei pensieri, le mie angosce, i nostri segreti rivelati alla carta bianca, muta e immacolata, non come la mia gente. La comunicabilità delle mie parole sta nell’impegno proteso dagli altri per leggerle, se ci si vuol trovare nelle frasi alcune risposte a determinati interrogativi si trovano, molte volte anche nei silenzi, negli assurdi silenzi dell’anima sovrastati da mille parole inutili, è difficile, se non assurdo, impossibile, far penetrare la mente degli altri nella tua anima, non soffermandosi sulla bocca che non fa altro che vomitare parole, che dire idiozie, che rivela i desideri opposti della persona, che narra bugie prendendosi gioco della persona stessa.

A tal proposito dicevo, che se qualcuno volesse trovare lo spazio di luce in un vicolo buio ci riesce, se uno vuol capire sforzandosi minimamente a soffermarsi su parole scritte e non pronunciate, recitate dalla mente stessa, ci riesce, e si prova anche un senso di piacere quando si è capaci di capire gli altri, un senso di superiorità nei confronti di chi non sa ascoltare e non è in grado di capire il pensiero, talvolta chiaro (e quando penso al chiaro non mi viene in mente niente, potrebbe suscitarmi ricordi come il sole, l’acqua, ma al chiaro non riesco a pensare), talvolta scuro, un pensiero disinvolto mirato a persone mai viste.

Spero, che come mai accaduto prima, causa della mia pigrizia e della mia ignoranza grave, oggi un po’ attenuata dai miei maestri di vita, dai miei personaggi particolari, dal mio sentirmi idiota, questo breve saggio costruito tutto sul pensiero, possa avere minima diffusione, mi contento di dieci persone: una donna, un adolescente, un anziano, un professore, un girovago, un poeta, un malato terminale, un comunista, un fascista, un attore comico.

Preferisco scrivere a queste dieci persone, ma senza mirare il mio pensiero, prendo loro perché rappresentano quella piccola parte del mondo che forse non si arrenderà mai (in rari casi ci sono sempre punti neri che penetrano nel sangue che a sua volta li abbraccia nell’eterna malattia della coscienza, c’è ancora troppo sangue sui muri, ci sono ancora troppe scritte non lavate, ci sono ancora letti disfatti che hanno dato alla luce urla di piacere e creature sofferenti, prima l’intensità dell’unione di due corpi, poi la divisione di un corpo grande con uno piccolo destinato a morire).

Non amo chiarire i miei pensieri, sono là, aspetterò tanti anni, ma prima o poi …

L’inizio delle mie parole determina la fine di un silenzio durato troppo tempo, ho capito tante cose dall’ultima volta che ho parlato, che mi è difficile pensare al riordino, però cercherò da cattivo oratore quale sono, di servirvele sul piatto d’argento che porta la firma e l’impronta delle inesistenti persone di questa storia.

Ho capito tra l’altro, come è importante prendere lunghe pause di silenzio, pensare prima di parlare, parlare prima di agire, e di agire prima che sia troppo tardi.

Tante volte mi sono chiesto, “Le persone parlano … perché ?”, potrebbero facilmente farsi capire senza parlare, perché Dio ci ha dato la parola a differenza degli altri animali, perché dobbiamo essere catalogati ed etichettati come “macchina perfetta”, “razza migliore” quando poi non lo siamo, quando non abbiamo nemmeno il coraggio di abbaiare ai ladri, quando non abbiamo neanche il diritto di sentirci liberi, mi chiedo il perché dell’esistenza di un vocabolario e di uno schema preciso per vivere la vita, perché dobbiamo credere in pezzi di carta alla quale hanno dato un valore, ho capito una cosa fondamentale “Vale più un pezzo di carta che una persona”, una pezzo di carta compra una persona, la persona difficilmente riesce a comprare il pezzo di carta, la persona difficilmente riesce a capire come sconfiggere il pezzo di carta per rivalutare sé stesso.

L’uomo, da finto colto, non ha capito il senso e la direzione giusta, eppure è passato tanto tempo da quando diede il primo urlo, da quando pronunciò quella dannata prima parola, da quando udì, purtroppo, parole degli altri, e capì dell’inutilità di pensare con la propria mente, tanto c’erano altri come lui, non importa se peggiori o migliori, basta saper architettare l’esistenza e il gioco aveva un vincitore … mai stato così, in un mondo che ha sempre conosciuto vinti, i cosiddetti vincitori si sono rifugiati nelle bestie feroci, capace di dare un senso a un assassinio, capaci di spiegare il perché si uccide un altro essere.

 

Bandiera bianca, preparati a sventolare ancora …

 

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