Precisamente e due fischi, due telecamere, due storie...
C'è una battuta nel primo episodio di "Non avevamo capito il resto di niente", in cui io dico "Precisamente" e faccio un fischio, poi dico nuovamente "Precisamente" e faccio due fischi. Non so se la precisione è il mio forte, probabilmente no, ma mi accorgo di avere molte cose "doppie", e quindi mi fa piacere pensare che in soccorso di una cosa venga l'altra. Ho due occhi, con uno mi guardo la scena da attore, e con l'altra me la guardo da regista. Ho due mani, con una scrivo e con l'altra gesticolo. E poi voglio due telecamere. Una fissa e una mobile, che deve seguire ogni mio movimento. Metterò quelle scarpe che si faranno sentire. E poi ho due storie, quella di Ottavio e quella di Ottavio Buonomo. E poi ho due sogni. La platea è divisa in due parti. La galleria pure. Lo spettacolo è diviso in quattro episodi ed un prologo, ma in due atti però. L'intervallo è uno spazio di tempo breve tra due tempi lunghi. E anche il teatro, ultimamente si è diviso. C'è "il teatro" e "il teatro per...". A me, sinceramente, piace il primo. "Il teatro" che tutti possono capire, senza alcuna differenza. Ad una battuta dovranno ridere tutti, ognuno cercando un senso diverso magari. Però ad una battuta, detta come si deve, ha il compito di mettere d'accordo tutti. Il teatro non è politica. Il teatro è la fonte di cultura, che può essere contestato, che può essere affrontato, che può essere vissuto, che può essere frainteso, ma non bisogna scegliere a quale battuta ridere e a quale no. Il pubblico ha la libertà di scelta, di ridere come e quando gli pare. Io devo fare di tutto perchè questo avvenga. Devo battermi perchè storpiando un nome, devo riuscire a far ridere un ragazzi di quindici anni e una signora di settanta, devo unire in un rapporto d'amore (perchè ovunque c'è un sorriso, c'è un pò d'amore) anche generazioni distanti, caratteri opposti, mentalità diverse. Il teatro ha il potere di unire. Il teatro ha molto più potere di quanto si possa immaginare.
Mancano otto giorni al debutto di "Non avevamo capito il resto di niente", e
molti mi chiedono di non essere così abbottonato su quello che dirò, su quello
che farò. Ai giornalisti ho già dato la presentazione dello spettacolo, ho
concesso interviste, in diversi siti internet l'evento è segnalato con
descrizioni più che solamente indicative. Quindi mi piacerebbe raccontarvi di
quello che accade prima di quella sera, di come stiamo lavorando.
Ieri, abbiamo provato tutto il primo tempo. Quasi quattro ore di prove. Oggi
invece, proverò con Andrea Di Nardo solamente. Domani, poi provo il secondo
tempo con tutto il cast. Il primo tempo si aprirà con una canzone che ha fatto
la storia della televisione italiana, di quando ancora si poteva accendere
quella scatola magica senza farsi venire le convulsioni e "li giramenti di
stomaco" per le tante brutture alle quali ci vorrebbero abituare. La prima
canzone, ve lo dico, è "La la la la". Ricordate Alberto Lionello? Qualcuno si,
qualcuno no. Sicuramente i miei coetanei il nome di uno dei più grandi uomini di
spettacolo italiano dirà poco o niente. E invece che snobbare, io insisto perchè
loro conoscano cosa c'è stato prima di loro. Io ho provato a conoscere cosa
c'era prima di me sin dall'età della ragione, ed ho trovato la cosa molto
interessante. Vorrei condividere, seppure per poche ore, questa mia scoperta,
questa straordinaria macchina del tempo che mi (e ci) condurrà in un passato non
molto lontano, che ci appartiene! E' inutile negare che Mike Bongiorno non fa
parte della nostra vita... Il mondo dello spettacolo segna anche le nostre vite.
E per mondo dello spettacolo non intendo quei piccoli cervelli che sbagliano i
congiuntivi in un salottino curato da qualche brava persona prestata alla
televisione. Io non ho mai capito in che consiste il ruolo di opinionista. Ma
anche altri lavori, tipo il "tronista". Avrei vergogna a dire che mio padre è
pagato per andare in giro con delle ragazze e poi le deve scegliere in
televisione, e quando le sceglie, avere il consenso del pubblico presente, o
almeno, sentire i commenti sulla decisione presa. Una volta si diceva "Guardalo,
che puttaniere!"
Io ho scelto lo spettacolo..