POZZUOLI E...

 TESTI DI OTTAVIO BUONOMO

 

Quando si pensa a Pozzuoli è innegabile non pensare alla grande Sophia Loren! Certo… Sofia Scicolone (questo il suo vero nome) è nata a solamente nata a Roma, ma ha trascorso la sua infanzia e la sua giovinezza a Pozzuoli, al primo piano di un palazzino non tanto distante dalla stazione della metropolitana, dalla solfatara e dal porto… un posto centrale quindi. Possiamo ben dire che la casa della Loren a metà strada tra la Solfatara e il porto.

 

Solfatara di Pozzuoli

 

Venerdì 20 aprile è il giorno di “Sola me ne vò…”, il nuovo spettacolo di Mariangela Melato in scena all’Augusteo. Si farà tardi, quindi Paolo non vuole spostarsi tantissimo, scegliamo quindi Pozzuoli, raggiungibile con la metropolitana da Piazza Cavour.

 

Un gruppo di studenti in visita alla Solfatara

 

La metropolitana di Piazza Cavour si può prendere in direzione Gianturco (e ferma anche a Napoli Piazza Garibaldi, sotto la stazione Centrale) e in direzione Pozzuoli. Non era la prima volta che si spostavamo in direzione Pozzuoli, dal momento che anche dalla stazione Centrale a Piazza Cavour, dovevamo prendere la stessa linea.

 

Paolo alla solfatara di Pozzuoli

 

Saliamo sull’affollatissima metropolitana ed in pochi minuti siamo a Pozzuoli. Prendiamo un caffè e poi ci informiamo della casa natale di Sophia Loren. Ci danno una indicazione che poi si è verificata sbagliata. Solamente poco dopo prima di partire, grazie ad vero puteolano che ci ha fatto da autista e da guida, abbiamo capito quale fosse poi la reale prima casa della Diva, e ci siamo diretti verso essa.

 

Una scena del film "47 morto che parla" con Totò

 

Verso le dieci ci siamo diretti verso la Solfatara con il nostro autista. Mentre facevamo i biglietti ho chiesto ad un responsabile: Scusate, mi sapete dire qual è il punto preciso in cui Totò nel ’50 girò una scena di “47 morto che parla”? … Lui mi ha sorriso, poi mi ha detto, appena entrate, come vi porta la stradina, girate sulla sinistra, poi andate verso il cratere, e quella è la zona in cui fu girato il film.

 

Una scena del film "47 morto che parla"

 

Chissà quanti sapranno che una scena di  “47 morto che parla” con Totò e Silvana Pampanini è stata girata nella Solfatara di Pozzuoli. Spiego brevemente la storia. Un gruppo di persone fa credere all’avarissimo barone Antonio Peletti (Totò) di essere morto e di essere finito all’inferno (la solfatara), ma per mettersi a posto con la coscienza deve tornare sulla terra e compiere una buona azione, cioè di donare al comune del suo paese una cassetta piena di ricchezze che lui custodisce sotto il pavimento della sua camera da letto, gli affidano un finto angelo guida (una bella Silvana Pampanini) per compiere la missione. Tutta la scena dell’inferno, girata da Totò e la Pampanini con Eduardo Passarelli e Dante Maggio è stata interamente girata nella solfatara di Pozzuoli.

 

Silvana Pampanini in una scena del film "47 morto che parla"

 

Il film è tra i più celebri di Totò ed è tratto da una commedia di Ettore Petrolini. Il primo tempo del film, è giudicato, come un grande saggio di comicità… irresistibili e nella memoria di tutti i duetti del barone Peletti con Contrano, un giovane servo imbranato interpretato dal grande Carlo Croccolo.

 

Totò e Dante Maggio in una scena del film "47 morto che parla"

 

Pozzuoli è molto carina. Dopo aver fatto un giro in automobile (ed aver visto il porto e il Tempio di Serapide), torniamo in metropolitana direzione Gianturco, fermata Mergellina.

 

Paolo in un bar di Pozzuoli

 

Paolo deve vedere Mergellina (per i napoletani Margellina), è un posto incantevole. Totò definì Margellina un paradiso. Tantissime poesie e canzoni sono dedicate a questo meraviglioso posto. Scendiamo a Margellina, passiamo per Piazza San Nazzaro, e ci ritroviamo poi sul lungomare, dove ogni sera c’è il passeggio delle famigliole, degli innamorati e dei turisti.

 

Casa natale di Sophia Loren

 

Il mare è calmo, percorriamo Via Caracciolo e poi entriamo nella Villa Comunale. Ne percorriamo un tratto e poi usciamo nuovamente per costeggiare il mare. Sulla spiaggia c’è chi vende il pesce appena pescato, gli scugnizzi si abbronzano e fanno dei tuffetti, due fidanzati scrivono sugli scogli “Insieme per sempre”, un anziano signore toglie la camicia prende la prima tintarella di quest’anno. Il sole è splendente. Camminando camminando ci avviciniamo sempre più a Castel Dell’Ovo.

 

Piazza San Nazzaro

 

Vedendo Paolo esulta “Che bello!”. Vero! Castel Dell’Ovo è proprio bellissimo, è lì che dobbiamo dirigerci, ma non solo per vedere da vicino il grande monumento, ma anche per fermarci a pranzo nel noto ristorante “Zì Teresa!”. Paolo ed io c’ eravamo ripromessi di andare a pranzo in quel ristorante ancor prima della sua partenza da Udine.

 

'O mare 'e Margellina

 

Il desiderio di Paolo (ed anche il mio) si è avverato. Siamo andati da Zì Teresa e abbiamo mangiato sia il primo che il secondo a base di pesce (per di più freschissimo). E via così con un ottimo risotto alla pescatore, poi con una frittura, il tutto accompagnato da un quarto di vino bianco della casa. Per finire una deliziosa pastiera (tipico dolce napoletano) e un caffè. Lo staff del ristorante è stato cordialissimo e gentile. Un cameriere si è trattenuto a parlare con noi, ci chiedeva “Tutto bene? Tutto buono? Voi di dove siete?”. Molto simpatico, e come lui anche tutti gli altri.

 

Villa Comunale di Napoli (in primo piano, monumento a Gian Battista Vico)

 

“Zì Teresa” si trova proprio “sul mare”. Alla sinistra del nostro tavolo avevamo Castel Dell’Ovo, alla nostra destra Santa Lucia, e alle mie spalle la celebre Fontana, di cui sicuramente Paolo parlerà nel suo “diario” più dettagliatamente.

 

Una bellissima immagine del golfo di Napoli

 

Dopo aver fatto due passi, abbiamo preso un taxi per tornare in albergo e riposarci. Arrivati al nostro “Des Artistes”, Paolo ed io siamo andati a risposarci nelle nostre stanze. L’appuntamento era alle 19.00 nella hall. Destinazione: Teatro Augusteo, Mariangela Melato in “Sola me ne vò…”.

 

Castel Dell'Ovo

 

Per andare all’Augusteo prendiamo un taxi. Quando scendo dall’auto la gente mi guarda quasi a dire “Ma  è proprio lui?”. Io ho pensato “O mi hanno preso per qualcuno che non sono io, o sono famosissimo grazie allo spettacolo oppure sono ricercato per qualcosa che non so nemmeno cos’è…”. Forse guardavano il mio pantalone… infatti indossavo un jeans con tanti nomi (scritti a mano) dello spettacolo italiano: davanti i cantanti e dietro gli attori (tra cui anche Mariangela Melato). Nel frattempo, Paolo pagava il tassista.

 

Ristorante "Zì Teresa"

 

Ci tenevo a conoscere Mariangela Melato, ed anche Paolo. Pensiamo di portarle un grazioso omaggio… erano quasi le venti, un po’ tardino… il nostro pensiero si ingentilisce… porteremo delle rose alla Signora Melato!

 

Ottavio al ristorante "Zì Teresa"

 

Dunque, portiamo le rose in teatro e ci assicuriamo che le recapitino nel camerino dell’attrice a nome nostro, ci tenevamo davvero. Mariangela, per me che recito da sedici anni, è un mito, una maestra, la cima dell’arte!

 

La pastiera

 

Prima dell’inizio dello spettacolo, ci fermiamo al bar fuori dal teatro e prendiamo due caffè e due babà. Niente cena dunque… sulo quaccusarella ‘e sfizio! Alle 20.30 entriamo nel teatro… appena si può, prendiamo i nostri posti in platea… qualcosa però nota subito Paolo: il pubblico non è puntuale! Del resto, il pubblico di quella sera, si è comportato in maniera scorretta nei confronti di una grande, grandissima artista! Quella sera, ho notato un pubblico, che io non vorrei mai avere ad un mio spettacolo. Eppure i napoletani che vanno a teatro sono diversi, il pubblico napoletano è diverso. Il calore del pubblico di Napoli è qualcosa di incredibile... chissà cosa succede a volte, forse abbiamo beccato la serata con un pubblico sbagliato, magari la sera seguente, tutto sarà filato liscio come l'olio. E Mariangela Melato merita questo, merita il calore di un grande popolo e di un pubblico cortese, onesto e rispettoso. Penso che nel suo “diario” Paolo parlerà anche di questo… non lo so… perché i testi che state leggendo li sto scrivendo da solo, nella mia stanza, senza nessuno, e Paolo a sua volta, sta scrivendo il suo “diario” a più di ottocento chilometri di distanza da me. Niente testi intersecati stavolta, ognuno scrive il proprio “Ci scambiavano per mericani”. Gli onori di casa li faccio io, se permettete…

 

La famosa fontana

 

Lo spettacolo è bellissimo, meraviglioso. Mariangela Melato tiene la scena per due ore. Magistrale. Canta “Far finta di essere sani” di Giorgio Gaber, la deliziosa “In cerca di te” dalla quale prende nome lo spettacolo, passa da Bertol Brecht a William Sheakspeare, da Vasco Rossi alla sua storia, quella di Mariangela Melato, una ragazzina che debuttò tanti anni fa accanto a due giganti del teatro italiano… Dario Fo e Franca Rame. E così Mariangela Melato ci porta nel meraviglioso mondo del teatro, diviso tra realtà e fantasia, tra maschere e facce nude, sembra danzare nuda tra gli spazi di un pentagramma ed accarezzare le note più alte. Mariangela mi coccola con i suoi occhioni, tantissimi anni di carriera si contano nei suoi ipnotici movimenti. Tiene la scena come poche, pochissime. E’ una Attrice con la A maiuscola, e coloro che si affacciano oggi nel mondo dello spettacolo, avrebbero tanto da imparare dalla Signora Melato… signora sia nella vita che sulla scena! E così Mariangela è forte e debole, capace di ridere, sorridere e piangere, di raccontare di quella monaca di Monza con Visconti e di concedere come bis la versione italiana di “Chattanooga choo choo”. Che bella quella canzone! A fine spettacolo il desiderio cresce sempre di più: voglio conoscere Mariangela Melato…

 

Ottavio Buonomo, Paolo Driussi e Mariangela Melato in camerino

 

Paolo chiede se è possibile incontrare la signora Melato. La risposta non tarda ad arrivare ed è positiva. Che bello! Potrò conoscere Mariangela Melato e farle i complimenti guardandola negli occhi. Li merita, tutti! Mariangela ci riceve nel suo camerino, ci viene incontro sorridendo, ci ringrazia delle rose, poi mi abbraccia. Mi sento un re anche senza la corona! Re di cosa? Del teatro? Dello spettacolo? Ma che ne so… in quel momento sento che una corona invisibile mi viene posata sul capo da Mariangela… non una corona d’alloro, non una corona d’oro ma una corona d’affetto. Mariangela sa trasmettere amore, gioia, passione, felicità. La sua recitazione entra nell’anima e recita per ognuno del pubblico, come se un professione facesse una lezione individuale con un unico discorso. Oltre la sua recitazione, è lei stessa che entra nell’anima… una vera signora… come ho già detto: signora nella vita e sulla scena! Ci mettiamo a parlare della versione italiana di “Chattanooga choo choo” e poi delle canzoni del Trio Lescano. La Melato si incuriosisce di come io a ventuno anni possa conoscere bene il Trio Lescano… Paolo interviene. Come al solito, faccio la mia bella solita figura di “museo”. Ma va bene così… è cultura, meglio museo che altro! Paolo dice a Mariangela che sono un attore, lei mi guarda negli occhi e dice “Beh… guardandolo si, la faccia ce l’ha”. Ma mi dite voi qual’individuo frequentatore di palcoscenici poteva essere più felice di me quella sera? Me l’ha detto la Melato… e mò che faccio? Cammino per le strade con le mani int’a sacca scampanianno ‘pe Tuledo? A parte scherzi, ero veramente felice… ho sentito i brividi mentre assistevo allo spettacolo (dove ho anche versato qualche gocciolina dagli occhi tanto il patos e il clima d’amore che si era instaurato tra l’attrice e quella parte di pubblico che pendeva dalle sue labbra) ed anche dopo!

 

Un'altra bella foto con Ottavio, Paolo e Mariangela Melato

 

Grazie Mariangela, grazie per avermi fatto vivere una serata indimenticabile… mi faranno compagnia per sempre nei ricordi il tuo spettacolo, la nostra bella chiacchierata, il tuo sguardo e la tua arte ! Grazie! Grazie Paolo… Viva Mariangela... si, viva la grande Mariangela, la mitica Mariangela, la meravigliosa Mariangela!

 

Foto di Mariangela Melato dalla locandina dello spettacolo "Sola me ne vò..."

 

 

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