Ottavio : Il pensiero

LA POST-RIFLESSIONE

Sta morendo in me l’ultima parte sana, la mente ormai è annerita dai pensieri, la povertà di questo mio corpo e l’innocenza nascosta della mia anima mi sta lacerando.

Ho perso. La resa immaginata lontana si è presentata in punta di piedi, con uno straordinario anticipo e con le labbra macchiate dal peccato.

Il mio male dilaga, il corpo ormai è già cenere, aria, vermi.

Seppellito da anni di accuse, coperto da infamie e struggenti parole, giace il mio corpo. Nessuno conosce le gesta della polvere silenziosa, nessuno si protende a riaccendere il fuoco ormai spento dal torrido vento di fine estate, tutti osservano, strafottenti, quella cenere sparsa, qualcuno gli parla … forse per ricondannarla a una seconda morte, a un secondo falò.

 Si riesce, tra il buio e il cadaverico marmo, a intravedere la luna. Me la ricordo, quando là in cielo, sola, mi rubava tutti i sospiri, tutte le parole.

La puttana si è fatta pagare con il mio vero amore, ha voluto trascinare nel giro l’unica creatura debole e dolce ch’io avrei amato, l’unica forza attrattiva, l’unica che da brava giocoliera roteava il suo sguardo per penetrarlo nel mio : i suoi occhi, lamenti persi nella notte, le sue mani nuvole passeggere, che piangono sul cuore e poi spariscono, la sua bocca, frequente e irraggiungibile sogno erotico, i suoi capelli, lisci, leggeri, soffici, , volavano al vento e io, matto li seguivo, la sua fronte, ammaliatrice calamita di delicate carezze. La sognai e la sogno. La desiderai e la desidero.

L’amore penso, non è stato però il mio peggior male. Tanti ne hanno il sopravvento, tanti che non sto a contare. Tanti sguardi cattivi mi hanno accompagnato, ora, con gli occhi chiusi, nessuno mi guarda, nessuno mi scruta, nessuno si innamora del mio amore, nessuno m’agisce contro. Nessuno pensa. Io, stranamente, mi interrogo, mi agito, incapace di abituarmi alla perdita del pensiero, alla perdita della parola, alla perdita del sensuale movimento delle mani, alla perdita di quel canto soave che tanto amavo ascoltare da solo, quando triste, avevo il viso bagnato dalle lacrime.

Incomprensibili voci ora mi tormentano, alcune ridono, altre piangono. Orgasmi urlati alla notte, pianti di sverginate bambine, rimproveri di pervertiti signori con voce roca e crudeli rumori. E’ l’inferno il luogo che ho atteso così tanto ?!

E’ la poesia, che sconfigge l’animo dello scrittore … sono le parole il mio peggior male, sono i canti creduti soavi, le ipocrite preghiere, i peccati segreti, sono sirene sconosciute che mi conducono alla dannazione eterna, sono falchi che mi pizzicano il cuore e mangiano la mia carcassa aiutati dai condor che strillano e tra di loro spartiscono il mio sangue.

 

"Il pensiero personale di Ottavio Buonomo, la riflessione continua ..." . 

Scritta da Ottavio la sera del 2 agosto 2003 ... 

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