P A R T E P R I M A
Difficile pensare (esempio)
Il
leone ruggiva al muro, e reclamava il suo pasto.
"Sono
finiti i tempi", diceva ruggendo un vecchio leone addormentato, "in cui noi
belve avevamo fame di noi stessi, sono finiti i tempi delle idee, della rabbia
di vivere, oggi i leoni si accontentano delle promesse degli stessi esseri, che
senza sembrare tali, sono ladri e approfittatori, sono belve che non si affidano
al loro istinto, belve che hanno imparato a ruggire da quando hanno cominciato
ad azzannare le gazzelle, belve timorate del futuro, che hanno mosso la criniera
solo quando avevano tra le mani un popolo di gazzelle, affamate, che vivevano di
stenti e di figli".
Il
leone ruggiva all’uomo, mendicava il suo pasto.
Si
vide un uomo da lontano, con i capelli crespi e neri, con l’aria disinvolta,
tutto faceva pensare, tranne che andasse ad abbracciare due leoni, uno ormai
vecchio, l’altro giovane e quindi scomodo.
Quasi
geme il vecchio leone, sconfitto.
Il
giovane non sa, contento di non sapere.
Camminando
per queste strade di periferia, tra un falò spento, un cane randagio e una
vecchia Alfa Romeo abbandonata, mi vedevo in una gabbia con due leoni, con una
frusta, vestito di rosso, mi vedevo godente nel perseguitare le belve,
soddisfatto di vivere in un surreale circo. E’ la periferia, è la borgata che
mi aiuta a pensare, il silenzio e la puzza di questi luoghi, la sporcizia e il
fango di queste vie, è l’afa di questa estate che mi aiuta come passatempo a
giocare con le mie memorie.
Il
sole aiuta la mia ombra a delinearsi sul fango. Lontano c’è l’asfalto
infuocato.
La stanchezza di questa passeggiata, mi crolla sulle spalle, ma non posso sdraiarmi, io nel fango non riesco a vivere, c’è chi là ci nasce … e pensavo. Mi odio.
Il
sole batteva e non era il solo. Poco distante da me un’ombra mi fa distogliere
lo sguardo dal fango. “Sono una puttana … mai vista una?”, in quel
momento l’avrei ammazzata, la donna non crede più nell’uomo, le puttane
sono viste solo dai bambini, mi prolungo nello sguardo per risponderle “Viste
tante, toccate nessuna”, e lei rinnegando il suo passato “M ‘hai nessuno
mi ha toccata, sono vergine come mia madre” … pensiero triste di una bugia
evidente, sapevo di essere odiato da quella donna, una fulminea antipatia si era
instaurata tra me e lei, ma non sapevo che come ogni merda umana che si
rispetti, avrei finito col farci l’amore, con l’essere ossessionato da una
passione… prima ero attento a non sporcarmi col fango, ora nudo mi ci sono
rotolato sopra, l ‘ho impugnato e spalmato su due corpi nudi, spiati dal sole.
Ostia