Il leone ruggiva al muro, e reclamava il suo pasto.

"Sono finiti i tempi", diceva ruggendo un vecchio leone addormentato, "in cui noi belve avevamo fame di noi stessi, sono finiti i tempi delle idee, della rabbia di vivere, oggi i leoni si accontentano delle promesse degli stessi esseri, che senza sembrare tali, sono ladri e approfittatori, sono belve che non si affidano al loro istinto, belve che hanno imparato a ruggire da quando hanno cominciato ad azzannare le gazzelle, belve timorate del futuro, che hanno mosso la criniera solo quando avevano tra le mani un popolo di gazzelle, affamate, che vivevano di stenti e di figli".

Il leone ruggiva all’uomo, mendicava il suo pasto.

Si vide un uomo da lontano, con i capelli crespi e neri, con l’aria disinvolta, tutto faceva pensare, tranne che andasse ad abbracciare due leoni, uno ormai vecchio, l’altro giovane e quindi scomodo.

Quasi geme il vecchio leone, sconfitto.

Il giovane non sa, contento di non sapere.

Camminando per queste strade di periferia, tra un falò spento, un cane randagio e una vecchia Alfa Romeo abbandonata, mi vedevo in una gabbia con due leoni, con una frusta, vestito di rosso, mi vedevo godente nel perseguitare le belve, soddisfatto di vivere in un surreale circo. E’ la periferia, è la borgata che mi aiuta a pensare, il silenzio e la puzza di questi luoghi, la sporcizia e il fango di queste vie, è l’afa di questa estate che mi aiuta come passatempo a giocare con le mie memorie.

Il sole aiuta la mia ombra a delinearsi sul fango. Lontano c’è l’asfalto infuocato.

La stanchezza di questa passeggiata, mi crolla sulle spalle, ma non posso sdraiarmi, io nel fango non riesco a vivere, c’è chi là ci nasce … e pensavo. Mi odio.

Il sole batteva e non era il solo. Poco distante da me un’ombra mi fa distogliere lo sguardo dal fango. “Sono una puttana … mai vista una?”, in quel momento l’avrei ammazzata, la donna non crede più nell’uomo, le puttane sono viste solo dai bambini, mi prolungo nello sguardo per risponderle “Viste tante, toccate nessuna”, e lei rinnegando il suo passato “M ‘hai nessuno mi ha toccata, sono vergine come mia madre” … pensiero triste di una bugia evidente, sapevo di essere odiato da quella donna, una fulminea antipatia si era instaurata tra me e lei, ma non sapevo che come ogni merda umana che si rispetti, avrei finito col farci l’amore, con l’essere ossessionato da una passione… prima ero attento a non sporcarmi col fango, ora nudo mi ci sono rotolato sopra, l ‘ho impugnato e spalmato su due corpi nudi, spiati dal sole.

Verrà il giorno in cui non varrà più la pena di infangare la mia dignità, verrà il giorno in cui sarò capace di controllare il mio pensiero, avrò anche io una direzione, non correrò per andare nelle periferie in cerca di una meta per trovarvi una puttana.

 

Ostia

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