Quando Ottavio, una sera, si espresse su "IL TEATRO"...
Non sono solo quelle tavole di legno a far
grande un attore, e non sono solo quelle a dar vita ad una storia. In quella
polvere che odora di bugie, vorrei riporre quei costumi che hanno accompagnato
ed accompagnano il mio percorso. Una strada difficile perché nessuno, dicono, ha
soldi per restaurarla; ma sono sempre più persone che vogliono percorrerla.
Alcuni non hanno la forza.
Il teatro. Hai detto tutto, hai detto tutti. Hai detto niente, hai detto
nessuno.
Ne hanno detto. Ne hanno scritto. Del teatro ne ha parlato anche chi era il
teatro. Il teatro è stato spesso elevato per volere di incompetenti, e buttato
nella spazzatura per desiderio di altri ancora più incompetenti. L’arte forse è
una piccola cosa. L’arte non è la mostra dell’opera, ma lo scambio di sapore, di
piacere, di sesso, di sguardi, di quell’amore effimero ma che si ricorda per
tutta la vita.
Il palcoscenico. Dove il pensiero muore per lasciare spazio all’azione. Molti ci
camminano dondolando, correndo come pazzi, cercando una via d’uscita per tornare
a quella normalità tanto odiosa. Molti ci camminano indegnamente,
spudoratamente, senza vergogna e con una base solida di follia. Molti pensano di
giocare su quel palcoscenico.
In effetti, il teatro è il gioco più banale e più complicato del mondo. Richiede
di essere se stessi e di scoprire i nostri difetti attraverso gli occhi di chi
finge di amare. Essere se stessi… pretesto per sentirsi nullità. Se stessi fino
ad un certo punto. Vogliamo dare a chiunque l’umanità di un mendicante? Vogliamo
regalare la superbia?
Il teatro, tutto sommato, è la vita. Non sempre serio, non sempre uno scherzo. Lo vedo lì. Il perfetto ago della bilancia tra la realtà e l’impossibile, tra ciò che siamo e ciò che altri vorrebbero che noi fossimo. Questo teatro che tutti fanno… che tutti vorrebbero fare… quasi come se tutti volessero costruire con una qualsiasi recitazione quattro mura per sbatterci dentro tante mosche che si divertono a rincorrersi. Teatro… grande labirinto di emozioni che vanno prese con la giusta dose ed una larga, larghissima veduta perché sono indisponenti… si, queste emozioni che prendono in pieno, tolgono il respiro, seminano smarrimento, fanno dimenticare che esiste un mondo non totalmente diverso da quello che di solito, un autore, vuole rappresentare.
Ma l’autore fa parte del mondo, come il regista e come l’attore. L’autore può
inventare mille sogni ma è dal mondo e dalla vita che prende l’ispirazione per
raccontare qualcosa che in un mondo avviene e che di vita narra. Ed il teatro
potrebbe essere un sogno? Potrebbe essere esasperazione?
Ma il teatro sicuramente non è la scenografia teatrale. Teatro sicuramente non
fa chi dice solo teatro fa. Il momento che precede una messa in scena è il più
romantico. E’ la cosa che più ricordo di ogni incontro con il pubblico. Un
brivido che mi rende alieno. Mi piace perdermi. Viaggio senza muovermi, e conosco tanti sguardi che
possono giudicarmi. Dirò che non me ne importa per amore della professione. Ma
piangerò alla critica negativa per odio del fallimento. L’attore vero,
imprigionato nelle sue azioni, vive da attore. L’attore non può imparare una
parte. Il vero attore non impara niente, l’attore non si immedesima. L’attore sa
solo che dovrà essere per non continuare ad essere.