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Avevo lasciato gli appunti di un discorso sulla mia scrivania. Ieri sera erano qui, tra una tazza macchiata di caffè e dei fogli volanti; volanti come gli uccelli, che da anni ormai, non volano più, ma fanno dei salti in lungo.
Eppure avevo scritto qualcosa che volevo dire. Ma forse, ciò che ho ancora intenzione di dire, lo posso dire anche senza l'ausilio degli appunti. Non vi dico: sarò breve, perchè molto probabilmente, non lo sarò.
Da qualche giorno alcuni sanno che il 22 ottobre compio venti anni, e chi non lo sapeva, l'ha saputo adesso. E io sono uno di quelli che quando si trova in queste occasioni ama dire "Comincia un nuovo decennio" piuttosto che "E' passato un altro decennio". Ma comunque i decenni, come la vita, sono fatti di alti e bassi, di gioie e dolori, di qualche ruga in più e di qualche capello in meno.
Se guardo nel mio passato trovo tantissimi ricordi, trovo tanti suoni, immagini, voci, fatti. E sono tutti qui, stampati nella mia mente, come fossero piccoli cortometraggi che vanno a formare un film a episodi.
Non ricordo cosa accadde il 22 ottobre del 1985, ma so di cosa parlano i giornali oggi. Io in venti anni sono cresciuto, insieme con altre persone. Sono cresciuto in altezza, sono cresciuti i miei pensieri, le mie conoscenze.
In tanti anni mi è capitato spesso di essere frainteso, di non essere capito. Ho incontrato tantissime persone, alcune mi hanno insegnato qualcosa, ad altre ho dovuto insegnare io per quelle che ne sapevo, e per quelle che erano le mie possibilità, e in questo non c'entra l'età. Ho imparato da bambini di sette anni e ho insegnato a persone di cinquanta.
Domani compio venti anni, ma io non me li sento. Forse perchè sono rimasto un pò bambino, perchè credo nel domani, perchè ogni mattina quando mi alzo e mi trovo una giornata davanti è come se avessi davanti un grande pezzo di "cocciolata" che sto attento a non mangiare tutto perchè poi potrei sentirmi male, magari ne conservo un pò per gli altri giorni, nei quali magari, di cocciolata non ne trovo.
Negli anni c'è qualcuno che mi ha insegnato a conservare, a pensare prima di fare una cosa, a giudicare quello che è buono per me e quello che no.
C'è un angelo che mi ha insegnato ad amare. C'è il Signore che mi ha insegnato a pregare. La voce di un amico che mi ha consolato, e che mentre dormivo (non sapeva che invece io non dormivo del tutto), mi ha coperto con un piumone per non farmi prendere freddo. La sincerità che arriva anche a far danni, credo, l'ho ereditata da mia madre, quel "vizio" di dire sempre quello che si pensa, senza mai nascondersi.
Recito da quasi quindici anni, e la recitazione mi ha aiutato tante volte, anche se nella vita non ho mai capito come si finge, ogni volta che sono salito su un palcoscenico ho lasciato solo, con un grido di pianto che urlava il mio nome, un ragazzo timido. E quando quel ragazzo timido si è ribellato, ho capito tante cose. Una ribellione pacifista. Una ribellione interiore.
E adesso sono qui: un bambino che più tardi affilerà il rasoio per farsi la barba, con i venti anni conservati nelle tasche del jeans nuovo.
Sono qui: forte e fragile. Commosso. Innamorato. Con in testa show senza reality. Giudicato. Curioso. Avvolto da quel pizzico di follia che non guasta mai. Sono qui con la televisione spenta ed il cellulare acceso. Vivo con chi da motivi per stare in vita. Un pò melodia e un pò rock and roll.
Guardo le mie mani. Hanno toccato documenti, hanno fatto carezze, hanno spezzato il pane, hanno versato bicchieri di acqua, hanno schiaffeggiato, hanno salutato. Si sono unite in segno di vittoria, e ogni giorno che si vive è una vittoria in più.
E penso che ... giudicare è facile, capire è difficile.

Grazie!

 

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