I capitoli di
questa sessione:
2009: MAESTRO!
IL TEATRO DI OTTAVIO
LA POP-DEMENZ
2009: MAESTRO!
Il 1 febbraio 2009, su
Facebook.com, il "libro delle facce" più famoso del mondo, che conta milioni di
utenti, nasce l' OTTAVIO BUONOMO FAN CLUB, fondato da Andrea Di Nardo. Nelle
prime due settimane sono oltre cento gli iscritti (da tutto il mondo). Il club
si propone di anticipare gli eventi riguardanti Ottavio, ma non solo. Vengono
pubblicate fotografie inedite, video, commenti dei fan.
Dalla prima settimana di
febbraio 2009, Ottavio è impegnato in qualità di esperto esterno (maestro di
drammatizzazione) per il progetto "Un viaggio di cultura", proposto alle
prime e le secondi classi del III° Circolo Didattico Parco Verde di Caivano (Na),
plesso "Ada Negri". L'idea è quella di proporre ai bambini un laboratorio
teatrale, facendo si che possano confrontarsi, lavorare insieme, imparare le
nozioni fondamentali dell'arte della recitazione e del canto, non per una vanità
d'estro, ma per un percorso interiore grazie al quale, ogni alunno, può seppure
in tenera età, riconoscere i propri limiti, aiutare e farsi aiutare, in modo
tale da sviluppare un "dialogo produttivo" con i suoi compagni. I maestri
(esperti esterni) propongono una serie di obiettivi formativi, che con la
collaborazione delle insegnanti impegnate nel progetto, desiderano raggiungere.
I bambini hanno sete di cultura, ed è giusto offrire loro tanti spunti e tanti
input per la ricerca, la crescita, la socializzazione. I bambini della scuola,
mostrano grande simpatia per i maestri. Ogni settimana chiedono ad Ottavio, di
"imitare Totò". Ottavio senza tirarsi indietro, tra un nuovo copione da imparare
ed una poesia scritta per loro, li accontenta.
Sempre da febbraio, Ottavio
segue anche un progetto proposto dalla scuola materna "Il Nido della Cicogna"
di Acerra (Na) dedicato ai "bambini nel mondo dello spettacolo". I bambini
impegnati hanno una età tra i due e i cinque anni. Tutti i bambini mostrano
grande interesse e partecipazione. Il progetto termina con un saggio al Teatro
Italia di Acerra. Ottavio canta anche tre canzoni con i bambini: "Mi scappa
la pipì", "'E 'dduje gemelli" e "Tu vuò fa l'americano".
IL TEATRO DI OTTAVIO
Ottavio viene sempre più
apprezzato per le sue qualità di artista, comunicatore e grande affabulatore.
Dal 2003, porta in scena un "teatro temporale". Il pubblico vive la storia non
solo dal momento in cui viene rappresentata. Una storia che non finirà nemmeno a
chiusura sipario. Il pubblico percepisce un prima ed un dopo. Ottavio offre
tante finestre all'interno di storie che attingono ad una realtà passata,
presente e addirittura futura. Finestre che spalancano la vista sulla globalità,
sullo sguardo visionario dell'autore/regista, sugli attori che non recitano mai
una sola parte pur interpretando un solo personaggio. Ottavio, di spettacolo in
spettacolo, riesce a maturare un pensiero d'origine. Le opere portate in scena
sono i pezzi di un grande mosaico. Ogni spettacolo è il seguito dell'altro pur
non avendo niente in comune con il precedente, sia per trama, sia per i
personaggi, sia per ambientazione, sia per il modo di recitare (che determina la
crescita dell'artista) e l'apporto fantastico della creatività di Ottavio, che
sconfina anche nel nonsense, nell'ibrido, nell'assurdo, in quei silenzi che sono
disagi, in canzoni che non si limitano ad essere tali, a dialoghi che
coinvolgono più persone non presenti in scena. Ogni lavoro di Ottavio è un
enigma, non è mai una sola storia ad essere rappresentata (il culmine lo
raggiungerà "Il fiore nascosto e la lumaca sul cappotto" nel 2010). Il labirinto
ha più uscite, ma difficilmente si riesce a fuggire da quelle che sono le radici
di un anima tormentata, di un gruppo di maschere con trucchi leggeri e di
messaggi universali da ritrovare nei movimenti dei corpi che sembrano muoversi
in uno spazio senza forza di gravità. Tante piccole ombre volanti che si
scontrano in testi, che non sono mai solamente comici o solamente drammatici.
Ottavio vive nell'atmosfera
teatrale e la crea. E' un grande intermediario. Porta in scena l'estremo. Usa
"la via di mezzo" per mostrare il dubbio, il danno, la solitudine e la
precarietà. Ama la megalomania dei sentimenti, in scena così come nella vita.
L'artista pensa la scena cominciando dal progetto luci (puntamento, giochi,
effetti, piazzati, sfumature, lampi). Le luci e i colori sono fondamentali per
riuscire in una scena.
L'attore, secondo Ottavio
è formato da carne, ossa, vestiti, odori e luci. L'artista immagina la sua
figura al centro di uno spazio divenendo unico spettatore di sé stesso
preferendo guidarsi autonomamente nei movimenti che seguono delle linee che,
viste dall'alto, sembrano disegni di forme geometriche precise. Successivamente
pensa alla gestualità delle braccia prima e delle mani dopo. I movimenti degli
arti superiori devono riuscire a formare tanti cerchi all'interno di un quadrato
posizionato tra uno spazio limitato sopra il capo e il bacino. Le parti laterali
sono messe in relazione dallo sterno, il punto centrale da cui partono i
movimenti. Infatti, la gestualità nasce dal cuore per diffondersi nello spazio.
Come se un sassolino cadesse in una pozzanghera e generasse tanti cerchi
nell'acqua. L'artista ha il suo centro che può stabilire dove vuole.
Ottavio per ogni spettacolo
crea dei personaggi che per delinearsi hanno bisogno di figure marginali. Ogni
personaggio può essere un re, ma deve essere circondato da altri re, meno
importanti però capaci di altre strategie, ma non esistono schiavi. Il re è
schiavo di sé stesso.
Ottavio è versatile, le
creazioni sono sempre lo specchio di un momento preciso del suo percorso.
Ottavio va dagli "ipermetaforici" finali de "I nostri nomi in cartellone" a
Leonardo con la sua "Jessica", dallo studente romagnolo di "Musicarello bello" a
Turillo de "'O vico d''e scugnizze", passando per l'inventore Tanino Lacapocchia
a monologhi come "I bambini italiani", "Love story", "Ciao Ottavio" e "Lo
spogliarellista". E' un Ottavio capace di ridere ed asciugarsi il pianto allo
stesso momento. Ma dietro Ottavio c'è sempre Ottavio. Dentro Ottavio c'è sempre
Ottavio. Sotto i costumi di tutti i personaggi c'è sempre la stessa maschera
mobile, pronta all'uso. E' un dono naturale! Una forza attrattiva che permette
di non staccargli mai gli occhi da dosso.
Ottavio affronta sempre le
novità con classe, professionalità, studio, impegno. Questo gli permette di
passare dal "Magnificat" di San Luca ai Beatles, Little Richard, George
Gershwin, Nino Taranto... da "Lacreme napulitane" alle parodie più varie. Riesce
ad essere sempre "incredibilmente credibile"!
Ottavio è puntuale. Arriva
sempre in teatro diverse ore prima che cominci lo spettacolo. Appena entra nel
teatro, quasi vuoto, interrompe il silenzio con un "Buonasera!". I tecnici che
stanno montando gli impianti audio-luci e la scenografia ricambiano il saluto
confidenzialmente. Il "suo" direttore tecnico di fiducia è Franco Vernazzaro
che segue l'artista dal 2005 (Aggiungi un posto a tavola). Ottavio, percorre
la platea con la sua valigia tenuta or nella mano destra, or nella mano
sinistra. Cammina lentamente, guardando le sedie vuote. Si perde nei colori del
sipario mezzo chiuso e mezzo aperto, poi completamente chiuso, poi nuovamente
aperto. Respira l'odore delle poltrone. Sale sul palco. Si ferma nello spazio
del boccascena per diversi secondi, si guarda intorno. Ammira ed apprezza il
lavoro dei tecnici, chiede loro se serve qualcosa, se hanno bisogno di lui. Il
viavai dei tecnici è pura poesia. Ottavio, si avvia, lentamente verso il suo
camerino. Posa la valigia, si siede per alcuni minuti. Davanti allo specchio, si
guarda. Poi prende la "bustina del trucco". E' sempre quella da anni. C'è
fondotinta, lucidalabbra, pennellini, fazzolettini, scatoline chiuse, altre
semiaperte. Dispone tutto secondo il suo ordine. Poi sistema i costumi prima
ancora dell'arrivo della costumista. Fatto ciò, si rilassa. Si chiude in
camerino. Ed in quel camerino chiuso, è difficilissimo entrare. Solo lui,
decide, quando aprire e quando concedere l'accesso ai suoi compagni di
avventura. E' un momento particolare, di concentrazione. Nel frattempo, arrivano
gli altri "abitanti" della scena. Un'oretta prima dell'inizio dello spettacolo,
Ottavio "apre" il suo camerino. Scherza con tutti, cast artistico e tecnico.
Pizzicotti, baci, scherzi, ripasso del copione, ammonizioni, schiaffi, silenzi,
urla. Poi, tutti man mano, si avviano a vivere una nuova emozione. Ottavio segue
tutti con uno sguardo dolce e sempre commosso. Dieci minuti prima di cominciare,
torna in camerino. Poi lo troviamo dietro le quinte, un attimo prima di entrare
in scena. Puntuale!
Dal 21 febbraio 2009 propone
per le scuole la riduzione di "Non avevamo capito il resto di niente",
presentato come atto unico. Dei quattro episodi vengono presentati due
(Pasqualino a "Lascia o raddoppia" - Musicarello bello), più il prologo (Il caso
Don Mimì). Cambiano gli intermezzi, scritti appositamente per questa nuova
versione. La durata media di ogni rappresentazione è di un'ora e mezza. Di
questa riduzione, si ricorda la nuova versione di "Pasqualino a LASCIA O
RADDOPPIA", che perde un personaggio (la signora Caterina) per acquistarne
un'altro (il signor Mario Catarina). La durata iniziale prevista per l'episodio
è di quattordici minuti, ma con le improvvisazioni (studiate e non), arriverà a
sfiorare la mezz'ora. Il pubblico giovanissimo si diverte ed Ottavio, nel ruolo
di Pasqualino, tra tic, problemi di pronuncia e movimenti strani, è
insuperabile. "Non avevamo capito il resto di niente - speciale edizione per le
Scuole" debutta al teatro della Scuola Media Statale "Aldo Moro" di Casalnuovo
di Napoli.
LA POP-DEMENZ
Nel 2009 arriva la pop-demenz.
Un simpatico progetto che Ottavio realizza con l'amico e collaboratore Andrea Di
Nardo. Ma cos'è la pop-demenz? E' un "genere musicale", se così si può dire, che
viene presentato con queste parole:
La pop demenz è un vero ed
esclusivo omaggio a quegli artisti che hanno caratterizzato i loro repertori con
brani che hanno divertito intere platee. Un tedio di parole. Un contrasto di
suoni. Una assillante percezione che tutto ciò non è stato costruito ma nasce da
una viscerale e spontanea vitalità dei protagonisti dell'opera, rende il lavoro
ancor più importante, soprattutto da un punto di vista culturale. Ottavio
Buonomo e Andrea Di Nardo hanno unito le loro forze, prevaricando il pensiero
più folle, amando quegli epiteti mai realmente volgari, quei versi che
nascondono perle di poesia popolare. Si disse che gli Squallor erano grandi
esponenti della coprolalia, è risaputo che Leone Di Lernia è un mito nel pianeta
ed un divo della radio e della televisione (la sua figura di presenzialista è
una provocazione continua allo snobismo), sappiamo tutti che Gigione, con la sua
opera, è sempre attivissimo sia in Italia che all'estero, proponendo un
repertorio vasto, e non solo goliardico. Ottavio e Andrea toccano tante mete,
percorrendo un cammino straordinariamente ricco di spunti, di amore verso un
pubblico verace, di storia... della nostra storia! La principale concezione
resta, comunque, sempre il divertimento!
La
pop-demenz è un progetto che trova il suo punto forte nella diffusione di brani
allegri, scanzonati e goliardici che hanno divertito intere platee dagli anni
Sessanta ad oggi. Un grande, grandissimo repertorio! Ottavio e Andrea, con tanta
gioia, offrono amore, folli pazzie, momenti di puro divertimento, attraverso
dischi, serate, feste. Il progetto pop-demenz segue in parallelo l'attività che
i due svolgono da tempo. Andrea, studia, fa i suoi percorsi musicali, collabora
con molti artisti anche in qualità di sound engineer, mentre Ottavio sforna
spettacoli su spettacoli che ottengono sempre un grande successo.
Nel marzo 2009,
Ottavio (con Andrea) da alla luce non solo il suo quarto album inciso da
cantante, ma in assoluto il primo disco di pop-demenz del mondo. Il titolo è "Da
quando ci conosciamo - Omaggio e Ogiugno alla Goliardia Italiana". Tra i
brani presenti troviamo "Capito!" (il famoso brano interpretato da I
Gatti di Vicolo Miracoli), "Magnando" (una "mangiata in sette note" di
Leone Di Lernia), "Fiki Fiki" (un brano "estivo" del grande cantautore
Gianni Drudi), "Volo di un cazettino" (una divertente storia scritta da
Tony Tammaro), "La fè" (un elogio alla femminilità da parte di Federico
Salvatore), "'A campagnola" e una fantasia musicale dedicata a Cochi e
Renato. Di molti brani presenti nell'album vengono realizzati dei videoclip
molto divertenti nei quali si vede Ottavio lanciare il "balletto disco" de "'A
campagnola" oppure fare la corte ad Andrea nei panni di Biancaneve! Di tutto e
di più.
La pop-demenz
si estende anche su internet. Viene creato uno spazio su myspace.com (con un
blog aggiornato da Ottavio e Andrea che caratterizzano i loro scritti con
"maiuscole di troppo"), vengono pubblicati i videoclip su diversi siti (tra cui
youtube.com) e nasce il gruppo "Quelli che... la pop-demenz si deve ascoltare"
su Facebook. E sempre su Facebook è possibile partecipare ad un quiz per
valutare il proprio grado intellettivo di pop-demenz. Sul sito ufficiale di
Ottavio, viene dedicata una sezione ricca di informazioni e fotografie.
Andrea di
Nardo, in un bellissimo articolo ci spiega come nasce un disco di Ottavio
Buonomo:
Come nasce un
disco di Ottavio? Bella domanda ma chi meglio di
me che ha partecipato attivamente in ogni lavoro
di Ottavio può fornirvela? È difficile entrare
nel suo mondo, quando si appresta a preparare un
nuovo album.
La stesura
della scaletta è un vero incubo per chi gli sta
accanto, fa, disfa, cambia, toglie, inserisce
senza sosta riferendo tutto in interminabili
conversazioni (anche via chat), fin quando,
magicamente, ogni volta, un giorno si presenta a
casa mia con la copertina stampata, magari dopo
vari appuntamenti in sala d’incisione, e esclama
perentorio: “Andrea, ho deciso, questa è la
versione definitiva!”, depennando anche brani
già registrati.
Altra fase
irrinunciabile del lavoro è la registrazione in
studio, in compagnia del maestro Pietro
Lanza Peluso e occasionalmente di altri
artisti, ospiti dello studio del maestro o
accompagnati da Ottavio stesso per vari
interventi nell’album in preparazione.
Solitamente
ad ogni appuntamento arriviamo almeno un quarto
d’ora venti minuti prima, in modo da rilassarci
completamente, per un irrinunciabile caffè in
compagnia del maestro, per Ottavio rigorosamente
corretto all’anice, anche se a detta del maestro
ha “la voce pronta all’uso”, quest’abitudine è
diventata un segno scaramantico; poi ci si tuffa
in studio per due ore filate spaziando tra tutti
i generi musicali, scavando tra brani
sconosciuti ai più di grandi artisti o inediti
“pazzi”, frutto della sua mente creativa,
reinterpretazioni “a modo suo” di grandi
classici, monologhi improvvisati all’insegna del
nonsense e momenti di grande intensità per brani
“sacri” o di atmosfera.
Spesso, come
si dice nell’ambiente cinematografico, è “buona
la prima”, salvo bizzarri incidenti di percorso
(nastri che perdono calore, pulsanti premuti che
restituiscono una traccia muta ecc.), a volte
anche per sua scelta, dato che cerca una vis
interpretativa ogni volta difficilmente
ripetibile; la fase di riascolto delle
registrazioni è quasi giocosa ,con il maestro
Lanza Peluso impegnato alla consolle per
simulare un missaggio, e io e Ottavio attenti ad
individuare eventuali imperfezioni da
correggere.
Dopo ore ed
ore di studio di registrazione il materiale è
finalmente pronto per essere mixato, è questo il
momento più atteso da tutti noi: ogni brano
viene arricchito da effetti, manipolazioni della
voce (senza mai perdere o snaturare quel timbro
tanto particolare e "unico") e della base a
volte anche inverosimili, dal genere “canto
sotto la doccia” a “sto ascoltando la radio”, ad
effetti di “antichizzazione” per ricostruire
l’acustica del buon vecchio vinile o per
assimilare la voce di Ottavio a quella degli
artisti protagonisti dei duetti, effettivi o “a
distanza”. I duetti: che attimi bellissimi!
Insieme ne
abbiamo registrati tanti, e quante volte
cantando siamo finiti ambedue a ridere
interrompendo il nastro che scorreva
inesorabile, oppure abbiamo improvvisato
infischiandocene altamente del testo originale o
del rispetto della melodia,tutto questo
confermato anche dai numerosi video che
ritraggono Ottavio in studio di registrazione.
Infine, dopo il lavoro da me svolto di
armonizzazione e normalizzazione dei brani, il
master tanto invocato è pronto,così un nuovo
gioiello può essere ascoltato da tutti voi.
Ma quante canzoni ha inciso Ottavio tra quelle
pubblicate e le registrazioni rimaste inedite?
... Siamo sulle 300!
Da segnalare:
Ottavio, nel marzo 2009, diventa testimonial dell'Associazione Allergie
Italiani "AL.I". Lo specifica anche in una intervista, pubblicata nel
bellissimo articolo "Ottavio Buonomo, un talento", scritto da Maria
Vittoria Maltese.
Il 2 aprile
2009, Ottavio torna in televisione su Tele Akery - Napoli Nova (Sky 854) con "Jukebox"
programma musicale in diretta con canzoni a richiesta (tramite telefonate). Sono
previste molte puntate di un'ora e mezza ciascuna, ma il programma viene chiuso
dopo la seconda puntata per gli ascolti molti bassi. Nella seconda vengono
trasmessi i videoclip "'A campagnola" e "In campagna", appartenenti al filone
della pop-demenz, ideato con Andrea Di Nardo. Essendo un programma di canzoni
"neomelodiche" e spesso indirizzate ad un pubblico di giovani, l'orario (dalle
12.00 alle 13.30) non aiuta molto, soprattutto se si pensa che viene trasmesso
nei giorni centrali della settimana.
Del programma
Ottavio non conserverà né ricordi positivi, né ricordi negativi. Diciamo che lo
ricorderà poco e non come una esperienza significativa dal punto di vista
professionale, infatti racconta: Poteva essere un bel programma. Mi piaceva
l'idea di stare in contatto telefonico con gli spettatori, ma non mi fu dato
nemmeno il tempo di ripresentarmi nelle case dei telespettatori fan di Tele
Akery dopo un anno di assenza e dopo il successo di "Club Melannù". Li avevo
lasciati con successo e ripartivo quasi in silenzio e con la "faccia" senza
trucco. A me piaceva e piace fare le cose per bene. Il programma non mi
convinceva ma per il rispetto e la simpatia che nutrivo (e che nutro) per
Antonio Tagliamonte e per tutto lo staff dell'emittente (amici carissimi)
accettai di condurlo. Dovevo alternarmi nei giorni di conduzione con Ida
Piccolo, cara amica e brava attrice, speaker, ballerina e cantante. Una bella
donna di spettacolo. Espertissima lei di questi programmi, una vera e propria
diva per tutti coloro che telefonavano e mandavano saluti, richiedevano
videoclip musicali dei loro cantanti preferiti. Una sorta di "radio" in
"televisione". Tutto sommato l'idea potevo sfruttarla bene. Presentai il
programma in modo leggero, ricevendo anche complimenti da alcuni miei fan. Ma
gli ascolti bassi e le pochissime telefonate non aiutarono a far decollare la
trasmissione. Mi colpevolizzai, ma sbagliavo. Non era colpa di nessuno.
Sbagliata la fascia oraria. Sbagliato il mio tipo di conduzione. Sbagliato il
tipo di conduzione che da me volevano. Sbagliate molte cose, ma non fa niente...
mi son rifatto e ho dato prova, quando me ne hanno dato tempo, spazio e luogo,
di far vedere cosa posso e so fare. I mesi successivi al cosiddetto "flop" sono
stati di "riflessione", poi son tornato alla grande. Del resto la carriera
dell'artista è sempre così, alti e bassi... anche se gli alti li preferisco! E
mica sò cretino?
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