MARIO BASILE

Mario Basile, docente di matematica nato alla fine degli anni Quaranta, è un fan assiduo di Mina, e a lei ha dedicato questi due scritti (in seguito pubblicheremo altri scritti concessi dall'autore).

 

IL CANTO DELLA MEMORIA (recensione del disco "Baby Gate" del 1975)

Sono troppe le canzoni del mio juke–box personale . Sono centinaia , forse migliaia . Hanno dimora in una parte apparentemente nascosta del mio cervello , sembrano consumate dalla polvere . E invece sono vive , forti . Basta un niente ed eccole che cominciano a risuonare nella mia mente . Io lavoro , parlo , penso ad altro ed ecco che all’improvviso , senza che io me l’aspetti , esse  balzano fuori e mi fanno crollare addosso una montagna di malinconia temperata però da una dolcezza incantata . Certe volte mi chiedo quale sia stata la prima canzone , sentita da piccolissimo , che sia rimasta impressa nella mia memoria cosciente . Quando avevo due anni , nell’aria volavano le note di ‘ Vola colomba ‘ e tutti noi bambini cantavamo la filastrocca  ‘ Papaveri e papere ‘ storpiandone ingenuamente  le  parole . Successivamente  ricordo  la  tromba  di  Eddie  Calvert  che , con  la  sua ‘ Ciliegi rosa ‘ , spruzzava di gioia il mattino della mia vita . Per Carnevale nel mio paesello alle falde dell’Etna si stava sempre in piazza a scherzare , a buttarsi coriandoli , mentre quelli più grandi ballavano allegramente e con molta semplicità si divertivano . Che bei tempi ! Che belle canzoni uscivano dall’altoparlante gracchiante collegato in modo rudimentale a uno dei primi giradischi che non aveva bisogno del cambio della puntina ad ogni ascolto , perché era dotato di un nuovo pick-up che solcava vibrante i dischi dal formato nuovissimo e sotto il quale ogni tanto , felicissimo , piazzavo anch’io un mitico ‘ 45 giri ‘ . Nel  febbraio  del  1958  le  note  di ‘ Volare ‘ ci riscaldavano del freddo pungente che l’aria dell’Etna propagava attorno a noi facendoci provare un ‘ Brivido blu ‘ . Ricordo che mio papà , di solito così refrattario a esternare la sua contentezza , non faceva che riprenderne sempre il ritornello . A me piacevano tanto anche le nuove canzoni che ascoltavo alla radio oppure quelle che suonavano nel giradischi di mia nonna  che era incorporato nella radio a  valvole di  allora . Ero molto piccolo , ma ricordo ancora bene Mario Riva che cantava ‘ Domenica è sempre domenica ‘ nella sua storica la trasmissione ‘ Il musichiere ‘ , nella quale Mina fece il suo debutto televisivo . Mio zio comprava sempre la rivista che aveva lo stesso  titolo  della trasmissione . Ogni settimana vi  era allegato un disco di  plastica . Il primo , mi ricordo , conteneva la canzone ‘ Con tutto il cuore ‘ cantata da  Anita  Traversi , già lanciata dell’esordiente  Betty  Curtis  . Anche Mina allora era agli esordi , ma il suo debutto fu esplosivo come il suo nome . Sui dischi di plastica della stessa rivista apparve anche qualche sua canzone . Lei allora , con lo pseudonimo di  Baby  Gate ,  cantava anche delle cover americane . Sua  fu  la  versione  italiana  di ‘ Personalità ‘ , portata già al successo in Italia dalla grande Caterina Valente , che apparve in uno dei dischi flex allegati alla rivista . Si notava chiaramente che Mina adorava quei successi che arrivavano da oltreoceano e anche noi ragazzi nelle ampie aule della mia scuola elementare , riscaldata solo dalla nostra gioia , non facevamo che canticchiare i nuovi successi di allora , mentre , distesi sui banchi di legno , i nostri quaderni neri dal bordo rosso aspettavano , spesso invano , di essere solcati dalle punte delle nostre prime penne a biro . Tanti  anni dopo , quando scoprii lo stupendo disco di   Mina  dal  titolo ‘ Baby Gate ‘ , arrangiato in maniera stupefacentemente filologica da Pino Presti , con sonorità timbriche che sembravano autenticamente d’epoca e che , a volte , parevano quasi riprendere anche certe ingenuità degli arrangiamenti di quegli anni , sono riaffiorati all’improvviso tutti i miei ricordi d’infanzia . Miracolo di una atmosfera di fine anni cinquanta ricreata magicamente . I brani erano stati infatti rivisitati da Mina con la massima cura ed accuratezza , in modo estremamente rispettoso dello spirito dell’epoca ed in maniera non modernizzata e assolutamente non caricaturale , come invece avviene in qualche episodio di ‘ Ridi pagliaccio ‘ . Come non ricordare quei giorni … mi pare di rivederli ancora , accanto a me , tutti i miei piccoli compagni entusiasti alle nuove canzoni , che fiancheggiavano i successi all’italiana di Claudio Villa & C . E mia mamma , per me ancora  giovane , vestita con una camicetta bianca e una di quelle gonne un po’ lunghe , che ci osservava vigilando su di noi come peraltro facevano anche tutte le mamme dei miei compagnetti . Come non ricordare la letterina spedita a Mina in cui le  chiedevo , ingenuamente , di mandarmi un cenno di saluto in una puntata di ‘ Canzonissima ’60 ‘ , nella quale lei presentava ‘ Tintarella di luna ‘ . Come non ricordare con tenerezza la mia delusione di bambino quando lei non lo fece . Come non ricordare la mia piccola felicità quando invece mi arrivò una foto con su scritto ‘ Al mio piccolo amico Mario , Mina ‘ . Foto che , purtroppo , non conservai . Ricordo ancora , con tenero affetto , le serate ad ascoltare la radio , le mattinate  passate a giocare per le strade  , allora libere  dal  traffico , mostrando orgoglioso i regali che credevamo ci fossero stati portati in dono dai cari defunti , o i pomeriggi trascorsi a leggere ‘ Il Corriere dei Piccoli ‘ o i più  trasgressivi ‘ Intrepido ‘ e ‘ Il Monello ‘ oppure ad immaginare fantascientifiche  avventure in compagnia dei vari ‘ Nembo Kid ‘  o a divorare ‘ Sorrisi e Canzoni ‘ , alla ricerca di preziose informazioni sul mondo della canzone , oppure a sbirciare i fotoromanzi per ‘ adulti ‘ di ‘ Grand Hôtel ‘ . Ricordo ancora la fresca primavera che tinteggiava di giallo la mimosa della casa di mia nonna , la cui fioritura già preannunciava le altre pennellate di colore sui  fiorellini di campo , che avrebbero poi dipinto la vasta campagna , che allora circondava le case del paese , sui davanzali delle quali il profumo delle variopinte violacciocche annunciava lo stupore della Santa Pasqua , mentre il coccodé delle galline del pollaio dell’orto ci faceva pregustare il dolce sapore delle ciambelline con le uova , e poi il calore dell’estate , attutito dall’invitante freschezza delle verdi angurie poggiate sui blocchi di ghiaccio trasparente e il sapore struggente dei coni gelato dell’unico bar del paese , che ci regalavano dieci minuti di felicità al modico prezzo di 10 lire , mentre i primi juke-box diffondevano l’altrettanto struggente canzone ‘ To be loved ’ di Jackie Wilson e , in certi  pomeriggi sonnolenti , l’emozionante compagnia dalle avventure di Rin Tin Tin e del piccolo sergente Rusty , che vedevamo a casa di quei pochi fortunati che possedevano già il televisore , e , la domenica mattina , l’inebriante fragranza del mare di Acitrezza , che penetrava le narici , anche se si era lontani centinaia di metri dai faraglioni , mentre la sera , dopo la Messa , l’intenso profumo del gelsomino arabo che si sprigionava nell’arena estiva dove , sull’enorme parete bianca , nel notturno stellato , una lanterna magica proiettava dei sogni meravigliosi , e , in autunno , l’aspro odore che si sprigionava nei palmenti quando l’uva veniva faticosamente pigiata dagli uomini e qualche volta , per gioco , anche da noi ragazzini , oppure , nel gelido  inverno , le calde giornate , che precedevano il Natale , passate a giocare con le noccioline o a raccogliere , lungo i rugiadosi viottoli del paese , non ancora sepolti dal grigio cemento , il verde fragrante muschio speziato , per adornare il presepe riscaldato poi dall’intenso e familiare profumo delle bucce di arancia e di mandarino , sparse sul braciere ancora caldo , che incensava  sempre le nostre bianche e sussurrate preghiere . E le canzoni di allora sono ancora qui , nella mia mente . Mina  dovette , credo , metterci l’anima quando incise il disco dei suoi  ricordi . Chissà quante volte avrà pensato alla sua adolescenza e a sua nonna  Meme . Le sono infinitamente grato perché quelle che sono state le sue care canzoni della sua gioventù sono state anche le care canzoni  della mia  infanzia , come la dolcissima ‘ Mr. Blue ‘ dei Fleetwoods  o la calda e struggente ‘ Don’t ‘ dell’amato  Elvis Presley  oppure  il  grossissimo  hit di Conway Twitty ‘ It’s only make believe ‘ . Ricordo ancora il morbido e intenso sapore dei panini spalmati di strutto o quello delle acciughe salate oppure il lusso di un panino imbottito con una mortadella profumata e accompagnato da una spumeggiante e fresca gassosa con il tappo di vetro . Sapore raggomitolato nella memoria che non scambierei con quello del più prelibato dei prosciutti crudi sorseggiato con un raffinato vino  d.o.c. . Assaporavo  queste  delizie  mentre  la  radio  trasmetteva  l’elegantissima  ‘ Amorevole ‘ cantata dal nostro bravissimo Nicola Arigliano e riproposta ora da Mina , in questo disco , in modo essenziale e  assolutamente  definitivo . Mi ritorna ancora in mente la struggente ebbrezza provata a volare sull’enorme altalena che si trovava nel cortile della casa di una famiglia con tanti figli , tutti miei compagni di gioco e d’avventura , quando ascoltavamo le note accattivanti di ‘ Bird dog ‘ . Ora che ho ricomprato in versione rimasterizzata il CD , gusto ancora meglio quel bellissimo evergreen che è ‘ I only have eyes for you ‘ , ennesimo omaggio di Mina al suo caro Frank Sinatra , di cui attendo con ansia l’album che Mina gli ha dedicato , o l’altrettanto delicata e splendida ‘ That’s when your heartaches begins ‘ di Elvis Presley , altro grande amore di Mina ,  simile nella struttura a ‘ Are you lonesome tonight ? ‘ , ma forse ancora più bella ( a quando un intero CD dedicato a Elvis Presley ? ) oppure la preziosa ‘ I’m in the mood for love ‘ , alla quale Mina diede poi uno splendido seguito inserendo  la strepitosa  ‘ Moody’s mood ‘  nell’album  ‘ Ridi   pagliaccio ‘ o   la   versione   piena  di   ironia  di ‘ Flamingo ‘ , che , con l’apporto di un coretto , stravolta strepitoso , riesce a rievocare , con un pizzico di rimpianto e una velata nostalgia , quegli anni favolosi  , ma soprattutto adesso mi assale un fresco stupore quando ascolto , in versione digitale , l’intenso , dolcissimo e intimo brano ‘ Non so ‘ del grande e sfortunato Umberto Bindi , che chiude l’intero album spruzzandolo di un’atmosfera , creata dall’accompagnamento del pianoforte del grande  Renato Sellani , estremamente rarefatta , che annulla , con una soffice , ma vibrante poesia , ogni distanza tra il Cielo e la Terra . La realtà terrena viene così trasportata su , su , verso ed oltre le nuvole , della cui meravigliosa evanescenza la musica e le parole finiscono per assumerne le sembianze . E’ un’atmosfera magica , quasi da fiaba , molto particolare per una canzone d’amore . E mi fermo qui . Penso che questi cari ricordi , che non potranno mai essere cancellati  né dal  tempo , né dal dolore , né dalla morte , da soli , possano bastare a darmi calore e conforto nei momenti più dolenti dell’esistenza , come quelli che attraversai proprio qualche tempo dopo l’acquisto , ahimé tardivo , di questo disco . Quello fu , infatti , il tempo trasparente nel quale mia madre scese calma , senza sgomento , dal treno della vita , spense la sua fiaccola e si recò a dormire nella sua eterna  notte .

Recentemente ho ritrovato tra le sue cose , in  fondo ad un cassetto , una camicetta bianca con le maniche corte , di quelle cucite a mano , con i bottoncini di plastica trasparente , in perfetto stile d’epoca . Struggenti ricordi sono riaffiorati come in un lampo . Non ho capito forse molte cose di mia madre , quando era ancora in vita . Non ho capito le sue estreme ingenuità , il suo pudore affettivo , i suoi dolori segreti . Adesso accarezzo i suoi ricordi , che pettinano i miei rimorsi stemperati nel dolce rimpianto delle sue rare carezze . Mi rivedo ancora piccolo , a letto , con lei  accanto a me che mi rassicura sul far della notte buia e mi riscalda dal vento che poggia le sue gelide guance contro l’uscio incerto di casa e trepidante comincia a narrarmi una fiaba fino all’attimo in cui il mio stupore si è già trasformato  in  un  cullante  sogno  :  ‘ C’era  una  volta  un  bambino  ,  c’era  una  volta  la  sua mamma  . . .    .

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AH MI AMOR

L’antica domanda aveva finalmente avuto la sua tragica risposta .

Vedeva tutto questo adesso e lo vedeva per intero , con un dopo e un prima , anche se il dopo che la riguardava  per intero si era abituata da tempo a sentirlo meno doloroso .

Lei non poteva  più parlare di lui , tutto si era livellato adagio .

Il tempo aveva diviso , il tempo stava per unire .

Distanze fisiche , distanze di cuore . Ferite aperte , cicatrici rimarginate .

I ricordi ritornavano a cercarla , esultavano al ricordo , ma poi tornavano  a sfinirla , cattivi e testardi . L’ultima volta che lo aveva visto era stato quando era venuto a trovarla in clinica . Di colpo l’aveva visto vicino . Le era stato accanto . La notte ed il giorno . Un lungo cammino per guarire . Le aveva fatto ritrovare la voglia di vivere . Parlavano a lungo . Lei in quel periodo stava leggendo un libro che le piaceva molto . Glielo aveva regalato . Era poi guarita , o almeno , così le era stato diagnosticato . Quando poi aveva ripreso a sorridere , non aveva avuto neanche il tempo di sollevare il viso che si era ritrovata sola ancora una volta  . Lui , come un fantasma , era sparito di nuovo . Lo aveva amato per gli attimi di estrema felicità che le aveva donato ,  controbilanciati da incredibili silenzi ,  vuoti angoscianti ,  lunghe assenze  e tradimenti continui . Il suo cuore insinuava che non fosse stato amore .  Era una domanda antica .Tutta la vita , forse , non sarebbe bastata per capire se l’avesse amata oppure no .

Ora stava ritornando , senza che lei lo percepisse coscientemente , quello spazio dove si erano accumulati gli istanti dimenticati o sopiti nel suo cuore e nella sua mente .

Era egocentrico come tutti gli artisti . Lo era davvero e tanto . Una forza creatrice era dentro di  lui  e , come un demone , se ne impossessava . Aveva bisogno di sentirsi ed essere libero , di amare  senza condizionamenti . Era inafferrabile . Non si poteva tenere legato . Lei non l’aveva , da quel momento , più rivisto . Lo sapeva artista affermato . I suoi quadri facevano bella mostra nelle gallerie di tutto il mondo e i soggetti raffigurati erano sempre gli stessi . Figure in movimento cangianti , mutevoli , inafferrabili . I volti erano sfumati , quasi che lui avesse voluto fotografare in un attimo le varie molteplicità di un essere umano , non solo un attimo della vita , ma anche un frammento di quella che poteva essere un’altra possibilità di esistenza . Anche la vita di lei era stata continuamente rivoltata , ma con la maturità si era ricomposta . I fremiti della passione erano confluiti e riversati nella vastità di un mare calmo , anche se ogni tanto sfiorato da fremiti di brezze passeggere . Aveva seguito da lontano la sua carriera artistica . Leggeva i giornali . Sapeva dei suoi amori mutevoli . L’elenco delle sue donne , vere o presunte tali , aveva fatto nutrire schiere di avidi giornalisti . L’aveva , con fatica , staccato dalla sua anima . Là dove il tempo era trascorso e fluito , sembrava non rimanere niente di  colui che aveva frequentato , conosciuto e amato . Ora però non poteva togliersi dalla mente quella strana figura umana con gli occhi stralunati che compariva su tutti i giornali  . L’avevano trovato riverso sul pavimento , nella sua casa piena di quadri e di oggetti decorativi . Stava lavorando a quel quadro . Ritraeva una donna dagli occhi disperati , come quelli di una donna che teme di essere  presto abbandonata . Accanto a lui c’erano un vecchio libro e una pistola . Stavano ancora indagando . Gli oggetti sono depositari del tempo . Per lungo tempo restano silenziosi , non raccontano nulla , ma aspettano silenziosamente di raccontarlo  e quando meno ce lo aspettiamo lo urlano . Si era o era stato ucciso ?

Adesso scopriva la dimensione lacerante dei ricordi , quando in un baleno si erano disgelati  nella loro orrida e angosciante interezza . E l’istinto e il cuore , riaperto nelle sue antiche ferite , le suggerivano  la prima ipotesi . Ebbe come un barlume . Per un istante percepì i suoi pensieri , ormai divenuti morti fantasmi , gli ultimi pensieri di lui , quelli che nessun altro avrebbe conosciuto . Era stato tragico per lui scoprire all’improvviso  la dimensione di ciò che forse da tempo stava  intuendo man mano che la vita trascorreva . Si erano ricomposti in un istante i frammenti di tutto ciò che era successo e si erano svelati  angoli poco illuminati dei suoi ricordi che una luce accecante aveva squarciato tutto ad un tratto . Le parole dette alla leggera , depositate , accumulate e dimenticate erano riaffiorate in un istante  e pesavano tanto  che ogni sforzo per sopportarle risultava vano .

Il tempo per un istante si era fermato . Ahi , mi’ amor .

L’antica domanda aveva finalmente avuto la sua tragica risposta . 

 

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LA VITA E' ALTROVE (recensione del disco "Altro" di Mina)

Siamo su un treno ad alta velocità in corsa . Il paesaggio scorre veloce . Non possiamo fermarci a cogliere certi particolari . Non possiamo neanche fermare i nostri pensieri per riflettere . Le immagini veloci sono come quelli di un videoclip . Dobbiamo rinunciare anche pensare ? No . Bisogna rallentare , bisogna osservare , bisogna fare una sosta , bisogna pensare . Lo richiede la nostra natura di uomini e di donne . Non possiamo sempre lavorare , sempre produrre , correre sempre anche quando dobbiamo divertirci .  Fermiamoci invece a guardare profondamente dentro di noi . Nel 1972 una grande cantante , reduce da enormi successi e da  sfibranti serate in concerto , con un doppio album straordinario mandò un messaggio subliminale a tutti : ‘ Ascoltatemi in questo concerto , nello strepitoso prodigio che ogni sera ho regalato agli altri , la mia anima non poteva fermarsi un attimo a pensare , era tutta per voi , era divorata da voi . Io adesso voglio pensare ad altro , voglio pensare un po’ più a me stessa , voglio avere un po’ più tempo per riflettere su quelli che sono i veri valori della vita . Gli applausi hanno riempito le mie orecchie , ma non possono avere riempito il mio cuore ‘ . Ecco il messaggio di ‘ Dalla Bussola - Altro ‘ . Da una parte la Mina pubblica , la sublime   cantante   che  tutti    noi  conosciamo  ,  che stupisce  tutti   interpretando prodigiosamente  ‘ Someday ‘ , dall’altra parte l’altrettanto sublime donna che gioca a nascondersi , un po’ per una timidezza di fondo , un po’ perché è convinta che certe sensazioni intime non si possono comunicare facilmente a parole , senza correre il rischio di essere fraintesi da chi ci conosce poco , anche se apparentemente è convinto di conoscere tutto di noi . Forse il modo migliore di proporre la propria intimità è farlo attraverso la creazione artistica . Chi sa fare ciò  è certamente benedetto da Dio . Anche Paolo VI , in una sua udienza privata , alla madre di  Frank Sinatra , una straordinaria signora di origini genovesi di nome  Dolly ,  ebbe a dire  queste  parole  : ‘ Suo figlio , signora , è molto vicino a  Dio ‘ . ‘ Cosa intende dire , Santità ? ‘ , chiese la signora Dolly  stupita . ‘ Che lavora per conto di Dio e non se ne vanta ‘ . Mina è anch’essa , anche se non se ne rende conto , una messaggera di Dio . Ho sempre amato Mina , praticamente da quando io ero alle elementari e lei cantava ‘ Tintarella di luna ‘ . Molte sue canzoni hanno accompagnato la mia vita , ma questo album per me ha un significato particolare . ‘ Altro ‘ è un disco stupendo  , con la stessa bellezza di una struggente giornata d’autunno sotto gli ultimi raggi del tramonto . E’ anche un disco estremamente intimo  , pieno di malinconia , ma trafitto anche da raggi di sole . E’ un  disco che mi è stato sempre caro  . Lo confesso . Inizialmente lo conobbi comprando , nei primissimi mesi del 1973 , una cassetta-pirata , che acquistai immediatamente dopo averla appena intravista in una bancarella  , forse perché non avevo sentito prima nessuna delle canzoni di cui leggevo  i titoli . Mina non le aveva cantate mai in televisione , né io le avevo sentite alla radio . Quelle canzoni le sentivo quasi come una proposta di colloquio intimo e privato tra lei e me . Lei che era reduce  di  quattro  anni  di  successi  strepitosi , gli  anni  che  andavano  da ‘ Non credere ‘  a    Parole ,  parole ‘ . Io che avevo alle spalle quattro anni di Università segnati da grossi successi accademici e che mi ero brillantemente laureato un paio di mesi prima . Davanti a me si presentava un periodo di riflessione , prima del servizio militare che sarebbe venuto immediatamente dopo , e prima della vita lavorativa che mia aspettava in agguato dietro l’angolo . Volevo fermarmi un po’ a pensare , volevo concedermi delle pause di ozio che precedentemente per me erano state un lusso . Ricordo che quella cassetta la sentii sino al logoramento . Era bellissima . Mi comunicava sensazioni che andavano in profondità . In essa Mina , anche se non se ne rendeva completamente conto , aveva affrontato in chiave lucidamente , ma anche teneramente malinconica , molti argomenti fondamentali dell’esistenza . Sono quegli stessi argomenti che , spesso , albergano nei vaghi pensieri fluttuanti nella mente dei giovani . 

In Matematica c’è una proprietà che lega una struttura ad un‘altra ad essa complementare . E’ la cosiddetta legge di dualità . In ‘ 1 + 1 ’ ,  ‘ Dalla Bussola ‘ è il duale , o  esatto  complementare ,  di ‘ Altro ‘ . Mina nel primo disco è avvolta dal caldo applauso del suo pubblico . Le canzoni sono solari , ma ci sono anche delle punte di struggente vibrazione come ad esempio in ‘ Io vivrò senza  te ‘ . Le canzoni dell’album gemello sono invece più ombrose , anche se non mancano quelle calde vibrazioni d’amore che Mina riesce sempre a trasmettere .

E’ di quest’ultimo album che vorrei parlare ora in modo particolare , proponendo un’analisi particolareggiata dei brani in esso contenuti associandoli tra loro per affinità e non per contrasto o dualità , come ho fatto in precedenza . Abbinerò nel mio dialogare dunque le canzoni a due a due .

Comincio dalla straordinaria accoppiata di canzoni , dedicata a due cantautori che Mina ha affrontato ciascuno , almeno per ora , tre sole volte soltanto , ma con risultati  eccellenti . Mi riferisco a James Taylor ed a  Juan  Manuel  Serrat ed alle loro stupende composizioni    I  giorni  del  falò    e    Ballata  d’ autunno ‘  .

Entrambe le canzoni sottolineano il crudele crollo delle ingenuità giovanili , con il conseguente scemarsi delle loro speranze . Il testo di Giorgio Calabrese è molto fedele a quello della canzone originale di James Taylor , al contrario , credo , delle sue due altre  canzoni  ‘ Ti amavo quando ‘  e ‘ E’ proprio così son io che canto ‘ . Mina canta in modo discreto , ma non distaccato ,  in maniera lucida , ma anche cullante le parole : ‘ E  lentamente , ad uno  ad  uno , nei pensieri miei , con le speranze andate in fumo , tramontano gli dei , l’età dell’oro e l’isola  utopia ‘ . Mina in un soliloquio lucido e  personale  riesce  a  trasmetterci   l’intima  bellezza  di  questa  canzone . Canzone , quella di James Taylor , molto intensa , brevissima , ma insinuante , che non stanca mai neanche dopo ripetuti ascolti . La sua sorella spirituale ‘ Ballata d’autunno ‘ è musicalmente più complessa . Sovrappone momenti pittorici e descrittivi a spunti emotivi di lacerante  riflessione interiore . L’arrangiamento di Natale Massara è di gran classe con un inizio orchestrale  in cui il lieve suono dell’oboe ci ricorda l’inizio del poema sinfonico di Sibelius ‘ Il cigno di Tuonela ‘ , anch’esso permeato da dolente mestizia e struggente sconforto . Mina esprime in essa la sua sensibilità di donna e di cantante in tutta la sua vasta gamma espressiva . A volte la voce risulta vellutata e ’ … sottile come un lamento ‘ , altre volte si rinchiude in un tono spossato quasi a sottolineare in maniera ancora più intensa il potere espressivo delle parole ‘ con voce sempre più stanca … ‘ , altre volte diventa lacerante  ‘ magari si potesse del domani e del passato dire quello che ho sognato … ‘ , per poi ritornare ad essere ancora fortemente espressiva quando inizia la frase ‘ io ti racconterei che sta bruciandosi l’ultima legna al fuoco … ‘ . ‘ Ballata d’autunno ‘ è certamente una delle perle più preziose di tutta la produzione di Mina e bisogna rendere anche onore a Paolo Limiti , non dimentichiamolo ogni tanto  , per la sua convincente traduzione che rende ottimamente  in  italiano  il   bellissimo  testo  catalano  originale  .

Le due canzoni che aprono le due facciate del disco , ‘ Non ti riconosco più ‘ e ‘ Fate piano ‘ , sono invece legate dalla loro peculiarità  descrittiva  di due diversi tradimenti amorosi . Il primo , più tradizionale , è cantato da Mina con una voce che sembra strappata da dentro l’anima ( vi  ricordate ’ Io e te da soli ‘ ? ) . Parte con toni vocali stupiti , ma sobri e attenuati , ‘ Non ti riconosco più … ‘ , sino ad arrivare quasi ad urlare nel lacerante finale ‘ Sei lontano ormai … ‘ . Ma la fine di questo amore sarà proprio così definitiva ? Molto più drammatica in questo senso  mi  sembra  ‘ Fate  piano ‘ , un brano da grande interprete . La struttura colloquiale del brano , ‘ Che dite mai ? Certo  lui  non è … ‘ ,  è infatti continuamente intersecata in modo trasversale da  considerazioni  più  interiori , ‘ Mi stan scavando il cuore le parole , fate piano … ‘ . Il dubbio corrode come un tarlo i pensieri della protagonista che non vorrebbe sentire le voci degli altri , ma che tuttavia non può fare a meno di ascoltare . C’è un contorsionismo vocale da manuale . Mina  è immensa come interprete e questo  brano  lo  prova .

Al tema del suicidio sono invece legate le stupende canzoni ‘ Rudy ‘ e ‘ Volendo si può ‘ . Nella prima si respira un’atmosfera ovattata , languida . Si percepisce il benessere materiale della protagonista , ‘ il foulard di Balmain ‘ , la sua languida oziosità , ‘ il bicchiere di gin ‘ , la sua bellezza tipica di ricca signora borghese , ‘ il bel corpo abbronzato dal sole ‘ , la sua ricercata cultura , ‘ legge due pagine di Apollinaire ‘ , la sua sensibilità musicale , ‘ il giradischi torna a suonare le bossa–nove di Tom Jobim ‘ , la sua raffinatezza ’ , il mormorio dell’après-midi ‘ . Nonostante ciò si nota anche la sua instabilità emotiva , ‘ resta a fumare col naso all’insù ‘ , le sue lacerazioni interiori , ‘ a strappare una fotografia ‘ , la sua inquietante indecisione  , ‘ a contare le righe sui muri ‘ . Ad un tratto la decisione arriva inaspettata , almeno per noi . E’ la decisione estrema . Nemmeno il sottile arabesco di luce è riuscita a salvare la signora e la cosa più atroce è il pensare al sonno eterno dei suoi due bambini innocenti che hanno lo stesso sorriso di Rudy  . Canzone preziosissima nel repertorio di Mina , che , in questo brano , sfoggia una voce dal timbro nasale e bamboleggiante in contrasto apparente con il contenuto tragico della canzone , quasi a sottolineare il senso di estraneità dell’avvenimento , arricchendo di credibilità il lusso che i particolari descritti dalla canzone vogliono appunto fare intendere . Lusso , benessere e anche cultura a volte non ci salvano , purtroppo . Da sottolineare lo splendido arrangiamento di Salerno immerso in un’atmosfera vagamente rétro con l’introduzione finale e la chiusa finale che ricordano quella che accompagna l’inquietante sequenza finale del film ‘ Shining ‘ , quando appare la  foto  del  protagonista  ritratto all’ Overlook   Hotel  in un precedente e remoto tempo  parallelo .

Altra atmosfera è quella che accompagna ‘ Volendo si può ‘ . Qui si respira un’aria più quotidiana . Si parla di un treno che è appena partito  , di un amore finito , del cagnolino fedele , del voto al partito , di una  madre trepidante . Ma forse appunto per questo la fine della protagonista è ancora  più  toccante . L’arrangiamento di Pino Presti è geniale quando , per sottolineare il gesto estremo e la definitiva assenza successiva della protagonista , fa seguire alle ultime parole ‘ Basta poco e fra poco io per sempre dormirò , è tanto facile ‘  uno straordinario assolo di chitarra acustica , uno dei più  bei  finali  strumentali  di  tutta  la  produzione  di  Mina .

I problemi del cuore sono invece gli argomenti di  ‘ L’abitudine ‘ e ‘ L’amore , forse ‘ . La prima , con un testo bellissimo di Bruno Lauzi e con un arrangiamento sobrio e volutamente dimesso , ma estremamente  funzionale , ci parla di un amore assopito nel tempo , ma che potrebbe essere risvegliato dal desiderio della protagonista ‘ mi basterebbe una parola e mi fermerei …’ . Mina riesce a trasmettere da grande attrice , quale lei , modestamente , dichiara di non essere , tutte le emotività che sfiorano il corpo e la mente della protagonista della canzone .  La seconda canta l’amore in modo forse più oggettivo e universale . E’ la traduzione di una splendida canzone brasiliana con versi bellissimi del grande Giorgio Calabrese nei quali Mina un po’ si confessa tra le righe , svelando ed esaltando anche il coraggio e la necessità della sofferenza : ‘ … è mille volte meglio ,  sì ,  morire di dolore che non amare  mai ‘ .  Due canzoni semplicemente  meravigliose  .

I caldi raggi di sole del disco , quelli che splendono prima del tramonto del sole , quelli che tingono d’oro spendente le altre foglie , o meglio , le altre perle d’autunno dell’album , sono invece le ultime due canzoni  ‘ Amore mio ‘  e  ‘ Ossessione ‘ 70 ‘ . La prima sottolinea con parole romantiche , ma non banali , la dichiarazione d’amore che una donna fa al suo uomo , e quale uomo  non vorrebbe che quelle parole fossero rivolte proprio a lui . La canzone del grande e non dimenticato Bruno Canfora ha una struttura melodica classicissima . Mina esalta più che mai la liricità del brano , prolungandone a volte le note e abbandonandosi in variazioni e sfumature di gran classe . Tutto ciò è sottolineato dai preziosi e sontuosi archi di Natale Massara . Questa calda canzone d’amore si rivela come una prima luce d’amore gioiosa , come il primo raggio di sole che scioglie l’atmosfera un po’ troppo malinconica dell’intero disco e personalmente mi fa venire in mente le parole di Mimì ne ‘ La Bohème ‘ di Puccini , quando , per dare lustro , bellezza e gioia alla sua umile e fredda dimora da bohémienne , canta con una voce che si espande come il calore dell’amore : ‘ Ma quando vien lo sgelo , il primo sole è mio ‘ . Non è un caso che il brano sia il penultimo e non è un caso che il divertissement ‘ Ossessione ‘ 70 ‘ sia l’ultimo del disco . Esso sgela definitivamente l’atmosfera languidamente malinconica e trasfigura il senso della giornata autunnale appena trascorsa . Il brano di Fausto Cigliano è delizioso . Una filastrocca che si poggia su una bossa-nova di gran classe , che dimostra anche come Mina potrebbe cantare con successo persino l’elenco telefonico . In essa vengono elencati i nomi dei mitici calciatori che componevano la favolosa nazionale italiana di calcio , vice-campione del mondo a Città Del Messico nel lontano , ormai  ,  1970 .  Come dimenticare le emozioni di Italia – Germania ( 4 a 3 ) e gli sbandieramenti il giorno prima dell’emozionante partita finale con il Brasile . Ricordo che  Mina trasmetteva questa  canzone  continuamente  nei  sui   mitici ‘ Pomeriggi ‘ . Le piaceva evidentemente tantissimo . Mina ha voluto sottolineare con questo brano l’importanza che hanno nella vita le piccole e anche futili cose quotidiane che la vita ci regala ogni giorno . Il piatto di piselli da preparare , la cena con gli amici , il mare da guardare , il libro da leggere o da rileggere , la canzone da ascoltare , il film da vedere ,  la passeggiata da fare , il tempo da dedicare alla persona amata , il tempo da trascorrere con i figli e , non ultimo , appunto , le partite della nazionale da vedere in Tv , per poi eventualmente correre come folli per la strada vestiti di  tricolore , quando miracolosamente l’Italia riesce a diventare campione del mondo . La canzone esalta il sano e geniale ozio di cui lei è indiscussa maestra . Nella vita sono queste , in fondo , le cose più importanti . L’altrove è qui . Mina ce lo comunica continuamente anche se non concede interviste , anche se non si fa vedere , anche se non scrive in  bacheca . Chi ha orecchie per intendere , intenda . Chi ha cuore per capirlo , capisca . ’ Ecco il mio segreto , è molto semplice : non si vede bene che col cuore , l’essenziale è invisibile agli occhi ‘ , diceva  il     Piccolo  principe     dell’omonimo   racconto  di   Antoine  de  Saint-Exupéry  . Nella vita forse le scelte migliori sono quelle dettate dal cuore , perché , come diceva il filosofo e matematico Pascal ,  il  cuore  ha  le  sue  ragioni che la ragione non  conosce ; lo si sa in mille cose .

Dopo  l’università , con  l’intelligenza  del  cuore , capii  che  la  lotta  non  faceva  per  me  . Non volevo dominare sugli altri , né essere divorato da loro per avere sgomitato , né volevo leccare il culo ai professori per elemosinare un posto di assistente . Preferii affrontare il mio bravo concorso di professore di Liceo , che vinsi quasi subito , senza nessuna raccomandazione . In fondo volevo essere libero , non volevo creare rapporti servili con nessuno . Ho capito col tempo che questa libertà di pensiero va difesa ad oltranza , anche se ciò costa fatica anche in termini di rapporti con le persone . Rimpianti ? Col tempo ne ho sempre di meno . Attualmente ho un contratto collaborativo all’Università e mi accorgo di come un mio vecchio professore sia in fondo rimasto sempre uguale a se stesso . Un po’ incartapecorito nel suo unico ed esclusivo amore per la Matematica , che a me , ribadisco , piace molto , la considero più un’arte che una scienza , ma col tempo ho capito di avere fatto bene a non fossilizzarmi in essa . Ho capito che avevo ed ho bisogno di altri spazi mentali e sentimentali . L’unico cruccio , rammarico e risentimento che ora ho è quello nei confronti degli ultimi ministri della pubblica istruzione che ogni giorno attaccano la nostra categoria per derubarci del nostro prezioso tempo libero e della nostra libertà di  insegnamento  a  favore  di  attività  che  a  volte si rivelano , nella migliore delle ipotesi  , formali e , nella peggiore , inutili , se non  addirittura  dannose  .

Nessuno comunque , credo , potrà ormai derubarmi della mia capacità ancora intatta di godere del bello , di esserne continuamente alla ricerca , senza inseguire l’illusione di quella felicità preconfezionata , che molti santoni o politici vorrebbero assicurarci , venendo , a volte , anche nelle scuole , come di recente è successo nella mia , per affermare ciò , facendo , evidentemente , solo  demagogia presso i giovani . I giovani , che sono appena usciti dallo stato di fanciulli , sono invece quelli che  più facilmente sanno giudicare il mondo , come diceva Bernanos . L’ascolto di ‘ Altro ‘ mi proietta spesso in quella stagione della giovinezza in cui si deve varcare quella famosa linea d’ombra di conradiana memoria . Attraverso questo disco , a volte , colgo dei bagliori di sensazioni provati in quel periodo della vita in cui , lasciata alle spalle l’adolescenza , si  comincia a diventare adulti . Difficile età quella della prima giovinezza . Non l’ho dimenticato . Come cerco di non dimenticare i sussulti che il mio cuore stupefatto provava nel sobbalzare dei sentimenti , in quelle che erano le mie pene d’amore , ormai  perdute .  Mi conforta e mi fa enorme piacere notare che questa bacheca è frequentata anche da molti giovani o giovanissimi che amano Mina , che cercano in lei e nelle sue canzoni anche una consolazione per le loro pene esistenziali ed una spinta per crescere . Questi giovani sanno cercare il bello ad di fuori della moda e dei convenzionali prodotti offerti loro dal mercato consumistico che impera nel nostro mondo . Forse è da essi , dai migliori di essi , come dai migliori dei miei allievi , che si può trarre insegnamento . Quell’insegnamento che mi ripaga spesso per quello che io molto professionalmente e , a volte , distaccatamente trasmetto ai miei alunni . Umilmente mi sforzo , comunque , di  fare  mie  le  parole  di   Seneca   :  ’ Mutuo  ista   fiunt  ,  et  homines  dum  docent  discunt .

 

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IL CARNALE CANTO DELL'ANIMA 

(Recensione dell'album "Dalla terra", 12 inni sacri incisi da Mina nel 2000)

 

Rischiando di essere banale , dico che sicuramente ‘ Dalla Terra ‘ è il disco più straordinario di Mina . Certamente è un episodio a sé , che forse rimarrà isolato , ma è il disco che porterei con me in un’ isola deserta per continuare a sentirlo ad libitum , tanto è straordinaria la sua ricchezza  . Mina ha superato se stessa ed è molto difficile aggiungere altri commenti a quelli che sono stati espressi su questo capolavoro su questo sito e su questa bacheca  . Questo sito e questa bacheca , nati proprio in coincidenza dell’uscita del disco , mi hanno infatti permesso di approfondire meglio i miei giudizi e le mie impressioni su questo disco e soprattutto mi hanno permesso di scambiare opinioni con altri amici . Tutto ciò è stato meraviglioso . Grazie ,  dunque , a chi , attraverso questa bacheca , ha saputo comunicare la sua intelligenza e la sua sensibilità e , soprattutto ,  il suo amore per l’arte , per la musica , per Mina . Mina che in questo disco non cerca consensi e che interpreta i brani sacri con una partecipazione emotiva eccezionale , in modo viscerale , mettendo in risalto la sua umanità , la sua  carnalità di  donna  e soprattutto  di  madre . ‘ Voi  ch’amate  lo  Criatore ‘  e   ‘ Pianto della Madonna ‘ , con il solo accompagnamento al pianoforte  del grandissimo Danilo Rea , per me sono i due vertici assoluti , soprattutto quest’ultimo ,  dell’intero album  e , forse , di tutta la carriera di Mina . In meno di due minuti , Mina riesce a comunicare tutto il dolore e lo strazio non solo di Maria davanti al figlio in croce , ma anche quello di tutte le madri che hanno l’animo lacerato e lo fa usando la sua voce in modo supremamente espressivo , trasformando gli acuti in grido di dolore e i bassi in soffio di pianto . Un’interpretazione che fa venire i brividi . Mina si è  calata totalmente , anima e corpo , in ciò che ha cantato  , rendendo omaggio al suo illustre e geniale concittadino Claudio Monteverdi , ma forse l’omaggio è stato reciproco . Per lei sono infatti necessarie le parole di Marcel Proust quando descrive che cosa è veramente un grande interprete , che può essere , indifferentemente , un musicista o un’attrice e , nel nostro caso , una cantante riduttivamente considerata di ‘ musica leggera ‘  :

' Ma quel talento che cercavo di scorgere fuori della parte recitata faceva in realtà è tutt'uno con  essa . Così , nel caso di un grande musicista ( e sembra che fosse il caso di Vinteuil quando suonava il piano ) , il suo modo di suonare è tale che non ci si accorge più nemmeno della sua bravura di pianista , perché ( non interponendo più quell'apparato di sforzi digitali coronati qua e là da brillanti effetti , tutto quello sprizzare di note nelle quali almeno l'uditore , che non sa dove attaccarsi , crede di scoprire il talento nella sua realtà materiale , tangibile ) il suo  modo di suonare  è  diventato  così trasparente , così pieno della musica  interpretata  che lui  stesso , l'esecutore , scompare , e non  è  più  che  una  finestra  che     sul   capolavoro ’ . E più avanti  ancora :    Così  l'interpretazione  della  Berma   stava  intorno all'opera , come una seconda opera vivificata anch'essa dal genio ‘ .
E Mina è  geniale e straordinaria , appunto  . Ma tutto il disco è straordinario a partire dallo stupendo ‘ Magnificat ‘ , inno di fede , di gioia , di fiducia , di attesa e di speranza , passando poi per la consolante ‘ Nada te  turbe ‘ , con  uno  splendido  supporto  della  chitarra , sino  al  vibrante ‘ Ave Maria ‘ finale . Niente è concesso al soft , al vago ed inutile ‘ New Age ‘ , ma tutto è  carne , sangue , passione , ma anche anelito di sublime . Tutto nel disco è magicamente equilibrato e la sua bellezza si coglie  da  mille  sfumature . Si  coglie  nell’ atmosfera jazzata  con  la  quale è  rivestito ‘ Quanno  nascette  Ninno ‘ , che diventa così un canto gioioso di fratellanza , si percepisce nello splendido ‘ Quando corpus  morietur ‘ , che Vincenzo Bellini definì un poema supremo sul dolore e che Mina interpreta a due voci , soprano e  contralto , in un perfetto equilibrio vocale , si nota nella versione personalissima di ‘ Qui presso a  te ‘ , che prende ad ogni ascolto sempre di più , si intuisce nella dolcissima ‘ Dulcis Christe ‘ , un mottetto a due voci , una perla del XVII secolo , si assapora in quella splendida invocazione alla Madonna del XII secolo di Bernardo da Chiaravalle , musicata in modo splendido da Gianni Ferrio , che è ‘ Memorare ‘ , si assapora  in ‘ Omni die ‘ , con i suoi straordinari effetti di rimbalzi sonori e infine si gode  nel  notissimo inno liturgico della  Pentecoste ‘ Veni Creator  Spiritus ‘ , esempio supremo di canto gregoriano e , per Mina , caro ricordo delle sue fredde mattinate domenicali  in Chiesa ad assistere alla Messa Domenicale con la mamma , quando era ancora bambina . Mina ha trasferito in questo disco tutta la sua umanità di donna , ma anche  la sua spiritualità e la sua anima , racchiusa , in copertina , dentro il profilo tagliato e trasparente , così magicamente e genialmente fotografata  dal grande Mauro Balletti . Se qualcuno poi si dovesse chiedere come mai Mina , che incarna ancora nell’immaginario collettivo la figura di pubblica peccatrice , ha fatto un disco del genere , rispondo dicendo che non si può pretendere , senza rischiare di essere farisei , di saper leggere veramente nel fondo del suo cuore . Forse solo  Dio , che certamente la ama  tantissimo , le ha regalato infatti una voce che è forse la prova più tangibile della sua esistenza  , lo può fare . E poi Mina molto umilmente nella sua ‘ Ave  Maria ‘, alle parole ‘ nobis peccatoribus ‘ , ha enfatizzato al massimo la sua invocazione , urlandola a squarciagola , perché sa che  la nostra condizione umana è proprio quella di peccatori . Cristo infatti è venuto solo per chi ha peccato e per chi , umilmente ,  implora il suo perdono .

Ho preparato un CD , un CD di Musica Sacra, un CD nel quale ho cercato umilmente di trasferire anche la mia ansia spirituale e la mia ricerca di una fede , che a volte sembra sfuggirmi . L’ ho preparato per gli amici , tra i quali un paio proprio di questa bacheca , e l’ho intitolato  ‘ La pace nel cuore ‘, perché non ci può essere negato ,  se non il dono della fede , almeno il dono della speranza e della bellezza . Vi ho inserito , naturalmente , anche qualche brano di ‘ Dalla Terra ‘.

Sarà per me un piacere regalarlo a chi me ne farà richiesta .

 

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TU CON ME

(Non tutti sanno che "Tu con me" è una canzone incisa da Mina per l'album "Rane supreme")

Rose si trovava a Milano già da due settimane . Quel sabato 8 settembre sarebbe stato il suo penultimo giorno di soggiorno nella città . Voleva goderselo intensamente . Non aveva ancora avuto effettivamente il tempo di passeggiare per le vie di questa città . Era stata molto impegnata tra riunioni , pranzi e cene di lavoro , incontri tra manager e incontri tecnici . Si trovava a Milano per conto di una multinazionale . Lei , americana , amava molto l’Italia . Era la terza volta che ci ritornava  . Milano le piaceva . In questa città ritrovava un’atmosfera vagamente familiare . In quel momento le faceva compagnia solo l’aria ancora confortevole  dell’estate , che  preannunciava però già l’autunno . La sua amica milanese , che la ospitava , usciva sempre per conto suo , molto spesso alla ricerca di avventure erotiche . Era sempre alla ricerca frenetica di ‘ machos ‘ che certo non mancavano . Lei si accontentava di trovarli persino al supermercato presso il bancone dei surgelati o vicino alle cozze . Li preferiva con le cosce come due tinozze , con i bicipiti , tricipiti , quadricipiti , pentacipiti bene in evidenza . Ogni tanto comunque raccontava a Rose di qualche sua disavventura con qualche nerboruto i cui muscoli esplodevano dalle magliette e dai jeans attillatissimi , ma il cui uccello a volte somigliava a quello minuscolo scolpito nelle statue degli antichi eroi greci . Si rivelava spesso un piccolo colibrì che non sapeva prendere neanche il volo . Forse era effetto degli anabolizzanti . Mah ! A Rose questo tipo di avventure non interessavano . Era una ragazza molto graziosa e gli uomini se ne accorgevano . Non troppo alta , ma con i capelli biondi e cortissimi , gli occhi profondamente neri , un viso candido e uno sguardo dolce e un po’ svagato che somigliava vagamente a quello di Marilyn . Aveva un seno piccolo , ma dalla forma perfetta , un culetto tondo e sodo  e due caviglie sottilissime che facevano girare spesso gli uomini che la incrociavano , ma Rose non si soffermava ad ammirare solo  il loro sedere , li guardava invece immediatamente diritto negli occhi . In quelle due settimane di permanenza aveva avuto comunque poco tempo per fare delle nuove conoscenze maschili . Quel sabato pomeriggio in quel megastore fu attratta invece da un uomo non bello , piuttosto  mingherlino ,  che nel reparto dischi stava ascoltando in cuffia un disco dalla copertina un po’ inquietante . Raffigurava un corpo erculeo di uomo con un volto di donna . Incuriosita Rose si fermò . Gli occhi di lui erano chiusi , come in  estasi . Le sue ciglia lunghissime sembravano vibrare . Il tasto era pigiato sul brano numero otto . Quando gli occhi di lui  si  schiusero , due lame sottili le penetrarono la pelle . Il suo sguardo era più eloquente delle parole . Rose rimase come paralizzata . Sconvolta , trovò comunque la forza per chiedergli che cosa stesse ascoltando . Lui le infilò immediatamente la sua cuffia in testa . ‘ Tu con me stasera … ‘ . A Rose quella voce da orgasmo sembrava che volesse perdersi tra una conturbante promessa ed un invito eccitante . I brividi le staffilavano il corpo intero quando lui , tenendo sempre lo sguardo fisso su di lei , le sfiorò le braccia con le sue mani solleticanti che sembravano seta mischiata a carta vetrata . Due occhi nerissimi , capelli ricci , viso scuro e abbronzato , barba folta e nera come i capelli . Non era certo il tipo anglosassone al quale lei era abituata . Lui disse di chiamarsi Osthanat . Era un  ingegnere egiziano che ormai da anni risiedeva  in Italia , una terra che amava molto e che molto gli aveva dato . Parlava correttamente l’italiano e anche l’inglese . La sua voce languida pareva penetrarla come il  suo sguardo   . Rose doveva voltarsi . Non poteva sostenere il suo sguardo senza eccitarsi . Doveva darsi un contegno . Non sapeva come fare . Diffidava un po’ degli arabi , ma quel ragazzo era diverso e poi quella musica che aveva sentito in cuffia le aveva fatto provare strane sensazioni attirandola come una calamita verso di lui . Le sue diffidenze caddero quando lui timidamente   le   chiese   quanto   tempo   doveva   ancora  trattenersi   a   Milano  .

‘ Solo  stasera . ‘ –  sospirò Rose . ‘  Vieni  da  me ? ‘ – fu l’invito gentile e suadente di lui . I  suoi  occhi  di brace parevano  volessero  dirle  : ‘ Forza , arrenditi . ‘ . L’intero corpo di  Osthanat  le  trasmetteva altri inviti rumorosamente silenziosi  . Le  labbra di lui , di un colore rosso molto scuro , stavano socchiuse , mettendo in risalto dei denti bianchissimi . Erano invitanti , ma restavano mute . Lei voleva scappare e  contemporaneamente restare . Si avviò verso il reparto dei dischi . Comprò in fretta il disco del quale aveva sentito quella canzone e si avviò in direzione della cassa . Lui la seguiva paziente . Anch’egli aveva in mano lo stesso disco . Quando si trovarono di fronte alla cassiera , con un gesto telepatico , scrissero entrambi il loro indirizzo e recapito telefonico  nella  busta  del  CD e al momento  di pagare , guardandosi intensamente negli occhi ,  se li scambiarono .

Dalle loro bocche non uscì nemmeno una parola . Bastavano solo gli occhi per comunicare vibrazioni  misteriosamente  eccitanti  ai  loro  cuori  .

Appena entrata a casa della  sua amica , Rose , con  impaziente  frenesia ,  inserì immediatamente nel lettore il  primo dei due CD . Si soffermava continuamente a risentire il brano nel quale  una soffice voce  maschile  cominciava a cantare sussurrando ‘ My  love , I’ll  never  find  the  words  my  love to  tell  you  how  I  feel  my  love  ‘ . Smaniava  quando  lo  ascoltava  . Era  folgorata   poi   da   quella   voce   femminile   che   cantava ‘ Without you life has not meaning or rime ‘ e poi si fondeva languidamente con quella di lui intonando ‘ God bless you , you make me feel so brand new … ‘ . Non l’ aveva mai sentita prima . Era una voce esplosiva come il nome , Mina . Era come se l’incontro del pomeriggio fosse stato magicamente tradotto in quella canzone .  Quando inserì il secondo CD si sdraiò languidamente in poltrona , vicino  al  telefono . Stava ascoltando estatica  la struggente frase ‘ con la tua presenza viva come la tua assenza ‘ , quando quel godimento fu interrotto  da un potente  squillo . ‘  Sono  qui .  Fuori . Scendi . Ti aspetto . ‘ . Era la voce di Osthanat . Rose non ci pensò due volte . Sembrava in preda ad un’improvvisa follia . Non le era accaduto mai in vita sua di provare queste travolgenti emozioni e queste fortissime sensazioni . Si vestì in fretta e si precipitò per le scale . Lui l’aspettava in macchina . Lei si infilò dentro la vettura automaticamente . Era come ipnotizzata . Il profumo di lui era intenso , odorava di spezie e di muschio , non era dolciastro come quelli che usavano gli uomini occidentali . Era conturbante , sottilmente selvaggio ed estremamente sensuale . Non dissero una parola . La musica del lettore CD parlava per loro . Rose sentiva altre canzoni e la voce che cantava era sempre la stessa . Cantava con erotismo intenso quello che lei stessa avrebbe voluto gridare : ‘  Ho voluto  te , proprio  come sei … ‘ . L’automobile si fermò . Salirono freneticamente i tre piani di scale . Osthanat aprì  la  porta . Entrarono in fretta . I loro abiti scivolarono sul rosso pavimento  quasi immediatamente . I corpi stavano già abbandonati  sul letto . Rose sentiva i dolci peli del corpo di Osthanat che le sfioravano la pelle facendole provare sensazioni  dimenticate , vissute  , forse , in  un’altra  esistenza . Era eccitatissima , ma il suo pudore non le permetteva , anche se avrebbe voluto , di gridargli  :  ‘ Prendimi . Sono  tutta  tua .  Pigliami  . Aprimi . Ti voglio dentro di me . Non indugiare . ‘ . Osthanat invece indugiava . Si alzò avviandosi verso la cucina . Voleva offrirle qualche  prelibatezza . Ritornò da lei con un vassoio pieno di dolcetti fatti con  fichi e miele . Rose le assaggiò . Anche la sua gola cominciava ad esultare . Osthanat accese , con gesti lenti ,  lo stereo . La  voce  di  Mina  si diffuse  magicamente  nell’aria . ‘ Miele su miele andrà ,  la  mia  serata  andrà … ‘ . Le luci abbassate diffondevano prevalentemente un colore rosso , aranciato come uno struggente tramonto . ‘ Su , non parliamo più … ‘ . Un profumo di incenso penetrò poi intensamente nelle sue narici , mentre il corpo di lui , ‘ il tuo corpo nero e i suoi richiami ‘ , si avvicinava frenetico  al  suo . ‘ Poi  ,  tra i miei  capelli affonda le tue dita ‘ . Ogni   poro  della    pelle  fremeva ‘ io sentirmi tua ‘ , quando lui cominciò ad accarezzarla senza fretta , ‘ se mi tocchi così … ‘ , indugiando languidamente sul suo corpo , ‘ ci vuol poco a confondersi ‘ , e dirigendo la sua bocca sempre più giù , ‘ è bellissimo … ‘  ,  sino  ad  assaporare  il  suo  umido  ed   intenso  sapore  di  donna  , ‘  io    mi  sento    sfinita … ‘ . Si   sentì  esplodere    quando    lui    la    penetrò    dolcemente   . L’aspro odore delle sue ascelle la inebriava .  ’ Uappa     ,   uappa    ,     uappa    ‘ . 

Il suo pudore si  era arreso al talento  erotico  di  lui . ‘ E non ridere , se  io  grido , non  ridere ‘ . Lui  , possedendola , le aveva   preso anche  il  cuore  . ‘ Non posso fare a meno di te ‘ . Aveva  perso  la  cognizione di  sé . ‘ Sono nelle mani tue ‘  . Erano due corpi , un uomo e una donna , fusi in uno solo essere . ‘ Magica follia ‘ . Anche  le  loro   anime   sembrava   che si   penetrassero  .  Fu   un   godimento dolce  ed   intenso   .  ‘ Ancora , ancora , ancora , le  tue  braccia  ancora  ,  sul  mio  collo ancora … ‘ . Durò fino a quando i loro corpi giacquero esausti sul letto  bagnato dai loro umori . Rose si svegliò per prima . Sfiorò  , accarezzandolo dolcemente ,  l’inguine di Osthanat  . Avrebbe voluto provocarlo un’ultima volta . Ma non lo fece . Preferiva invece preparargli la colazione o , meglio , vista l’ora ,  il pranzo ,  magari due spaghetti al dente . Non voleva però far rumore . Non lo voleva ancora svegliare . Le piaceva osservare le sue lunghe e morbide ciglia e il suo  lungo collo  leggermente  reclinato  e  abbandonato  languidamente  sul  cuscino  .

Decise comunque di alzarsi lo stesso . Prese un altro disco della cantante che aveva accarezzato la loro notte d’amore . Osthanat ne possedeva parecchi . Dopo pochi attimi un’aria frizzante e leggera diffondeva nella stanza , con le finestre appena socchiuse , ‘ vorrei rinnegare il sole che ci viene incontro ‘ , un‘altra canzone di un erotismo sottile e struggente  ‘ Questa notte potevamo morire  ,  per  sfruttare  al   meglio  tutto  di   noi  .  Con  il  desiderio  di  non  finire  mai      .

Come sarebbe stato bello effettivamente che il mondo fosse finito lì , assieme  al loro  amore  cosmico  . Non voleva , anche se era consapevole di quanto questo  suo desiderio fosse assurdo , che quella magia potesse finire tra qualche ora . La sua vita era rimasta ormai irrimediabilmente stravolta . Loro due non avrebbero , ormai , potuto pensare ad un mondo uguale a quello che avevano conosciuto prima del loro incontro  . ‘ Quando andremo via da questa  stanza  dove  morì  l’ipocrisia … ‘ . Il pensiero di quello che sarebbe successo nei giorni a venire era come un tarlo per lei  . Sarebbe stato difficile liberarsene , visto che quella sarebbe stata probabilmente l’ultima volta che si sarebbero visti  , ‘ come si fa tra amanti di valore … ‘ . Era già giorno inoltrato . L’aereo  sarebbe partito   nel tardo pomeriggio  , quasi al tramonto .  Fu difficile staccarsi .

‘ Scrivimi ‘ furono le ultime parole che entrambi pronunciarono , presagendole come  una  promessa  che ,  forse , sarebbe stato superfluo  mantenere . Erano drammaticamente consapevoli che quel loro incontro sarebbe potuto bastare per colmare  interamente  la  loro esistenza . Sarebbe rimasto  come  un  marchio a  fuoco  indelebile   sui  loro  corpi   e   incastonato  come  uno  zaffiro  nelle  loro   anime .  Non   li   avrebbe   abbandonati   mai   più  ,  per  tutto    il  resto   della   loro   vita  .

La mattina del’11 settembre Rose si avviava già al lavoro . Era arrivata a  New York il giorno  prima , ma stranamente non si sentiva stanca . Era piena , soddisfatta , trasudava ancora d’amore . Osthanat , dall’altra parte del mondo , sentiva che era incapace di togliersi dal suo corpo e di strapparsi dall’anima quella donna occidentale , dolce come i fichi ed il miele della sua terra . In vita sua non aveva mai provato un amore intenso come questo . Doveva comunicare subito con lei . Rose , a migliaia di chilometri da lui , sentiva sempre il suo odore che le penetrava in tutto il corpo . Non avrebbe mai immaginato che ,  ‘ a dispetto delle convenzioni ‘ , si sarebbe potuta innamorare così perdutamente di un arabo  . L’amore l’aveva ghermita . Si era arresa .  La sua razionalità occidentale si era sciolta al calore di questo  magico  incontro  .  Il  suo  corpo  e  la  sua  anima  erano  stati  colmati  da  lui  .

L’ascensore della Twin Tower number one si fermò al 61° piano . Rose era in lieve ritardo . Avrebbe dovuto essere in ufficio per le 8:30 . Non aveva avuto nemmeno il tempo di telefonare a Osthanat . Si rammaricava di questo fatto . Stava cominciando inconsapevolmente  ad odiare quella sua vita frenetica che non le permetteva di avere un po’ di tempo per sé . Tempo per pensare . Tempo per riflettere . Tempo per oziare . Tempo per vivere . Tempo per amare . Guardò l’orologio . Erano  le 8:45 esatte … In quel preciso momento , il grattacielo fu penetrato da un uccello metallico che si era trasformato in una lama di fuoco  . I ricordi di Rose esplosero in mille  pezzi  nel  cielo , diffondendosi  nell’aria divenuta  all’improvviso  irrespirabile          ANCORA       ADESSO       COME        PER      L’    IMPORTANTE       ARRIVA        QUASI       TRE        VOLTE      ANCORA       MUSICA     MAGICA      DENTRO       ME         FINIRE          ANCORA           LUI          ANCORA          E’         AVERE            TE              FOLLIA           .

Quella  stessa   mattina  ,  in  quel  preciso  momento  ,  Osthanat   le  stava   inviando   una  e.mail   ‘ My   chérie  amour ,  lovely   as   a   summer   day  ...    ,   che   non   sarebbe    mai   arrivata   a    destinazione .

Ερος  και Ταυατος  .  Eros  e  Thanatos  .   Un  folle   e  beffardo  destino  aveva  tragicamente invertito  i   loro  nomi    .

 

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