INTRODUZIONE

 

Salutare un amico alla stazione… sempre più difficile. Quasi impossibile per me che mi affeziono spesso, ma poco realmente. E salutare un amico come Paolo, significa darsi un arrivederci ad un giorno ancora non stabilito. L’arrivederci mi allieta, il giorno da stabilire mi stuzzica, ma l’attesa, negli ultimi anni si fa sempre più pesante. Sarà perché poche volte ho voluto bene una persona come ne voglio a Paolo. Sarà perché Paolo è tra i miei affetti più cari. Sarà perché Paolo ha una sola faccia ed è quella che io speravo di trovare nell’umanità, sempre più distratta, sempre più assente, superficiale, terrorizzante, illusa, povera.

Stazione Termini di Roma. Paolo è salito sul treno, una Freccia Rossa. Quei nuovi treni che fanno Napoli – Roma in un’ora… nemmeno ti siedi e già arrivi a destinazione. Una volta avevi il tempo di mangiare, di fare conoscenza con una bella ragazza che magari mai ti avrebbe dato il suo numero di telefono in altre situazioni. Sui treni ti veniva voglia di leggere, addirittura anche le notizie di politica estera. Prendevi le salviettine profumate della prima classe e te le portavi appresso. Sul treno, di solito, non servono mai… ma te le danno, e tu le prendi!

 

Paolo non si è accorto che una volta sistemato il bagaglio del suo treno, io sono stato lì a guardarlo per un altro minuto. Con occhi commossi. Paolo ed io siamo stati insieme tra Napoli e Roma quasi una settimana. E’ venuto da Udine per assistere alla prima di un mio spettacolo teatrale… abbiamo pranzato insieme a casa mia, poi abbiamo preso tanti caffè, uno nella “piazza di Lazzarella” (Piazza del Gesù a Napoli), abbiamo bighellonato per le strade della capitale, ci siamo inoltrati in ristoranti che ci hanno offerto la tipica cucina romana e in altri in cui, non so se cretini loro o cretini noi, abbiamo optato per la “pizza all’ananas” credendo di provare chissà quale sapore per poi accorgersi che altro non era che una pizza margherita con alcune fette di ananas sparse. Ma ci siamo div ertiti.

Ce la siamo spassata quando un sabato sera, Milly Carlucci per Via Frattina mi guardava. Io le ho detto “Buonasera” e lei, quasi scappando, è scomparsa in un’altra via. Ci siamo messi a ridere come quei ragazzini che escono da scuola dopo l’esame di maturità, contenti, quasi liberi.

 

Proverò a raccontare i giorni che ho trascorso con Paolo dall’11 al 16 novembre 2010 tra Napoli e Roma. Il 16 novembre, da Roma sono tornato con un’anima diversa. Non so cosa è accaduto o cosa poteva accadere o cosa non è accaduto, fatto sta che però, quei giorni mi hanno cambiato. Non so dire bene del cambiamento che è quasi sicuramente astratto e forse esclusivamente psicologico, per niente fisico, ma ho sentito in me una forza diversa e soprattutto una “pace tormentosa” che mi ha aiutato e mi aiuta tuttora a scrivere poesie su poesie, ad analizzare ciò che mi circonda, ad amare, amare smisuratamente e cercare l’esagerazione.

Sarà Roma che mi affascina sempre. Così misteriosa, così antica, priva di cartelli che ti indicano la strada per andare alla Bocca della Verità. Questa Roma cantata dai grandi poeti, che Claudio Villa ha portato in giro per il mondo con le sue canzoni, che Federico Fellini ha reso protagonista di uno dei suoi capolavori, che è stata vittima di tante guerre e di tante ingiustizie, questa città che non è solo una città, ma un eterno conflitto amoroso tra la poesia e l’immaginazione, tra la storia vera e quella che hanno raccontato nei testi di scuola, tra l’assenza e le visioni più immense… sarà stato un bacio rubato, sarà stato un sorriso, sarà stato un libro… sarò stato io!

 

 

"Se posso dire d'aver dormito, l'ho fatto fino alle tre e cinquanta. quando mi sono risolto ad alzarmi. Mi sono lavato, ho fatto colazione con una banana, mi sono vestito, ho fatto il giro di tutte le stanze per accertarmi d'aver chiuso rubinetti e staccato le spine dalle prese di corrente e alle cinque meno cinque ero già in strada ad attendere l'arrivo del taxi. Per una mia dimenticanza non mi ero portato dietro la giacca a vento. Me ne sono accorto solo una volta sul treno"  (Paolo)

 

 

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