L'INFERNO

(Personale, particolare e scanzonata visione)

Opera in 480 versi

INTRODUZIONE
(versi da 1 a 120)


Come il fuggiasco poeta ghibellino, 
vissuto ottocento anni addietro, 
mi imposto e mi propongo a narrarvi, 
di canto e mente mia, 
il viaggio ch'anche io ho vissuto,
ma che finora non ho mai contato. 
Ben non so dirvi, o gente che seguite, se 
un sogno era in pieno giorno, o fu 
un reale giorno che ozioso e stanco, 
desideravo tanto una emozione nuova, 
o se per puro caso, mi trovavo a passar lieto 
per que' infuocati boschi.
Non è tanto diverso la mia vision dalla Sua, 
anzi, è come dire, un remake assai più grossolano,
ma tacer non posso e quindi conto.

Non ero come Lui al mezzo della vita,
io ne sono a un quarto
come la luna incerta
nelle notti d'estate
quando per il caldo
e per la afosa aria
tarda l'apparire
con cotanto desiderio
di chi, come me ed altri
nelle notti insonne non ha,
come forse anche di giorno,
nulla di positivo da pensar,
nulla per cui può andarne fiero,
nessun color per credere
e nessun corpo da vedere e amare.

Mi ritrovai dentro un armadio,
spaesato in cerca d'un vestito vecchio,
quando sentì il tuono
di una campana a morte
e da un diretto partì
un urlo forte
che fece tremar così le porte
e io dalla paura m'aggrappai
a quel vestito che un dì
con fierezza ì mi regalai :
erano tempi quelli
delle ricchezze vere
ora che son povero
non mi resta che aggrapparmi
ai vestiti con mani e mente.

I' mi trovai per un corridoio lungo,
e voltandomi di spalle
la mì casa non vedevo,
come una nebbia nera
all'occhi m'appariva
tutto lo sfondo della stanza mia.
Nel corridoio scorgevo
appesi ai muri come quadri,
ritratti senza volto
e camminando guardavo.
All'improvviso apparve
sotto agl'occhi stupiti e ciechi
una porta color fuoco
che sputava sangue vivo,
tal paura mi presi e caddi.

Preso dal fumo e dalle fiamme,
e da un fiume di sangue che scorreva,
fui condotto innanzi a quella porta
che s'aprì come una magia riuscita.
Innanzi a me un grand'uomo,
si protese a darmi la mano
e a traghettar l'anima mia,
mi disse introducendomi all'ambiente :
Io le anime trasporto,
il mio nome tu conosci,
non è Caronte anima mia,
il mio nome è femminile,
per campar faccio morire,
e li porto da qui all'interno
anima mia questo è l'inferno.

Non appena la canoa
smise pian di galleggiare,
fu un'ombra che precedette
una mia eventual parola,
e mi disse con gran tono :
Ora che qui sei arrivato,
non c'è scampo, via d'uscita,
non è come il viaggio vecchio
che da qui vai in Paradiso,
qui non tutti han la fortuna
di salir la scalinata,
qui non tutti hanno l'onore
di conoscer 'l creatore,
qui non tutti hanno potere
a scegliere 'l posto ove soffrire.

Io stupito, attonito, scosso,
mi domandavo il perchè
di questa condanna prematura.
Io chiesi allor, con poche forze,
di chi fosse l'ombra
e questa grande voce :
"Io sono il riflesso degli anni passati,
la rabbia dei popoli che 
hanno avuto fame e ne hanno ancora,
io sono lo specchio delle anime
più brute e scure esistite da quel posto
da dove tu or sei venuto.
Io son dubbio, son mistero,
sono io la religione e scienza,
sono io che ho creato 'sto posto.

Questo è l'inferno, ma davvero
ti pare così brutto e così acceso,
se hai temuto in vita chi verità
mai ti disse e delle parole tue
ne ha fatto testi di pubblico dominio,
e se hai temuto di ha massacrato
corpi e li ha lasciati morti
distesi su altri corpi ...
anima nuova, anima nera,
ciò che ti parrà non è diverso,
l'angelo nero non ne fa di peggio,
ha usato da sempre come esempio
i tuoi di vita ex colleghi".
A tal parole mi rassicurai,
e muto, aprì la porta ... entrai.

La seguente opera non è integrale, sono stati riportati solo i primi 120 versi .

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