Una brutta sera di febbraio ...

Ottavio è a letto con l’influenza stamattina, sono passato da casa sua per portargli un cornetto caldo che avevo comprato al bar, probabilmente il premio domani o dopodomani (ce lo comunicheranno in serata) lo andrò a ritirare da solo, purtroppo questa non può essere l’ultima collaborazione, speriamo che registriamo la canzone “L’amico mio” prima che io parta. E pensare che ci avrei giurato che al quel premio ci saremmo divertiti tantissimo, e Ottavio, come già premeditato, ora lo posso dire, avrebbe lanciato “Mamina”, una canzoncina cattiva che vuole essere un omaggio sia all’Alberto Sordi radiofonico, che si aggiunge ad alcuni brani già ormai da tempo facenti parte del repertorio di Ottavio: Nonnetta, Carcerato, Il bimbo che non conobbe infanzia, Guardo gli asini che volano nel cielo, E va… ed altre ancora.
Quando stamattina sono passato da casa sua, mi ha detto con voce simpatica, sembrava Roberto Murolo, non so perché ma mi ha dato questa impressione: Pasqualì, scrive chello che “vvuò tu dint’o sito, si te fa piacere scrive, tante ‘e “pparole quanno vuò ‘e “ssaje cumbinà meglio ‘e me.
E con difficoltà, con rispetto e semiautorizzato, racconterò ciò che accadde una sera di febbraio, quando per fortuna e in tempo mi accorsi che Ottavio stava tentando un gesto inconsulto, qualche minuto più tardi e la nostra collaborazione sarebbe terminata, sia quella d’amicizia che quella artistica: avrebbe scioccato tutti, nessuno se lo aspettava, poche ore prima c’eravamo lasciati, lui aveva salutato la sua amica nel suo negozio, non aveva rinunciato, nonostante il freddo, al breve giro in bicicletta, io non lo accompagno mai, preferisce restare solo, di solito so dove si rifugia, quasi sempre fuori città, va per le campagne, per i boschi, luoghi che ama tantissimo, forse perché solitari, ama sguazzare sull’erba bagnata, o magari mettersi a scrivere poggiando il foglio su un albero: è una immagine inedita questa, pochi sanno cosa fa Ottavio quando mette piede fuori di casa con la sua bicicletta.
Quasi un presentimento, mi fa passare per caso da Ottavio. E riesco a distoglierlo dal suo intendo, parlando fino a notte fonda, ho scoperto che stava male, era molto depresso negli ultimi tempi, ma non per il lavoro, anzi, lo amava tantissimo, penso che se ce n’era in abbondanza non aveva il tempo di stare male. Fu una giornata tristissima quella, il giorno dopo non mangiai, e a pochi giorni avrei sostenuto un esame, però pensavo ad Ottavio, non poteva restare solo: avrebbe commesso qualche sciocchezza? Lui sa quanto vale la vita, sa i veri valori, ma dopo ciò che mi raccontò, episodi bruttissimi e che non auguro a nessuno, so quanto deve aver sofferto. Pochi minuti più tardi, e se ne sarebbe andato un bambino nato uomo, un vero artista, avrebbe privato a tutti un grande…
Ora che mi viene in mente, prima di salutarmi quella sera, Ottavio (e non credo che si ricorderà), mi disse: Pasqualì, ma quanto so brutta ‘sta gente, ma proprio assai, nun ‘e "ssupporto “cchiù. Me sento violentato a tuttu quante, me sento comme a ‘nu cane senza padrone… giro sempe, nun me fermo maje, nun trovo ‘na casa, nun trovo a nisciuno, senza ‘na guagliona ca me vò bene, senza ‘a stima ‘e ‘nu qualsiasi strunzo, me sento sulo… e stasera sulo voglio rimanè….
Più o meno questo disse, ora che ricordo, non posso certo dimenticarmi (scusate il giuoco di parole), sotto il portone di casa sua, mentre posava la bicicletta nel suo garage, mi disse quasi testuale parole, del resto molte volte mi ha confessato di sentirsi solo, ma quella sera forse non era solo la solitudine il suo male…
Ottà … me raccumanno … nun recità “cchiù chillu bruttu spettacolo ‘e febbraio !

SETTEMBRE 2003

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