ARCHIVIO NEWS: Gennaio - Giugno 2006

 


Lunedì 12 giugno 2006:

Pubblichiamo una poesia inedita di Ottavio dal titolo "Essa", scritta in napoletano.

ESSA

Essa me dà pace,
me dà ‘a tranquillità.
Quanno m’abbraccia
senza parlà me dice
quanto me vò “bbene,
e m’astregne ‘e “mmane
dint’e “mmanelle soje
lisce e delicate,
‘ca dinte ‘e “mmeje
se fanne piccerelle piccerelle.

Quanno me sento sulo,
esa me vene a dì
tanta parole doce
e sulo ‘ca voce soja
già me sento “cchiù felice.
Quanno stò nervuso
cerca ‘e capì ‘o “ppecchè,
e ‘na vota ‘ca “ll’ha saluto
cerca ‘e me dà ‘na mano,
cerca ‘e nun me fà penzà.

Quanno fore chiove e
‘o cielo fa rummore,
chella se mette paura,
me corre ‘mbraccia
e và cercanno “dduje carizze.
Quanno fore jesce ‘o sole,
l’uocchie suoje se fanno ancora
“cchiù belli ‘e comme sò,
me pareno “ddoje gocce ‘e mare
‘ca luceno ‘nfronte a “mme.

Quanno me vasa,
‘mpietto m’appiccia ‘o “ffuoco,
me sento ‘o sanghe ‘e vollere,
‘e “mmane ‘e correre,
‘e “ccosce sotto ‘e tremmà.
Quanno ‘a veco ‘e chiagnere
‘me pare ‘na criatura,
“lle vaco vicino e ‘a faccio ridere,
chella vocca ‘a “fforma ‘e luna
me fa penzà ‘ca stongo ‘ncielo.

Copyright © 2006 Ottavio Buonomo - Pamabù. All Right Reserved


Domenica 11 giugno 2006:

Tutti insieme con semplicità... tra emozioni, risate e belle canzoni!

"Tutti insieme con semplicità", la manifestazione di beneficenza organizzata dall'Associazione "Voci del Cuore" di Acerra, ha avuto un grandissimo successo. Lo spettacolo durato poco più di due ore è stato presentato da Ottavio Buonomo e Valeria Arina, con la direzione artistica di Maria Aprile. Di seguito vi proponiamo una dettagliata descrizione della serata.

Lo spettacolo è iniziato poco dopo le ore 20.00. A sipario chiuso, Valeria Arina ha dato il benvenuto al pubblico, mentre da dietro le quinte si sentivano le voci dei ragazzi che si preparavano al debutto, sedie che si spostavano, martelli che inchiodavano. A presentazione conclusa, Valeria, rientrando dietro il sipario ha scherzosamente ammonito il cast con una uscita tutta napoletana "M'avite sfastriato!". Qualcuno ha forse davvero creduto che il tecnico audio avesse erroneamente acceso i microfoni del cast in anticipo, quando gli attori erano dietro le quinte e non ancora in scena. In realtà, i vari disturbi (voci, lamenti, rumori, sedie che si spostavano) erano parte della divertente introduzione, in cui sono stati ringrazianti anche gli sponsor e tutti coloro che hanno reso possibile la manifestazione.

Il sipario si apre e si comincia con l'atto unico "'O vico 'dè scugnizze", scritto da Ottavio Buonomo, liberamente ispirato a "L'ultimo scugnizzo" di Raffaele Viviani, anche il tutto è diverso dall'opera originale. Di fatti dalla quella che è forse la più bella commedia del grande Viviani, sono stati presi solo alcuni dei personaggi , e parte della storia. La sceneggiatura curata da Ottavio comunque prevede integrazioni di canzoni, poesie, simpatici caratteristi e tipici personaggi del classico teatro napoletano. La coreografie sono state curate da Enzo Lenzi e la direzione musicale e gli arrangiamenti sono invece di Maria Aprile. Lo spettacolo si apre con la bella "Rumba degli scugnizzi" di Raffaele Viviani. Poi a scena vuota, entra Donna Amalia la pizzaiola che prepara il "bancariello" con l'olio per friggere, la farina, la pasta, i recipienti, e le borracce d'acqua. La quiete del vicolo viene turbata dalle urla di Carmela, l'artista, le persone del quartiere sono tutti suoi ammiratori, che si lamenta per le inutili chiacchiere di tanti impresari che non le confermano mai una scrittura. Tentano di calmarla, ma senza buoni risultati, la sua amica Giannina e Donna Peppina, donna anziana, una delle colonne del vicolo, quasi una madre per tutti. Ad interrompere il discorso delle tre arriva Turillo, il simpatico proprietario di un piccolo caffè, fortemente balbuziente e con una moglie tanto dura d'orecchio, Donna Vicenza, che da lì a poco arriva in cerca del marito, lamentandosi che scomparso di casa, non le ha dato due soldi per fare la spesa del giorno. Dopo una lite tutta da ridere tra Turillo e Vicenza, arrivano Donna Concetta (canticchiando il ritornello di "Festa di Piedigrotta" di Raffaele Viviani) e sua figlia Filomena, che renderà presto papà il giovane scugnizzo Gaetano, ragazzo con tanti sogni nel cassetto, con mille progetti in tasca e con tanta voglia di lavorare e di mettere su famiglia (sposare quindi la sua Filomena, ed allevare il bambino che nascerà). Donna Concetta è famosa nel vicolo, oltre che per il suo mestiere, specialmente per i suoi piatti (infatti dopo spiegherà candidamente la preparazione della pasta con il cavolfiore, uno dei piatti tipici dell'antica cucina partenopea). Poi arriva Margaret, la signora Esposito, moglie di Don Gennaro, il "professore", per tutti nel vicolo è la saggezza fatta persona. Margaret è una inglese, di napoletano ha solamente il marito, quindi non sempre riesce a comprendere i discorsi di tutti nel vicolo, specialmente con i mille giochi di parole di Turillo e di sua moglie Vicenza. All'improvviso, Carmela con un urlo fa spaventare Turillo che si accascia tremante su una sedia, sorretto da Donna Peppina e da sua moglie, mentre Margaret sventola una mano per dargli aria. Infatti Carmela ha ricordato che da lì a poco deve raggiungere la "marina" per una festa in piazza, e non ha provato ancora niente, e non sa cosa cantare, quindi chiede aiuto a tutti nel vicolo di aiutarla a provare una canzone, di aiutarla facendole da coro... quindi, tra divertenti improvvisazioni di Turillo e tra la solidarietà di tutti Carmela intona "Dove sta Zazà", brano che viene poi cantato con tutti nel vicolo, tranne dal povero Turillo, che anche quando canta non riesce a non balbettare. Con la canzone entra anche in scena Don Gennaro, che come il suo solito, ha dedicato un'altra poesia ad una donna del vicolo. Questa è la volta di Donna Amalia, la pizzaiola (la poesia che recita Don Gennaro è "Donna Amalia 'a speranzella" di Salvatore Di Giacomo, una delle più belle del sommo poeta napoletano). Quando il professore si ritira arriva nel vicolo Gaetano, portando a tutti belle notizie: ha trovato un posto buono presso un famoso avvocato di Napoli ed intende sposare quanto prima la sua Filomena. Gaetano è uno scugnizzo che nella sua vita ha sempre sofferto la fame, la voglia di "saperne di più" che ha sempre dovuto reprimere per prestarsi a duri lavori miseramente retribuiti ma che servivano ad andare avanti in qualche modo. Per Gaetano è importante che sposi Filomena prima della nascita del bambino, di scugnizzi ce ne sono già tanti in quel vicolo, ed uno, in quella che sarà la famiglia di Gaetano, basta ed avanza. Comunque Donna Amalia, ripete sempre a Gaetano che è sempre meglio essere "figlio scugnizzo" che "figlio della guerra". Margaret non sa cosa significa "figlio di guera", e tutti nel vicolo glielo spiegano sulle note di "Tammurriata nera". Sentendo i canti veraci, le urla e i suoi dei tamburelli esce dalla sua casa Don Gennaro che una volta informato di ciò che di bello è accaduto a Gaetano con la felicità di tutti nel vicolo, si complimenta con il giovane. Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato, scurdammece 'o passato, simme 'e Napule paisà... e via con "Simme 'e Napule paisà"... Tarantella facennece 'e cunte, nun vale "cchiù a "nniente 'o "ppassato penzà, quanno nun ce stanne 'e tramme, 'na carrozza è sempe pronta, n'ata all'angolo 'sta "ggià. Si chiude un'era, se ne apre, anche se con difficoltà, un'altra, sia per Napoli che per i napoletani.

Personaggi ed interpreti in ordine di scena:

DONNA AMALIA ('A PIZZAIOLA): Chiara Di Nardo
CARMELA (L'ARTISTA): Carla Puzone
GIANNINA ('A PACIERA): Giusy Paolella
DONNA PEPPINA ('A CAPERA): Valentina Ciarla
TURILLO (IL PROPRIETARIO DEL CAFFE'): Ottavio Buonomo
DONNA VICENZA (MOGLIE DI TURILLO): Costanza Tagliamonte
CONCETTA ('A 'MPAGLIASEGGE): Cristina Di Nardo
FILOMENA (FIGLIA DI CONCETTA, FIDANZATA DI GAETANO): Ermelinda Russo
MARGARET (SIGNORA INGLESE, MOGLIE DI DON GENNARO): Morena Moscarella
DON GENNARO ('O PRUFESSORE): Antonio Albachiara
GAETANO (LO SCUGNIZZO): Aldo Calabrese

Ottavio è impareggiabile nel ruolo di Turillo, un personaggio comico da far lacrimare il pubblico dalle risate. Comica è la capigliatura, comico è come è vestito (porta un laccio da scarpe al posto della cravatta e ai piedi un paio di larghe pantofole) comica è la camminata, comici sono i gesti e ogni gioco di parole, comico è ogni cosa che dice, ogni improvvisazione. Ad Ottavio, i suoi compagni di lavoro reggono bene il gioco. Ottavio si diverte con il pubblico, scherza con i suoi attori, gioca con il suo personaggio e con la sua maschera mobile. Passa dal riso al pianto con disinvoltura, ogni sentimento viene esasperato, la sua faccia appoggia ogni cosa che ascolta, ogni cosa che gli viene detta. Ottavio recita anche quando mangia una pizzetta, oppure quando cammina, o quando ascolta una canzone. Anche da fermo è tutto un movimento. Dopo l'atto unico, il Piccolo Coro Voci del Cuore entra in scena interpretando due famosi brani dal vasto repertorio della canzone napoletana: "'O sarracino" e "Lilì Kangy", le coreografie sono curate da Enzo Lenzi ed il coro è diretto da Maria Aprile. Dopo le canzoni, i bambini escono di scena, e sul palcoscenico appare Ottavio con la sua bombetta, vestito ancora come Turillo (ma senza il gilet da cameriere), dietro di lui il cast di "'O vico 'dè scugnizze" al completo. E via quindi con una passerella in vecchio stile, come quella che facevano una volta negli spettacoli di rivista Totò, Wanda Osiris, Erminio Macario, Carlo Dapporto, Nino Taranto, Isa Barzizza... poi Ottavio improvvisa un simpatico monologo su cosa fa la gente nelle case quando in televisione c'è la pubblicità e a tutti assicura "Ci vediamo tra cinque minuti. State qui. Cinque minuti, e... ricominciamo!".

Il secondo tempo si apre con i bambini del Piccolo Coro Voci del Cuore che interpretano "Mariele chi è" con la partecipazione de I Cantori del Cuore. Il brano è dedicato alla grande maestra Mariele Ventre, protagonista di tante edizioni dello Zecchino d'oro, e scomparsa più di dieci anni fa, lasciando un grande vuoto nel cuore di tantissime persone e nel cuore di affezionati alla grande gara canora per bambini che si tiene ogni anno sempre con successo. Al termine Ottavio rientra in scena e si ha un collegamento telefonico con il grande attore napoletano Oscar Di Maio, che per seri motivi non è potuto essere l'ospite d'onore della serata. Oltre alla commozione di Oscar si aggiunge anche quella del pubblico e dei bambini che salutano Oscar con un grande applauso ed un dolce "Ciao Oscar!". Al termine Ottavio dialoga con il pubblico ed esce di scena per prepararsi per il prossimo sketch mentre il Piccolo Coro Voci del Cuore saluta il pubblico con un'altra canzone, "Mammatutto", portata allo Zecchino D'Oro trent'anni fa, fu anche un cavallo di battaglia di Iva Zanicchi.

Silenzio in scena, poi lo sketch "Il cameriere". Ottavio vestito con grembiulino e tenuta da lavoro, panno per la polvere e scopa, entra in scena lamentandosi (parla in dialetto ciociaro). Interpreta Ziccuccio, un cameriere vessato da tutti in una casa dove una maestra di canto (interpretata da Valeria Arina) ha mille pretese, ed a lei si aggiungono anche le due figlie Sandra (Giusy Paolella) e Deborah (Carla Puzone). Quando devono provare due nuove canzoni, Ziccuccio viene invitato ad andare altrove, perchè come sottolinea Tresy (Costanza Tagliamonte), una ragazza del coro, la sua presenza distrarrebbe le ragazze. Ziccuccio è ignorante, vittima di tutti, devoto a San Benedetto e Santa Scolastica, il suo unico svago è ascoltare Domenico Modugno e Claudio Villa. Quando lui, viene invitato da tutti ad andarsene perchè la stanza del canto sarà impegnata, i Cantori del Cuore interpretano due canzoni dell'ultima edizione del Festival di Sanremo "Vorrei avere il becco" e "Che bella gente".

Dopo questo siparietto brillante è il momento delle scuole di ballo ospiti della serata. Ogni scuola di ballo eseguirà una coreografia su un brano che ha fatto la storia della canzone italiana. I brani sono "Tintarella di luna" (coreografia curata dal Centro Sportivo Okinawa), "Montagne verdi" (coreografia curata dal Centro Internazionale Danze) e "Figli delle stelle" (coreografia curata da Body & Fitness). Dopo queste tre canzoni dal pubblico Ottavio disturba lo spettacolo nei panni di un muratore barese che con il suo assistente (Aldo Calabrese) vogliono restaurare il teatro nel pieno di uno spettacolo. Lo sketch coinvolge le persone del pubblico, Ottavio chiede di mantenere la scala, incolla le persone con del nastro adesivo da imballaggio, rompe della mattonelle in testa, fa cadere più volte il suo assistente caricato di galloni di pittura, giornali e attrezzi da lavoro. Il simpatico muratore rinuncia ai lavori solo in cambio di una dedica a sua figlia che deve sposarsi. Una dedica in televisione "daventi alle perzone che guerdano da chesa" è una giusta ricompensa per ritardare i lavori, quindi viene eseguito il brano "In amore", interpretato da Cristina Di Nardo con la partecipazione di Andrea Di Nardo, impegnato nella serata in veste di tecnico audio. Dopo il brano c'è l'ultimo brevissimo sketch di Ottavio "Il provino", dove il nostro attore veste il ruolo di un regista nervoso che deve selezionare alcuni giovani per un provino, pretesto questo per presentare l'ultima canzone della serata "Sei nell'anima" di Gianna Nannini. Dopo la canzone sul palco sale Maria Aprile che ricorda che lo spettacolo di beneficenza quest'anno è stato dedicato alla Cooperativa Arcobaleno e alla Casa del Sorriso.

Alle fine dello spettacolo Ottavio è ritornato in scena per salutare il pubblico visibilmente commosso per l'affetto mostratogli. Felicissimi gli spettatori che hanno visto Ottavio protagonista di alcuni dei suoi personaggi più riusciti, carichi di una vis comica unica e di una eccezionale mimica particolare, che ne fanno di Ottavio un personaggio fiabesco, un giullare che con la fantasia costruisce palazzi, quartieri, città.

Un ringraziamento va alla direttrice di scena Assunta Soriano, al tecnico audio Andrea Di Nardo, al primo assistente di scena Giovanni Carofaro, alla responsabile di sala Teresa Musella, alla coordinatrice di sala Michela Pirolo, ed a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dello spettacolo ed allo scopo della serata.


Venerdì 9 giugno 2006:

Questa sera alle ore 19.30 al Teatro Italia di Acerra si terrà la IX Edizione della manifestazione di beneficenza "Tutti insieme con semplicità" organizzata dall'Associazione Voci del Cuore, impegnata già da diversi anni in attività di promozione culturale e allo stesso tempo di solidarietà. All'interno della serata debutterà l'atto unico "'O vico 'dè scugnizze" (liberamente ispirato alla commedia "L'ultimo scugnizzo" di Raffaele Viviani), scritto, diretto ed interpretato da Ottavio Buonomo. Del cast fanno parte I Cantori del cuore che per un anno hanno frequentato corsi di danza, canto e recitazione. Le coreografie sono state curate da Enzo Lenzi, la direzione musicale e gli arrangiamenti dei brani da Maria Aprile. La serata sarà presentata da Ottavio Buonomo e Valeria Arina. La direzione artistica di Maria Aprile.


Lunedì 5 giugno 2006:

Articolo dal forum del sito ufficiale: I MONDIALI DI GENNARINO ESPOSITO... 'O SOLE MIO

Gennarino è contento, tra pochi giorni cominciano i mondiali di calcio. E' tutto preso a leggere formazioni, schieramenti, tattiche, previsioni, ricette per la vittoria, opinioni e classifiche varie. Canta felice "'O sole mio" riferendosi alla nazionale. Per lui il sole deve stare in fronte a tutti i calciatori, simpatici oppure antipatici che siano, alti o bassi, magri o con qualche rotolino, in panchina oppure pienamente attivi in campo contro il "pericolo". Carmela, tanto cara, gli porta il caffè e cerca di capire perchè da qualche giorno non fa altro che parlare di calcio, sempre calcio, solo calcio, come se non esistesse altra ragione di vita che il calcio. Non è che lei si senta trascurata, perchè ormai si è abituata alle improvvise passioni del marito, una volta con la politica, una volta con la cultura indiana, una volta ancora con la pittura, una volta con la numismatica ed altre volte ancora con la collezione di cartoline d'epoca. Carmela gli va vicino "Senti Gennarino mio, oggi che vuoi mangiare?", e Gennarino "Voglio mangiare la pasta all'italiana" e la moglie "Sarebbe?", e lui "Con i colori della nostra bandiera. Pomodoro, basilico e formaggio. Pomodoro rosso. Basilico verde. Formaggio bianco. E così siamo tutti più contenti", e Carmela "Si Gennarino mio, tutto quello che vuoi tu! Ma io volevo fare qualcosa di diverso. E' da qualche giorno che mangiamo solo roba all'italiana. Addirittura mi hai fatto fare il dolce di domenica in tre colori, fragola, menta e panna. Fragola rossa. Menta verde. Panna bianca. E mò basta, nun se pò glì annanze accussì, e tu una fettina di carne te la devi pure mangiare, un poco di pasta e patate che ti piace tanto te la devi pure mangiare, non puoi sempre mangiare tricolore", e Gennarino "Tu non sei nazionalista, non sei mondialista, non sei sportivista, non sei tradizionalista, non sei pallonista, non sei calcista, e non mi puoi capire", e la povera Carmela "Gennarino mio, ma tu quando mai hai capito qualcosa di calcio?" e Gennarino "Taci donna, non mi provocare. Io ho il tifo segreto, il mio tifo è una missione di pace in uno sport tremendo" e Carmela "Ma vafanculo Gennarì", e Gennarino arrabbiato tenta di dare in testa alla moglie il bastone che mantiene la bandiera "Lievete, scansate, ti devo abboffare di mazzate. Ti faccio gli occhi azzurri così vedi se non sono calcista io. Poi ti faccio uscire il rosso da tutte le parti, ti faccio fare il verde, e poi dalla paura ti faccio venire i capelli bianchi", e Carmela scappando per casa "Fermatelo! Chisto è asciuto pazzo! Sta danne 'e nummero! Fermatelo per carità primma 'ca me manna all'ospedale! Aiutatemi gente!", e implorando l'aiuto di qualcuno corre per tutta la casa con il cuore in gola...


Domenica 4 giugno 2006:

Articolo dal forum del sito ufficiale: I MONDIALI SONO ALLE PORTE... ANCHE PER GENNARINO EPOSITO!

I mondiali sono alle porte e Gennarino Esposito ha comprato la bandiera dell'Italia che metterà al balcone, poi una tromba da stadio così squillante, ad ogni rete italiana uscirà fuori dal balcone, dal profondo della sua gola uscirà un grido disumano e poi la farà suonare a più non posso. Ma Gennarino Esposito ha scelto anche la "tenuta da mondiale", da indossare (se va tutto bene) fino alla finale! Gennarino è comunque speranzoso. Ogni sua piccola pazzia viene assorbita dalla sua famiglia, da sua moglie Carmela in particolare che tenta di calmarlo in ogni sua esplosione di gioia... "Gennarino mio bello ti devi calmare. Tu con questa tromba sfiatata che cosa ti sei messo in testa di fare? Ma vuoi fare arrevutare tutta Napoli? Nun te scurdà 'ca nella casa di sopra ci sta la signora Ciclosvidilla, e quella tiene quasi cento anni, tu 'a faje zumpà a dint'o lietto 'cu sta trummettella scassata. E poi nun devi dare il cattivo esempio ai nostri figli..." e Gennarino "Ma tu ti sei fissata 'cu chisto cattivo esempio? Ma quanno maje io ho dato cattivi esempi a quei tre sfaticati? Io tengo la febbre del tifo Carmè, tu non mi puoi capire! Io c'ho l'idrolitina!", e la moglie "Che tieni?", e Gennarino "Tengo l'idrolitina! Tengo l'arteteca nelle vene. Tengo il sangue rosso, ma non solo, lo tengo pure bianco e verde! Carmè, noi andiamo dai germanesi con il sangue agli occhi, perchè sò tanti anni 'ca nun vincimme niente! Altro che coppa del mondo, fino a mò, abbiamo acchiappato solo cuppetielli", Carmela, dandogli ragione, abbassa la testa a prende in mano la bandiera tricolore...

Oltre all'articolo, pubblichiamo anche una poesia inedita dal titolo "La bombetta" scritta recentemente da Ottavio.

LA BOMBETTA

Questa bombetta dico,
non è solo un cappello
che puoi mettere quando ti pare
per fare invidia a qualche cavaliere
o a qualche generale!
Lo so mio caro che la bombetta
non è un cappello militare,
non è un pennacchio rosso e blu
come quello dei pompieri di Viggiù,
non è uno stemma araldico
tutto quello che vuoi tu,
ma per me non c'è valore
che a questo monumento si può dare;
devi capir se bene tu mi vuoi
che se mi tolgo la bombetta
dal resto della testa
scappano via metà dei miei pensieri
e tutti poi si perdono
in mille pensieri altrui!

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Domenica 28 maggio 2006:

Articolo dal forum del sito ufficiale: LA CONOSCENZA

La conoscenza è la sete di ogni dubbio. La maggior parte degli uomini ha voglia di conoscere quello che sanno altri uomini. E questo accade da tanto tempo, da sempre. Eppure, nella mia ignoranza immensa, penso che la conoscenza è strana. C'è poco da far filosofia, ve lo spiego con parole semplici (sono le uniche che so usare, quelle difficili le uso quando non ho niente di importante da dire). Dunque, ammettiamo che a me non piace la matematica. Partiamo da questo. A me non piace la matematica, eppure ci sono delle persone che hanno avuto l'occasione di farmi apprezzare l'importanza dello studio di questa materia. Dichiaro che non mi piace "fare i conti", sapere le formule, saper fare correttamente una scomposizione, una equazione oppure una divisione con un metodo tutto particolare. Però (e c'è il però), è vero che non mi piace fare i conti, ma non è che sono completamente estraneo a ciò che appartiene alla matematica. Vi spiego con un esempio nell'esempio. Abbiamo il teorema di Pitagora. In sè del teorema non mi importerebbe, ma sono curioso di sapere e di approfondire quello che c'è intorno al teorema. Quindi, trovo che sia più affascinante conoscere la vita di Pitagora, quanti anni è stato in vita, quali studi ha frequentato, come è arrivato al teorema di Pitagora e quali difficoltà ha affrontato per arrivarci. Questo mi interessa, ed una volta che ho saputo questo, del teorema non mi interessa, perchè conosco già la persona. E' come avere un amico cantante e sapere che fa concerti. Vivere il suo successo leggendo i giornali, o perchè quando ci vediamo me lo racconta lui. Mi racconta che fa i concerti, ma non mi canta canzoni o fa monologhi, a meno che non chieda io qualcosa...


Domenica 21 maggio 2006:

Articolo dal forum del sito ufficiale: LE TRE IDEE

Tante volte vengo assalito da tantissime idee che cercano un punto in comune. Come se fossero bambini al parco dei divertimenti, corrono, scherzano, se la spassano, cadono sull'erba. Queste idee arrivano poi a fermarsi, stanche. Tra queste però, ne emerge una che ha giocato di meno. Quell'idea è più matura delle altre, sa che deve durare qualche momento in più perchè qualcuno possa capirne il senso. Quando anch'essa sarà stanca, si addormenterà in un posticino isolato, ed aspetterà di essere chiamata in causa per raccontare la sua breve vita. Tutti questi racconti vanno a formare un pensiero.
Capita di sentire qualche volta, un pensiero non nostro che ci spaventa, che ci fa star male, o che riesce a fare il giro del mondo nonostante la sua banalità. Penso sempre che non esistono persone banali, e nessuno nelle possibilità di giudicarle tali. Ci sono persone che non sanno parlare, ma avrebbero tanto da dire, e persone che nonostante parlano tanto non dicono niente. Non so se per me, tra il parlare di qualcosa e dire qualcosa (che, al bando l'originalità, abbia almeno un senso) c'è pace, però so che tante volte, per difendere una mia idea, ho dovuto assecondare idee di altre persone, e non solo, ho dovuto anche mettere in gioco tutti i pensieri che dormivano da tanto. Forse, nel bene o nel male, dico sempre quello che penso sul serio, non come quelle persone che dicono "io dico sempre quello che penso" perchè vogliono soddisfare il bisogno personale di parlare di tutti e tutto, massacrando o portando su gradini elevati un qualcuno oppure un qualcosa, ma non solo, le persone che dicono ciò non dicono mai quello che realmente pensano, ma quello che vogliono che le altre persone pensino che loro pensino. Sapete, la solita cosa della bella faccia...
In scena, mi piace interpretare persone tanto diverse da me, perchè mettendone in mostra le caricature, prendo le distanze dagli originali. Oltre "'O vico 'de scugnizze", il mio atto unico ispirato a "L'ultimo scugnizzo" di Raffaele Viviani, nel mio prossimo spettacolo, porterò in scena anche tre episodi che mostrano rispettivamente: il potere delle decisioni (anche se non sempre chi ha potere è in grado di prendere delle decisioni), la vessazione estrema del proletario (un operaio che restaura un teatro nel pieno di una rappresentazione, ma niente a che vedere però con ideologie politiche) e la sudditanza di un servitore nei confronti di una intera famiglia.
Ognuno di questi brevissimi sipari grotteschi contiene un insieme di idee, che dopo aver formato il pensiero, hanno dato via alla convinzione di poter raccontare qualcosa...


Domenica 14 maggio 2006:

AUGURI A TUTTE LE MAMME!

Auguri a tutte le mamme del mondo!
Vorrei anche pensare ad "alcune mamme", a quelle che non sanno svolgere il compito che il Signore ha dato loro come premio, a quelle mamme che dimenticano come si ama un figlio! Spero che qualcuno sia vicino a queste donne perchè possano capire il significato di dare alla luce una persona da amare, da rispettare, da volere bene, da crescere, una persona che possa far capire alla mamme quando è giusto intervenire, quando è giusto farsi da parte, quando è giusto dire qualcosa in più e quando qualcosa in meno!
Spero che le mamme che hanno perso i loro figli si sentano ancora più forti, e se ancora nelle possibilità, avere il coraggio, nonostante il dolore, di generare in futuro nuove vite. Il mondo ha bisogno delle mamme, del loro affetto, delle loro serate passate ad urlare ai figli per poi far pace con delle scuse, che accompagnate ad una fetta di dolce, sembra siano state pronunciate da un gruppo di angeli.
Ancora, spero che coloro che hanno perduto le loro mamme guardino il cielo sereni, e sapendole felici, abbandonarsi ai ricordi più belli (forse proprio quelli della tenera età). In un film, si diceva, che ogni stella in cielo è una mamma che è volata via... sarà un film, sarà poesia, sarà quello che volete, ma io ci credo...!

Auguri a tutte le mamme da Ottavio!


Giovedì 11 maggio 2006:

Articolo dal forum del sito ufficiale: IL VINCITORE DELLA... COSA FARM!

Discorso reale. Linuccio e Gennarino discutono del vincitore di "Music Farm". Dice Gennarino "In questi giorni la televisione la sto vedendo poco", e Linuccio "Uè, ma tu hai visto MUSIC FARM?", e Gennarino stupito "Ah, la cosa farm. Si, l'hanno vista i figli miei...", e Linuccio "Si, ma ieri sera c'è stata la finale. L'hai vista?", e Gennarino "No, io a quell'ora già dormivo. Di solito è mia moglie che si intrattiene fino a tardi vicino alla televisione, e poi si mettono pure i figli miei. Mò si sono fatti grandi, ma ragionavano meglio quando erano criature", e Linuccio cercando di capire se Gennarino ha mai visto qualche volta in vita sua il programma musicale "Ma qualcuno là dentro ti piaceva?", e Gennarino "Si, Giacomo Rondinella, ma hai visto che voce che tiene quello?", e Linuccio "Ma che c'azzecca Giacomo Rondinella?", e Gennarino "Ma perchè che vuoi dire? Che non ti piace? Purtroppo oggi di cantanti veri ce ne sono rimasti pochi!", e Linuccio, citandogli qualche cantante "Pago!", e Gennarino "Che?", e Linuccio "Pago!", e Gennarino "Perchè che ti sei comprato?", e Linuccio "Ma che hai capito? Pago, il cantante!", e Gennarino "Hai pagato un cantante 'pe fà che?" e Linuccio "Lasciamo stare che è meglio. Che mi dici di Spagna?" e Gennarino "A dire la verità nun ce sò mai state, mi hanno detto che è bello come posto, 'na vota mio figlio ci è andato in gita con la scuola!", e Linuccio ai limiti della pazienza "Ma che hai capito? Io diCevo Ivana...", e lui "Ivana chi? Quella che tiene la bancarella di torrone fuori al vicolo?" e Linuccio "No, Spagna" e Gennarino "Tene 'a bancarella 'a Spagna? E le va bene l'attività?". A questo punto Linuccio non sa come fargli capire di che programma sta parlando... "Allora, se io ti parlo della Bono?", e Gennarino "Se viene mia moglie qua ci abboffa di mazzate a me e a te", e lui "Ma io ti parlo di Laura" e Gennarino impaurito "Uè, ma tu sei scemo? Non fare nomi!"... Linuccio a questo punto tenta la via più facile "Allora se io ti parlo di uscite, finale e gara tu a che pensi?" e Gennarino "Penso a mio figlio... perchè lui fa le uscite, a finale non si ritira per le undici di sera, e io e mia moglie dobbiamo fare a gara a chi lo struppea per primo!", e Linuccio "Ma io ti parlo della televisione", e Gennarino "Alla televisione non ci siamo mai arrivati... però in testa a mio figlio già si sò scassati tre piatti, uno stereo, un giornale, un libro, un telefono e una bottiglia di vetro", e Linuccio "Ci rinuncio. Ma dove vivi? Sei antico! Aggiornati mio caro, aggiornati. Ti regalo un'altra possibilità... dunque, se non sai niente di MUSIC FARM saprai qualcosa del Festival di quest'anno! Quale canzone ha vinto questa edizione?", Gennarino ci pensa un pò e poi risponde "Quando i piccioni fanno oh!".
Linuccio, disperato, abbassa la testa e tace...

Oltre a questo nuovo simpatico articolo, vi pubblichiamo una "prima scheda" del prossimo spettacolo di Ottavio Buonomo, che debutterà il 9 giugno 2006 al TEATRO ITALIA di Acerra all'interno della IX edizione della manifestazione di beneficenza "Tutti insieme con semplicità".

'O VICO 'DE' SCUGNIZZE
Atto unico di Ottavio Buonomo
Ispirato a "L'ultimo scugnizzo" di Raffaele Viviani


Con OTTAVIO BUONOMO prendono parte:

CARLA PUZONE
VALENTINA CIARLA
GIUSY PAOLELLA
COSTANZA TAGLIAMONTE
CRISTINA DI NARDO
ERMELINDA RUSSO
CHIARA DI NARDO
MORENA MOSCARELLA
ANTONIO ALBACHIARA
ALDO CALABRESE


Coreografie originali di Enzo Lenzi
Direzione musicale di Maria Aprile

TRAMA

"Gli scugnizzi di questo vicolo sono cresciuti come i fiori... con acqua, sole e vento". Così dice il professor Gennaro (Antonio Albachiara) al giovane scugnizzo Gaetano (Aldo Cabarese), che sta preparando il suo matrimonio con Filomena (Ermelinda Russo), una giovane ragazza che presto lo renderà papà. Queste sono le parole del dialogo finale tra i due che, racchiude il senso di tutta l'opera. Infatti alle parole pronunciate dal professore, Gaetano risponde che lui nella vita non si è mai arreso, ha sempre combattuto anche con chi gli stava contro solo perchè dichiarato figlio di N.N., Gaetano infatti dice ai suoi amici del vicolo "Io sò scugnizzo e saccio chello ch'aggia suffero... esposito, figlio 'e chisà, figlio di N.N, comme si pò a me nun m'avesse sgravato nisciuno, comme si fosse nato da 'na sciusciata 'e viento". Donna Amalia 'a pizzaiola (Chiara Di Nardo), gli ripete sempre per rianimarlo che è meglio essere figli scugnizzi che figli della guerra.
Gaetano è uno scugnizzo che nella sua vita ha sofferto la fame, la voglia di emergere da una triste realtà, la sete di conoscenza che ha sempre dovuto reprimere per prestarsi a lavori miseramente retribuiti ma che servivano a "mandare avanti la baracca". Però, dopo tanti patimenti, Gaetano riesce a trovare un posto come segretario di un famoso avvocato di Napoli, che provvederà alla sua sistemazione, quindi della sua futura sposa e del bambino che presto vedrà la luce. L'importante è sposarsi prima della nascita del bambino... di scugnizzi già ce ne sono tanti, ed uno, in quella che sarà la famiglia di Gaetano, basta ed avanza.
A fare da cornice a questa storia con lieto fine ci sono i personaggi che vivono nel vicolo. La scena si apre con le urla della bella e capricciosa artista Carmela (Carla Puzone), che tra un boa che non vuole stare sulle sue spalle e il nervosismo che ha accumulato dopo aver ricevuto solo delusioni da tanti impresari teatrali che hanno fatto solo chiacchiere, stenta a calmarsi nonostante venga pregata dalla sua simpaticissima amica Giannina (Giusy Paolella) e da Donna Peppina 'a capera (Valentina Ciarla), una delle colonne del vicolo. Per il giovane Gaetano quest'anziana donna è stata come un madre, e ogni giorno ha pregato perchè Gaetano trovasse un buon lavoro, e sposasse presto la sua Filomena, mettendo a tacere anche Concetta (Cristina Di Nardo), sua suocera, che non vede l'ora di "appuntare" questo matrimonio. Le risate nel vicolo arrivano con Turillo 'o meza lengua (Ottavio Buonomo), proprietario del caffè, balbuziente e con abbondanti difetti di pronuncia, sposato con Donna Vicenza (Costanza Tagliamonte). Un particolare importante, Donna Vicenza è dura d'orecchio, anzi "'nzurduta proprio" (come ripete spesso il marito), quindi è immaginabile come siano i discorsi della coppia.
Tra tutti questi napoletani c'è anche qualcosa di "inglese"... si tratta di Margaret (Morena Moscarella), la moglie del professor Gennaro, che di napoletano ha soltanto... il marito!
A condire il tutto canzoni degli Anni Trenta e Quaranta, che vanno da E.A Mario, Nicolardi, Cioffi, Cutolo, Valente, Fiorelli allo stesso Raffaele Viviani con la sua meravigliosa "Rumba degli scugnizzi".
Lo spasso è assicurato con questi simpatici personaggi, eroi di una Napoli che fu, o meglio, che c'è ancora... ma si nasconde nel cuore di chi la ama.

Regia di OTTAVIO BUONOMO


Domenica 7 maggio 2006:

Articolo dal forum del sito ufficiale: I MIEI PRIMI ATTORI

Guardo il soffitto che sembra io non possa mai riuscire a toccare. Eppure mi basterebbe una sedia, ci salgo sopra, mi metto in punta di piedi, allungo la mano, ed ecco, sto toccando il soffitto. Penso a quando da bambino giocavo con me stesso, prendevo un mucchio di soldatini e facevo "i teatri" e "i film". I soldatini, oppure i personaggi di plastica che uscivano come sorpresa dagli ovetti, o ancora i soprammobili tanto carini quanto fragili, erano i miei attori. Mi mettevo al centro del letto, e con loro ci parlavo. Ero il loro regista, dovevo stare attento. Da bambino non sempre quando volevo un giocattolo riuscivo ad ottenerlo, di solito quando mi facevano dei regali, per me erano delle sorprese, ma mai cosa più cara ho avuto nella mia tenera età che i miei "attori". A volte i giocattoli e i giochi di società erano le mie scenografie, e dentro facevo recitare i soldatini, ma non mi piaceva la violenza, non facevo "film di guerra" oppure "teatri drammatici", anzi, facevo dei film "comici", certo mi collegavo a Totò, il mio grande mito. Poi facevo i "teatri" alla Eduardo. Certo ero un bambino, ma mi divertito a far parlare i miei soldatini come i personaggi delle prime commedie che ho visto. Quelle di Eduardo appunto, che di tanto in tanto circolavano in casa mia perchè le vedevano i "grandi".
I miei primi attori senza cuore mi davano tante soddisfazioni. La critica (io) ne ha parlato sempre bene. Il pubblico (sempre io) ne era entusiasta. Addirittura riuscivo a "girare" due o tre film in un giorno, e i copioni non esistevano, anzi, facevo tutto in diretta. Agli attori non ripetevo mai la cosa due volte, tanto una volta sola mi bastava per capire quello che volevo dire a me stesso.
Io facevo i "film" senza nessuna preoccupazione, anzi, mi divertivo tantissimo. Le scene più complicate erano le scene d'amore... praticamente, mettevo un soldatino con una miniatura di Biancaneve e li facevo sposare e "baciare". Certo, che se avessi un pò della fantasia che avevo più o meno una quindicina di anni fa, forse riuscirei a scrivere capolavori. Da bambino sapevo poche cose, ma quelle che sapevo mi bastavano per creare qualcosa che piacesse prima a me e poi agli altri. Ora forse so qualcosa in più, e stasera dopo aver visto un telegiornale, aver letto un articolo sul quotidiano, e aver visto un documentario ne saprò ancora di più, ma rispetto ad allora non riesco ad essere libero nelle mie creazioni, mi sento con le mani legate e povero di idee originali...


Domenica 30 aprile 2006:

Articolo dal forum del sito ufficiale: I MIEI SCUGNIZZI

Mettere in scena Viviani non è facile. Viviani è il poeta dell'opposizione, colui che ha descritto una Napoli "vera", una Napoli di gente che vive una situazione in due modi. Fare la spesa può essere un'azione di estrema drammaticità e un uomo carico di malanni può dar luogo a dialoghi (sipari) comici. Viviani scrive testi come "Bammenella" (Sò Bammenella 'e coppe 'e Quartiere) e irresistibili macchiette, commedie che rappresentano luoghi vissuti da gente comune al microscopio. Nel giro di un'ora il personaggio assume un suo carattere, mette in mostra pregi e difetti. Si capisce di che "pasta" è fatto da come è vestito, da come è pettinato, da come cammina.
"'O vico 'dè scugnizze" è ispirato a "L'ultimo scugnizzo" di Raffaele Viviani, ma è un testo scritto da me. Ho cercato di prendere alcune parti della storia che nell'opera originale viene raccontata, e poi il clima che si respira in alcune commedie di Viviani. Certo non è facile per me rappresentare un'epoca che non ho vissuto, ma mi sono impegnato, e spero che sia servito a qualcosa. Oltre che per scrivere quest'atto unico, anche per me stesso, così ho approfondito quella parte di storia di Napoli che tanti libri non raccontano. Viviani è stato maestro in questo. Penso che i giovani d'oggi, dovrebbero conoscerlo. Le sue attualissime opere (che siano in versi o in prosa) dovrebbero essere studiate a scuola, specialmente dai giovani napoletani.
Quindi, con il mio atto unico, vorrei raccontare oggi, la Napoli di una sessantina di anni fa, non a caso sono anche state scelte canzoni scritte tutte nello stesso anno (1944) per chiarire bene il periodo in cui l'opera conduce, a parte le due canzoni dello stesso Viviani, la "Rumba degli scugnizzi" del 1932 e l'accenno solo voce di "Festa di Piedigrotta", scritta qualche anno prima.
Il mio testo, confesso, è un pretesto per presentare una carrellata di personaggi che ho portato alla massima esasperazione. Si va dalla bella artista che canta nelle piazze con il suo pubblico che l'accompagna nei ritornelli celebri al proprietario di un caffè che definirlo solo balbuziente è poco... ma la sua peggior sfortuna è quella di aver sposato una moglie fortemente dura d'orecchio, poi abbiamo lo scugnizzo Gaetano (nell'opera originale Antonio) con la suocera e la fidanzata, il professore giudicato da tutti la saggezza fatta persona e così via. Per il resto, bisogna vedere e... ascoltare!


Domenica 23 aprile 2006:

Articolo dal forum del sito ufficiale: LA CONTESSA IN PROVA

"Ma come mai a questa prova manca sempre qualcuno? Ma dico... ora per quale assurdo motivo manca quello che si sedeva là... aspettate, non mi viene il nome... vabbè, quello insomma! Ma dico, un poco di rispetto per questo cretino che viene qua e vi spiega la vita di questo, vi insegna come si dice quello, vi insegna come ridere e come piangere... già, che stupido... se sono prima io che vi insegno a dire bugie, come posso pretendere da voi la verità... magari per coprire quello, mi dite che gli è morto qualcuno... anche a questo ci riduciamo. Vili! Abbiamo già provato l'entrata della contessa?"... si alza uno degli attori felice "No, e proviamola!". Viene interrotto dal regista "Zitto, non l'ho chiesto a te!", e l'attore "A chi l'ha chiesto dottore?", e il regista "A tutti" e l'attore "Bene, ed io non faccio parte dell'insieme?" ed il regista innervosito "Tutti significa che tutti mi devono rispondere. Ad unisono". Tutti ripetono "No". E il regista "No, ma no cosa?", e di nuovo l'attore di prima "No, cioè il fatto che lei ha detto prima. Cioè se avevamo provato l'entrata in scena della contessa", ed il regista "Ma ve l'ho chiesto prima, non adesso. Quasi sono irritato. Vi devo prima fare la domanda e poi mi rispondete. Subito dopo la domanda. E non dopo che magari ho fatto un discorso, ho bevuto un caffè ed ho letto il giornale. Non dite parole che saltano fuori dalla vostra bocca come particelle di pazzia. Quindi, faccio la domanda. E tutti mi rispondete. Abbiamo già provato l'entrata in scena della contessa?". Tutti prontamente "No". Il regista "Bene, così si fa. Quando su di un copione leggete che una battuta la devono dire tutti mica parla uno si e gli altri zitti? Quindi prendete come abitudine di usare quella roba che avete all'interno della vostra testa, prima che evapori la mia pazienza! Dunque, se non abbiamo provato ancora l'entrata in scena della contessa, abbiamo provato il quadro precedente, perciò si ripete quello che abbiamo provato l'altra volta, e dopo, se c'è tempo, prepariamo anche l'entrata in scena della contessa. C'è la contessa?". L'attrice che deve interpretare il ruolo della contessa parla timida "Si, eccomi, sono qua", ed il regista guardandola dalla testa ai piedi "Lei anche l'altra volta era presente?", e lei "Si, si. Non ricorda che feci anche il caffè?" ed il regista "Come lo fece?", e lei "Con acqua, zucchero e caffè", e il regista "Mi tolga una curiosità. Lei anche l'altra volta era così cretina?", e lei "Ma che ho detto?", e il regista "Non importa, qualsiasi cosa lei abbia detto, l'ha già detto. Le sue parole sono già state udite. E siccome non ho voglia di ripeterle, potrà capire l'importanza di ciò che ha detto", e l'attrice, cercando di giustificarsi "Ma guardi, io non volevo dire niente di male", e il regista annoiato "Per cortesia. Non continui. C'era l'altra volta e questo è l'importante. Non le ho chiesto anche cosa ha fatto!", l'attrice si siede. Il regista comincia a predisporre gli attori per la prova "Lei si metta qua. Lei si metta là. Ho detto là, non qua. Un pò di attenzione! Con voi bisognerebbe essere severi".
L'attrice che deve interpretare la contessa si alza e parla "Guardi dottore, che l'altra volta non erano messi così. Mi ricordo che lui stava al centro, perchè doveva guardare l'altro che gli veniva da destra", e il regista "Ma lei continua? Ma ora è lei che viene a dare ordini a me? E' lei che mi dice come li devo mettere? Adesso le marionette comandano il burattinaio! Mi faccia la cortesia, chiuda la bocca, e parli solo quando si sente chiamare per nome e cognome" e l'attrice "Va bene. Ma lei sa come mi chiamo?", e il regista "Certo, lei è cosa! Si insomma quella! La contessa! Ma come posso ricordare il suo nome se lei non me l'ha mai detto?", e lei "Ma a lei importa così tanto il mio nome?", e il regista "Me lo dica!", e lei "E se non voglio dirlo?" e lui "Lo dica!" e lei "No, adesso non voglio!"... e lui "E quando me lo dice?", e lei "Quando voglio!", e lui "Ma lei è pazza?", e lei ... "Si, ma a differenza sua, non sempre!".
Comincia la prova...


Domenica 16 aprile 2006:

BUONA PASQUA!

Auguri fatti con il cuore alle persone a me care, ed anche a quelle persone che con affetto seguono il sito. Un augurio speciale a quelle persone che per me sono speciali. Non faccio nomi... perchè le persone per me importanti sanno di esserlo!
Un abbraccio sincero in una società e in un mondo che gira sempre, anche se con tanta fatica. Non è facile per un terreno, duro o fertile che sia, sopportare il male. 
Il mio affetto è con chi lo desidera. La mia voce per chi la vuole ascoltare. Il mio augurio per chi lo vuole ricevere. Spero che la pace sia il pane quotidiano di tante persone. Quindi... un grandissimo augurio di una serena Pasqua, grande festa, grande momento per tutti.


Giovedì 13 aprile 2006:

9 - LE ELEZIONI POLITICHE DI GENNARINO E CARMELA ESPOSITO (...Il vincitore è Gennarino)

"Carmè, Carmè"... Gennarino Esposito sale le scale del suo palazzo cantando. L'ascensore è ancora guasto, ma stavolta lui non fa storie come il suo solito. Canta mentre nel palazzone fa eco ogni parola che pronuncia. Ha in mano due buste della spesa, piene all'incredibile, sembrano due borse magiche dalle quali estrarre ogni cosa. Ed infatti, c'è un pò di ogni cosa: latte, sacchetti di farina, burro, strutto in vaschette, pacchi di zucchero, mandorle, noccioline, barattoli di grano cotto, bustine di vanillina, pezzi di lievito, pane, uova di cioccolato, una colomba ripiena con crema di limoncello, caffè, ovetti di cioccolato, rhum, limoni, aranci, ed ancora salami, mezzo prosciutto, pancetta, mozzarella, ricotta, caciocavalli, pacchi di sale fino e sale grosso... e tanto altro ancora, quasi cadono dalla busta i grandi e colorati limoni.
E' contento Gennarino, sale felice le scale, e arriva alla sua porta. Sembra emozionato. Dalla gioia sbaglia due volte ad inserire la chiave, ma poi ecco, quella giusta. Entra in casa e trova la moglie in cucina che con l'aiuto della vicina di casa Pupella, sta preparando la pasta frolla per la pastiera. Contento nel vedere la moglie già indaffarata nella preparazione di pastiere, taralli e casatielli, appoggia le buste della spesa sul tavolo, e tutto contento dice alle due donne "Ueilà belle signore, come state? State faticando? Bene, mi fa piacere. Io ho fatto una bella spesa. Mò Carmela tene voglia 'e faticà! Mi raccomando il tortano Carmè, fanne sempre uno in più, che qualcuno all'ultimo esce che lo vuole assaggiare". Detto questo Gennarino scende di nuovo ... "Ce vedimme all'ora 'e pranzo!".
Pupella, un pò sorpresa, chiede a Carmela "Carmè, scusami un poco. Ma com'è che tuo marito sta così contento?". Carmela la guarda, e dopo un silenzio le parla contenta "Pupè, da quando sono finite le elezioni, Gennarino si è calmato. E' tornato quello di prima, anzi, meglio di prima. Sta sempre tutto contento. Pensa che stamattina, addirittura, mi ha portato il caffè a letto. Ma tu ci pensi? E quando mai l'ha fatto in tanti anni di matrimonio! E' proprio tutto felice. Ha fatto 'na spesa di tutto, mò tengo la roba in casa fino 'a fine d'o mese che trase, altro che spesa di Pasqua". Pupella incuriosita chiede "Carmè, ma non ho capito com'è che mò sta tutto allegro!", e Carmela "E te l'ho detto già ieri quando ti bussai perchè mi serviva un poco 'e vino bianco 'pe cucinà. Da quando sò finite le elezioni sta tutto contento. Forse c'ha fatto piacere che ha vinto Prodi. Io nun saccio a chi ha vutato. Però, 'na cosa nun me riesco a spiegà, già primma ch'ascevano 'e risultati, stava tutto contento. Facimme 'na cosa, quando torna ce lo chiediamo pecchè sta accussì", e Pupella "Si si, ma mò 'è chiù 'pe 'na curiosità". Intanto le due donne scartano le buste della spesa, mentre bussa il campanello Vicenziello, poi Turillo, ed infine Ninuccio. Manca solo Gennarino, che si presenta a casa, con una bottiglia di vino rosso, da bere poi nel giorno di Pasqua.
Gennarino, accende la televisione per ascoltare le ultime notizie del telegiornale, quando Carmela gli va vicino e guardandolo gli chiede con grazia "Gennarino bello di Carmela tua, ma perchè da un pò di giorni stai tutto felice e contento! Ti fa piacere che ha vinto Prodi?", e Gennarino, con un sorrisetto sulle labbra risponde "A me? No, mica sto felice 'pe stu motivo". Carmela insiste "Gennarino bello di Carmela tua, ma perchè da un pò di giorni stai tutto felice e contento... forse ti ha fatto piacere che Berlusconi non ha perso per tanti voti?", e Gennarino, sempre sorridendo la guarda bonariamente e le dice tra un sorrisetto e l'altro "Ma guarda Carmè, non è che poi sto tanto a pensare che ha fatto Berlusconi". Carmela insiste ancora "Gennarino bello di Carmela tua, mi stai facendo spantecare, e mi vuoi dire perchè stai così contento da un pò di giorni?", e Gennarino, rivolgendosi anche a Pupella "Vedete. Mi sono accorto di una cosa. Oggi è giovedì santo, nella chiesa ci stanno i sepolcri 'nterra, per le strade ci stanno più uova di cioccolato che persone, e voi mò state preparando la pastiera, il tortano, la pizzella fritta, 'o casatiello, 'a pizza chiena ... Quindi mò, io penso, ma facimme 'ca se scornano loro uno 'cu n'ato, tanto a nuje che ce cagna? Mò o vinceva 'a destra o vinceva 'a sinistra, io a Pasqua sempe me magnavo 'a pastiera, 'o turtaniello e 'a pizza chiena. Anzi, si penso 'e politici, se chiude 'o stommaco e me passa 'a famma. Perciò, è meglio 'ca s'o cchiagneno lloro. Tanto o 'cu 'a destra o 'cu 'a sinistra, io a Pasqua sempe 'o tortano 'ca fà muglierema me magno, e nun certo 'o tortano o 'a pastiera 'ca me passa Berlusconi, e 'o casatiello 'e a pizza ripiena 'ca me passa Prodi. Stammatina 'a spesa l'aggia fatto io, e nun m'ha fatta Prodi o Berluconi. Perciò, 'pe mmò accummencio a magnà io, 'ca sicuramente 'a vittoria cchiù bella è chella 'e magnà ancora 'pe n'at'anno 'a pastiera 'e Carmela mia!".
Carmela felice, gli batte le mani...


Domenica 9 aprile 2006:

6 - LE ELEZIONI POLITICHE DI GENNARINO E CARMELA ESPOSITO (...Arrivò la domenica dell'elettore)

Gennarino Esposito è attento a guardare come scende il pantalone. Un nodo alla cravatta. La giacca, quella della festa, quella bella, quella che viene usata al massimo tre o quattro volte all'anno. Rumori di cassetti che si aprono e si chiudono. La porta del bagno che viene chiusa a chiave, le porte delle stanze che sbattono perchè fa corrente, e una televisione sempre accesa che trasmette a ripetizione telegiornali su telegiornali, le ore dall'apertura dei seggi vengono contate. Intanto Carmela è in cucina, ancora in pigiama e vestaglia. Ha preparato il secondo caffè della giornata. Sembra sia influenzata, ma in realtà, teme che il marito, vedendola ancora non vestita per uscire, si innervosisca fino a farle un'altra predica, come quelle che in questi giorni è costretta, passivamente, a subire. E così è.
"Carmé? Ma tu stai ancora così? E ti vuoi muovere che dobbiamo andare a votare? E' passata più di un'ora dall'apertura dei seggi. E jamme che ancora devo cacciare la macchina. E dici pure ai figli tuoi di fare presto, che devono venire a votare con noi", e la moglie cercando di giustificarsi "Gennarì bello mio. Oggi è la domenica delle Palme, tengo tante cose da fare. Il ragù non ce lo mangiamo oggi? Tengo la pentola sul fuoco da solo due ore, almeno fino all'una e mezza deve stare a cuocere. Vai tu stammatina, vota pure per me", e il marito innervosito "Carmè, mi stai facendo arrizzare i capelli in testa! Ma come vota tu per me? Ma che stiamo facendo i giochetti qua? Qua si tratta di elezioni, mica di una riunione di condominio che tu me daje 'a delega? Ma per piacere! Vestiti e fai presto. Non ti truccare nemmeno, tanto o 'co trucco o senza trucco è 'a stessa cosa. Fai presto, m'arraccumanno", e la moglie speranzosa di essere compresa "E jà Gennarì. Fallo per pietà, non so ancora per chi votare. Ho ancora il macello in testa", e il marito tenta di spiegargli ancora una volta, quella che per lui, è l'importanza del voto, ma non solo, e cerca di spiegarlo, come ha fatto nella sua personalissima campagna elettorale rispettosa della par condicio, cioè con un comizio "in italiano":
"Allora, mò ti spiego perchè devi andarti a vestire e devi scendere con me per andare a votare. Il voto è una cosa importante. Ma lo sai che l'altro giorno a Napoli c'erano più di 30.000 persone a sentì 'o discorso 'e Berlusconi. E pensa che gli hanno cantato pure OI VITA, OI VITA MIA, OI CORE 'E CHISTU CORE... e fosse sulo chesto, quando si è affacciato da Palazzo Reale, ha fatto succedere cose che nun se vedevano da tanti anni, 'a quanno nacquetti tu, e nacquetti anche io, hai capito il periodo no? E mentre Berlusconi a Napule se cunsulava abballano 'a tarantella e magnannese 'a pizza a Pusilleco, a n'ata parte ce steva chill'ato, cioè Prodi, che ha organizzato 'na cosa comme si fosse 'nu programma televisivo, ha invitato i cantanti ... e tutti i giovani 'ncoppe 'e magliette tenevano scritto IO SONO UN COGLIONE, qualcuno teneva pure scritto SIAMO TUTTI COGLIONI, anche se però uno l'ha risposto con un'altra maglietta dove teneva scritto PARLA PER TE, STRUNZO! E da una parte si diceva LEVIAMO LA TASSA SULLA PRIMA CASA PERCHE' LA CASA E' UNA COSA IMPORTANTA, E' SACRA COME E' SACRA LA FAMIGLIA, E POI TOGLIAMO PURE LA TASSA SULLA MONNEZZA e dall'altra parte si diceva CHI DICE CHE LEVA LA TASSA SULLA PRIMA CASA E' PAZZO, PERCHE' COSI' FALLISCONO I COMUNI, dato che ho pensato... allora mio cognato, che pò fosse frateto, che tiene un bel posto sul comune, si saglie Berlusconi vene licenziato? Questo non ho capito, ma non ha importanza. Tanto basta che mi leggo un poco il giornale e io capisco tutto. Io sono il tuo contrariato, basta che mi leggo due cose e apprento subito subito. Ma inzomma, 'pò pè vutà nun ce vò niente, basta che seguivi attentamente 'a televisione in questi giorni e sapevi quello che dovevi fare. Mò è tardi. O voti o voti per forza", e la povera Carmela "Gennarì tu hai ragione. Giusto quello che dici. Troppo giusto. Giusto tre volte. Giusto tutte le volte che dici tu. Però io vulesse sapè 'na cosa 'a te. Tu che fai tanto il galletto sulla monnezza, ma sai bene per chi votare?", e il marito abbassando la testa "Queste sono cose che non ti riguardano. Il voto è segreto. Io ti ho influenzato? Dicimi a me se ti ho influenzato!", e la moglie "No, però tu per forza mi vuoi far andare a votare", e Gennarino, pazientemente ma con il suo limite di pazienza "Ma è una cosa che tutti i cittadini fanno. E facciamo vedere almeno in questi casi che siamo una famiglia normale. Uè, sai che c'è di nuovo? Io scendo, ti aspetto in macchina, fai presto, e fai scendere pure a Ninuccio, Turillo e Vicenziello. E giuro che se uno di loro, non vuole venire, io gli faccio un paliatone come sta nel mio pensiero", e Carmela "Gennarì, calmati!", e lui "Voi dovete votare, se no che figura ci faccio io? Capofamiglia di una famiglia che non vota?".
Carmela, corre nella sua stanza, e comincia a vestirsi...

 

7 - LE ELEZIONI POLITICHE DI GENNARINO E CARMELA ESPOSITO (...Arriva sempre un piccolo imprevisto)

"Mi raccomando Pupella mia. Io vado a votare con mio marito e vengo. Penso che non ci metterò assai, spero 'e fà 'na cosa sciuè sciuè. Il ragù me lo fai cuocere a fuoco lento, non alzare la fiamma perchè se no poi si attacca sotto. Uè, te lo rimango in consegna a te, trattamelo bene. Io, poi volevo impastare due gnocchi fatti con le patanelle, che quelli vengono callosi callosi, ma di questo passo, mi sa che a mezzogiorno butto un chilo di rigatoni. E c'aggia fa? Quello mio marito per forza stammatina me vò fà ì a vutà". Carmela Esposito parla con Pupella, la sua vicina di casa, le da in affidamento il ragù, visto che Pupella, avendo bambini piccoli, andrà a votare quando verrà sua madre per mantenere i figli, e avrà quindi un momento libero. Pupella, rassicurante "Va Carmelì va, nun te preoccupà. E nun fà questione con Gennarino, sai chillo comm'è, perciò, quando parla a vuoto fai finta e nun sentì", mentre Carmela sta per scendere suona il citofono, è il marito che nervoso le urla "Se fà tardi, muoviti". Quindi Carmela dà frettolosamente le chiavi di casa a Pupella, e scende le scale facendo tre scalini per ogni passo. L'ascensore è ancora guasto.
Carmela scende e trova il marito in automobile, con i tre figli seduti dietro. Appena vede sua moglie Carmela si illumina, come se avesse visto all'improvviso Sophia Loren senza veli, come se avesse visto un marziano scendere sulla terra. Le parla con voce dolce "Vieni Carmelina mia, vieni. Siediti vicino a Gennarino tuo", Carmela, che non riesce a capire e a trovare una giustificazione all'improvviso "addolcimento" del marito, guarda i figli e dice sottovoce a uno di loro "Ma vostro padre si sente bene? Quello mò sembrava che mi voleva fare un mazziatone e mò se ne viene dolce dolce?", i figli non parlano, anche loro stupiti.
"E jamme. E jamme! Ma pecchè nun parte 'sta machina stammatina? Proprio m'adda schiattà 'ncuorpo. Non perdiamo la calma. Non perdiamo la calma. Non perdiamo la calma", e Carmela notando che il marito continua a ripetere la stessa cosa interviene "Gennarì, qua nessuno sta perdendo la calma", e Gennarino "Lo so, ma pecchè 'sta cosa nun parte?", una goccia di sudore freddo cade dalla fronte di Gennarino, tenta di controllare i suoi nervi, scende dall'auto e chiude lo sportello. Riapre lo sportello e siede nuovamente. Comincia a parlare mantenendo la sua calma... "Mettiamo la chiave. Aggia miso 'a chiave. Accendiamo la macchina. La macchina è accesa. Mettiamo la prima. Avimma miso 'a primma. E vai. E jamme. Ma pecchè 'sta cosa proprio stammatina nun vò partì? Mannaggia 'a miseria", e Gennarino comincia a perdere la pazienza, e comincia a picchiare sul cruscotto e sul volante, Carmela tenta di calmarlo, ma Gennarino, perde la calma e comincia a prendersela con l'automobile "E io lo sapevo! Mannaggia! 'A benzina 'e chi t'è vivo 'o ttiene, te l'aggia miso ajere primma 'ca te pusavo. Aggia fatto tutto cose, ma che cazzo vai truvanne? Ma perchè non vuò partì? Carmè, dici la verità sei stata tu? Pure di non andare a votare hai pregato che si scassasse la macchina la mattina delle elezioni. E nun me ne fotto, a costo pure di andare a piedi, ma p'a faccia toja t'aggia fà vutà. A chistu punto, è una questione di onore, di principio. Io nun me faccio mettere i piedi in testa da nessuno. E brava la signora, ha voluto che la macchina si scassasse, che nun partesse, e che se rumpesse. Embè, ti porto in ginocchio a votare!", spezza gli urli del padre la voce di Vicenziello che invita il padre a calmarsi "Papà, calmati, ti voglio dire che..." e viene interrotto dal padre che gli tuona contro "Ma che mi vuoi dire? Te la devi prendere con tua madre! Secondo me, questa ha avuto pure il coraggio di pagare qualcuno per far scassare la macchina mia. E tutto questo per non andare a votare. Carmè devi andare a votare con una croce, devi mettere una crocetta su un foglio. Sulo chesto 'e fà. Levatammella a tuorno, pecchè io 'a scommo 'e sanghe", e il figlio ancora "Papà, calmati, non ti innervosire con mammà, io ti voglio dire che..." e viene ancora interrotto dal padre "Ma che mi vuoi dire? E che siamo qua, gli avvocati delle cause perse? Mi volete dire, e non mi volete dire? Volete fare? Ma che volete fare? La macchina non parte per la soddisfazione di vostra madre"... e il figlio innervosendosi col padre "Papà e statte zitto. E fammi parlare!", e una volta invitato al silenzio, Gennarino apre le mani e dice con calma "E jamme jà. Famme sentì, ch'è 'sta cosa che tiene 'a dicere?", e il figlio con calma "Papà, 'o freno a mano". Il padre guarda che il freno a mano inserito. Guarda la moglie "Carmè, sai com'è, è stato un momento. Non è che sto nervoso...", e la moglie "No, nun sta nervoso, sta 'ngazzato", e Gennarino "E vabbè! Ma sai com'è, 'o cane mozzeca 'o stracciato! Sapendo che tu non volevi andare a votare..." e la moglie "Vabbè, nun è succieso niente".
Carmela poi, abbassa il finestrino...

 

8 - LE ELEZIONI POLITICHE DI GENNARINO E CARMELA ESPOSITO (...Il voto)

La famiglia Esposito sta marciando in automobile per arrivare al seggio. Nel silenzio, una domanda di Vicenziello "Papà, senti un pò. Ma se Berlusconi toglie la tassa sulla prima casa e sulla monnezza, i soldi poi dove li prende? Mi ricordo che lo studiai a scuola", e Gennarino, guardandolo nello specchietto retrovisore gli parla sorpreso "Vicenziè bello 'e papà, ma queste cose ti insegnano a scuola?", e il figlio "Si papà. Diciamo, carte alla mano, che tu ogni anno paghi 400 euro di tasse tra monnezza e altro. Nel nostro condominio siamo, diciamo, sette famiglie, ogni famiglia, più o meno paga 400 euro, 400 euro moltiplicato per sette fa 2.800 euro che vengono pagati. Mettiamo che nella nostra strada ci sono venti palazzi con dieci famiglie, per ogni palazzo sono 4.000 euro che se ne vanno per le tasse. Mò fai la moltiplicazione per tutti gli italiani che ogni anno pagano le tasse, se vengono a mancare tutti quei soldi come si fa a recuperarli? In qualche modo si deve fare e quindi ci vogliono altre tasse. Magari la tassa sulla monnezza si chiamerà in un'altra maniera, ma sempre quei soldi devono uscire da qualche parte. O no papà?", e Gennarino "Figlio mio, ma tu che vai trovando da me stammatina? Mi fai tante domande. Ma io che ne saccio?", e il figlio "E poi Prodi vuole mettere altre tasse anche se dicono di no, le vogliono mettere. Da quando ce le vogliono togliere, mò ce le vogliono mettere. E in tutti i casi chi ci rimette è il cittadino", e il padre "Questi non sono discorsi da fare mentre si va a votare, questi sono discorsi che minimo si fanno due o tre giorni prima che finisce la campagna elettorale. Mò l'unica cosa da fare è votare!", e il figlio ancora "Papà, ma tu per chi voti?", al che Gennarino si innervosisce "Ma sono domande da fare queste? Il voto è segreto! Tu nun 'e sapè per chi voto io. La televisione ha detto che io non ti devo influenzare e che ognuno deve votare per chi vuole votare. Nun me fà spustà 'cu 'a vocca. Tu se sai per chi votare fallo e statte zitto, che a me, a mammeta, e ai tuoi fratelli, nun ce ne fotte cchiù 'e tanto".
La famiglia Esposito arriva nel "posto del voto", come è stato definito da Carmela, nei pochi discorsi tenuti in automobile. Tutti scendono dalla vettura e si recano nelle aule per votare. Ad attenderli una fila enorme che spaventa Carmela ... "Gennarì, è meglio che ce ne jamme! Ma tu hai visto che ci sta?", e Gennarino "Embè, e che fa? Stiamo qua e aspettiamo il nostro turno", e Carmela tenendolo per il braccio "Ma io tengo il ragù a casa. E' vero che l'ho affidato 'a signora Pupella, però tengo sempre il pensiero. Gennarì, e jammucenne. Ce turnamme n'ata vota", e Gennarino insiste "No, no e no. Mò stiamo qua e dobbiamo votare". I figli anche fanno la fila, pazienti, uno di loro, stanco dei battibecchi della madre e del padre, ha messo le cuffie e ascolta un disco, un altro invece, guarda ogni due secondi l'orologio.
E' arrivato il momento del voto. Documenti alla mano. Cabina! Voto! Consegna! Statevi bene!
Gennarino tutto contento "Bene, sono proprio contento! Ho fatto il mio dovere di cittadino", e Carmela "Si, si pure io. Chissà chi vince...".
Giungono a casa, sono tutti seduti intorno al tavolo, ci sono anche i suoceri di Gennarino e Carmela, loro si sono recati alle urne di primo mattino, poco dopo l'apertura del seggio. Carmela, contenta, porta i rigatoni con il ragù in tavola. Gennarino prende parola "Stasera ci andiamo a sentire anche la messa. Sono proprio contento, mi sento soddisfatto di quello che ho fatto", e Carmela "Pure io, però mi dispiace per chi poi non vince, anche perchè a me sia Prodi che Berlusconi nun m'hanna fatto niente", e Gennarino "E Carmè, nun fa niente. Basta che hai votato", e Carmela "Si si, ho votato, però siccome mi dispiace per chi perde, sulla scheda dopo la crocetta ho scritto un messaggio, CHE VINCA IL MIGLIORE!, così non mi sento in colpa perchè ho votato a uno si e a un altro no", Gennarino posa la forchetta, guarda la moglie e dice quasi sottovoce "Scusa... non ho capito. Che hai scritto?", e la moglie Carmela pensando di rassicurarlo "E te l'ho detto! Ho votato, e poi sotto la scheda ho scritto CHE VINCA IL MIGLIORE!", Genarino si alza, corre nel ripostiglio, prende una scopa e ... "Fermatemi o succede 'na guerra. Levatammella 'a turono. Fermatemi o finiamo sul giornale. Levatammella 'a tuorno si no l'abboffo 'e mazzate".
Carmela scappa affannandosi, e il marito, con la mazza, le corre dietro...


Giovedì 6 aprile 2006:

4 - LE ELEZIONI POLITICHE DI GENNARINO E CARMELA ESPOSITO (...Voglio uno con minimo una laurea)

In casa Esposito da qualche giorno regna il silenzio, ogni tanto "sporcato" dal canto di Peppeniello, il canarino che nella sua gabbietta si agita, muove le ali, saltella qua e là. Ogni tanto in casa Esposito si sente qualche canzone provenire dalla stanza di Ninuccio, che di mattina per le strade veste con pantaloni larghi, con il "paninozzo" del fast food tra i denti e con in mano libri di scuola e dischi dei 99 posse, e di sera invece si abbandona agli "spaghetti sciuè sciuè di mammà", alla pizza napoletana che definisce come un atto d'amore che scambiano i borghesi, grande piacere del palato per pochi soldi in cambio, e si abbandona anche a Di Giacomo, Bovio e Viviani ma senza saperlo.
In casa Esposito regna quel silenzio tutto napoletano, un silenzio che non è mai silenzio. La macchinetta del caffè sui fornelli. Una finestra mezza aperta che da sul vicolo e da basso si ripetono le voci dei venditori come in una canzone della Nuova Compagnia di Canto Popolare... e Gennarino Esposito è lì, in poltrona, con il telecomando in mano, non parla, ha gli occhi sbarrati, muto. Gennaro non parla da lunedì sera, da quando in televisione c'è stato il "duello" di Prodi e Berlusconi, è rimasto bloccato quando si è fermato il cronometro. Non parla più. Sua moglie Carmela, disperata, gli va vicino e tenta di cavargli due parole "Gennarì, come stai a Carmela tua?", Gennaro non accenna a rispondere, ma fa segno con la mano per dire "Vattene via". Carmela non si rassegna "Gennarì, e parla jamme! Mi stai facendo campà 'cu 'a palpetazione 'e core! Stai vicino a 'sta televisione 'a tre ghiuorne e nun 'e ditto ancora mezza parola. Gennarì, guarda 'ca io perdo 'a pacienza! Tu sei mio marito, scusami se parlo così, ma lo faccio per il tuo bene!", a questo punto Gennaro, sentitosi quasi in colpa fa avvicinare la povera Carmela, che gli offre anche una tazzina di caffè. Silenzio. Ancora silenzio. Gennarino tossisce, poi si schiarisce la voce e comincia a farfugliare qualcosa, come un bambino che sta per pronunciare per le prime volte "mamma" o "papà". Gennaro si affanna, si sforza, sta pensando più cose di quelle che vorrebbe dire... "Ici"... E' l'unica parola che riesce a dire Gennaro, sua moglie Carmela tenta di capire "Ici? Ma ti sembra il momento di pensare alle tasse?"... e Gennarino "No, volevo dire... calma, aspetta... allora... voglio un la..." e la moglie "Un la? Un la che? Un lavoro?", e Gennarino "No, aspetta, la pa...parola non mi e...esce, una la... la... voglio un la..." e Carmela sforzandosi di capire "Un la? Un lavandino?" e il marito "Carmè m... ma che... che... stai capendo", Gennaro si riprende abbastanza da poter parlare, seppur lentamente, ma comunque riuscendo a farsi capire "Carmè, io voglio una persona qui, che deve venire a parlare con me, una persona che minimo deve tenere una laurea, perchè io con te non ci parlo..." e la moglie intristita "E perchè Gennarì? Ti ho fatto qualcosa?" e Gennarino "No, forse nun m'he fatto niente, però si mezza scema, quello è il guaio. Una che pensa che Mastella è il figlio di Mastelloni con me non può ragionare. Io voglio una persona qualificata, che mi deve dare i lumi"... e la moglie impaurita "Mamma mia Gennarì, i lumi come quelli che stanno sui morti al camposanto?" e il povero Gennarino, sforzandosi sempre di più a finire il suo discorso "Carmè, ma... ma che morti vai trovando? Tu overamente sei scema, fatti curare, perchè la scemaria è una brutta malatia, parla con qualcuno, consigliati, fidati, tu sei scema" e la moglie "Gennarì, è vero che sei mio marito, però 'stu cazzo, cerca di moderarti"... e Gennarino "Carmè, io non posso moderare, e che m'he pigliato 'pe Vespa? Io volevo dire, che a me mi serve qualcuno che mi dia i lumi, che mi mettesse un poco di ordine nella povera capuzzella mia. Sono tre giorni 'ca 'a gente che deve essere vutata stanne a pazzià 'a chi dice 'a strunzata cchiù bella, e io sto andando al manicomio, qua ci vuole qualcuno che mi riordini un poco le idee, se no io alle elezioni non ci arrivo vivo", e Carmela con pazienza "E io che posso fare per te Gennarì? Tu lo sai? Devo chiamare a mio fratello?" e Gennarino "No, so per chi vota tuo fratello, tanto lui dice che Berlusconi nun serve e che se lo vuole togliere dalle palle e poi è il primo che va a votare, appena apre il seggio 'o primmo 'ca vota a Berlusconi in Italia è tuo fratello. E invece no Carmè. E poi tuo fratello è diplomato, invece io debbo parlare con una persona che abbia minimo una laurea, che non sia di parte, e che soprattutto rispetti la par condicio in casa mia".
A queste parole Carmela cerca di far mente locale per capire chi potrebbe telefonare per procurare un appuntamento al marito, all'improvviso le viene una grande idea, ed esulta "L'ho trovato. Gennarì ho trovato la persona che fa per te. Il dottore Scassacocchio", e Gennarino, prima di perdere nuovamente i sensi fa segno con la testa e dice uno stentato "Va... va bene". Carmela lo copre con una copertina...

 

5 - LE ELEZIONI POLITICHE DI GENNARINO E CARMELA ESPOSITO (...Il colloquio)

Suona il campanello di Casa Esposito. Turillo, secondo figlio di Gennarino e Carmela, corre ad aprire la porta. Cravatta blu a righe bianche, scarpe nere lucide, pantalone nero, giacca blu: è il dottor Scassacocchio, il medico della famiglia Esposito. "Eccomi. Ho fatto una corsa. Sono stato chiamato d'urgenza" ... "Si, si tratta di papà, ma prima andate da mammà, che vi vuole parlare".
Il dottor Scassacocchio entra in cucina, dove seduta, l'attende Carmela, che nell'attesa leggeva sul giornale che la parola "coglione" era diffusa sin dai tempi di Cicerone. Carmela, agitata, mettendo a posto il giornale in fretta, si aggiusta il suo grembiule, la sua maglietta e i capelli e parla al dottore con tono drammatico "Dottore, guardate come sono ridotta. Non ho neanche la voglia di vestirmi, sono troppo preoccupata. Dottò voi mi dovete aiutare, ho chiamato voi perchè siete l'unica persona che può guarire mio marito", e il dottore ansioso "Ma si tratta di qualcosa di serio? Di grave?", e la moglie, ancora più presa "Si dottore, serio è poco, dica pure drammatico, la situazione è così drammatica che siamo diventati una famiglia di drammaturghi. Si tratta di mio marito Gennarino, sta da un paio di giorni che non reagisce, come se fosse andato sotto il camion della monnezza e ancora non si fosse ripreso, ma non è andato sotto nessun camion, sta davanti alla televisione da quando ha visto il duello in televisione di Prodi e Berlusconi, e le uniche cose che mi ha saputo dire è che vuole parlare con una persona che tiene minimo una laurea, ed io perciò aggio pensato a vuje, dottò voi mi dovete salvare da questa situazione, io non ce la faccio più". Il povero dottore, capitato in questa "drammatica" situazione tenta di calmare la signora Esposito con le parole di rito "Ma non vi preoccupate. Starà bene. Ci parlo io. Forse ha solo bisogno di parlare con me del più e del meno, non è niente che non si può risolvere", e Carmela che non si riesce a rassicurare "Voi dite così dottò perchè non lo sapete in questi giorni io che sto passando! Io non posso neanche cambiare canale in televisione, passa da un canale all'altro per sentire i politici parlare", e il dottore dandole una pacca sulla spalla "Non vi preoccupate, portatemi da vostro marito e cerco di parlargli. Certo però che nessuno mi ha mai chiamato urgentemente solo per scambiare due chiacchiere, vi faccio questo piacere proprio perchè siete stati tra i miei primi pazienti e perchè vi conosco da tantissimi anni", e Carmela insistendo "Dottò, e voi che volete da me, quello sta proprio una mezza chiavica. Non mangia neanche", e intanto lo conduce nel salotto, dove il marito è immobile, sempre con il telecomando in mano, gli occhi spalancati e la bocca chiusa. "Gennarì, qua ci sta il dottore Scassacocchio. Lo vedi quanto è bello? Te l'ho portato intero, come stava così è venuto", Gennarino, guarda se realmente Carmela è riuscita a portargli il dottore in casa, e una volta accertata la verità comincia a parlare "Bene, allora, chiudi 'sta porta e vai di là. Dottore voi venite qua, che solo con voi posso parlare", Carmela obbedisce, e il dottore, avanzando lentamente chiede curioso "Come vi sentite Don Gennarino? Alla vostra chiamata sono venuto subito. Sono qui per voi. Ditemi tutto, che vi sentite"... e Gennarino "Dottò, mi sento 'nu coglione. Anzi no, mi sento 'nu strunzo. Perchè se dico coglione lei poi pensa che io voto a sinistra, ma lei tutto deve pensare di me, tranne questo. Lei non deve pensare per chi andrò a votare. Dottò, io sto 'nguaiato, io non dormo più la notte. Visto l'ultimo scontro di Prodi e Berlusconi sono arrivato ad una tragica conclusione. Vi spiego meglio la mia situazione. Io ho una certa età, mi sono sposato appena mi misi a lavorare, e all'epoca non pensavo che qualcuno mi facesse andare in pensione pochi giorni prima 'ca jettavo 'o sanghe, poi ho fatto tre figli, uno di sinistra, uno di destra, e uno che non se ne fotte proprio, tanto basta che gli diamo da mangiare, che gli diamo i soldi in tasca e che gli compriamo la maglietta stracciata che costa più di una maglietta normale è tutto contento e non si fa neanche il problema in testa. Io non posseggo la prima casa, a dicere 'a verità, 'na vota m'ha stevo accattanno, ma poi me n'accurgiette a tiempo che una casa di proprietà porta tante spese in più, ora Berlusconi vuole cominciare ad abolire certe spese partendo dall'Ici, tenete mente dottò, come poi cinque anni fa già voleva fare la sinistra mentre la destra, all'epoca, se ne futtette proprio, almeno accussì aggia capito. Va bene? E allora io mi trovo oggi che non ho la prima casa, e pago 400 euro di affitto ogni mese. Ma mettiamo che io me la compravo un anno fa la casa mia perchè avevo la possibilità. Mi segue? ... Io ho la casa di proprietà, a queste elezioni saglie 'a sinistra, ce sta Bertinotti che vuole abolire la proprietà privata. Dottò e a me chi cazzo m'ha fatto fà 'e m'accattà 'na casa tutta mia? Dottò, sia ben schiarito, che io sto parlando da ignorante, da uno che sta in mezzo alle campane, da uno che sta sentenno sia accà e sia allà, sto parlando da uno che c'è venuto 'o male 'e capa a penzà a tutti 'sti ccose che vanno dicenno. E 'a cosa bella è che ognuno parla malamente 'e chill'ato, primma diceno 'na cosa e pò diceno 'ca nun l'hanna ditto. Ajere vedette a uno mmiezzo 'a via che 'ncopp'a maglietta teneva scritto IO SONO UN COGLIONE, doppo aggia visto ancora a n'ato mmiezzo 'a via che 'ncopp'a magliette teneva scritto 'a risposta: TU SI COGLIONE, IO NO! Dottò, ma torniamo a parlare di me se ancora c'è da parlare, perchè se sta seccanno 'o cannarone. Berlusconi ha detto che se un cittadino crede 'ca 'o programma 'e Prodi riguarda i suoi interessi nun è coglione, mentre è strano che un imprenditore vota a Prodi oppure nun va a vutà e favorisce così la sinistra. E allora io penso, che forse Berlusconi, aveva chiammà coglione a qualcuno, e nun s'ha sentuto d'o ffà faccia a faccia, e ha fatto 'nnanzo a tanta gente 'ca le sbatteva 'e mmane. Pò me piaceno comme se sfotteno Prodi e Berlusconi, me pareno 'e ccriature. Io tengo una cosa nel programma che tu non tieni! Io invece tengo più femmine a mio favore e tu no! Duttò, ma overamente simme addeventate pazze? E io avessa vutà a 'sta ggente 'ca stà sempe 'nquartata, e pò va a vedè 'ca tra 'nu 'ngazzamiento e n'ato se l'avessera piglià proprio cu mme. Poi, a me 'sti politici me stanne facenno 'na cosa int'o stommaco, me pare 'ca stanno pazzianno 'a battaglia navale. Io colpisco a te. Tu colpisci a me. Affondato. Aggia vinciuto io. No, aspetta, addò vaje? Ma nun ce vide? Songh'ì che t'aggia affunnato, quindi aggia vinciuto io. Ma 'pe piacere facimme 'e ccose serie. Io l'altro giorno ho sgridato a mia moglie Carmela perchè ha detto che non voleva andare a votare, e poi leggo che Berlusconi dice che chi non va a votare favorisce la sinistra, e allora, mò in famiglia possono penzà che io vaco a vutà a Berlusconi, ma io voglio mantenere il mio segreto, nisciuno adda sapè 'a croce addò 'a metto, si nò overamente ccà nun saccio addò vaco a furnì. Dottò io aggia capito pure pecchè Prodi e Berlusconi hanno scritto a mia moglie quando hanno saputo che non voleva andare a votare. Berlusconi perchè ha pensato QUESTA NON VA A VOTARE PERCHE' VUOLE DARE IL VOTO ALLA SINISTRA, e Prodi invece ha pensato DEVI ANDARE A VOTARE, MA DEVI VOTARE PER ME PERO', NUN DA' RETTA A CHELLO CHE TI HA SCRITTO BERLUSCONI. Perchè in politica pure si fanno 'nu sbadiglio 'o scriveno 'ncoppe 'e giurnale. Dottò, io nun saccio cchiù c'aggia fa. Tengo 'na cosa in capa. Votare, ma per chi votare? Chisto è 'nu problema".
Il dottore, che ha ascoltato paziente Gennarino, prova a dire la sua "Io non so cosa consigliarvi. Ma voi volete sapere io per chi voto?" e Gennarino nervoso "No, no, dottò, per carità, e che mi volete influenzare?", e il dottore "E allora cosa posso fare?", "Dottore, è facile, dovrei risolvere 'sta questione. Lei che è tanto intelligente e che si è fatto una posizione mi deve dare una risposta a questa domanda. Se voto a destra mi sento in colpa e se voto a sinistra mi sento 'nu strunzo. E' meglio sentirsi in colpa o sentirsi 'nu strunzo", e il dottore "Tra il sentirsi in colpa e il sentirsi 'nu strunzo, si potrebbe pure sentire un coglione", e Gennaro innervosito "Dottò, ma che state dicenno? Fuori da casa mia! E menu male 'ca io vulevo parlà 'cu 'na perzona per bene. Jatevenne... Ma vedite 'nu poco, e tene pure 'o curaggio 'e venì fino a ccà. Carmè caccia fore 'a chisto!". Carmela, pazientemente, fa segno al dottore di non farci caso, e lo accompagna alla porta senza aprir bocca...


Lunedì 3 aprile 2006:

In occasione delle prossime elezioni, Pamabù offre ai suoi visitatori "LE ELEZIONI POLITICHE DI GENNARINO E CARMELA ESPOSITO", un divertente racconto (a puntate, per così dire) che vi accompagnerà in questi giorni e che si potrà seguire anche sul forum di Pamabù.  Il testo è firmato da Ottavio Buonomo.

1 - LE ELEZIONI POLITICHE DI GENNARINO E CARMELA ESPOSITO

Dice Gennarino a sua moglie Carmela "Carmè, tu overamente si scema. Che significa nun vogl'ì a vutà, votare è un diritto del cittadino, noi abbiamo il diritto di votare, e io vado a votare, e con me, vieni pure tu, se no mi innervosisco, 'e venì a vutà", la moglie lo guarda sconfortata, implorando di smetterla con questo comizio domestico "Gennarì, ma tu 'a me che vaje truvanne? Io vulesse pur'ì a vutà. Ma nun saccio 'pe chi aggia vutà. Aggia vutà 'a Berlusconi? E chillo fratemo se 'ncazza si sape 'ca l'aggia vutato. Aggia vutà a Prodi? E si voto a Prodi 'pò me pare 'ca faccio torto a papà. Insomma io stongo mmiezzo a doje campane, dimme tu c'aggia fà, io buono faccio, 'ca nun voto nè accà e nè allà", e il buon Gennarino, con ira, tuona pesantemente "Ma tu overamente t'è sciumunuta, il voto è segreto, quanno miette 'a croce dint'a cabbina, chi vuò 'ca sape tu a chi 'e vutato?", e la moglie "Ma pò se vene a sapè", e il marito ancora "Ma che staje dicenno? Chi 'o vvene a sapè. Mmiezzo a tanta vute mica vanno truvanno qual'è 'a scheda toja 'pe mettere 'e manifesti 'ca diceno Carmela, 'a mugliera 'e Gennarino Esposito, 'a vutato 'pe chisto o 'a vutato 'pe chill'ato. Và a vutà ovvì, và a vutà. E me raccumanno, miette buone 'a croce".
La moglie resta sola ed impaurita a guardare la televisione e comincia a fare uno schema su un foglio di carta che divide in due parti "Sinistra" e "Destra" ... "Allora, in cinque anni di governo Berlusconi ha fatto... 'e chi sò rricorda mo? ... Vabbè, allora, Berlusconi mi è tanto simpatico, perchè ride sempre... ma che cazzo tene 'a ridere?... Ma facciamo uno schema serio, se no Gennarino mi abboffa di mazzate se non vado a votare. E allora, Berlusconi deve essere votato perchè sa aprire la bocca, sa parlare, e può salvare questo paese. Azzò! Ditto accussì pare 'ca è 'na bella cosa. Mo passammo a chill'ato. Prodi... allora, Prodi nun me sta tanto simpatico, quanno parla pare 'ca 'ce sta venenno qualcosa, pò ha ditto 'ca mette 'a tassa 'e successione, ma ch'è 'sta tassa 'e successione e chi m'hai l'ha pavata?... Prodi ha detto che cambierà questo paese, lo risolleva, lo porta in alto. Azzò! Ditto accussì pare 'ca è 'na bella cosa. A chillo 'o chiammano Mortadella, a chill'ato 'o chiammano 'o nano... 'a faccia 'e Biancaneve 'ca vuleva fà 'a mastuggiorgia. Mannaggia 'a miseria, tengo 'nu pallone 'o posto d'a capa, culore, partiti, margherite, rose e mimose, l'ulivo, 'e chiapparielle, forza Italia, forza Napoli e forza ciuccio, fà tu! Insomma, si arape 'o giurnale ognuno accusa a chill'ato. 'Pò ce sta 'o partito a favore dei pacs. 'E pacs? ... E che sò? Io l'unico pacs 'ca cunosco sò chillo 'ca mò da Pupo sò passate a Antonella Clerici, 'ca a matina cucina e 'a sera arape 'e pacs... si dice pacs, all'inglese, con la s finale, S come Simme 'e Napule paisà, S come Surriento d'e nnammurate, S come Sarrà chi sà.
Tengo tanta voci 'ncapa, tanta cumizzie, tanta strilli. Vota per rifondazione. Vota per forza Italia. Vota per Alleanza Nazionale. Vota per la Rosa nel Pugno. Vota per i Verdi. Vota per l'UDC. Mammà mà, e io mò che scrivo 'ncoppo 'a stu foglio? Che tengo 'a scrivere?"...
Mentre Carmela si accinge a continuare la divisione di meriti nel suo schema, torna il marito con tre giornali in mano, con giacca e cravatta, e si siedono a tavola per mangiare, fino a quando Gennarino, si alza, si mette in piedi sulla sedia, e immaginando il cucchiaio come un microfono comincia un suo particolare comizio "in italiano":
Dunque sarò breve, cercherò di essere breve, più breve è e meglio è, così evito di dire cose che poi non posso fare, rimango nel mio, rimango nel mio rango, in quello che mi compete, dico quello che farò io, e non quello che faranno gli avversari, perchè a me degli avversari non me ne fotte propetamento niente. Non vi faccio promesse. Non vi dico cose che poi non posso fare. Non vengo qui a dirvi cosa cambierò. E allora voi mi chiederete, perchè ci sono venuto. E io vi rispondo. Perchè l'Italia ha bisogno di persone che ragionano con la testa, che quanno parlano non rimangono nel vano, ma parlano schiarendo un concetto, un predicato. Le tasse bisogna pagarle, perchè chi paga c'è, e in Italia ci vogliamo essere tutti, e bisogna pagarle perchè è un dovere del cittadino, abbiamo il dovere di pagare le tasse, abbiamo il dovere di pagare la televisione, abbiamo il dovere di fare il biglietto sul pullman perchè se no il capo viene e ci rompe la capa mezza e mezza. Noi vogliamo che la libertà sia per tutti e subito, vogliamo la democrazia, vogliamo che ognuno possa dire quello che vuole, quando vuole e come vuole. Noi vogliamo una Italia presente, perchè l'Italia ultimamente è assente e non porta la giustificazione dei genitori. Vogliamo una Italia senza guerra, vogliamo una Italia di solidarietà, vogliamo una Italia fatta da italiani ma non solo, noi apriremo le braccia a tutti. Andate a votare quindi per una Italia che non ha paura, per una Italia libera e per una Italia unita. Io ho finito amici cari, amici italiani. Ai posteri il posteriore!".
E Carmela pazientemente, porta in tavola il secondo piatto...

 

2 - LE ELEZIONI POLITICHE DI GENNARINO E CARMELA ESPOSITO (...E arrivarono un giorno, due lettere)

Gennarino Esposito non riesce a credere ai suoi occhi. Nella casella postale ha ricevuto una lettera scrittagli da Prodi e una lettera che porta la firma di Berlusconi. Gennarino sale presto le scale, visto che l'ascensore nel suo condominio è sempre guasto, suona ripetutamente il campanello, e la moglie Carmela non fa neanche in tempo ad aprirgli la porta che lui esultando si fionda su una sedia, con in mano le due lettere, nella mano destra la lettera di Berlusconi, nella mano sinistra le lettera di Prodi, e urla alla povera moglie impaurita "Scema! Chiudi questa porta! Vieni qua, non ci facciamo scoprire". La moglie ancora più allarmata, teme qualcosa di grave "Gennarì? Che hai combinato?", e il marito "Io niente, ma si sapisse, ho qua in mano due lettere che mi hanno mandato... indovina un pò", e la moglie guardandolo con un pallore a rischio collasso "Gennarì, parla, Gennarì ch'è succieso? Gennarì chi t'ha scritto? Altri guai Gennarì?", e Gennarino, chiude porte e finestre, abbassa le persiane, alza al massimo il volume della televisione piazzato su "Vivere" e dice "Carmè, io ho ricevuto due lettere. Una da Prodi e una da Berlusconi. Questi hanno saputo che tu non volevi andare a votare, se sò incazzati, e ci hanno scritto, secondo me ognuno all'insaputa dell'altro. Carmè, ma tu con chi ti sei confessata? A chi hai detto che non volevi andare a votare? Ma tu guarda chesta voccaperta quanti guai mi deve far passare", e la moglie stupita "Gennarì ma fusse scemo? Ma cu chi aveva parlà? Cu nisciuno, te lo giuro" e il marito che si schiaffeggia, cerca la via della ragione "Carmè, noi siamo sposati da tantissimi anni, abbiamo tre figli, ci siamo divisi tutto. Ti prego a Gennarino tuo, dimmi la verità, che magari tutto finisce qua se ti confidi con me. Ma a chi hai detto che non volevi votare? A chi?", e la moglie "Gennarì guarda che io mi sono fatta pure lo schemino, ho preso un foglio e da una parte ho fatto le differenze. Io tengo intenzione di andare a votare. Crideme Gennarì, è così. Nun aggia parlato cu nisciuno, manco cu 'e figlie nuoste", e il marito, una volta calmatosi, prende una sedia, spegne la televisione, si avvicina alla moglie e con tono serio le dice sottovoce "Senti Carmè, qua il fatto è serio, mi sa che abbiamo le spie in casa. Qua qualcuno ci guarda", e la moglie lo interrompe gioiosa "Come il Grande Fratello", e il marito innervosito "Ma che cazzo staje dicenno? Carmè, 'ca 'o fatto è serio e tu te miette a penzà 'a chilli quatte sfaticate 'nchiuse int'a 'na casa. Carmè, qua la lettera parla chiaro, sia la lettera di Berlusconi, sia la lettera di Prodi. E poi guarda comme sò belle chesti firme, ce facesse 'nu quadretto comme aggia fatto 'cu l'autografo 'e Sergio Bruni", e la moglie che cerca di capire il perchè dello stato confusionale del marito cerca di cavargli parole dalla bocca, cerca la chiarezza, cerca di farsi dire i fatti come stanno ... "Carmè, qua la lettera parla chiaro, siente 'a lettera 'e Berlusconi che dice: CARO AMICO, Carmè l'amico songh'ì, IN QUESTI ANNI ABBIAMO DATO TANTO AGLI ITALIANI. VOTARE E' UN DIRITTO DEL CITTADINO, Carmè 'o cittadino songo semp'ì, ALLE PROSSIME ELEZIONI VOTA FORZA ITALIA PER GARANTIRE... e l'ata robba appriesso, 'ca è 'a stessa 'ca è stato detta ieri, all'autriero, e all'autriero ancora. E fosse niente, nun è 'ca s'è 'ngazzato sulo Berlusconi 'ca ha saputo che tu non andavi a votare, anzi, s'è 'ngazzato pure Prodi, anzi, isso forse "cchiù assaje, e nun sulo cu mme o cu tte, ma pure 'cu 'e figlie nuoste, guarda qua, la lettera, pure questa, parla chiaro, anzi, chesta è ancora cchiu chiara 'e chella 'e primma: CARI ITALIANI, gli italiani simme nuje, POSSIAMO DIRE BASTA AL GOVERNO DI DESTRA ANDANDO A VOTARE ALLE PROSSIME ELEZIONI, Carmè chisti ccà ce l'hanno proprio cu tte, ma 'a lettera continua VOTARE E' UN TUO DIRITTO, mo te dà 'o tu, sai comm'è, pe piglià 'e vote te danno pure 'o ccafè, DEVI ANDARE A VOTARE. Carmè allora nun 'e capite ancora? ... Carmè 'ca si nun vaje a vutà tu, succede n'ata guerra!".
E Carmela abbassa la testa dalla vergogna...

 

3 - LE ELEZIONI POLITICHE DI GENNARINO E CARMELA ESPOSITO (...Multato sia, chi violerà la par condicio)

Da qualche giorno in Casa Esposito c'è un clima abbastanza teso. Gennarino, il capofamiglia, ogni giorno a tavola dà a tutti lezioni di politica.
Sono tutti riuniti intorno al tavolo, Gennarino, sua moglie Carmela, i tre figli Ninuccio, Turillo e Vicenziello, sua suocera Maria, suo padre Antonio e sua madre Michelina. La moglie porta in tavola la pasta e patate che tanto piace a Gennarino, ma lui è distratto da tantissimi pensieri, che non riesce a conciliare, e guarda i familiari come se fossero marziani. Suo padre Antonio rompe il silenzio "Gennarì bello 'e papà, ma stai poco bene?" e Gennarino, parlando con pause di sapienza e di punteggiatura politica "Papà, ti ringrazio. Il male ce l'ho nel cuore!", e Carmela "Don Antò, 'o figlio vuosto nun 'o capisco cchiù a 'nu poco 'e tiempo. S'è fissato. Nun se magna 'e tortellini p'a par condicio. Nun se magna 'a murtadella p'a par condicio. Nun piglia cchiù 'a machina p'a par condicio. S'è fissato isso e 'a par condicio. S'è miso 'ncapo che dint'a casa teniamo le spie". Gennarino mette a tacere la moglie "Taci! Non parlare, il nemico ci ascolta", l'anziano padre in allerta urla con paura "Ma ch'è scuppiata 'a guerra n'ata vota?"... e Gennarino "Papà, ma qua guerra? La guerra è quella che vivo in casa mia. Ma secondo te, guarda a chistu figlio d'o mio, uno che si veste con i pantaloni strallabbati, così larghi 'ca ce vanno tre perzone dinto, le scarpe scassate e slacciate, con la maglietta 'cu 'na capa 'e morte disegnata, uno 'ca se pettina 'cu 'na cresta mmiezzo 'ca 'me pare 'na vallina, 'ca 'e chisti tiempo è pure pericolosa... dimme tu papà, chistu coso 'pe chì pò glì a vutà? Semplice, chisto 'o ttene scritto 'nfronte che vota allà" e la suocera irrompe nel discorso con curiosità "E che significa 'ca vota allà, va a vutà int'a stanza 'e lietto?", e Gennarino "Donna Marì ma che state dicenno? Votare allà, significa dare il voto da quell'altra parte. Non lo posso dire, non me lo fate dire, qua siamo spiati, e se dico per chi voterà mio figlio, qua succede una guerra, il voto è segreto, qua dobbiamo mantenere i segreti, già ho ricevuto due lettere, una di Berlusconi e una di Prodi che mi hanno detto la stessa cosa DICI A TUA MOGLIE CHE VA A VOTARE SI NO SO' MAZZATE 'A CECATE!"... e la moglie "Ma chilli llà nun vulevano dicere chesto Gennarì. Tu hai frainteso", e Gennarino "E dalle n'ata vota. Non ho frainteso niente mezza scema che non sei altro. Sei tu, sei tu, proprio tu che non hai capito il resto di niente. Quelli hanno saputo che tu non volevi andare a votare e ci hanno scritto. Tu chisà con chi ti sei andata a confidare" e la moglie cercando il perdono "Gennarì, ma io ti giuro che non ho parlato con nessuno, e mò torniamo di nuovo sullo stesso discorso", e il marito "Vabbè, diciamo che non ci torno più sullo stesso discorso, ma ancora non mi sono convinto, voglio le prove, intanto già è un buon passo che tutti si sono convinti che tu andrai a votare perchè non abbiamo più ricevuto lettere di lamentela da nessuno", e sua madre Michelina, sentendo tutti questi litigi cerca di calmare il figlio, "E vabbè Gennarì, nun te piglià collera. Stasera mammà te fà le tagliatelle alla bolognese 'ca te piaceno assaje assaje", e il figlio scagliandosi contro la madre con furia "Mammà, io ti rispetto, ma non dire queste cose, io non voglio violare la par condicio, mi hai capito?" e la mamma "Ma Gennarì, io ho detto che ti volevo fare la bolognese", e il figlio "Statte zitta. Non dire più quella parola, ma hai letto che il TG4 per aver violato la par condicio deve pagare duecentocinquantamila euro? E a me, una volta violata la par condicio, chi cazzo m'è ddà tutti sti sordi? Non dire più queste cose, non mi nominare piatti che violano la par condicio", e la moglie allora "Vabbè, Gennarì stasera ci facciamo una bella pizza con pomodoro, mozzarella e basilico che tanto ti piace così ti calmi", e il marito ancora più disperato tenta di spegnere la gioia della moglie "Zitta Carmè. Ma che dici? Pomodoro, mozzarella e basilico? Non bestemmiare! Non sono cose da dire in par condicio. Già mammà mi stava facendo passare un guaio perchè ha nominato una cosa tipica di un luogo che tanto ricorda chi è di quel luogo. E mo tu, per comparare quello che mi dice mammà te ne vieni con queste tre cose? Ma la par condicio viene violata lo stesso e sai perchè? ... Il pomodoro è rosso, la mozzarella è bianca e il basilico è verde. Carmè chisti ccà sò i colori 'e Forza Italia. Carmè 'nc'avimma stà accorti a chello 'ca magnamme, stasera fà 'nu poco 'e pasta scaurata 'e ce levamme 'o penziero, si nò cà furnesce 'ca vaco carcerato".
Carmela si siede e non apre più bocca...


Domenica 2 aprile 2006:

Articolo dal forum del sito ufficiale: LA NAPOLI DI IERI, LA NAPOLI DI OGGI

Non è vero che Napoli sta cambiando, Napoli è già cambiata, ma non si capisce se in meglio o in peggio, forse è cambiata solo tecnologicamente. Forse oggi fuori dal "Barbiere" non ci trovi due anziani signori con tanto di pipa che leggono il giornale e discutono animatamente fino a chiudere poi il discorso "Vabbuò, ma nun sò fatte nuoste, priammo sulo 'pe figlie nuoste", ma ci vedi un attempato signore da poco pensionato, con i capelli brizzolati, con un casco sotto il braccio grande quando un pallone, che scende dalla sua motocicletta esclamando "C'o traffico 'e Napule è meglio a cammenà 'ncoppo a "ddoje rote, te miette 'stu coso 'ncapa e te ne vaje addò vuò tu", prende il cellulare, lo mostra agli altri coetanei che lo aspettano seduti "Guardate qua. Chisto è 'oll'urdemo modello. Sapite 'ca 'stu cusariello fà fotografie, fà 'e filmine, e ancora aggia capì comme, ma sicuramente, 'stu cusariello riesce a fà pure 'o "ccafè, sempe trovo comme se fà". Gli altri lo guardano e lui continua "Se ponno fà pure 'e videochiamate. Cioè pozzo vedè a chi vogl'ì quanno 'o chiamme. E' 'na cosa fenomenale!" ... e uno di loro pensa, ma per tranquillità non si espone... "Secondo me chisto è scemo. Chisto fà tanto 'pe nun sta a casa 'nzieme 'a chillu cesso d'a mugliera, mò che fa? S'accatto 'o telefono 'ca quanno 'a chiamma, 'a pò pure vedè? Ma fosse scemo?".
Come potete vedere da questo simpatico quadretto, non è che poi Napoli sia tanto cambiata, come ripeto, forse sono cambiate le ambientazioni, sono cambiati gli artisti, sono cambiati i napoletani, sono cambiate le strade, e forse la stessa Napoli si è fatta troppo influenzare da ciò che non era e non sarà mai napoletano. E' vero, i tempi cambiano. Prima potevi trovare un ristorante chiamato "Zì Cuncetta", e ci trovavi un clima sereno e familiare, oggi trovi ugualmente un ristorante magari chiamato "Addò Gennaro", "Da nonna Carmela" o da "Zia Michelina", ma dentro ci trovi la solita veduta di Napoli con l'albero e con il Vesuvio azzurro, ci trovi il cameriere che ti parla napoletano perchè il dialetto napoletano è simpatico da ascoltare, ci trovi un menù di cose scritte in napoletano, tutto ci conduce a quel poetico passato, ma qualcosa però non va, qualcosa stona, che cosa? ... Non lo so, ma c'è qualcosa che ci dice che siamo a Napoli, nel capoluogo della Campania, ma solo questo. Anche se, a dire il vero (lo devo dire per forza), ci sono delle eccezioni (e meno male).
Oggi la vera Napoli non è quella dei ristoranti, delle strade larghe, la Napoli che in politica parla di novità, di unioni, di alleanze, di gemellaggi e di opere da salvare, la vera Napoli è quella abitata dai veri napoletani, è quella parte di Napoli in cui sembra che Raffaele Viviani prenda ancora spunto per scrivere nuove commedie o prende di mira alcune persone per ricavarne irresistibili macchiette, la Napoli dei panni stesi non è una Napoli che si inginocchia ai luoghi comuni e alla retorica, è una Napoli che c'è, che esiste.
Tra poco più di due mesi, io debutterò con uno spettacolo dal titolo "'O vico d'e scugnizze", scritto, diretto e interpretato da me con un gruppo di giovani ragazzi. Per meglio rappresentare l'anima di un popolo (quello napoletano), ho preso spunto da una commedia di Raffaele Viviani, ovvero "L'ultimo scugnizzo", ho ricercato quelle canzoni "vere" dove c'è una realtà raccontata in versi, la realtà dei mercatini, la realtà degli scugnizzi, la realtà delle signore che si raccontano "il fatto", la realtà dei cavalli che per salite e discese sono stanchi di portare in giro i forestieri, la realtà dei figli di guerra, la realtà di un popolo che soffre per il marchio negativo con il quale è stata ingiustamente etichettata, la realtà delle strade, del popolino e del popolone. Nel restituire i "personaggi di Napoli" nel mio atto unico, ho cercato di renderli al meglio, esasperando il carattere, i pregi e i difetti di ognuno, ho cercato nei limiti, di dare tanti aggettivi uguali allo stesso personaggio, di giustificarne i difetti mostrandoli, e di nascondere i pregi, che sono comunque evidenti negli sguardi, nelle movenze, nell'impulsività di un gesto, la delicatezza delle parole, anche di "quelle paroline" che non sono volgari in quanto volgari, ma sono volgari in quanto dette volgarmente, che è diverso.
Ma quella che rappresento è la Napoli del passato o la Napoli di oggi?... Questo mi potrà chiedere chi non è Napoletano... la risposta è una sola: rappresento Napoli.


Mercoledì 29 marzo 2006:

Andrà in scena il 9 giugno l'atto unico "O vico d'e scugnizze" diretto e interpretato da Ottavio Buonomo, all'interno della nona edizione de "Tutti insieme con semplicità", la manifestazione di solidarietà organizzata dall'Associazione Voci del Cuore. Il soggetto è tratto da una nota commedia di Raffaele Viviani ovvero "L'ultimo scugnizzo" (che fu, a detta di Totò, una delle più grandi interpretazioni di Nino Taranto), la sceneggiatura e i testi sono dello stesso Ottavio Buonomo, che ha inserito inoltre poesie e canzoni, spaziando dallo stesso Raffaele Viviani a Salvatore Di Giacomo. A presto, con altre news!

Che bello, la mamma ha detto che mi porta a vedere il nuovo spettacolo di Ottavio, eh eh!


Domenica 26 marzo 2006:

Articolo dal forum del sito ufficiale: IL VICO DEGLI SCUGNIZZI

Racconto ispirato dall'atto unico "'O vico d'e scugnizze" di Ottavio Buonomo (ispirato a sua volta da una commedia di Raffaele Viviani)

Si nasce artisti, forse anche Donna Carmela, è nata artista, i suoi comportamenti da diva capricciosa e il suo modo di porsi, danno agio di pensare ciò. Donna Carmela è l'artista voluta bene da tutti men che da alcune persone, che la invidiano, forse perchè la natura è stata generosa con lei, forse perchè le sue canzoni vengono canticchiate da tutti nel vicolo, forse perchè ha un carattere forte e fragile allo stesso momento che mette d'accordo tutti. Le parole dalla sua bocca escono come i bambini da scuola, felici, camminano ovunque, si arrampicano sui muri, te le senti addosso per diversi giorni, come un dolce profumo. Donna Carmela è una sciantosa per bene, e del suo privato si conosce poco o niente, dal momento che prevale il personaggio pubblico.
Il silenzio di un tardo pomeriggio di prima estate viene interrotto dagli strilli di Donna Carmela, che cammina con il suo scialle rosso, con la sua larga gonna, con le sue scarpe che fanno i buchi in terra, con il suo muoversi e agitarsi, Donna Carmela è furiosa. Ennesimo "No" da un impresario. Carmela urla e viene seguita da Giannina, sua amica, che cerca di calmarla e di portarla sulla strada della ragione. Donna Carmela non si calma, continua in uno spettacolo tutto suo che ricorda tanto le sfide tra galli che si facevano in Messico. Più Giannina cerca di calmare Carmela, più quest'ultima si agita. Attira l'attenzione di Donna Peppina, un punto di riferimento per tutti nel vicolo, che esce dal suo negozietto, un "coiffeur pour dame" (se proprio vogliamo dirlo alla "frangese" e se no "o vascio d'a capera"), il suo sguardo si incrocia con quello di Giannina che con i gesti cerca di far capire a Donna Peppina lo stato di nervosismo di Carmela, che sempre più nervosa, guarda a terra come se avesse perso qualcosa. Donna Peppina cerca di capire cosa sia successo, e Donna Carmela attacca con la solita lamentela, quella che da anni ormai la caratterizza "Io sono incompresa, a me nessuno mi capisce, io sono una grande artista ma nessuno sa apprezzare le mie doti, io so cantare e non mi fanno cantare, so ballare e non mi fanno ballare, so recitare e non mi fanno recitare! Io sono una artista completa, cosa si credono questi che vengono e mi trattano come l'ultima delle venute? Io ho tanti anni di carriera alle spalle! Poi promettono. Promettono soltanto. Fanno solo chiacchiere, sempre le solite chiacchiere. E chiacchiere qua, chiacchiere la, chiacchiere su, chiacchiere giù"... a sentir parlare di tutte quste chiacchiere, sembra sia tornato nuovamente il periodo di Carnevale. Donna Peppina che già sa come prendere Carmela in questi casi cerca di calmarla con le solite parole d'incoraggiamento "Ma voi siete brava! Lo sappiamo tutti quanto valete, non c'è bisogno di dimostrare ancora la vostra bravura. Nel vico tutti sappiamo che siete una grande artista", e tra una battuta e l'altra una parola e l'altra, Donna Peppina dice di aspettare Gaetano, un giovane scugnizzo del vicolo, che per lei è stato come un figlio, che è andato in cerca di un lavoro per sistemarsi con la sua fidanzata (che lo renderà presto papà) e sua suocera, Donna Concetta, una delle colonne del vicolo. Tra una parola e l'altra, arriva Turillo, proprietario di un caffè che dista poco dal vicolo. Turillo è balbuziente, ma non solo, spesso dice altre parole di quelle che dovrebbe usare, poi si corregge in tempo, ma viene comunque preso in giro da tutti, anche se tutti gli vogliono bene, Turillo è sposato con Donna Vicenza, brava massaia, fedele e... fortemente dura d'orecchio. Vi lascio immaginare come saranno le discussioni tra questi due coniugi.
Più si fa sera, più il vicolo si popola, e arriva Donna Concetta con Filomena, sua figlia. Donna Concetta è un'abile artigiana, impaglia sedie, infatti, si dice nel vicolo, che i suoi nonni impagliavano le sedie anche al Re, e a tutti i cortigiani. Donna Concetta è una donna anziana, una carattere impulsivo, napoletano, forte, un carattere di caffè, sua figlia è più tenera, ed innamoratissima di Gaetano. Come ogni sera, quando il cielo si fa scuro, il vicolo si popola di tantissime altre persone che "vengono a prendere il fresco" in compagnia, chi si siede sulla scalinatella, chi sulla seggiulella, chi prepara i caffè, chi invece porta lo spassatiempo, chi invece assaggia le pizzette, le zeppolelle e i ripieni preparati da Donna Amalia, pizzaiola, sempre pronta a stuzzicare Don Gennaro, professore napoletano, saggezza fatta persona, che è sposato con Margaret, una inglesina acerba, che di napoletano ha solamente il marito. Mentre tutti si fanno "'o cunto d'a ghiurnata" tuona il simpatico Gaetano con una bella notizia, ha trovato un buon lavoro presso un famoso avvocato di Napoli e potrà trasformare i suoi sogni in... realtà, una realtà tutta napoletana!
 


Mercoledì 22 marzo 2006:

"'O VICO D'E SCUGNIZZE" è il titolo del nuovo lavoro teatrale che Ottavio porterà in scena, ispirato alla nota opera "L'ultimo scugnizzo" di Raffaele Viviani. Ottavio sarà regista e interprete. Il cast è formato dai Ragazzi delle Voci del Cuore. Quindi, prenderanno parte allo spettacolo: Giusy Paolella, Carla Puzone, Valentina Ciarla, Chiara Di Nardo, Cristina Di Nardo, Costanza Tagliamonte, Ermelinda Russo, Morena Moscarella, Aldo Calabrese ed Antonio Albachiara. Direzione musicale e arrangiamenti di  Maria Aprile, coreografie curate da Enzo Lenzi. A presto, con altre news!


Domenica 19 marzo 2006:

Articolo dal forum del sito ufficiale: IL PERSONAGGIO CHE NON SO RECITARE

Il personaggio che non so recitare è quello che più mi appartiene: me stesso. Non riesco ad entrare in scena essendo solo me stesso, devo aggiungere cattiveria o smaliziarmi, devo pensare, seppur per pochi attimi, di essere un essere che non è, un insieme di sentimenti. Non so come mai, anche quando dovrei essere me stesso, non riesco ad essere realmente sereno come magari lo ero fino a cinque minuti prima, oppure se prima ero agitato in scena ci entro sereno, calmo. Quando mi sforzo di essere me stesso in scena, ho qualcosa che mi fa distaccare totalmente. In scena non mi viene mai da ridere, le battute che improvviso, se me le fanno notare dopo, mi fanno addirittura tenerezza, anzi, non so se mi fanno tenerezza per l'ingenuità o pena per il poco stile che ho usato nel porgerle. Se provo a vedermi dal pubblico, mi prende il panico, e se una battuta non fa ridere, la colpa è mia, perchè il pubblico capisce quello che gli fai capire. Se la bottiglia è verde sul palco, il pubblico la vede verde dalla platea. Se sono povere di senso e di vitalità le parole pronunciate sulla scena, mentre scenderanno per lo scalino laterale del palco, arriveranno al pubblico totalmente prive di senso. L'impatto con qualcosa di nuovo diventa una sorta di difficile approccio con chi ci sta studiando, complicato poi da domare.
Sto lavorando ad un testo ispirato ad una nota commedia di Raffaele Viviani, e lavoro con tranquillità... sono regista ma senza tante pretese, mi sento a mio agio, anche se sono alle prese con un attore che non mi sta sempre a sentire, un attore magari anche bravo, ma che fa sempre quello che gli pare, e quando sbaglia, si corregge, e da la colpa a me perchè dice che mi sono distratto e senza la mia attenzione non riesce a recitare, un attore che non è mai un attore, un ragazzo innamorato, un ragazzo che quando viene sgridato si guarda intorno pensando "Ma ce l'ha proprio con me? E che ho fatto stavolta?", un ragazzo che se imparasse il copione mi sarebbe di grande aiuto e mi farebbe lavorare di meno, un ragazzo che in pochi secondi si trasforma in un attore, e un attore che in ancor minor tempo si trasforma nel ragazzo di prima... un ragazzo che parla, guarda gli altri con un sorriso, poi abbassa gli occhi, e forse cerca di imparare ad ascoltare di più il suo regista, un ragazzo ancora più innamorato, ancora più emozionato... me stesso!


Mercoledì 8 marzo 2006:

AUGURI DI CUORE A TUTTE LE DONNE DEL MONDO!

Auguri di cuore a tutte le donne del mondo, in particolare a quelle che fanno parte della mia vita... a due donne importanti che mi sono sempre vicine in ogni momento!
Un pensiero va per quelle donne che hanno sacrificato la propria vita per gli altri, a quelle donne che aspettano con amore quando il loro uomo torna la sera tardi da lavorare, a quelle donne che con una loro parola hanno messo la pace che tanti "potenti" non riescono a portare nei loro paesi con fiumi e fiumi di parole inutili, alle mamme che dividono la loro vita con quella dei figli, a quelle donne che con un abbraccio sincero ti fanno dimenticare i guai!

Ottavio Buonomo


Lunedì 6 marzo 2006:

Il sito minamazzinicremona.bravehost.com ha dedicato una sezione ad Ottavio Buonomo che contiene una dettagliata biografia, quattro opere in versi ("Io vado Avanti!", "Piccerelle", "Catene in volo", "Ultimo giorno di vita") e una raccolta di fotografie. Il link corretto per visitare la specifica sezione è:

http://minamazzinicremona.bravehost.com/ottaviobuonomo.html


Domenica 5 marzo 2006:

Articolo dal forum del sito ufficiale: LA CANZONE VINCITRICE DEL FESTIVAL DI SANREMO E'...

Ecco, sono pronto... tra cinque minuti dirà i risultati. Tra due minuti dirà i risu... (zzzzzzz) Eh, chi è?! ... Ah si... I risultati... (zzzzzzzzzzz) ... mamma e che è? ... Ah già, stiamo a sentire, ora dice chi vince Sanremo... (zzzzzzzz).

L'ultima puntata del festival di Sanremo si è aperta con "E' giunta mezzanotte", beh, visto che è finito a notte fonda Sanremo, sembra che davvero sia iniziato a mezzanotte! Stamattina ho sentito la notizia, ha vinto Povia! Bene, sono contento! ... Mi fa piacere che abbiano premiato l'originalità, anche se l'anno scorso faceva il verso ai bambini sorpresi "oh", quest'anno canta il verso del piccione, l'anno prossimo farà un remake della "Vecchia fattoria" dove potrà aggiungere tutti i versi che vuole, tanto con i tempi che cambiano, in una fattoria ci puoi anche trovare un vocalizzo di Katia Ricciarelli più che un muggito. A parte scherzi ... vorrei avere il becco! Bravo Povia.
La canzone cantata in dialetto napoletano (perchè la "canzone napoletana" autentica non c'è più, oggi si fanno le canzoni in dialetto, ma non canzoni napoletani, c'è una bella differenza, per chi vuole approfondire consiglio "Storia della canzone napoletana" di Paliotti) da Gigi Finizio (voce verace) e I Ragazzi di Scampia è uguale a tantissime altre che parlano di una Napoli che spara, di una Napoli che "cerca 'o sole dint'a munnezza", di "quella parte" di Napoli che piange e si sente esclusa, di quella parte di Napoli che ha paura di camminare dopo le sei di sera per strada. Funzionerà come canzone, specialmente a Napoli, e specialmente tra gli ammiratori dell'autore e degli interpreti, comunque, stando nel classico, penso che sia una canzone "poco sanremese", ma specializzati in questo ci sono altri autori, altri parolieri, altri interpreti.
Comunque, ho letto che questo Sanremo lo vedranno anche in altre nazioni extraeuropee (anche la Cina o il Giappone, non ricordo bene, dovrei andare a pescare il giornale di due giorni fa), e vi immaginate quanto farà piacere alla gente sapere che John Travolta non sa fare un massaggio ai piedi.
Ieri sera ho gradito gli ospiti. Eros Ramazzotti e Laura Pausini mi sono piaciuti (e sottolineo che la Pausini non mi piace più di tanto) tanto da sperare che venga registrato un bel duetto. Grande Giannini.

 


Domenica 26 febbraio 2006:

Articolo dal forum del sito ufficiale: E' ARRIVATO CARNEVALE!

E' arrivato Carnevale, bambini vestiti da Robin Hood e da Zorro (anche se ormai l'uomo in nero ha lasciato spazio a Harry Potter). L'altro giorno, camminando per strada, una bambina uscendo dalla scuola elementare, stava dicendo a sua madre che l'ascoltava con la fretta di chi deve tornare presto a casa per preparare il pranzo, "Mammà, 'o "ssaje 'ca 'na cu cumpagna d'a mia s'è "vvestuta d'a Elisa 'e Rivombrosa?" (Mamma, lo sai che una mia compagna si è travestita da "Elisa di Rivombrosa"). Come cabiano le generazioni.
Io, il problema del vestito a Carnevale, ce l'ho avuto per pochissimo tempo, perchè siccome da bambino cominciai a lanciare alcuni personaggi (imitazioni più che altro), a Carnevale indossavo i vestiti di scena. Mi sono vestito da Peter Pan, da Robin Hood, da Zorro, da clown, da Totò, da Charlot, da Pulcinella, da D'Artagnan napoletano (napoletano si, perchè, praticamente, il mio D'Artagnan era diverso da tutti gli altri, praticamente era un D'Artagnan sfaticato, che la spada la lasciava sempre a casa perchè si scocciava di portarla in mano).
Comunque è una gioia vedere tanti pulcini camminare per le strade, le fatine truccate di mille colori, sembrano che i bambini siano scesi da una navicella spaziale. Quanto mi piacciono quando i bambini si lamentano che le cuciture dei vestiti danno fastidio, ricordo di aver avuto gli stessi problemi con il vestito di "Gabibbo" (Besughi! Ho fatto anche il Gabibbo!), che non mi stava sempre a pennello.
Comunque, anche il Carnevale napoletano è diverso da tutti gli altri, in primis si fanno strada con onore le tradizioni culinarie (lasagna, polpette e salsicce in ragù, chiacchiere, migliaccio, zeppolelle).
Ma sapete che una volta ho fatto anche una sfilata a Carnevale? Ero Totò, però avevo una maschera in pelle che mi soffocava, e ogni volta che la toglievo, dovevo quasi aiutare artificialmente la mia respirazione.
Sapete, una mia riflessione, sembra che alcune persone indossino la maschera tutto l'anno e la tolgono solo a Carnevale... forse per essere notati sempre!
Comunque, come fare a non essere contenti, felici, ad avere il cuore in festa quando per strada si vedono bambini che si lanciano coriandoli. Quelle piogge di carta che cadono ovunque, te li ritrovi sempre addosso, ma sono petali che sono scappati dalle mani di piccoli fiori delicati, e... non fanno male!
 


Domenica 19 febbraio 2006:

Articolo dal forum del sito ufficiale: LE CANZONI CHE MI INSEGNARONO A PARLARE

Ero un bambino. Mi ricordo che quando parlavo sbagliavo alcuni verbi, non riuscivo a pronunciare tutte le parole, invece di dire "scuola" e "squalo" ad esempio dicevo "ccuola" e "ccualo", e quando tentavo di correggermi peggioravo la situazione, perchè pronunciando alcune parole "antipatiche" mi usciva un fischio, come se avessi uno scherzo di Carnevale sempre tra i denti, che mi faceva pronunciare appunto parole come "scuola" sempre con il fischio. Non ricordo con precisione la mia età, ricordo comunque che nel periodo delle "parole fischiate", in televisione c'erano i programmi di Renzo Arbore, a volte, seguivo alcune trasmissioni a casa di Elvira e Vincenzo, due anziani vecchietti che abitavano nel mio palazzo, e che purtroppo, oggi non ci sono più, mi ricordo che scendevo dal quinto piano dove abitavo e abito, al primo piano, e mi mettevo su una sedia della cucina e guardavo la televisione in silenzio. Le prime canzoni che ho ascoltato in vita mia erano quelle eseguite nei programmi di Renzo Arbore, ma ho conosciuto per la prima volta una canzone registrata quando avevo più o meno cinque anni. Ripeto, l'età potrebbe non essere esatta, ma anno più, anno meno. In casa avevo dei dischi 33 giri e delle musicassette di canzoni italiane, una collezione curata. Una ventina di musicassette erano di canzoni napoletane, un giorno mi venne la voglia di mettere una musicassetta nel piccolo stereo nero che avevo in casa, e che una volta, ricordo, lo portai anche a scuola.
La prima cassetta che ascoltai era di canzoni napoletane. Pirata ingenuo scopre un tesoro per caso. Cos'è? "Che balla cosa è 'na ghiurnata 'e sole", canta Giuseppe Di Stefano. Cos'è questa canzone che mi piace così tanto, questa voce velata tanto diversa dalle interpretazioni corali dei programmi televisivi. Ecco arrivare una esplosione che arriva nel cuore: Ma n'atu sole "cchiù bello oje nè, 'o sole mio...
Cosa? 'O sole mio? E perchè? Ognuno può avere un sole personale... pensavo che il sole fosse quello che si vede in cielo e che vedono tutti, pensavo che il sole fosse quello che sembra di toccare quando vado sulle giostre. E dopo "'O sole mio" c'è una canzone allegra (allora così credevo, fino a quando poi ho capito il testo),"Oi vita, oi vita mia, oi core 'e chistu core, sì stato 'o primmo ammore, e 'o primmo e "ll'urdemo sarrai 'pe "mme"... ma cosa sono queste canzoni?
Un pomeriggio di tanti anni fa scoprivo la canzone napoletana, e geloso di questa scoperta, cominciai a nascondere le cassette che avevo in casa, proprio come fa un pirata dopo aver trovato una grande miniera d'oro.
La canzone napoletana, una passione mai interrotta.
Tante volte, chi canta, dovrebbe ricordare che tutto è partito da Napoli, che tutto è partito da "Jesce sole" e "Michelemmà", da quelle villanelle, da quelle canzoni che parlavano di lavandaie, di "fatica", di Vomero, di "nenne". La prima vera canzone napoletana fu "Te voglio bene assaje", una melodia unica e straordinari... se non ricordo male, è stato il primo vero capolavoro della "Piedigrotta".
Le canzoni napoletane che ascoltavo frequentemente da bambino erano "La pensè", "Torna a Surriento", "Pullecenella 'o core 'e Napule" (avevo il 45 giri di Aurelio Fierro, il lato B era "Vocca busciarda"), "Ninì Tirabusciò", "'Na canzuncella doce doce", "Io, mammeta e tu", "Marechiaro"... poi con il tempo ho imparato a capire il significato di ognuna e a scoprire altri centinaia e centinaia di brani, uno più bello dell'altro... tu, sì 'na malatia!


Martedì 14 febbraio 2006:

Per il giorno di San Valentino, pubblichiamo un testo inedito di Ottavio dal titolo "'O ghiuorno d'e "nnammurate". Questo testo non è destinato a nessuna raccolta di opere in versi.

'O GHIUORNO D'E "NNAMMURATE

Quattordece febbraio,
San Valentino
festa 'e chi se vò "bbene,
ghiurnata d'e "nnammurate,

Ciucculatine 'ca nucella,
ciucculatino a "llatte,
ma niente 'e "cchiù "ddoce
'e 'sta vucchella bella.

Sciurille, mazze 'e rose,
'mpiette saglie 'o calore
pure si 'sta festa carnale
vene int'o friddo 'e vierno.

'Pe "mmiezzo 'a via
camminano 'e "nnammurate
tenennese 'pa mano
comme fosseno criaturielle.

Saglie 'ncielo 'na canzone
'e nu scugnizzo appassiunato,
corre 'pe "ddint'e "vvene
'stu canto allero e zuccheruso.

Copyright © 2006 Ottavio Buonomo - Pamabù. All Right Reserved
 


Domenica 6 febbraio 2006:

Pubblichiamo un nuovo testo di Ottavio dal titolo "Il profilo". Questo testo non sarà destinato a nessuna raccolta di opere in versi.

IL PROFILO

Non so cosa
c'entra
la mia faccia
con il profilo.

Vorrei sapere
di gente
che con ottimi profili
è stata dimenticata.

Dove saranno?

Il profilo è mobile.
Triste, storto, contorto,
vivo a stento,
quasi morto.

Mezza bandiera
che nasconde un altro
colore identico
a quello che mostra.

Il sole che vedo
morire dolce nel mare,
disegna tra me e te
un quinto profilo.

Con mano sicura, il profilo,
viene disegnato
dall'artista incompreso
da tutti e da se stesso.

Profilo che non credevo
potessi mostrare così,
con la stessa libertà che ho
di mostrare l'intero naso
o i due occhi insieme.

Nel profilo, i pensieri
si raddoppiano,
non si dividono,
provocano.

Dei miei dubbi, però so
cosa c'entrano due occhi
che guardano il mio profilo

e due labbra che
dolcemente
lo sfiorano.

Copyright © 2006 Ottavio Buonomo - Pamabù. All Right Reserved


Domenica 22 gennaio 2006:

Articolo dal forum del sito ufficiale: LE STRAORDINARIE AVVENTURE DI VIO & ALLACK! (Vio & Allack contro la terribile Batwoman)

Una coppia di supereroi sempre pronti all'azione. Tutti e due una coppia invincibile, soprannominata la nuova coppia più bella del mondo. Alle ore 15 del giorno 15 dell'anno 15 arrivò una telefonata sul telefono cellulare di Vio che sentendo ciò che una voce gli riferiva al telefono si impressionò e fece la faccia verde (anche se la storia è in bianco e nero, immaginatevi comunque la faccia verde). La sua Allack preoccupata lo guardò e disse prontamente "Vio, tutto bene? Sei impallidito!", e lui "Chi è pallido ha la faccia bianca Allack! Io l'ho fatta verde" e lei "Ma non si vede" e lui "Lo so, perchè la storia è in bianco e nero", e lei "Ma cosa ti hanno detto al telefono?", e lui "Che il mondo è in pericolo. C'è Batwoman", e lei "Ma Batwoman è la moglie di Batman?" e lui "No" e lei "E perchè si chiama così", e lui "Woman perchè è una donna. Bat perchè... non lo so. Ma comunque non è una donna come tutte le altre e con Batman non c'azzecca un pipistrello! Questa è una che vuole distruggere il pianeta e noi siamo gli unici al mondo a poter salvare questo mondo", e Allack decisa "Si, siamo gli unici a poter salvare il mondo con i nostri grandi poeteri!", e lui "Come possiamo fare per prima cosa?" e lei "Volare!" e lei "Oh oh, cantare, oh, oh, oh, oh", e lei "Ma ti sembra questo il momento di metterti a cantare?" e lui "Ma tu hai detto volare", e lei guardando Vio negli occhi "Io ho detto che dobbiamo volare! Prendere il volo e andare in cerca di questa batt...come si chiama!?", e lui "Batwoman" e lei "Già. Prendiamo il volo e andiamo da questa qua, mi metto le scarpe con la punta davanti e le do un calcio dove non batte il sole!", e lui "Ricordati che sei sempre una signora... a volte mi dimentico che siamo supereroi. Comunque si parte con il nostro grido d'attacco. RICARICAAAAAAA" ...!
E spiccano il volo dal loro palazzo perduto. Sorvolano tutte le città del mondo mano nella mano, e si parlano, architettano, studiano piani, studiano come attaccare questa temibile signora del male. Sarà una vera e propria caccia al tesoro.
Si fermano nel cuore di una località di mare e trovano un informatore segreto che come lingua conosce solo il dialetto napoletano "Ata ì accà, ata ì allà, ve spustate mmiezzo, pò arrete, cammenate cchiu abbascio", le indicazioni sono cifrate, ed ogni parola assume mille significati, ma Vio e Allack, che conoscono quasi tutte le lingue del mondo, sanno decifrare le parole di "Mister Jennarino". Si mettono sulle tracce di Batwoman e scoprono su un quotidiano che la loro perfida antagonista ha messo in pericolo tutta una città. E allora corrono subito in quella città, anche se, Batwoman, avvertita della loro presenza, non si fa trovare, e si rifugia.
Vio e Allack non si perdono di coraggio, cercano di capire dove si nasconde questo perfido essere. Quindi si mettono sulle sue tracce, anche se non sanno, che Batwoman si è messa già sulle tracce dei due supereroi, ma facendo un buco nell'acqua, perchè i nostri supereroi hanno il potere di non farsi trovare (alla faccia dei navigatori satellitari). Quindi, aiutati involontariamente dalla Batwoman e intercettando il posto da cui li voleva intercettare, con un piano architettato dalla generatrice di cattiveria, riescono ad entrare nel castello "sgarrupato" dove si era nascosta.
Ma come affrontare questa donna così cattiva? Batwoman ha un punto debole: la pasta e fagioli con le cotenne di maiale. Allora Vio dice ad Allack di preparare il piatto unendo un potente veleno per eliminare dal mondo la generatrice di cattiveria e far ritornare la pace e la serenità. Una volta preparato il piatto con le mani di fata della dolce Allack, Vio avvicina un abitante della città sotto assedio e gli comanda di portare come dono la pasta e fagioli a Batwoman in segno di affetto. Una scusa per poter introdurre in quel palazzo qualcuno che portasse la pasta e fagioli, non potevano di certo andare Vio o Allack essendo già volti noti a Batwoman. Allora, l'abitante impaurito, ma fiducioso delle menti geniali di Vio e Allack, porta il piatto a Batwoman, che lusingata accetta. Il profumo di quel piatto farebbe venir fame a chiunque... quindi, ingolosita, ordina ai suoi servi di far preparare la sala da pranzo. I servi eseguono e apparecchiano la tavola, portando al centro la zuppiera con la pasta e fagioli e un piatto per poterla riversare. Batwoman, si siede contenta e comincia a mangiare, essendo ingorda non offre la sua ricca cena a nessuno (meglio così) e mangia quasi tutto fino a quando cade a terra priva della sua cattiveria e sparendo nel nulla.
Batwoman è stata sconfitta e tutto il mondo è salvo grazie ai due supereroi VIO e ALLACK che vi danno appuntamento alla prossima avventura... possibilmente a colori e non in bianco e nero!
Dimenticato di dirvi che vissero tutti felici e contenti!


Domenica 8 gennaio 2006:

Grande successo per lo spettacolo "La Befana vien di notte"

Lo spettacolo, giunto alla Settima Edizione, è stato seguito da tantissime persone che hanno affollato il Teatro Italia di Acerra. Di seguito vi proponiamo una dettagliatissima descrizione dello spettacolo, presentato da Ottavio Buonomo e da Valeria Arina. A dirigere il coro la maestra Maria Aprile.

Lo spettacolo è iniziato alle ore 19.30. A sipario chiuso (in sottofondo il brano "Le voci del cuore", scritto da Maria Aprile), Valeria Arina ha presentato i nuovi progetti dell'Associazione Voci del Cuore. Ecco come li presenta il nuovo opuscolo distribuito al pubblico.

- Oggi, accanto alle Voci del Cuore, troviamo un secondo organismo canoro, "I Cantori del Cuore", formato dai primi componenti del coro diventati adolescenti: essi rappresentano, per l'Associazione, una punta d'orgoglio, poiché, con il loro repertorio, di certo più impegnativo di quello dei bambini, riescono a soddisfare anche le aspettative di un pubblico più esigente. Infatti, il buon esito della commedia musicale "Aggiungi un posto a tavola", realizzata in modo sperimentale lo scorso anno, ne è una prova evidente e, quindi, per perfezionare la loro preparazione artistica, l'Associazione ha deciso di dar loro la possibilità di studiare regolarmente, oltre al canto (maestra Maria Aprile), recitazione (a cura di Ottavio Buonomo) e danza (maestri Enzo Lenzi e Daniela De Luca), il tutto finalizzato alla realizzazione di altri musicals. Ultima novità per le Voci del Cuore, l'avvenuta affiliazione alla Galassia di Chicco e Doretta, l'associazione che unisce, a livello nazionale, tutti quei cori che condividono gli ideali proposti dal Piccolo Coro Mariele Ventre dell'Antoniano di Bologna. -

Valeria Arina ha ricordato anche che il 25 dicembre 2005, cinque esponenti delle Voci del Cuore sono stati ospiti del programma "Un Natale da favola" condotto da Gabriele Cirilli e andato in onda alle ore 10.00 su Rai Uno. Dopo aver presentato con garbo le ultime novità, Valeria ha introdotto la prima canzone interpretata dai bambini del coro "Voci del Cuore", con una coreografia realizzata per i Cantori del Cuore da Enzo Lenzi. La canzone è "Le tagliatelle di nonna Pina", famosissima anche grazie alla trasmissione quotidiana di Rai Uno "La prova del cuoco" condotta da Antonella Clerici con la sua allegra banda si cuochi italiani. Una interpretazione molto simpatica che ha conquistato il pubblico. Al termine del brano Valeria Arina ha presentato Ottavio Buonomo, che è entrato in scena accompagnato da "Alzo sprach Zarathustra", che seduto sul proscenio ha dialogato con il pubblico: "Come state? Tutto bene? State comodi? Bene... cosa vi aspettate da questa serata? (un lungo silenzio e poi un sorriso) ... Qui nessuno sa quello che devo fare io stasera". Poi alzandosi, ha salutato Valeria. Entrambi hanno ringraziato la maestra Maria Aprile per il suo impegno nella preparazione canora delle piccole star e poi Valeria ha presentato la canzone "Dagli una spinta" mentre Ottavio, è letteralmente scappato di scena con la scusa che sentiva dei "passi" dalle quinte del teatro. Quindi, spazio all'interpretazione dello storico brano dello Zecchino d'oro, poi tutto pronto per la prima manche del Bingo fino a quando non ha fatto irruzione sulla scena Don Gennaro Esposito (interpretato dallo stesso Ottavio con camicia, gilet e coppola), terremotato napoletano da Sette Generazioni, dando vita ad un breve atto unico interpretato con la partecipazione di alcuni bambini del coro e di alcuni ragazzi dei Cantori del Cuore.

LA FILOSOFIA DI DON GENNARO (SE IL TEATRO E' VITA PERCHE' NON CI SI PUO' VIVERE DENTRO?)

DON GENNARO: Ottavio Buonomo
SUA MOGLIE: Carla Puzone
LA PRIMOGENITA: Costanza Tagliamonte
PASQUALINO: Francesco Esposito
LUIGINO: Luigi Russo
VINCENZINO: Vincenzo Mercadante
PRIMA FIGLIA GEMELLA: Caterina Marchese
SECONDA FIGLIA GEMELLA: Rosa Marchese
L'ULTIMA FIGLIA: Viviana Mercadante

Al termine del siparietto comico, Ottavio (nei panni di Don Gennaro) si è congedato da Valeria Arina (tornando in camerino per cambiarsi il vestito). Quest'ultima ha proseguito con la partecipazione di quattro ragazzi dei Cantori del Cuore con la prima manche del Bingo. Al termine la canzone "Non voglio cantare" interpretata dai bambini del Coro "Voci del Cuore" e a seguire la seconda manche del Bingo. Dopodiché, Valeria e Ottavio, hanno presentato la prima formazione dei Cantori del Cuore che hanno interpretato il brano "Via di qua" (tratto dalla colonna sonora de "Il Gobbo di Notre Dame"). A chiusura del brano sono stati presentati i Nuovi Cantori del Cuore (Antonio Albachiara, Aldo Calabrese, Morena Moscarella, Giusi Paolella, Carla Puzone e Ermelinda Russo) che sono stati premiati con una medaglia d'argento donata dalla maestra Maria Aprile. Dopo l'emozionante momento, che ha commosso i ragazzi, è stata eseguita la canzone "Mariele chi è", dedicata alla maestra dalle mani fatate Mariele Ventre, a dieci anni dalla scomparsa. La canzone è stata interpretata dai Bambini del Coro e dai Cantori del Cuore, per la prima volta con indosso la medaglia d'argento. Poi la terza manche del Bingo e poi silenzio in scena. Ottavio entra e canta "Mari mari", canzone apprezzata dal pubblico e che ha commosso lo stesso Ottavio. Al termine di questa interpretazione è stata presentata un'altra canzone tratta dal vasto repertorio di brani lanciati nelle varie edizioni dello Zecchino d'oro, "Il cuoco pasticcione", interpretata dai bambini del coro. Quindi, l'ultima manche del Bingo con il premio di consolazione e poi l'estrazione dei premi (tra i quali anche una medaglia d'oro e una d'argento con il logo dell'Associazione Voci del Cuore). Poi nei panni di un nonno, Ottavio con un suo "nipotino" (interpretato da Antonio Marchese) che teneva per mano, ha reso omaggio al poeta romano Guido Gallozzi, interpretando la poesia "Er teatro d' Eduardo", e dicendo anche "Eh piccolo mio, tu mi chiedi quando è vissuto questo poeta. A dire il vero, questo poeta non è vissuto, vive. L'ho sentito stamattina al telefono, sta bene. ... Eh a nonno ... in Italia parecchi c'hanno il brutto vizio di ricordare gli artisti dopo che sono morti. I poeti, i cantanti, gli attori, i registi, gli scrittori ... ricordiamoli quando sono vivi".Poi uscendo di scena i due protagonisti di questo sipario è stata presentata la canzone "Lo stelliere", lanciata in una delle passate edizioni dello Zecchino d'Oro e che porta la firma di Edoardo Bennato.

Dopo questa canzone dalle quinte la voce di Ottavio ha recitato la poesia "Preghiera d'amore" (scritta dallo stesso Ottavio), e poi è entrato in scena cantando "Ready Teddy", storica canzone di Elvis Presley lanciata nel 1956, quando il rock and roll era esploso da meno di 4 anni, e quando negli Stati Uniti tutti impazzivano per brani come "That's all right mama", "Rit it up", "Hound dog", "Paralyzed", "Rock around the clock", "Too much" e "So glad you're mine". Mentre Ottavio cantava accennando scherzosamente i movimenti di Elvis, i Cantori del Cuore si sono lanciati sul palco in uno scatenato ballo, prima di presentare la settima canzone, "'A cammesella", interpretata dai bambini del Coro Voci del Cuore. Dopo l'omaggio alla grande canzone napoletana, è arrivato il momento più atteso dai bambini, l'entrata in scena della Befana, personaggio interpretato da Ottavio, travestito con scialle bianco, foulard rosso, gonna marrone di lana, occhiali tondi e bastone. La "Befana" ha fatto gli auguri a tutti, invitato il pubblico ad ascoltare l'ultima canzone "Non mollare mai", interpretata dalla nuova formazione dei Cantori del Cuore. Dopo l'emozionante interpretazione, accompagnata da un caloroso applauso, è tornata in scena la Befana accompagnata dalla simpaticissima Valeria Arina per distribuire a tutti i bambini le calze e per augurare a tutti tanta pace e serenità.

Alla fine dello spettacolo Ottavio si è fermato in camerino con alcune persone che lo attendevano e che lo hanno voluto salutare, mente tutti gli spettatori, felici per lo spettacolo al quale hanno assistito, hanno affollato le vie verso le dieci di sera. Un ringraziamento dovuto ad Andrea Di Nardo, tecnico del suono che ha lavorato con professionalità e che ha messo a disposizione la sua preparazione per la serata, conclusasi in un clima di festa e di gioia. Un altro ringraziamento va ad Assunta Soriano e a coloro che hanno contribuito alla riuscita dello spettacolo.


Martedì 3 gennaio 2006:

Questa sera alle ore 19.00 al Teatro Italia di Acerra (Napoli) si terrà lo spettacolo "La Befana vien di notte" giunto alla Settima Edizione. Maggiori informazioni riguardo l'evento, si possono trovare nel sito ufficiale delle Voci del Cuore (che organizzano ogni anno lo spettacolo di beneficenza che distribuisce calze ai bambini a spettacolo concluso), accessibile dalla home page di Pamabù. A presentare la serata ci sarà Ottavio Buonomo con Valeria Arina (vicepresidente dell'associazione Voci del Cuore). Ottavio Buonomo continua il silenzio su quello che farà (e dirà).

 

 

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