A un anno di distanza dalla scomparsa, Pamabù dedica al grande attore una sezione speciale !

A cura di Ottavio Buonomo

 

Il popolare attore romano si è spento a 82 anni
Era malato da mesi. Al capezzale, la sorella.

Addio Alberto Sordi
Giovedì i funerali

Aperta la camera ardente in Comune
Ciampi il primo a rendere omaggio

 

ROMA - E' morto oggi a Roma Alberto Sordi. L'attore romano, 82 anni, nato nella Capitale il 15 giugno 1920, si è spento nella notte tra lunedì e martedì nella sua villa di piazza Numa Pompilio, a Roma. Sordi era assistito dalla sorella Amelia. La morte sarebbe stata provocata da complicazioni broncolmonari conseguenti alla grave malattia che lo aveva colpito negli ultimi mesi e su cui era mantenuto il massimo riserbo. "E' stato un grande dolore - commenta il presidente della Repubblica (Carlo Azeglio Ciampi) Sordi ha interpretato i sentimenti degli italiani, soprattutto nei momenti più difficili e duri".
E proprio il presidente della Repubblica è stato fra i primi a rendere omaggio alla salma dell'attore, nella camera ardente allestita al Campidoglio. Il feretro ha lasciato l'abitazione romana di Sordi nel pomeriggio, accolto dagli applausi delle tante persone che lo attendevano davanti alla villa, e dai colpi di clacson degli automobilisti che passavano in quel momento. Poi ha raggiunto il Comune, dove è stato accolto dal sindaco di Roma, Walter Veltroni, e dal vicesindaco Enrico Gasbarra. Il capo dello Stato si è recato nella sala Giulio Cesare (che finora aveva ospitato la camera ardente solo di sindaci come Petroselli e Argan) accompagnato dalla moglie, la signora Franca. Da oltre tre mesi Sordi non usciva di casa. Tanto che nel dicembre scorso non potè partecipare all'omaggio che il Roma Film Festival gli aveva dedicato presentando 80 dei suoi film. A chi chiedeva come mai Sordi non si facesse più vedere in pubblico, chi lo conosceva rispondeva che una forte artrite lo costringeva a casa.
Per il suo ottantesimo compleanno, solennemente celebrato in Campidoglio il 15 giugno del 2000, Sordi era invece apparso in splendida forma. Disse, tra l'altro, che la sua speranza era quella di "continuare imperterrito a fare quello che sto facendo". Ma aggiunse: "E' in fondo, anche la speranza di continuare a stare bene: ormai alla mia età programmi a lunga scadenza non si possono fare". Nel dicembre del 2001, durante una trasmissione televisiva Sordi disse: "Lascio tutto quello che ho realizzato nella mia carriera alla mia fondazione". Nel 1997, riflettendo sul rapporto con la morte, confessò: "Alla morte ci penso, come tutti, ma senza angoscia. So che me ne andrò un giorno però continuo a vivere con lo stesso entusiasmo di quando ero giovane. La vita è un dono troppo grande per non godersela. E poi da cattolico, credo nell'immortalità dell'anima". Nel 2001, sotto la giunta Rutelli, Sordi fu "nominato sindaco di Roma per un giorno”.
La prima reazione di cordoglio è stata quella del sindaco di Roma, Walter Veltroni, che stamattina si è recato a casa dell'attore: "La sua scomparsa è un grande dolore per la città e per tutto il paese. Agli italiani mancherà un artista, a me un amico".
In mattinata, davanti alla casa dell'artista, c'è stato un mesto pellegrinaggio di romani. Volti noti, come il regista Ettore Scola, e semplici cittadini. Quasi tutti con mazzi di fiori, rigorosamente gialli e rossi, come le rose che una ragazza per prima ha posato davanti al cancello.
La camera ardente allestita in Campidoglio rimarrà aperta tutta la notte e tutto domani. A tarda sera l'avevano già visitata almeno cinquantamila romani in una processione continua e ininterrotta. Giovedì alle 10 i funerali, nella basilica di San Giovanni a Roma (diretta televisiva su RaiUno e su Rete4). Dopo la cerimonia funebre, nella piazza adiacente si terrà un omaggio all'attore scomparso, con il ricordo di colleghi e amici. E domenica 2 marzo l'Auditorium di Roma ospiterà la commemorazione dell'attore, una manifestazione totalmente gratuita e aperta a quanti vorranno ricordarlo. Nelle tre sale del Parco della Musica verranno proiettati i film che hanno reso celebre l'attore. Sempre domenica, i giocatori della Roma e della Lazio scenderanno in campo con il lutto al braccio.

Da "La Repubblica" (26 febbraio 2003)

 

Alberto Sordi riceve da Carlo Azeglio Ciampi il "Premio De Sica" (2001)

 

 

Alberto Sordi se ne va

di Paolo Mastazza

Così se ne è andato anche lui. Alberto Sordi, Albertone per gli amici, l’unico, grande, inimitabile interprete della vita italiana prima che protagonista del cinema, della televisione, del varietà e del costume del bel paese.

Così se ne è andato anche lui. Alberto Sordi, Albertone per gli amici, l’unico, grande, inimitabile interprete della vita italiana prima che protagonista del cinema, della televisione, del varietà e del costume del bel paese.
Alberto Sordi è morto questa notte, martedì 25 febbraio 2003. Era nato in Via San Cosimato, nel cuore dell’allora popolare quartiere romano di Trastevere il 15 giugno del 1920. Da lì aveva mosso i suoi primi passi nel mondo dello spettacolo, dopo aver abbandonato giovanissimo prima gli studi di ragioneria e in seguito dopo esser stato cacciato dall’Accademia dei Filodrammatici per “irrimediabili” problemi di pronuncia.
Ma è proprio la sua voce, prima ancora che la sua mimica e la straordinaria capacità di calarsi in personaggi e macchiette troppo vere per non essere credibili, a portarlo alla ribalta. Grazie alla Metro Goldwin Mayer diviene così la voce italiana di Oliver Hardy (1938), protagonista assieme a Stan Laurel della celeberrima coppia comica nota in Italia con il nome di Stanlio e Olio. In radio con la RAI nel 1948 porta nelle case degli italiani il suo programma “Vi parla Alberto Sordi”: qui nascono i “compagnucci della parrocchietta” prima, le voci di Mario Pio e del Conte Claro che spopolano nell’Italia del dopoguerra.
Ma è con Federico Fellini che avviene la consacrazione sul grande schermo. Il maestro lo vuole interprete del suo “Sceicco bianco” nel 1951 e due anni dopo lo immortala come figlio di un’Italia giovane e ricca di contraddizioni nello straordinario “I vitelloni”.
A partire da quel momento Sordi diviene sempre più l’alter ego degli italiani portando al cinema le vite e le storie in commedie agrodolci come “Il seduttore”, “Un americano a Roma”, “Lo scapolo”, “Il conte Max” (al fianco del suo mentore Vittorio De Sica) prima e poi personaggi sempre più complessi e ricchi di sfaccettature con titoli come “La grande guerra” (un ritratto dell’Italia della I Guerra Mondiale, al fianco di Vittorio Gassman), “Tutti a casa”, “Il mafioso”, “Il medico della mutua”.
La lista dei film interpretati da Albertone Sordi è infinita. In oltre sessant’anni di carriera fa di tutto e di più. Lavora con Nanni Loi (“Detenuto in attesa di giudizio” nel ’71), con Comencini (ne “Lo scopone scientifico” del 1972, assieme a quella che diventerà per un periodo una delle sue partner preferite, Monica Vitti), con Scola, Monicelli, Dino Risi, Cervi, Corbucci.
Sordi è anche regista. Molte le sue pellicole come interprete e autore, fra cui “Fumo di Londra” (1964), “Scusi, lei è favorevole o contrario?” (1966), “Un italiano in America” (1967), “Amore mio aiutami” (1969), “Polvere di stelle” (1973), “Finché c'è guerra c'è speranza” (1974), “Il comune senso del pudore” (1976), “Io e Caterina” (1980), “In viaggio con papà” (del 1982 dove scopre e “incorona” come suo erede Carlo Verdone), “Il tassinaro” (1983), “Un tassinaro a New York” (1987), “In nome del popolo sovrano” (1991).
Il suo ultimo ritratto al cinema è quello, un po’ triste e malinconico, di “Incontri Proibiti” del 1998. Al suo fianco Valeria Marini. Non è il suo miglior film, certamente. Ma Alberto Sordi ha dato così tanto e così tanti personaggi a tutti noi italiani che difficilmente potremo evitare di sentirci, da domani, tutti un po’ più soli.

 

 

"Ieri un americano a Roma ... oggi un romano in Paradiso"

 

Roma e l'Italia "tutta" rendono il doveroso tributo ad un italiano autentico
L’ultimo grande spettacolo di Albertone
Si è spento all’età di 82 anni l’interprete di mezzo secolo di storia del cinema,
emblema di vizi e virtù di un Paese che oggi, senza di lui, sente che qualcosa è cambiato

di Alessio Sperati

 

Roma. Alberto Sordi si è spento nel letto della sua villa romana di piazzale Numa Pompilio poco dopo le ventitré di Lunedì 24 Febbraio 2003. Da alcuni mesi soffriva di una grave malattia, affrontata con coraggio insieme alle uniche donne che gli sono state accanto per tutta la vita, la sorella Aurelia, alla quale, prima dell’ultimo sospiro, ha voluto rendere un ripetuto “grazie” e la fedele cuoca Pierina, da 47 anni al suo servizio. Dal giorno seguente oltre 50.000 persone si sono avvicinate alla camera ardente per dargli l’estremo saluto prima della solenne cerimonia di giovedì 27 tenuta nella Basilica di San Giovanni in Laterano, che ha visto la partecipazione di 250.000 persone provenienti da tutta Italia, ognuno ringraziandolo a suo modo, citando frasi dei suoi film o, chi ha avuto la fortuna di dividere esperienze con lui, rievocando aneddoti e ricordi. Nino Manfredi si è espresso così: “Albe’, lasciame un posto in Paradiso accanto a te così continuamo a scherzà, altrimenti m’annoio…”. “Se n’è andata l’anima di Roma, il simbolo della romanità in genere”, aggiunge Lando Fiorini. Christian De Sica ricorda: “Mio padre mi raccontava che quando uscivano insieme, Alberto Sordi gli dava sempre delle piccole spintarelle: una volta lo fece cadere addosso a Fanfani”, testimonianza che si aggiunge a quella di altri due figli d’arte, Alessandro Gassman e Gianmarco Tognazzi, uniti nel dolore e nel ricordo dei loro rispettivi scomparsi. Di lui Pupi Avati, ora Presidente di Cinecittà Holding, ricorda di quando fu testimone della nascita della cittadella del cinema, partecipando alla sua inaugurazione il 27 aprile del 1937, appena diciassettenne, e aggiunge che saranno promosse molte iniziative in suo nome: a partire dalla dedica alla sua memoria del Centro Sperimentale di Cinematografia, per continuare con un documentario di un’ora e mezza contenente testimonianze e filmati dell’Istituto Luce sulla sua vita, che girerà l’Italia a partire dal mese di Aprile, insieme ad una rassegna delle sue migliori interpretazioni. Uno dei più commossi è stato Gigi Proietti, che ha desiderato ricordarlo non con un’orazione funebre, ma con un sonetto a lui dedicato:

“Io so’ sicuro che nun sei arrivato ancora da San Pietro in ginocchione
A mezza strada te sarai fermato, a guarda’ ‘sta fiumana de persone
Te renni conto sì ch’hai combinato?
Questo è amore sincero, è commozione, e rimprovero perché te ne sei annato.
Rispetto vero: tutto pe’ Albertone…
Starai dicenno: ma che state a fa’? Ve vedo tutti tristi ner dolore
E c’hai raggione, tutta la città sbrilluccica de lacrime e ricordi
E tu non sei sortanto un granne attore, tu sei tanto de più: sei Alberto Sordi.”

 

 

Ascolta il sonetto recitato da Gigi Proietti dal Vivo :

AD ALBERTO

 

In molti hanno ricordato anche le parole che Sordi stesso pronunciò nel 1997: “Alla morte ci penso come tutti ma senza angoscia, so che me ne andrò un giorno ma continuo a vivere con lo stesso entusiasmo di quando ero giovane. La vita è un dono troppo grande per non godersela, e poi da cattolico credo nell’immortalità dell’anima.”
Nato il 15 Giugno del 1920, Alberto Sordi, figlio di un direttore d’orchestra, è cresciuto nel quartiere di Trastevere, del quale spesso amava rievocare immagini, profumi e tradizioni, oggi purtoppo perdute. È stato proprio facendo il chierichetto nella chiesa di Santa Maria in Trastevere che scoprì la sua vocazione di attore: “mi esibivo con il turibolo intorno all’altare mentre servivo messa e funzioni liturgiche, così mi presi uno schiaffone dal parroco che mi disse – non si fanno queste cose, le farai in teatro se diventerai attore ma non qui –.” Dal 1936, spinto da un’irrefrenabile passione, si cimentò in diversi campi del mondo dello spettacolo: da fantasista a comparsa, da imitatore a doppiatore (vinse infatti il concorso bandito dalla MGM per il doppiaggio ad Oliver Hardy). Nel 1942 fu il protagonista de “I tre aquilotti” di Mario Mattoli, poco prima del suo esordio radiofonico avvenuto nel 1947 dove si impose presto con i suoi personaggi: il compagnuccio della parrocchietta, il Conte Claro e Mario Pio. Nel 1950 debuttò sul grande schermo con “Mamma mia che impressione”, un film di Roberto Bavarese. La sua particolare attitudine fu subito intuita da Federico Fellini che lo fece protagonista nel ’52 de “Lo sceicco bianco”, divertente parodia dei miti del tempo. L’anno seguente rimane indelebile per quel grido “lavoratori!” seguito da una pernacchia all’interno dei “Vitelloni”, critica forte di una generazione passiva. Nel ’54 diviene Nando Moriconi, americano dentro e romano fuori, primo tassello di una presa di coscienza della necessità del suo ruolo di antieroe popolare, di smitizzatore delle masse. Proprio mentre Marlon Brando ne “Il selvaggio” costruiva quel prototipo di americano in giacca di pelle e moto, che tanta emulazione aveva creato nell’Italia anni ‘50, arrivò lui, come specchio di vizi e virtù di una nazione intera preda di un’epoca di falsi miti, nella quale iniziava a farsi strada l’arte di arrangiarsi, di sgomitare, di prevalere. I suoi modelli recitativi dissacranti toccano tutti gli strati sociali e tutte le categorie professionali, dai nobili ai poveracci, dai medici arruffoni ai vigili che abusano del loro potere, dai tassisti, ai seduttori, ai mariti gelosi, tutti si sono sentiti messi in gioco almeno una volta. “Il moralista” di Giorgio Bianchi è il film in cui la satira di costume è più forte, dove la critica ad un perbenismo ed un moralismo formale si fa sentire maggiormente. Le numerose collaborazioni con Mario Monicelli restano incancellabili nella memoria, da “La grande guerra” a “Un borghese piccolo piccolo”, fino al mitico “Il Marchese del Grillo”. Tante bellissime avventure vissute con intensità e divertimento, attraverso una semplicità e spontaneità di fondo che fanno del suo modello recitativo un elemento irripetibile.
Che Alberto Sordi sia stato un uomo profondamente religioso è risaputo: tutti ricorderanno il saluto al Papa pronunciato il 17 dicembre del 2000 in occasione del Giubileo degli artisti, unico ma intenso incontro con il Pontefice. La sua religiosità viene dalla famiglia, da una passione ereditaria che ha sempre coltivato e che resterà viva attraverso le sue opere di bene, la più grande delle quali è la costruzione di un centro anziani (oggi 45) in grado di porre nuovamente persone sole ed estraniate, in contatto con il mondo attraverso arti manuali, incontri culturali e naturalmente il teatro.
In un’Italia senza sovrani, Alberto Sordi è stato acclamato Re di Roma: come un sovrano in grado di elargire doni al proprio popolo, ha fatto il dono più grande ad ognuno di noi, il più difficile e raro, quello di un sorriso, e nella grande rappresentazione dell’Immenso siamo certi che Alberto, Marcello, Massimo, Ugo e Vittorio continueranno a donare felicità attraverso la magia dell’arte. Nell’unico giorno in cui il nome di Alberto Sordi ha fatto versare lacrime, non possiamo fare altro che ringraziarlo di essere esistito.

 

 

 

Quel maledetto martedì 25 febbraio 2003 ...

Il ricordo più forte di Alberto Sordi

di Ottavio Buonomo

 

Ho qualcosa di Alberto in casa mia, ho la lettera che mi scrisse ... c'è anche la sua fotografia con autografo che mi spedì dalla sua casa di Piazza Numa Pompilio, una casa bellissima e grande, fuori era giallastra e aveva ed era recintata da un cancello non molto alto, quasi una staccionata su un muretto, all'interno un giardino dove v'era anche un bellissimo cane, che di mattina presto faceva la guardia, quando ancora Alberto Sordi, coricato nella sua stanza, sentiva i clacson delle automobili, lontani rumori dalla strada, e più li sentiva e più si sentiva beato nella sua casa, insieme con sua sorella Aurelia !
Ricordo quel 27 febbraio quando io (a modo mio e con mezzi ...) andai a Roma ai funerali di Albertone, la casa di Sordi a Piazza Numa Pompilio, non era più come l'avevo vista tempo prima, quando io, incredulo, con Pasqualino giunsi a destinazione, nel 2000 la casa di Sordi era allegra, era un posto bellissimo !
Stavolta la casa era triste, mazzi di fiori adornavano il muro giallo, foglietti voltanti con scritti e fotografie, gente con gli occhi lucidi, e il portoncino aperto ... un portoncino aperto che ha spezzato i cuori a molti figli di Albertone, a me che come tanti osavamo chiamarlo "padre" ... lui figli non ne aveva, i suoi familiari eravamo noi pubblico come ha sempre ricordato !
Non posso raccontarvi l'espressione che avevano Sordi e i suoi figli. Vederlo lì, col naso all'insù, sembrava di vedere l'ennesima burla del Marchese del Grillo, di vedere per l'ennesima volta uno scherzo di quel geniaccio comico, di quel romano che se voleva ammazzà perchè non abitava a Kansas City ma a Roma, pareva di rivedere il volto sornione di Frà Cipolla in "Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno", quando sulla paglia, beato, dormiva e mangiava sulle spalle di chi lo seguiva, in Sordi vedevo l'italiano, il povero, il ricco, l'avaro, il generoso, il comunista, il fascista, il soldato, il vigliacco, il prete, l'ateo, il riformato, il mafioso, il gentiluomo, l'attore, il padre, il figlio, e a momenti sembrava che qualcuno gridasse "Americà facce Tarzan" !
Sordi era lì, con il vestito blu, forse lo stesso de "Il comune senso del pudore" ?!? Chissà ... ti voglio bene Alberto, te ne voglio davvero tanto, scrivo e mi tremano le mani !
Il funerale era alle 10.40 o stavamo lì come orario, la Piazza di San Giovanni era gremita, da lontano si scorgeva un palchetto, da lontano si vedeva una folla e poi l'auto ... l'auto che portava "il legno" ... 'na croce ?! No ... ma sicuramente quel legno picchiava a morte tantissimi cuori innamorati di quella persona stupenda, simpatica, quel grandissimo attore apprezzato in Argentina, negli Stati Uniti, in Francia, in Svezia ... anche Robert De Niro è un collezionista sfegatato dei film di Alberto Sordi, in casa sua possiede più di 100 videocassette dei film con Alberto Sordi, e l'attore americano chiedeva sempre "Ma come fai a passare da un personaggio all'altro in pochissimo tempo" ?! ... una domanda che mi fa ricordare il film "Gran varietà", dove Sordi interpretava con eccellenti risultati il ruolo del famoso trasformista Leopoldo Fregoli ... un film rimasto famoso forse, proprio per l'interpretazione di Sordi, e non per quella di altri bravissimi attori che facevano parte del cast come Vittorio De Sica, Renato Rascel e Carlo Croccolo. Tutti bravissimi, ma Sordi in questa pellicola è straripante ...
La messa è finita ! ... No, non è il film di Nanni Moretti ... è finita 'a messa ! Nel cielo volava un elicottero con una scritta : Ieri un Americano a Roma, oggi un Americano in cielo !
E ce n'erano anche altre di scritte ... "Albè, tu sei tu, e noi nun semo un c." ... "Americà faje Tarzan" ... "Alberto Sordi, ottavo re di Roma", c'erano le telecamere dei vari telegiornali, c'erano vari network televisivi ... c'erano tantissimi volti noti accorsi ad applaudire Alberto Sordi, escluse Sophia Loren e Monica Vitti, che erano entrambe influenzate ...
Poi la commemorazione con i discorsi del sindaco di Roma Walter Veltroni, poi i discorsi affettuosi di Ettore Scola e Carlo Verdone, e il sonetto "Ad Alberto" dedicatogli da Gigi Proietti !
E nel viaggio di ritorno a Napoli, come la scena del treno di "Polvere di stelle", tutti cantavamo "Ma 'ndo Hawaii, se la banana non ce l' hai, bella hawaiiana, attacchete 'a sta banana" ...
E penso che Sordi guardandoci da dov'è, abbia pensato o detto come al pubblico di "Studio Uno" ...
Ahahahahah siete sempre uguali siete !

 

 

LA VITA & IL SET

I suoi personaggi ci hanno mostrato come siamo fatti
di Mario Monicelli

È scomparso un dei più grandi attori del secolo passato. A dire il vero, Alberto Sordi non era solo un attore, la sua arte investiva anche il ruolo d'autore, visto che è stato capace di creare da solo il suo personaggio. Alberto ha saputo contraddire tutte quelle regole della comicità che, per scatenare la risata, esigono un personaggio sfigato, sfortunato con le donne, oppresso dagli altri. Egli, invece, ha dato vita a una creatura repellente, feroce, vigliacca, prevaricatrice e corrotta, sapendoci poi far ridere con i suoi orribili difetti. La maschera di Alberto ha mostrato a noi italiani la nostra faccia vera, ha rivelato la nostra indole e tutti noi abbiamo capito cosa eravamo diventati alla fine della seconda guerra mondiale principalmente grazie a lui. Certo, tutti ridevamo riconoscendo i nostri vicini nei suoi difetti e rifiutando di vederli in noi stessi, ma se poi siamo davvero migliorati, si deve anche alla capacità che Sordi aveva di analizzarci.
Alberto ha avuto molte difficoltà per imporre il suo personaggio, che ha saputo tenere vivo per oltre 50 anni: nei teatri la sua maschera era rifiutata e c'è voluto un altro genio come De Sica per capirne il potenziale, per dargli fiducia e avviarlo sulla strada del cinema, imponendone così le qualità. Per me lavorare con Sordi è stato bello come con Gassman, o con Totò. L'esperienza più facile del mondo: quando hai a che fare con attori di quel livello non esistono mai problemi, sanno sempre quello che devono fare.
Noi eravamo abituati a vivere molto insieme, eravamo un gruppo di quindici, venti, tra registi, autori e attori, che amavano trascorrere in compagnia il tempo libero. Sul set sapevamo essere tutti serissimi, perché non c'è nulla di più complesso e rigoroso di una commedia. A fine riprese, però, si usciva insieme, si scherzava, si rideva e ci si scambiava le battute. Oggi quello spirito si è perso, non so perché: i giovani sono gelosi l'uno dell'altro. Probabilmente ai nostri tempi il cinema era favorito dal fatto di essere l'unico svago disponibile, oggi c'è la concorrenza di troppe altre cose, il benessere ha ucciso quel gusto del gioco che per i novantenni come me era ed è indispensabile. Di Sordi, come di Gassman, come di Totò e di tutti i grandi che sono passati dal teatro al cinema rimane almeno la testimonianza del loro lavoro e questa è una consolazione, se si pensa che di Zacconi, o Novelli, vissuti solo a teatro, non è rimasto nulla.

 

 

In morte di un italiano

di Ludovica Rampoldi

C’è una luce strana a Roma, oggi. Un sole triste, e tanta gente per le strade. Sulla scalinata del Campidoglio ci sono anziani e ragazzini, tassisti che parlano tra loro, auto blu che scaricano politici e presidenti. A guardare piazza Venezia, o le stradine di Trastevere, pensi che non è vero che Sordi non ha mai avuto figli: sono orfani, i romani che sono qui.
La folla affluisce sempre più numerosa: alle 17.30 sarà allestita la camera ardente in Campidoglio, aperta fino a domani. Poi, giovedì, alle 10 di mattina, si terranno i funerali: non più nella chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo, come era stato annunciato in primo momento, ma nell’ enorme Basilica di San Giovanni. L’affluenza prevista lo impone.
Come sempre accade, sarà la morte a dare la definitiva consacrazione alla figura di Albertone, che la critica ha rivalutato solo da poco: il Leone d’Oro alla carriera nel '95 è stato come riconoscere tardivamente uno sbaglio, un errore di valutazione. Come anche il diploma di attore dell’Accademia dei Filodrammatici (negatogli 62 anni prima quando fu bocciato per la sua inconfondibile dizione), che Sordi commentò così: “Oggi prendo il diploma di attore, ma questo vuol forse dire che per sessanta anni sono stato un abusivo?!”.
Come attore comico Sordi ha faticato molto per essere preso sul serio dai critici, e uno dei suoi più grandi rimpianti è di non aver mai ricevuto l’Oscar: in America era amatissimo, ma il problema era che “avrebbe dovuto candidarmi l’Italia”. La stessa Italia che in 190 film Alberto non ha mai smesso di rappresentare in tutti i suoi aspetti meno gradevoli, indossando sempre i panni del cittadino medio. Vigile, magistrato, detenuto, soldato, medico della mutua, seduttore, tassinaro, borghese.
Personaggi piccoli piccoli, biechi, vili, corrotti, strafottenti, in cui è impossibile non ridere dei peggiori vizi del costume nazionale. Irridendo l’Italia arrogante e furbastra, Sordi ha creato dei capolavori di comicità che non sentono il passaggio degli anni, che anche gli adolescenti conoscono a memoria, battuta per battuta. La meschinità della piccola borghesia, la crescente americanizzazione degli stili di vita, il servilismo, la furbizia maliziosa. Bersagli che la sua satira ha colpito dal dopoguerra in poi, descrivendo miserie e nobiltà dell’arte dell’arrangiarsi.
Se Sordi ha rivoluzionato la recitazione dell’attore comico, è stato capace di dare delle struggenti interpretazioni drammatiche: la tragedia della vita è appena poco oltre il sorriso, come testimonia la cruda amarezza di molti suoi film, da “La grande guerra” a “Un borghese piccolo piccolo”, dove Alberto è un servile impiegato ministeriale corrotto che si tramuta in improbabile giustiziere quando suo figlio viene ucciso.
Nessuno più è riuscito a dipingere l’Italia con tanta precisione, con tanta minuziosità, con tale realismo di particolari, come avevano fatto Sordi e tutti i protagonisti della dorata stagione della “commedia all’italiana”. Quei protagonisti, oggi, sono tutti morti. Gassman, Mastroianni, Tognazzi. Quella generazione capace di sfornare tre film all’anno, tutti indimenticabili. Di farci ridere di gusto dei nostri difetti, di farci conoscere più a fondo. E’ per questo che la morte di Sordi ha creato un vuoto così grande, nel cuore delle persone. Non se va via solo un grande attore, ma è come se fosse calato definitivamente il sipario su quegli anni, su quella sensibilità, su quel talento. Siamo un po’ tutti orfani, ma di eredi, in giro, per il momento non se ne vedono.

 

 


Una vita per il cinema ...

Alberto Sordi nacque a Roma il 15 giugno 1920, in via San Cosimato nel cuore di Trastevere, da Pietro Sordi direttore d'orchestra e concertista presso il teatro dell'opera di Roma e da Maria Righetti. Ha due sorelle, Savina e Aurelia (che gli rimarrà accanto per tutta la vita) e il fratello Giuseppe. 
Nel 1930, mentre frequentava le scuole elementari, girava l'Italia con la "Piccola compagnia del teatrino di Marionette" diretta dal professor Parodi. Ha cantato in questo periodo nel coro delle voci bianche, da soprano, alla cappella Sistina, diretto dal maestro Lorenzo Perosi, fino alla trasformazione della voce, facendolo diventare un "basso", infatti Sordi racconterà in seguto che una mattina si sveglià e salutò la madre con una voce "doppia". 
Nel 1931 frequenta l’Istituto d’avviamento commerciale “Giulio Romano” a Trastevere. 
Nel 1936, abbandonata la scuola, inizia la sua esperienza nel mondo dello spettacolo incidendo per la Fonit un disco di fiabe musicale per bambini. S’iscrive all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, dalla quale sarà espulso per la forte inflessione romanesca (rimane famosa la frase "Guera o con una ere o 'cò du ere sempre guera è").

Dopo una fallimentare esperienza nel teatro leggero, nel 1937 lavora da comparsa al film "Scipione l'africano".
Nel 1937 vince il concorso della Metro Goldwin Mayer come doppiatore di Oliver Hardy (meglio conosciuto come Ollio). 
Nel 1938 è la volta del suo secondo film "Il feroce Saladino" da comparsa.
Sempre nello stesso anno viene scritturato come accompagnatore di soubrette nella compagnia di rivista Riccioli - Primavera, e qui debutta anche come ballerino e attore nel ruolo di un maggiordomo scritto appositamente per lui.
Nel 1940 interpreta piccoli ruoli in "La notte delle beffe" e in "Cuori nella tormenta" (dove la sua voce viene doppiata) entrambi per la regia di Carlo Campogallini. Durante il servizio di leva suona i piatti e i timpani nella Banda Presidiarla. Nel 1941 muore il padre Pietro e si trasferisce con l'intera famiglia al centro storico di Roma. 
Nel 1942 ci fu il suo primo ruolo da protagonista nel film drammatico "I tre aquilotti", dove stranamente è alla regia un bravo Mario Mattoli non con una commedia, ma con una trama triste, Sordi divide lo schermo con i co-protagonisti, Leonardo Cortese, Michela Belmonte e un giovanissimo Galeazzo Benti (poi diverrà una delle presenze più frequenti nei film di Totò, da "L'imperatore di Capri" a "Totò all'inferno", da "Fifa e arena" a "Totò a colori").
Il film ottenne scarsi risultati. Il suo vero successo Sordi lo ottenne a teatro come presentatore e comico al Cinema Teatro Galleria di Roma nella Compagnia di Rivista di Fanfulla (c'è da dire che la rivista in quel periodo era il genere teatrale più in voga, tra gli altri nomi vi spuntavano anche Wanda Osiris, Nino Taranto, Erminio Macario e Totò).
Nel 1943, con lo spettacolo teatrale "Ritorna Za-Bum", scritto da Marcello Marchesi (il famoso signore di mezza età della televisione italiana), continua il sodalizio artistico con Mario Mattoli.
Nel 1944 debutta al Teatro "Quattro fontane" con lo spettacolo "Sai che ti dico ?" scritto da Marchesi e diretto da Mattoli.
Con la Liberazione di Roma inizia una nuova e più brillante stagione della satira politica; Sordi prende parte alla rivista "Imputato alziamoci" di Michele Galdieri (il più grande autore di riviste italiano), e per la prima volta appare il suo nome sui manifesti a caratteri cubitali.
Nel 1945 ottiene grande successo al cinema non come attore, bensì come doppiatore, presta la sua voce infatti non solo a Oliver Hardy, ma anche ad altri attori americani famosi e non (tra questi Anthony Quinn e Robert Mitchum), e attori italiani come Marcello Mastroianni ("Domenica d'agosto", 1949), ed è anche doppiatori di numerosi film famosi come "Ladri di biciclette" (di Vittorio De Sica) e "Anni difficili" (di Luigi Zampa).
Anche la rivista gli dona successi con gli spettacoli "Soffia sò n.2" , "Il figlio della lupa" e "Il boyscout".

Nel 1946 è nel cast del film "Le miserie del signor Travet", dove per la prima volta viene preso in considerazione della critica, nel cast anche Gino Cervi e Laura Gore.
Il 1947 segna il suo debutto alla Radio con i programmi di varietà "Rosso e nero" e "Oplà" presentati entrambi da Corrado. Il suo primo personaggio, il Signor Dice (non dissimile dal Conte Claro e da Mario Pio), ha un grande successo di pubblico e delinea il prototipo dell’italiano medio in modo ironico e dissacrante.
Nello stesso anno è nel cast del film "Il delitto di Giovanni Episcopo" di Alberto Lattuada, dove non recita da protagonista ma il suo è ul ruolo di spessore ed è ben interpretato e apprezzato dalla critica.
Continua intano la sua attività teatrale con lo spettacolo "E lui dice ..." con il famoso sketch scritto appositamente per lui "Pensa a te e alla tua famiglia".
Nel 1948 debutta alla radio il suo programma "Vi parla Alberto Sordi", dove inventa tre personaggi di successo come "Mario Pio", "Il conte Claro" e "Il compagnuccio della parrocchietta" (personaggi che riprenderà anche in seguito, anche nei suoi primi film da protagonista), mentre seguendo la moda delle canzonette, incide per la Fonit titoli come "Nonnetta", "Carcerato", "Il gatto", "Marcia dei compagnucci" e "Il milionario", tutte accompagnate dalla premessa d'inizio "Un ritmo lento del maestro Gambara" ... e poi il titolo della canzone.
Nel 1950 fonda con Vittorio De Sica la P.F.C. (Produzione film comici). Inizia le riprese del film "Mamma mia che impressione", che lo vede come assoluto protagonista comico, diretto da Roberto Savarese. Sordi scrive anche il soggetto e la sceneggiatura, quest’ultima anche insieme a Zavattini, ispirandosi al suo personaggio radiofonico “Il compagnucio della parrocchietta”. Come miglior attore radiofonico del 1949 riceve la “Maschera d’argento”, lo stesso premio lo vince nel 1950 sempre per i suoi programmi radiofonici di successo.

Nel 1951 muore la madre Maria Righetti.
Sempre nello stesso anno sciolta l'infelice P.F.C. fondata con Vittorio De Sica, Sordi si cimenta con una nuova rubrica radiofonica "Il teatro di Alberto Sordi". 
Sulla scia di "Mamma mia che impressione", Giorgio Pastina chi chiede di interpretare lo stesso personaggio nel film "Cameriera bella presenza offresi", ma dovrà dividere il film con altri protagonisti d'eccezione come Aldo Fabrizi, Vittorio De Sica, Gino Cervi, Aroldo Tieri, Giulietta Masina e la vera protagonista del film Elsa Merlini.
E' il 1952 quando Federico Fellini gli propone il ruolo di protagonista nel suo secondo film da regista "Lo sceicco bianco".
Sempre nello stesso anno è protagonista con Wanda Osiris dello spettacolo "Gran baraonda", di Garinei, Giovannini e Kramer, dove canta, balla e recita da grande professionista. Per Sordi questa è la vera consacrazione.
Nel 1953 Alberto Sordi conquista la critica con il secondo film felliniano "I vitelloni", e si fa amare dal pubblico con il film "Un giorno in pretura" di Steno, dove interpreta per la prima volta il fortunato personaggio di "Nando Moriconi detto l'americano, in arte Santi Bailor". Il suo personaggio segna una svolta nel cinema italiano di costume.
Nel 1954 il cinema consacra Alberto Sordi come grande attore cinematografico, infatti in 11 mesi al cinema compaiono 12 titoli di film con l'Albertone protagonista, uno su tutti "Un americano a Roma" dove riprende con successo il ruolo di Nando Moriconi, rimane memorabile la scena dei "maccaroni" ("Che me guardi maccarone ? Me sembri un verme ... Maccarone tu m'hai provocato e io me te magno, io te distruggo adesso maccarone").
In questo periodo è da citare la partecipazione di Sordi a film come "Il segno di Venere" e "Il matrimonio" entrambi interpretati con Vittorio De Sica.
Sempre nello stesso anno ottiene il "Nastro d'argento" come migliore attore per il film "I vitelloni".
Nel 1955 il presidente degli Stati Uniti Truman lo invita a Kansas City dove riceve le chiavi della città e la carica di Governatore onorario come “premio” per la propaganda favorevole all’America promossa da “Nando Moriconi”. Intanto Sordi è protagonista di "L'arte di arrangiarsi" per la regia di Luigi Zampa e "Un eroe dei nostri tempi" di Monicelli.
Nel 1956 per "Lo scapolo" Sordi riceve il "Nastro d'argento" come migliore attore protagonista.
Nel 1957 Sordi è a Holliwood per il film "A farewell to amrs" (Addio alle armi) diretto da Chalrs Vidor, recitando in un cast di soli attori americani a perte eccezioni come Vittorio De Sica e Franco Interlenghi. Nel film Sordi è un cappellano militare. Oltre agli Stati Uniti Sordi in Spagna comincia le riprese del film "Il marito" di Nanni Loy.
Sempre nello stesso anno Sordi è protagonista de "Il conte Max" di Giorgio Bianchi remake de "Il signor Max" interpretato venti anni prima da Vittorio De Sica, che compare anche in questa pellicola nel ruolo del vero conte.
Nel 1958 riceve il titolo di Commendatore dell’Ordine della Repubblica dal Presidente Giovanni Gronchi. 

Per il film "Ladro lui ladra lei" vince la "Grolla d'oro". Incontra Ginger Rogers con la quale avrebbe dovuto girare un film tratto dalla rivista di Garinei e Giovannini, “La padrona del raggio di luna”. La pellicola non verrà mai prodotta ma gli rimarrà il ricordo di aver ballato accanto ad uno dei suoi miti adolescenziali. 
Il 1959 è protgonista con Vittorio Gassman de "La grande guerra" di Mario Monicelli (gli varrà il Nastro d'argento come migliore attore protagonista e il suo primo "David di Donatello")
Riceve la “Medaglia d’oro” del Premio “Una vita per il cinema” con la motivazione: “Per la costante affermazione di una personalità che, rinnovando le tradizioni comiche italiane, ha dato vita a personaggi nei quali si riflettono costumi e valori umani del nostro tempo”. 
Il 1960 è l'anno di grandi successi cinematografici, tra questi "Tutti a casa" di Luigi Comencini e "Il vigile" di Luigi Zampa dove si ritrova a lavorare con Vittorio De Sica, sempre con quest'ultimo sarà protagonista del film pretoliniano "Gastone" diretto dal suo amico Mario Bonnard, il film è lanciato dallo slogan "A me m'ha rovinato la guera e le donne".
Nel 1961 riceve la "Grolla d'oro" e il "David di Donatello" per il film "Tutti a casa". E' l'anno di altri tre film di successo : "Il giudizio universale" (film corale dove intepreta un mercante di bambini) per la regia di Vittorio De Sica, "I due nemici" di Guy Amilton dove è protagonista con l'attore americano David Niven e "Una vita difficile" di Dino Risi.
Nel 1962 gira “Mafioso” di Alberto Lattuada e “Il commissario” di Luigi Comencini. Le riprese in Svezia de “Il diavolo” di Gian Luigi Polidoro, film quasi del tutto improvvisato, lo introducono anche nel campo della regia. 
Con il film "Il diavolo" Sordi reggiunge la massima popolarità negli Stati Uniti dove riceve il "Globo d'oro", con lo stesso film vince anche il prestigioso premio di Berlino "L'orso d'oro". Intanto nelle sale debuttano altri due capolavori : Il boom (diretto da Vittorio De Sica) e "Il maestro di Vigevano" di Elio Petri.
Nel 1964 dopo le riprese del film "Il disco volante" di Tinto Brass (primo film con due sue grandi partner : Monica Vitti e Silvana Mangano) parte per il Brasile con il suo sceneggiatore di fiducia, Rodolfo Sonego, per girarvi un film, che non verrà mai realizzato.
Nel 1965 si reca a Londra per la presentazione del film “ Quei temerari sulle macchine volanti” al “Royal World Charity Premiere”. Il ruolo di “attore” non gli basta più, così decide di cimentarsi nella regia. Nel mese di novembre torna a Londra dove inizierà le riprese del suo esordio in qualità di regista: “Fumo di Londra”. 

Nel 1966 vince il "David di Donatello" con il film "Fumo di Londra". 
Sempre più interessato alla regia che alla sola interpretazione, ad agosto inizia le riprese di “Scusi, lei è favorevole o contrario?”, in cui sarà anche protagonista e cosceneggiatore insieme ad Amidei.
Negli Stati Uniti dirige, sceneggia insieme a Sonego e interpreta, a fianco di De Sica, “Un italiano in America”. 
Il 1968 è l'anno del grande "Il medico della mutua" di Luigi Zampa, con il quale vince il "David di Donatello".
Nel 1971 abbiamo un'altra grande prova d'attore di Sordi con "Detenuto in attesa di giudizio" di Nanni Loy che gli vale il "David di Donatello".
Nel 1972 muore la sorella Savina.
Nel 1973 Alberto Sordi è interprete di "Anastasia mio fratello" di Stefano Vanzina (un passo falso per Sordi, certamente fuori luogo nell'interpretare il fratello di un mafioso italo-americano, a sua volta mafioso, realmente esistito).
Nello stesso anno è la volta del capolavoro "Polvere di stelle", di cui è anche regista, rivisita il suo passato nell’avanspettacolo, al suo fianco una grande Monica Vitti e in un cameo appaiono Walda Osiris con la sua compagnia, Carlo Dapporto mentre racconta delle barzellette e Alvaro Vitali che imita Fred Astaire (la scena ricorda una sequenza del film "Roma" di Fellini, uscito nello stesso periodo, da notare nel cast anche la presenza di Alberto Sordi in una breve partecipazione).
Nel 1974 è ancora attore e regista con "Finchè c'è guerra c'è speranza". Sordi è sempre più intento ad occuparsi di tutti gli aspetti del film, dall’ideazione alla realizzazione. 
Nel 1975 interpreta per l'ultila volta il ruolo di Nando Moriconi nel film "Di che segno sei", bruscamente accolto dalla critica.
Nel 1976 dirige tutti e quattro gli episodi del film "Il comune senso nel pudore", Sordi è interprete solo del primo episodio, dove compare per la prima volta la "buzzicona romana", per l'occasione interpretata da Rossana Di Lorenzo.
Nel 1977 vince il "David di Donatello" e la "Grolla d'oro" per l'interpretazione de "Un borghese piccolo piccolo" diretto da Mario Monicelli. Nello stesso anno è protagonista di tre eposodi nel film "I nuovi mostri".

Nel 1978 è interprete e regista dell'episodio "Le vacanze intelligenti" (quasi un film, se si pensa che dura più di 70 minuti l'episodio interpretato da Sordi), con il quale riesce persino ad ironizzare, con grande maestria, su un “mostro sacro” della cultura italiana: la Biennale d’Arte di Venezia. 
Nel 1979 esce nelle sale italiane “Il testimone” di Jean-Pierre Mocky, girato in Francia accanto a Philippe Noiret.
In televisione, su Raidue, dal 18 marzo al 22 aprile 1979 va in onda ogni domenica sera alle 20.45 il programma "Storia di un italiano : Alberto Sordi", selezione di spezzoni dei suoi film e di brani di repertorio dell’Istituto Luce relativi alla storia italiana ed europea del Novecento. Gli elevatissimi indici di ascolto si aggirano intorno ai 12 milioni di spettatori a puntata. A Roma riceve un altro riconoscimento americano: Rosalyn Carter gli conferisce la cittadinanza onoraria di Plains, in Georgia.
Durante le riprese de “Il malato immaginario”, di Tonino Cervi, tratto da Molière, prepara “Storia di un italiano II serie”. Questo secondo ciclo di 6 puntate, in onda dal 4 novembre al 9 dicembre sempre su Raidue, continua a riscuotere grande successo. 
Nel 1981 Raidue trasmette la III serie di “Storia di un italiano” in 8 puntate dal 19 aprile al 7 giugno 1981. Questo è anche l'anno di una delle pellicole più viste e apprezzate dal pubblico sordiano : Il marchese del grillo, diretto da Mario Monicelli, nel film nel ruolo del papa vi troviamo uno straordinario Paolo Stoppa.
Nel Natale 1982 sbanca i botteghini di tutta Italia "In viaggio con papà" diretto e interpretato da Alberto Sordi che sceglie Carlo Verdone come co-protagonista nel ruolo del figlio. 
Nel 1983 Alberto Sordi è interprete del film "Il tassinaro" .
Nel 1984 è protagonista di “Tutti dentro” di cui è anche regista, nel quale anticipando gli avvenimenti di Tangentopoli dimostra, ancora una volta, di essere un acuto ed analitico osservatore della società italiana, il film anticipa anche il caso "Enzo Tortora". Nel cast figura l'attore americano Joe Pesci.
Dal 14 al 20 novembre 1985 al Canegie Hall Cinema di New York si svolge “Alberto Sordi – Maestro of Italian Commedy”. 

Nel 1986 un altro grande successo arriva con il film “Troppo forte” in cui Albertone è diretto da Carlo Verdone. Va in onda su Raidue per 11 puntate la IV serie di “Storia di un italiano”, curato dallo stesso Sordi e da Nicoletta Leggeri, che raggiunge, come sempre, elevatissimi indici di ascolto. In primavera, il Museum of Modern Art di New York organizza la “Comedy, italian style”, una manifestazione cinematografica durante la quale vengono proiettati circa 60 film in lingua italiana con sottotitoli in inglese. All’inaugurazione gli ospiti d’onore sono Alberto Sordi e Monica Vitti. La rassegna viene estesa ad altre città: Berkeley (San Francisco), Los Angeles, Boston, Chicago e Houston. Nel mese di settembre a Darfo-Boario Terme, in Val Camonica, viene incoronato “Re della risata” durante il “Funny Film Festival”.
Nel 1987 Raiuno trasmette in 4 puntate la versione integrale de “Il tassinaro” che riscute notevoli consensi. Nel varietà “Effetto Nuvolari” (regia di Enzo Trapani, presentato da Alberto Lionello), trasmesso da RaiUno dal Palatrussardi di Milano, Sordi regala al suo pubblico un lungo monologo. Il 24 ottobre sempre di RaiUno Sordi partecipa a ben due trasmissioni “Prisma” e “Fantastico” nelle quali promuove anche il suo ultimo film “Un tassinaro a New York” con esilaranti gag. 
Nel 1989 gira per la televisione "I promessi sposi" di Salvatore Nocita, sceneggiato in 5 puntate dove Sordi veste il ruolo di Don Abbondio, nel nutrito cast vi troviamo anche Danny Quinn, Burt Lancster, Dario Fo, Franco Nero e Walter Chiari.
Nel 1990 partecipa al film corale "In nome del popolo sovrano" di Luigi Magni.
Nel Natale 1991 nelle sale arriva il film "Vacanze di Natale '91" dove interpreta il ruolo di un anziano cameriere.

Nel 1992 è ancora attore e regista con il film "Assolto per aver commesso il fatto", ispirandosi alla figura del premier Sivlio Berlusconi, patron di un grande network televisivo italiano.
Nel 1994 è ancora attore e regista con il film "Nestore l'ultima corsa", dove interpreta un anziano cocchiere.
Nel 1995 è per la regia di Ettore Scola che interpreta "Romanzo di un giovane povero". In questo stesso anno vince l'ambito premio "Leone d'oro" a Venezia per la carriera.
Nel 1998 è l'anno dell'ultimo film di Alberto Sordi "Incontri proibiti" dove sia attore che regista, si fa affiancare da Valeria Marini. Il film non ottiene successi al botteghino e dopo un mese già viene editato in videocassetta.
Nel 2000 Alberto Sordi vince il suo ennesimo "David di Donatello" alla carriera, stavolta è Sophia Loren a conferirgli il premio.

Nel 2000 per i suoi 80 anni, diventa "Sindaco di Roma per un giorno".
Nel 2002 Sordi riedita il film "Sposami papà", rimontandolo e aggiungendo delle scene e levandone delle altre.
Alberto Sordi muore il 25 febbraio a Roma, per due giorni, nella camera ardente, affluiscono persone da tutta Europa per rendere l'estremo omaggio ad Albertone. 
Il 27 febbraio i suoi funerali vengono trasmessi in diretta televisiva da Raiuno (con la telecronaca di Vincenzo Mollica) e da Retequattro (con la telecronaca di Emilio Fede). 
L'onoranza funebre è recitata da vari amici e compagni di lavoro, da Gigi Proietti a Carlo Verdone in presenza della sorella Aurelia, accanto ad Albertone fino agli ultimi giorni della sua vita. 
Nel giorno del suo funerale, fuori la chiesa di San Giovanni in Laterano a Roma, migliaia di striscioni ricordano Sordi "Ieri un americano a Roma, oggi un romano in cielo", "Aberto Sordi, ottavo re di Roma", "Io sò io e voi nun siete ...", "Americà faje Tarzan".

 


Piccola guida ai migliori film di ALBERTO SORDI

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Lo sceicco bianco (’52)

Il primo importante film interpretato da Sordi fu diretto da Federico Fellini. Appena il regista gli offrì la possibilità di essere l'eroe dei sogni di una sposina meridionale, consumatrice di fotoromanzi, Albertone si impadronì del ruolo con passione, lo migliorò, lo arricchì. L'attore si sintonizzò alla perfezione sui toni di una storia molto moderna, che fotografava con lucidità la mitologia del fumetto e l'immaginario collettivo dell'epoca. Ma molti sottovalutarono la forza rabbiosa e sprezzante della sua interpretazione e i suoi guizzi di divismo ironico e deformante.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

I vitelloni (’53)

Diretto ancora da Fellini, Alberto Sordi è uno dei cinque giovanotti velleitari di una cittadina romagnola dell'Adriatico, che consumano la loro esistenza tra divertimenti, miserie, squallori e tanta noia. Premiato con un Nastro d'argento, già fondeva nel suo personaggio violenza satirica, vena grottesca, exploit patetici. Il suo Alberto era caricato di quell’egoismo, di quella rabbia, di quegli atteggiamenti furbi che avrebbero caratterizzato tanti futuri personaggi. Memorabile la sequenza del veglione, quando balla travestito da donna e ubriaco.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

Un americano a Roma (’54)

Uno dei suoi film più famosi, diretto da Steno, e quello che più ha contribuito a scolpire l'attore nell'immaginario nazionalpopolare. Il personaggio di Nando Moriconi, che compare in «Un giorno in Pretura» e sarà ripreso in un episodio di «Di che segno sei?», baldo giovanotto di Trastevere, ballerino e jazzista sfortunato con il pallino dell'America, consentì a Sordi di far esplodere tutto il suo potenziale satirico - grottesco. Scena culto: gli spaghetti sui quali si avventa con avidità dopo il disgusto per il piatto americano a base di yogurt.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

I magliari ('59)

In un ruolo drammatico l'incarnazione di un losco truffatore che, ad Hannover, coordina un gruppo di connazionali. Sordi domina il film con un'interpretazione drammatica, per quanto a tratti grottesca. di ineguagliata incisività. La regia è di Francesco Rosi, su soggetto e sceneggiatura di Suso Cecchi D'Amico

da "Ammazza che fusto", di Massimo Moscati (Rizzoli)

 

 

La grande guerra (’59)

Con la regia di Mario Monicelli un altro Nastro d'argento per l'interpretazione del fante romano, che prima truffa poi fa amicizia con il milanese Vittorio Gassman durante il conflitto del '14-'18. Catturati dagli austriaci, sapranno morire con dignità. In questo affresco che mescola epica e macchiettismo, antiretorica e buoni sentimenti, i due grandi attori disciplinano il loro istrionismo e di Sordi Giuseppe Marotta scrisse: «Il suo Oreste è il genuino ritratto, spregevole o ammirevole che appaia, dell'istinto di conservazione».

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

Il vedovo ('59)

Figura abietta quella di questo "commendatore" romano sposato ad un'industriale milanese che lo mantiene in tutto e per tutto, disprezzandolo. Finge il dolore quando la donna sembra essere perita in un incidente, ma si porta subito l'amante in casa, e quando la moglie riappare, è deciso a sopprimerla. La regia è di un ottimo Dino Risi. 

da "Ammazza che fusto", di Massimo Moscati (Rizzoli)

 

Tutti a casa (’60)

Dalla Prima alla Seconda Guerra Mondiale in un altro dramma corale, firmato da Luigi Comencini. Il giovane e ligio sottotenente che dopo l'8 settembre del '43 scioglie le fila del suo reparto mandando tutti a casa diede all'attore l'opportunità di mostrare le sue corde drammatiche. In un contesto dove si fondono comico, grotteso e patetico, seppe esprimere e dosare il progressivo abbrutimento dell'ufficiale durante la traversata da nord a sud dell'Italia, comunicare la lunga e difficile maturazione del protagonista.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

Il vigile (’60)

Sordi torna alla commedia satirica con un personaggio tagliato su misura per esaltare le sue doti mattatoriali. Nei panni del disoccupato Otello che trova un lavoro di vigile motociclista e si rende presto conto che anche la legge della strada non è uguale per tutti, l'attore esibisce un'energia e un magnetismo recitativi che riescono a compensare la fragilità della sceneggiatura e il pressapochismo della regia di Luigi Zampa. Da ritagliare i duetti con il sindaco interpretato da De Sica e il corteggiamento della Koscina.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

 

Una vita difficile (’61)

In uno dei capolavori del cinema italiano e di Dino Risi, Sordi è alle prese con il personaggio insolito, scritto dalla sua eminenza grigia Rodolfo Sonego, dell'ex partigiano giornalista integrato nella borghesia reazionaria. Calandosi con straordinaria duttilità drammatica nel ruolo di Silvio Magnozzi, che ribalta quelli di campioni di trasformismo e maestri dell'arte d'arrangiarsi, veicola lo sguardo di Risi su vent'anni di vita italiana. Altamente poetica la sequenza con Sordi ubriaco all'alba in un vialone di Viareggio.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

Il commissario ('62)

Un vicecommissario, funzionario idealista e zelante, che caca invano di far trionfare la verità in un crimine commesso nel mondo dei potenti. Sordi affina la sua inclinazione grottesca, insistendo su un impianto interpretativo a volte triste e sommesso : il personaggio, già con prove come "Tutti a casa" e "Una vita difficile", assume una precisa e più consapevole definizione.

da "Ammazza che fusto", di Massimo Moscati (Rizzoli)

 

Mafioso ('62)

Nell'improbabile ruolo di un siciliano felicemente immigrato a Milano e richiamato nell'isola per compiere un crudele servigio al Padrino, Sordi offre un'ulteriore prova alle sue capacità mimetiche tralasciando la sua abituale ironia per confrontarsi con la satira. La regia è di Alberto Lattuada. Nella sceneggiatura lavorano anche Age e Scarpelli. 

 

Il diavolo ('63)

La prima di una serie di pellicole che potremmo definire "turistiche" (in questo caso il paese di turno è la Svezia) nelle quali Sordi esporta il suo personaggio di italiano alla ricerca di nuove esperienze. (...) Sordi è su un treno, sdraiato nella sua cuccetta. Fuma una sigaretta, guarda la sua immagine riflessa nel fienstrino e pensa. Ha un'espressione rilasciata e soddisfatta : ... mi portava lontano dalla mia vecchia città di provincia, dal mio ufficio, dai miei amici, verso i paesi del nord, verso la Svezia. Era la prima volta che andavo all'estero ed era anche la prima volta che lasciavo mia moglie per un lungo viaggio. Fu una brutta partenza la mia, guastata da una stupida frase che mia moglie aveva letto la sera prima sulla guida turistica che mi ero comprato. << Le ragazze non ti chiederanno chi sei, quanti anni hai, se hai moglie o figli, non ti faranno sciocche domande. Una di loro ti prenderà per mano, ti porterà nella sua stanza, accenderà due candeline, ti guarderà negli occhi in silenzio e in quello sguardo profondo e misterioso comprenderai che prima di allora non sei mai stato un uomo felice >>.

da "Ammazza che fusto", di Massimo Moscati (Rizzoli)

 

 

Il maestro di Vigevano ('63)

Un Sordi portentoso nella sua malinconia, triste travet genuglesso al potero, incapace di soddisfare (in tutti i sensi) l'ambizione della moglie. L'attore offre un'interpretazione dolorosa e introspettiva dalla cifra altissima. Il film è tratto dal romanzo di Lucio Mastronardi e la regia è affidata a Elio Petri. 

da "Ammazza che fusto", di Massimo Moscati (Rizzoli)

 

I complessi (’65)

Nell’episodio «Guglielmo il dentone» di Luigi Filippo D'Amico, imbastito come gli altri due sul tema dei complessi, Sordi ricorre al paradosso e alla caricatura esasperata per prendere di mira l'italica pratica della raccomandazione. Ed è strepitoso nel fisicizzare l'impatto di Bertone con la realtà di un concorso per annunciatori televisivi della Rai. Dotato di ottima cultura, dizione, memoria e tenacia, esibisce un'incredibile dentatura equina. La commissione cercherà inutilmente di costringerlo a rinunciare.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

Fumo di Londra (’66)

Dopo aver fatto l'americano, cerca di fare l'inglese. Per il suo esordio nella regia Albertone sceglie l'incontro-scontro antropologico e culturale tra italiani e inglesi. E nel personaggio di un modesto antiquario che approfitta di un'asta a Londra per fare una «full immersion» nelle contraddizioni di un paese mitico, si dirige con tocco delicato e misurato e sfoggia una recitazione più sottile e sfumata. L'attore si muove con disinvoltura tra l'Inghilterra delle bombette e dei gentiluomini e quella della contestazione e del libero amore.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

Scusi lei, è favorevole o contrario ? ('66)

Secondo film diretto e interpretato da Sordi, che con l'abituale realismo descrive le vicende di un commendatore (separato dalla moglie) che dichiara contrarietà nei confronti del divorzio per motivi religiosi, e poi si comporta come un vero libertino. In questo periodo Sordi è interprete di vari film a episodi come "Le streghe", dove è protagonista con Silvana Mangano dell'episodio "Senso civico". 

 

 

Made in Italy (1966)

Una serie di scketch su cinque temi diversi: tra gli altri, la giovane vedova di un vecchio riccone incontra l'antico amore, ma abituata a legarsi per interesse, non lo sposa neanche stavolta. Una bellona lusingata dalle attenzioni di uno scapolo fascinoso scopre poi che l'uomo si interessa solo alla sua auto. Un uomo d'affari va in Municipio per un certificato e ne esce senza aver ottenuto il documento, ma con parecchie multe. Sordi è interprete dell'episodio che riguarda il "Tradimento all'italiano" : la moglie scopre il marito a letto con l'amante, ma riesce, grazia all'astuzia del traditore, di passare dalla ragione al torto. Il film è diretto dal grande Nanni Loy e presenta un cast di grandi attori italiani che hanno fatto la storia del cinema ... Nino Manfredi, Anna Magnani, Lea Massari, Peppino De Filippo, Walter Chiari, Aldo Fabrizi, Virna Lisi, Lando Buzzanca, Nino Castelnuovo, Sylva Koscina, Catherine Spaak, Rossella Falk, Aldo Giuffrè,Milena Wuokotic e naturalmente Alberto Sordi.

da "Virgilio, portale del cinema italiano"

 

Il medico della mutua (’68)

Nella galleria dei personaggi sordiani fustigatori degli italici vizi e difetti non poteva mancare quello del medico emblema della malasanità. Nel ruolo del giovane medico della mutua che alla morte di un collega eredita da lui oltre duemila mutuati con l'aiuto della vedova che corteggia, l'attore - diretto da Luigi Zampa - sfoggia tutto il suo repertorio grottesco regalandoci un riso amaro ma seducendoci anche con l'abilità truffaldina e il fascino ingannatore del dottor Tersilli.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

Nell’anno del Signore (’69)

In compagnia di Nino Manfredi e Ugo Tognazzi, altri due «mostri» della commedia all'italiana, Sordi si cala nel contesto della Roma papalina cara al regista Luigi Magni, che descrive con sarcasmo beffardo i cardinali e gli sbirri che opprimevano il popolo. Il suo frate becero e un po' tocco all'inizio può risultare odioso e perfino repellente, ma poi lui ne asseconda da par suo la trasformazione e rende convincente la fede assoluta e sovrumana, l'eroismo quasi donchisciottesco che si nasconde dietro il suo cinico opportunismo.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

 

Bello, onesto, emigrato Australia, sposerebbe ... (’71)

In «Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata» di Luigi Zampa la sua vocazione trasformistica, al limite della sfida, lo porta a vestire i panni di un emigrato brutto e trasandato che cercando moglie ha la piacevole disavventura di incontrare Claudia Cardinale. Sorretto ancora una volta dalla bravura di Sonego, sfoggia un'incredibile aderenza psicofisica che aggira le trappole del macchiettone e incide un'altra tipologia significativa. Si ricorda in particolare il primo approccio nella sala da ballo.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

Amore mio aiutami ('69)

Azzeccata commedia drammatica sui conflitti coniugali, gestita con grande equilibrio e con una indiscutibile prova di bravura da parte dei protagonisti. Tre solo state le attrici che, in momenti e contesti diversi, hanno contribuito a completare Sordi : Franca Valeri, Silvana Mangano e Alberto Sordi. La regia è dello stesso sordi. 

da "Ammazza che fusto", di Massimo Moscati (Rizzoli)

 

Detenuto in attesa di giudizio (’71)

Per la regia di Nanni Loy ancora un emigrato, ma stavolta in Svezia, che al rientro in Italia viene fermato al confine e incarcerato senza sapere perché. Sintonizzandosi con consumato mestiere sulla tensione e l'incisività grottesca di un'opera di denuncia polemica, Sordi mette il suo bagaglio recitativo al servizio di un personaggio drammatico a tutto tondo e traduce con magistrale essenzialità e misura la kafkiana odissea del malcapitato ragioniere che scopre gli orrori carcerari fino allo smarrito sgomento finale.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

Polvere di stelle (’73)

Qui Sordi torna a dirigersi in coppia con Monica Vitti per un sentito e nostalgico omaggio al mondo del varietà nel quale si è formato. Nel raccontare le tragicomiche peripezie di due coniugi capocomici di una compagnia ambulante durante la seconda guerra, Sordi gestisce i momenti più comici in comproprietà con la Vitti e sembra preoccupato di non eccedere per restituire quel microcosmo dell'avanspettacolo. Da ritagliare l'incontro tra il treno di lusso con la Osiris e quello povero con i guitti.

Da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

 

Un borghese piccolo piccolo ('77)

Albertone torna con Monicelli, complice il romanzo di Vincenzo Cerami, per misurarsi con un altro incisivo ruolo drammatico. Per la metamorfosi del modesto, tranquillo impiegato ministeriale nel lucido e spietato vendicatore del figlio ucciso, mette in gioco tutta la sapiente miscela di commedia e grottesco e la capacità di rendere l'ambivalenza di individui che sono vittime ma anche mostri. Si ricordano in particolare i suoi ossessivi pedinamenti e appostamenti per individuare il colpevole.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

Il testimone ('79)

Pessimamente accolto dalla critica italiana, a volte proposto con un doppio finale che attenua la vis polemica contro la pena di morte, il film è al contrario un ottimo confronti tra due interpreti (Alberto Sordi e Philippe Noiret) tanto distinti quanto convincenti, su un tema civile di grande attualità (all'epoca) in Francia. 

 

Il marchese del Grillo (’81)

Lo dirige ancora Monicelli ma per una storia in costume. Nella Roma papalina il marchese del Grillo combina beffe e scherzi e ha un sosia nel popolano Gasperino. Costruito su misura per lui, il doppio personaggio gli consente di dare fondo a tutto il suo repertorio mimico-gestuale e di restituire lo spirito dell'epoca. Tra gli scherzi del marchese si ricordano quelli di distribuire ai mendicanti monete roventi, di far murare la bottega di un negoziante, di prendere in giro gli avventori delle osterie.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

Tutti dentro (’84)

Di nuovo dietro la macchina da presa, su soggetto e sceneggiatura del fedelissimo Sonego, per raccontare la vicenda di un magistrato troppo zelante incastrato e neutralizzato da nemici potenti. Uno dei film più «seri» di Sordi che si cala nel personaggio del magistrato con la zazzera con la consueta maniacalità trasformistica. Anche in questo è soprattutto la sua interpretazione che fa scattare l'identificazione facendo passare in secondo piano una certa piattezza narrativa e il moralismo di fondo.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

 

Il tassinaro ('84)

Questo film (e un seguito) propone un Sordi "burino" sboccato, ben felice di affondare la forchetta nella pasta al sugo in compagnia della sua "buzzicona", e del figliolo un pò obeso. L'interprete sembra gioire nel proporsi con toni popolareschi così accentuati. Nel seguito "Un tassinaro a New York" (1987) viene ripreso, invero stancamente per quanto immerso in una sorta di giallo, il personaggio del "tassinaro" Pietro Marchetti. 

da "Ammazza che fusto", di Massimo Moscati (Rizzoli)

 

I promessi sposi ('88)

Non poteva mancare Don Abbondio nella carriera di Alberto Sordi. Per quanto non accolta unanimemente dalla critica, che ha ritenuto che la maschera dell'attore dall'accento romanesco si fosse sovrapposta sul personaggio letterario, è al contrario una godibilissima rilettura. La regia è di Salvatore Nocita, e nel cast figurano Danny Quinn, Delphine Forest, Burt Lancaster, Walter Chiari, Franco Nero e Dario Fo.

da "Ammazza che fusto", di Massimo Moscati (Rizzoli)

 

Assolto per aver commesso il fatto ('92)

Satira e spese dei grandi gruppi monopolistici che ruotano attorno al business televisivo. E' dichiarata la garbata ironia nei confronti del Cavalier Berlusconi, rappresentato senza misteri da un personaggio della vicenda.

da "Ammazza che fusto", di Massimo Moscati (Rizzoli)

 

Nestore, l'ultima corsa ('94)

Nella struggente vicenda di un vecchio vetturino costretto a macellare il proprio cavallo, giungiamo alla penultima regia di Alberto Sordi. Per quanto discontinua, la pellicola rivela non poche tonalità chapliniane e neorealiste, a tratti sublimi (come l'ispirato e commovente finale). A pochi mesi dai settantacinqu eanni, Sordi ripropone la grinta di un tempo, per quanto su temi ispirativi differenti.

da "Ammazza che fusto", di Massimo Moscati (Rizzoli)

 

 

Romanzo di un giovane povero ('95)

Ispirandosi vagamente al thriller di Patricia Highsmnith "Delitto per delitto" (portato sullo schermo da Alfred Hitchocok), vi si narra di un vecchio che, per eliminare la moglie, ingaggia un giovane disoccupato come killer. Un pretesto offerto a Sordi per interpretare il ruolo di uno sfruttatore laido e amorale, in una prova recitativa che sfuma nella macchietta caricaturale ad una tragica umanità. Ottimamente accolto al Festival di Venezia '95, che finalmente conferì ad Alberto Sordi il Leone d'Oro alla carriera.

da "Ammazza che fusto", di Massimo Moscati (Rizzoli)

 

Incontri proibiti (’98)

Per la sua ultima regia coinvolge Valeria Marini, sfidando i preconcetti di molti. L'improbabile relazione di un ottuagenario ingegnere con una conturbante infermiera trentenne è il pretesto per abbozzare una riflessione sulla vecchiaia. Commedia farsesca che ha soprattutto il pregio del coraggio con il quale gli anziani Sordi e Sonego si guardano allo specchio mettendo a fuoco anche i difetti degli uomini della loro età. Il gigante Sordi riesce persino a proteggere l'impacciata Marini.

da "Il mattino" (ediz. nazionale, 26 febbraio 2003)

 

 


Intervista ad Alberto Sordi

di Giovanna Chiarilli

40 anni di cinema, 150 film e tanti progetti "da farvi impallidire"
Intervista con Alberto Sordi : Un italiano allo specchio
Ancora un premio, il suo compleanno, e tutto l'affetto del pubblico italiano (GRTV) Sempre più amato. Sempre più premiato. Sempre più festeggiato. In occasione dei suoi 76 anni, una festa a sorpresa gli è stata regalata dai suoi fan romani riuniti nel club "I vitelloni", stesso nome di un suo celebre film diretto da Federico Fellini. Alberto Sordi, da qualche anno, è diventato tra gli attori più premiati del cinema italiano, ulteriori riconoscimenti a lui che ha saputo incarnare e spesso anticipare personaggi emblema della nostra società. Riconoscimenti venuti anche dall'estero, ricordiamo la Legion d'onore ricevuta a Cannes nel 1993.
Noi lo abbiamo incontrato ad Assisi, in occasione della quattordicesima rassegna del cinema italiano "Primo piano sull'autore" dedicata proprio ad Alberto Sordi nella veste di autore. Si è voluto rendere omaggio all'Alberto Sordi regista che dal 1966, anno in cui ha realizzato "Fumo di Londra", fino ad oggi con "Nestore, l'ultima corsa" ha sempre saputo cogliere con ironia lo spirito dell'italiano nelle più svariate situazioni. Alla nostra richiesta di intervista ha subito dato la sua disponibilità, nonostante gli impegni e gli incontri organizzati per l'occasione, e quando ha saputo che era diretta agli italiani all'estero, con maggiore entusiasmo ci ha regalato un po' del suo tempo.

D : Io continuo a chiamarla "maestro" come hanno fatto in questi giorni i miei colleghi. La sua è una carriera ricca di premi, di riconoscimenti e di tributi sia da parte della critica che del pubblico. Finora però le hanno sempre assegnato dei premi come interprete, questo di Assisi invece, vuole essere un omaggio alla sua attività di autore. Per lei ha un significato particolare?

In realtà sono nato come autore, perché agli inizi della mia carriera ero io stesso a fare delle proposte. Non per essere modesto, ma io conoscevo e conosco i limiti delle mie possibilità, perciò non nasco come attore, non ho fatto accademia o scuola di recitazione; ho intrapreso la carriera facendo musical, varietà, rivista, forme di spettacolo che non richiedevano particolari virtuosismi, una voce perfetta, un parlare da attore ecc. Potevo somigliare alla gente, difatti il mio virtuosismo è proprio quello di parlare come la gente comune, e quando il cinema si è accorto di me, quando con i due film di Federico Fellini "Lo sceicco bianco" e "I vitelloni" è iniziata questa mia carriera, intendevo realizzare un programma ben preciso. E questo è stato possibile visto che nel corso di 40 anni di attività e 188 film, sono riuscito a proporre al pubblico un costume italiano che si evolveva rapidamente con film che rispecchiavano la realtà del momento. Sono andato al passo con l'evoluzione del costume, ma anche con la mia età: ho fatto il giovane, ho fatto i figli, poi i fidanzati, i mariti, i padri e adesso, dopo 40 anni, se San Francesco mi aiuta posso ancora continuare. Sono ad Assisi per questa rassegna di film che mi hanno dedicato e ringrazio coloro che mi hanno offerto la possibilità di essere presente ricevendo sia dal pubblico, sia dagli addetti ai lavori, uomini di cultura, critici, scrittori, manifestazioni di simpatia, di approvazione e di affetto. Sono gratificato, commosso e lusingato perché per un artista il consenso è il miglior premio che si possa avere.

D : Lei diceva che ha saputo interpretare il costume italiano, dopo l'ultimo film "Nestore", in cui ha evidenziato l'indifferenza della società nei confronti delle persone della terza età nonostante siano la realtà del futuro, cosa pensa di rappresentare più avanti?

Ai signori che mi hanno insignito del Leone d'Oro a Venezia per la carriera, ho detto che chiudevo questa carriera, ma ne aprivo un'altra, una nuova, perché ho una serie di vecchi da rappresentare da farvi impallidire tutti. Perciò "Nestore l'ultima corsa" è il primo, diciamo così, di questi vecchi con cui ho affrontato un problema molto importante e grave. In Italia purtroppo il vecchio è considerato un peso morto, un uomo che non produce più, che non segue il ritmo della vita consumistica di oggi, per cui si invita il vecchio ad andare all'ospizio. Io da qualche anno frequento questi ospizi e sento il rammarico degli anziani rinchiusi lì mentre hanno tutta la voglia, le energie ed il bisogno di stare a casa loro insieme ai figli e ai nipotini. Per questo ho rappresentato il vecchio di umili condizioni, cioè un vetturino delle carrozzelle romane, che portando a spasso i turisti per la città, per tutta la vita ha dato il suo contributo alla società e poi, purtroppo, a 80 anni deve ritirarsi per andare in una casa di riposo. Per il suo cavallo, questo fedele, devoto amico, non c'è la casa di riposo, ma il mattatoio. Il film racconta la storia di questo vecchio che per salvare la vita al suo cavallo intraprende una serie di peripezie in questa bellissima ma caotica città dove non c'è certo posto per il cavallo. Sono riuscito, con mia grande soddisfazione, a sensibilizzare l'opinione pubblica e soprattutto i giovani a questo grave problema; quindi consiglio loro di tenersi i nonni a casa e di contribuire (questo l'ha fatto anche il sindaco di Roma Rutelli, e spero anche gli altri) trovando un appezzamento di terra per quei cavalli che devotamente hanno servito l'uomo, per finire i loro giorni non in un mattatoio, ma in questo spazio a loro riservato per chiudere in bellezza, lieti e felici di avere la gratitudine degli uomini che hanno servito.
Dopo questo film, sto preparando un altro soggetto che vede protagonista ancora un vecchio, ma un vecchio mandrillo che la sa lunga.

D : Tra i suoi numerosissimi film, lei ha interpretato spesso anche personaggi di italiani all'estero nelle varie sfaccettature. Se dovesse oggi interpretare un italiano all'estero, con quali tratti lo dipingerebbe?

Di film sull'italiano all'estero ne ho fatti diversi, come "Un italiano in America" con De Sica, che racconta la storia di un emigrante che crede di incontrare il padre dopo 30 anni. L'incontro avviene, ma scopre una realtà non molto lieta. Poi c'è stato "Bello, onesto, emigrato in Australia", con la Cardinale, e "Fumo di Londra", la storia di uno snob, piccolo antiquario di Perugia che va a Londra alla conquista di questo grande Paese. Ho sempre messo in queste interpretazioni un calore particolare, forse perché entrando nella parte ho potuto vivere, e questo è certo uno degli aspetti più interessanti del mestiere di attore, le loro emozioni, la nostalgia, l'amore per il nostro Paese.
Oggi sarebbe inopportuno interpretare la realtà dell'italiano all'estero: chi lascia più questo bellissimo Paese che è l'Italia, soprattutto alla mia età? Forse dovrei pensare ad un vecchio italiano ormai diventato un uomo di un certo prestigio che lavora all'estero.

Negli ultimi due anni, in particolare, non c'è occasione legata al cinema in cui non viene assegnato un premio al grande Alberto Sordi. Cosa dire per ringraziare di questo affetto che Assisi, Venezia, Roma e tutta l'Italia Le sta dimostrando?

Innanzitutto un interminabile grazie a coloro che mi hanno manifestato stima, simpatia, gratitudine. Io mi prendo questo premio e dò l'appuntamento tra una quarantina di anni, con un altro film e un altro premio... Sempre con l'aiuto e la grazia di San Francesco.

 


Ve le canta ... Alberto Sordi e ve le suona Piccioni !

 

Ecco come Alberto Sordi esordì in un suo ritorno in radio : Buongiorno amici miei carissimi, buongiorno a tutti, come state, state tutti bene ?! Si sono io, Alberto Sordi che vi parla, forse qualcuno della mia generazione ascoltando questa mattina avrà un sussulto, se è in macchina frenerà di colpo, si guarderò allo specchietto e malgrado questo fischietto gli abbia ricordato la sua giovinezza vedrà purtroppo che sono passati trentacinque anni da quel lontano giovedì del 1946, quando io, compagnuccio della parrocchietta, mi introducevo in casa vostra salutandovi dai microfoni della radio "Buonasera a tutti amici miei carissimi, come state ? State tutti bene ? Danderederederedà" ... vi ricordate ?! Ebbene eccomi tornato ai vecchi amori, la radio, sono qui per ricordarti e stare un pò con te vecchio amico di allora, e per salutare quelli che sono venuti dopo, un abbraccio ai tuoi figli, ai tuoi nipoti ... beh io non ne ho, non ne ho mai avuti, ma come vedi li abbraccio come se fossero i miei, e infatti lo sono, sono loro che sono stati sempre vicino a me, loro che per me sono la mia famiglia, la grande famiglia del mio pubblico con il quale ho passato insieme tutta la vita, eccola, se ci siete tutti e siete disposti ad ascoltarmi sono qui con voi. Grazie a Radio Due farò un programma che non è cinematografico ma musicale ! Musicale ?! Si, proprio così. Vi sembrerà insolito che io vi parli di musica e invece non lo è : la musica vedete, è sempre stata alla base delle mie prestazioni artistiche, è una caratteristica delle mie affermazioni, i miei personaggi, con il teatro e poi con il cinema, sono stati sempre accompagnati da un commento musicale che sottolinea in modo determinante stati d'animo, situazioni, inerenti al personaggio voluto dalla storia.

 

 

Ad un giornalista che lo intervistava sugli inizi della sua passione canzonettistica, Sordi rispondeva : "Tutto è cominciato una sera, tanti anni fa, a Roma. Non una sera di cupezza, badi. Durante una festa per l'assegnazione dei Nastri d'Argento, per una scommessa fra amici, improvvisai Nonnetta, sul tema della vecchietta paralitica facile preda della potente vitalità dei giovani. Una canzone ritmata, violenta, giusto per divertire i soliti dieci amici". In quell'intervista Sordi confessava di aver scritto, fino a quel momento, dieci canzoni. "Vorrei specificare che il mio non è un hobby. Io sono un professionista regolarmente iscritto alla SIAE ... in verità la mia vocazione sarebbe stata quella del cantante lirico ! Sappia che io, effettivamente, a dirla schietta, avrei potuto essere il più grande basso del mondo ... Sappia che sarei potuto diventare l'esploratore degli abissi delle note musicali. In questa antologia non abbiamo voluto raccogliere tutte le incisioni effettuate da Sordi nella sua lunga e prestigiosa carriera, ma ci piaceva l'idea di proporVi una raccolta di momenti significativi. Il primo brano è un'incisione del 1939 dove Sordi canta alla maniera di Ollio "Guardo gli asini che volano nel ciel" dal film "I diavoli volanti". Negli anni quaranta l'attore romano ottenne un grande successo radiofonico con la trasmissione "Vi parla Alberto Sordi", in cui lanciò personaggio come Mario Pio e Il compagnuccio della parrocchietta, ma anche le sue prime canzoni : "Nonnetta" e "Carcerato". Non si trattava di macchiette canore, ma di vere e proprie canzoni che avevano un andatura tra il surreale, l'ironico e il comico, corredate da una straordinaria forza interpretativa sempre introdotte dalla storica frase "un ritmo lento del maestro Gambara". Negli anni successivi, sulla linea melodica, una collaborazione molto importante fu quella con il musicista Piero Piccioni : insieme hanno scritto alcuni capolavori come Breve amore dal film Fumo di Londra e Amore amore amore amore dal film Amore mio aiutami. E' un sordi confidenziale quello che interpreta queste canzoni, ma sempre misurato e bravissimo.

(Vincenzo Mollica - Le canzoni di Alberto Sordi)

 

 

Nel film "Mamma mia che impressione", si ha un Alberto Sordi compagnuccio della parrocchietta, che canta in una gita al mare, con un accompagnamento di chitarra, la celebre canzone "Nonnetta", canzone che fu lanciata 4 anni prima alla radio. Il film fu prodotto dalla PDF (Produzione Film Comici) fondata dallo stesso Sordi con Vittorio De Sica. La casa produttrice fallì dopo la realizzazione di questo film, che venne accolto tiepidamente dalla critica, e riscoperto come uno dei "tanti capolavori della comicità italiana" dopo tanti anni, e con questo film anche molti del periodo come quelli interpretati da Totò, che sbancavano al botteghino, ma che venivano massacrati dalla critica. (...) Di seguito vi proponiamo il testo di "Nonnetta" :

 

NONNETTA

Sono tanti anni
che non ritornavo al mio paesello,
lo rivedo tale e qual come un dì,
e la piazzetta
e la chiesetta
col suo campanil,
e lassù la mia casetta
tale e qual come allor,
mi venne da piangere ...
una finestra illuminata,
guardo che vedo
una testina bianca
che fa la calza !

Nonnetta, nonnetta,
ritmo ritmo,
oh nonnettina
nonnettina mia,
tu sei tanto stanca
non puoi camminar,
ma ritmar ritmar
come vorrai,
oh nonnettina
nonnettina mia,
tu sei paralitica,
ma ritmar ritmar
come vorrai,
oh nonnettina
nonnettina
nonnettina mia !

Nonnetta, nonnetta
ritmo ritmo,
oh nonnettina
nonnettina mia,
tu sei tanto stanca
non puoi camminar,
ma ritmar ritmar
come vorrai,
oh nonnettina
nonnettina mia,
tu sei paralitica,
ma ritmar ritmar
come vorrai,
oh nonnettina
nonnettina
nonnettina mia !
Yes !

 

Alberto Sordi alla radio nelle vesti del Signor Dice : Che volete dì che non sono nato per la musica ? Eh ... ?! Scusate, se non c'era la musica, se non c'era il pianoforte io mica nascevo ? Perciò sono proprio nato per la musica io ! Senza contare al povero zio mio, il povero zio Andorfino, quello è morto per la musica. Mio zio Andorfino suonava il trombone, lo suonava a casa 'sto trombone, tutto il giorno a suonà il trombone, non si seppe, quello è morte per la musica, perchè nottetempo andarono zitti zitti, qualcuno ha pensato, saranno quegli inquilini, i vicini, gli tirarono addosso un blocco de cemento e lo sotterrarono. Ma io ho sempre sentito nel mio spirito impellente vero, un trasporto per la musica. Tant'è vero che quest'anno volevo presentare anche una canzone in Sanremo, volevo presentare, e invece c'è stato un non so, un equivolo, non hanno capito, hanno infrainteso, perchè io ho preparato una canzone bellissima, poi l'ho dovuta ritirare per forza al concorso, io mi sono presentato alla commissione aggiudicatrice di questo festival di Sanremo, e ho detto : Anche io vorrei presentare una canzone ... Ma di che si tratta ? ... Una canzone ... Si va bene, ma di che si tratta ? ... E' una canzone che si intitola "Il povero albino" ... No, no, no, guardi che quest'anno non presentiamo delle canzoni che hanno carattere militare ... Dico, guardi che questo povero albino non è militare, anzi è riformato poveraccio perchè proprio ... come riformato dice ? La canzone del povero albino è una canzone di carattere militare ... Ma no gliel'assicuro vero, la canzone del povero albino non ha niente a che vedere con il militare perchè l'albino è riformato ... niente niente niente, non vogliamo sapere ... e mi cacciarono via, nun capirono, quelli credettero che era proprio un albino che andava sulle montagne, invece il povero albino, era proprio il povero albino, quello tutto bianco che non ci vede da qua a là, non capirono ... e così dovettero ritirare questa canzone ! E allora ho sempre sognato nel mio cuore davanti a un pubblico, delle canzoni che hanno un altro carattere. Ho abbandonato l'albino, ho abbandonato tutte queste fraintenzioni, e così mi sono presentato questa sera per presentare un cantante di ritmo moderno che presenterà a voi delle mie canzoncine del mio repertorio. Un ritmo lento del maestro Gambara ... Carcerato !

 

CARCERATO

 

Non scriverò "Le mie prigioni"
Perché sono state già scrite da Silvio Pelico
Scriverò soltanto un memoriale
Che legerete un giorno sul giornale
Io sono un carceratto
Ma il mìo pensiero vaga al ricordo di quando ero
[bambino
Che avevo sempre a mia disposizione qui nel
[taschino
Un rilucente soldino
Bei tempi d'allora d'un tempo passano
Pasiensa, è un ricordo, ora son carceratto
Ma non per questo sono disperano
Ansi, tutt'altro
Prego Maestro...
No, lei è di scuola... Quel'altro
Quello di musica, please.
Prego Maestro, please...
Baro il taco non son maro
Bato le mani sì sì domani
Faccio uè, mi chiederà un passante cosa c'è
Cosa c'è cosa c'è
Scusi lei signore lei chi è
Sono un carceratto
Perché questa domanda ma perché
Ritmo sincopano
Do-re-mi-rà-sol... la-si-do-re... mi-fa-sol-ra...
[mi-re-do-si... la-sol-fa-mi-re-do.,
Gioco al base-ball
Sei un americano?
No son carceratto
Ritmo sincopatto
Ritmo ritmo
Faccio uè
Sì son carceratto miei signori cosa c'è
Ritmo ritmo sol per me...
Yes.

 

 


Quando Alberto Sordi prestava la sua voce ...

 

Prima di cominciare la brillante carriera d'attore, Alberto Sordi è stato doppiatore di tantissimi film, si ricorda in particolare la "voce di Ollio", che gli valse nel 1938 il Premio della Metro Goldwin Mayer. In film italiani troviamo raramente Sordi che presta la voce ai suoi colleghi, ma rimane famoso il suo doppiaggio nel film "Domenica d'agosto", quando doppiava un giovanissimo Marcello Mastroianni e rimane altrettanto famoso il ruolo del commendatore nel film "Prima comunione", dove Sordi recita più che doppiare, senza mai però apparire in scena. Di seguito la lista completa dei film in cui Sordi ha lavorato come doppiatore :

1931) Muraglie (Oliver Hardy)
1931) Allegri legionari
(Oliver Hardy)
1932) Il compagno B
(Oliver Hardy)
1933) Fra Diavolo
(Oliver Hardy)
1934) I figli del deserto
(Oliver Hardy)
1934) Nel paese delle meraviglie
(Oliver Hardy)
1936) Il giardino di Allah
(Alan Marshal)
1936) La ragazza di Boemia
(Oliver Hardy)
1938) Stanlio e Ollio teste dure
(Oliver Hardy)
1938) Avventure a Vallechiara
(Oliver Hardy)
1939) I diavoli volanti
(Oliver Hardy)
1940) Noi siamo le colonne
(Oliver Hardy)
1940) C'era una volta un piccolo naviglio
(Oliver Hardy)
1940) Ombre malesi
(Bruce Lester)
1941) Ciao amici
(Oliver Hardy)
1942) Sim Salà Bim
(Oliver Hardy)
1942) Casablanca
(il ladro di portafogli)
1943) Bataan
(Philip Terry)
1943) Maestri di ballo
(Oliver Hardy)
1943) Gli allegri imbroglioni
(Oliver Hardy)
1943) Il nemico ci ascolta
(Oliver Hardy)
1943) Sahara
(J. Carroll Naish)
1944) Il grande botto
(Oliver Hardy)
1944) Buffalo Bill
(Anthony Quinn)
1945) Sempre nei guai
(Oliver Hardy)
1945) I toreador
(Oliver Hardy)
1946) La scala a chiocciola
(Gordon Oliver)
1946) Notte e dì
(Cary Grant)
1946) Duello al sole
(Scott McKay)
1947) Notte senza fine
(Robert Mitchum)
1947) La città del jazz
(Woody Herman)
1947) La vita è meravigliosa
(Frank Faylen)
19479 Perdutamente
(Preston Foster)
1948) Il fiume rosso
(John Ireland)
1948) Il tesoro della Sierra Madre
(Bruce Bennett)
1948) Lo stato dell'unione
(Van Johnson)
1948) Il terrore corre sul filo
(Leif Erickson)
1948) Il massacro di Fort Apache
(Pedro Armendariz)
1948) Il tempo si è fermato
(Richard Webb)
1948) Parole e musica
(Perry Como)
1948) Ladri di biciclette
(il venditore di biciclette)
1949) La fuga
(Bruce Bennett)
1949) Il ritorno del Kentuckiano
(Oliver Hardy)
1949) Violenza
(John Ireland)
1949) Sangue sulla luna
(Tom Tyler)
1950) Prima comunione
(voce narrante)
1950) Le gioie della vita
(Oliver Hardy)
1950) Winchester '73
(Charles Drake)
1951) Atollo K
(Oliver Hardy)
1951) Domenica d'agosto
(Marcello Mastroianni)
1951) Musica maestro
(voce narrante) *
1952) Fratelli di sangue
(Oliver Hardy)

* : Film d'animazione

 

 

Nato a Roma il 15 giugno 1920 ed ivi deceduto il 25 febbraio 2003. Figlio di un direttore d'orchestra. La grande occasione gli venne offerta dal concorso bandito dalla MGM nel 1937 per il doppiaggio di Laurel & Hardy. Lo vinse e da allora, per più di dieci anni, prestò la sua voce ad Oliver Hardy. Sordi però apportò una modifica importante alla voce del personaggio di Ollio, trasformandolo in basso, mentre nella realtà, Oliver Hardy era tenore.
Ha interrotto l'attività di doppiatore negli anni 50, proseguendo la sola attività di attore. Sul grande schermo Alberto Sordi diede vita ad una galleria di ritratti quasi tutti negativi, dipinti con una cattiveria a volte inficiata da un sospetto di compiacimento, sempre e comunque all'insegna d'un magistero recitativo praticamente senza uguali. In totale Sordi ha interpretato più di 150 film e in più di mezzo secolo di carriera è riuscito a fornirci un ideale valido della storia dei valori e dei costumi dell'italiano tipico dal periodo bellico ai giorni nostri osservato nelle sue bassezze, ma in fondo giustificato per il suo buon cuore e per la sua capacità di sognare a occhi aperti.

(Antonio Genna, "Il mondo dei doppiatori")

 

- Ascolta "Guardo gli asini che volano nel cielo" cantata da Alberto Sordi -

- Ascolta la base strumentale (MIDI) di "Guardo gli asini che volano nel cielo" -

 

1943) Locandine de "Il nemico ci ascolta", uno dei tanti film in cui Sordi doppia Oliver Hardy.


Alberto Sordi ospite in tv ...

Spesso Alberto Sordi è stato ospite d'onore di famosi programmi televisivi, rassegne, rubriche e contenitori, tra i programmi passati alla storia troviamo : Domenica In - Maurizio Costanzo show - Fantastico - Auguri tv - Pronto Raffaella - Taratata - La vita in diretta - La mia guerra - Il musichiere ... ma forse l'apparizione televisiva più importante risale a "Studio Uno", quando Sordi fu ospite di Mina, dove cantò con lei "Breve amore" (canzone incisa dalla stessa Mina, che fu colonna sonora del film "Fumo di Londra"), e ballò con le Gemelle Kessler vestito all'inglese con tanto di bombetta.

 

Alberto Sordi ospite da Heater Parisi a "Fantastico", è rimasto nella storia il famoso duetto sulle note di "Guardo gli asini che volano nel cielo", dove Sordi interpretava Ollio e Heater Parisi un simpatico Stanlio con un forte accento americano. Un'altro duetto di "Fantastico" rimasto famoso è quello tra Alberto Sordi e Adriano Celentano, dove l'attore romano invita il cantante ad interpretare "Prisencolinensinaiciusol", e dopo aver sentito alcuni versi della canzone, Sordi lo rimprovera dicendo "E questa l' hai inventata tu ?", e Adriano "Perchè l' hai inventata tu ?" e Sordi "E l' ho inventata io si". A cosa si riferiscono i due simpatici protagonisti ?! Dunque, la canzone di Celentano è divenuta famosa oltre che per il suo ritmo orecchiabile e diretto, anche perchè il testo è composto da parole inventate di sana pianta, che fanno eco al simpatico e squattrinato Nando Mericoni di "Un americano a Roma", "Un giorno in pretura" e "Di che segno sei ?", dove per "fare l'americano", inventata parole come "Uotiss America way ? Ok ... That's ok american, io sò american, ok boy !", o magari unendo parole che insieme non davano senso compiuto alla frase. Sotto si può notare invece Alberto Sordi con Nilla Pizzi alla "Festa della Radio". Sordi è stato anche ospite come cantante in alcuni programmi, da "Poltronissima" a "Taratata", ma la sua partecipazione più famosa risale al 1984 nel "Festival di Sanremo", dove lancia il suo nuovo singolo "E va", una canzone ripescata dal suo repertorio, più questa nuova in dialetto romanesco scritta all'inizio degli anni ottanta da Migliacci e Mattone, due storici della canzone italiana.


Filmografia completa di Alberto Sordi

 

1937) Scipione l'africano
1938) Il feroce Saladino
1939) La principessa Tarakanova
1940) La notte delle beffe
1941) Cuori nella tormenta
1942) Le signorine della villa accanto
1942) Giarabub
1942) La signorina
1942) I tre aquilotti
1942) Casanova farebbe così
1943) Sant'Elena piccola isola
1944) Tre ragazze cercano marito
1944) Circo equestre Za-Bum
1945) Chi l'ha visto
1945) L'innocente Casimiro
1946) Le miserie del Signor Travet
1947) Il passatore
1947) Il delitto di Giovanni Episcopo
1948) Che tempi
1948) Il vento m'ha cantato una canzone
1948) Sotto il sole di Roma
1950) Mamma mia che impressione
1951) Cameriera bella presenza offresi
1952) E' arrivato l'accordatore
1952) Totò e i re di Roma
1952) Lo sceicco bianco
1953) I vitelloni
1953) Canzoni, canzoni, canzoni
1953) Ci troviamo in galleria
1954) Un giorno in pretura
1954) Due notti con Cleopatra
1954) Amori di mezzo secolo
1954) Tempi nostri
1954) Il matrimonio
1954) Via Padova 46
1954) Tripoli, bel suol d'amore
1954) Gran Varietà
1954) L'allegro squadrone
1954) Il seduttore
1954) Accadde al commissariato
1954) Una parigina a Roma
1954) Un americano a Roma
1955) Il segno di Venere
1955) L'arte di arrangiarsi
1955) Buonanotte avvocato
1955) Un eroe dei nostri tempi
1955) La bella di Roma
1955) Accadde al penitenziario
1955) Bravissimo
1955) Piccola posta
1956) Lo scapolo
1956) I pappagalli
1956) Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo
1956) Mio figlio Nerone
1956) Mi permette babbo ... !?
1957) Era di venerdì 17
1957) Arrivano i dollari
1957) Souvenir d'Italie
1957) Il conte Max
1957) Addio alle armi
1957) Il medico e lo stregone
1958) Ladro lui, ladra lei
1958) Il marito
1958) Fortunella
1958) Domenica è sempre domenica
1958) La vedova elettrica
1958) Venezia, la luna e tu
1958) Racconti d'estate
1959) Nella città l'inferno
1959) Il giovane leone
1959) Policarpo, ufficiale di scrittura
1959) Il moralista
1959) I magliari
1959) Vacanze d'inverno
1959) Costa azzurra
1959) La grande guerra
1959) Il vedovo
1959) Brevi amori a Palma de Majorca
1960) Gastone
1960) Tutti a casa
1960) Il vigile
1960) Crimen
1961) I due nemici
1961) Il giudizio universale
1961) Una vita difficile
1962) Il commissario
1962) Mafioso
1962) Canzoni di ieri, canzoni di oggi, canzoni di domani
1963) Il diavolo
1963) Il boom
1963) Il maestro di Vigevano
1963) Tentazioni proibite
1964) Il disco volante
1964) La mia signora
1964) Risate all'italiana
1965) I tre volti
1965) Quei temerari sulle macchine volanti
1965) I complessi
1965) Thrilling
1965) Made in Italy
1966) Fumo di Londra
1966) I nostri mariti
1966) Le fate
1966) Scusi lei, è favorevole o contrario ?
1967) Le streghe
1967) Un italiano in America
1968) Il medico della mutua
1969) Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa ?
1969) Amore mio aiutami
1969) Nell'anno del Signore
1969) Il prof. dott. Guido Tersilli, primario della clinica Villa Celeste, convenzionata con le mutue
1970) Contestazione generale
1970) Il presidente del Borgorosso Footboal club
1970) Le coppie
1971) Detenuto in attesa di giudizio
1971) Bello, onesto, emigrato Australia, sposerebbe compaesana illibata
1972) Lo scopone scientifico
1972) La più bella serata della mia vita
1973) Roma
1973) Anastasia mio fratello
1973) Polvere di stelle
1974) Finchè c'è guerra c'è speranza
1975) Di che segno sei
1975) Un sorriso, uno schiaffo e un bacio in bocca
1976) Il comune senso del pudore
1976) Quelle strane occasioni
1977) Un borghese piccolo piccolo
1977) I nuovi mostri
1978) Dove vai in vacanza
1979) L'ingorgo
1979) Il testimone
1979) Il malato immaginario
1979) Storia di un italiano (serie tv)
1980) Io e Caterina
1981) Il marchese del Grillo
1982) Io so che tu sai che io so
1982) In viaggio con papà
1983) Il tassinaro
1984) Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno
1984) Tutti dentro
1985) Sono un fenomeno paranormale
1986) Troppo forte
1987) Un tassinaro a New York
1988) Una botta di vita
1989) I promessi sposi (serie tv)
1990) L'avaro
1990) In nome del popolo sovrano
1991) Vacanze di Natale '91
1992) Assolto per aver commesso il fatto
1994) Nestore, l'ultima corsa
1995) Romanzo di un giovane povero
1998) Incontri proibiti
2002) Sposami papà

 

Il sottofondo musicale che state ascoltando è la colonna sonora del film "Il presidente del Borgorosso Footboal Club"

 

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